Addio a otto Regioni: il piano del governo. Il progetto che piace anche alla Boschi
Quando il senatore Pd Raffaele Ranucci ne aveva cominciato a parlare, tra i corridoi di palazzo Madama sembrava il solito progetto, neanche il più strampalato, per cambiare la geografia dell'Italia, riformare i confini delle regioni, creandone delle nuove e abolendo le esistenti. Poi l'8 ottobre al Senato si è discusso della riforma Costituzionale, Ranucci ha presentato un ordine del giorno proprio sull'accorpamento delle Regioni. Colpo di scena: il governo lo ha fatto suo, così l'emendamento di Ranucci viene ritirato, perché di fatto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, scrive l'Unità, avrebbe in mentre un progetto più organico, anche basato sulla proposta del senatore. L'approvazione è sostanzialmente in agenda, se ne discuterà non appena il governo incasserà l'approvazione della riforma costituzionale: la nuova geografia italiana sarà quindi una costola che arriverà in seguito e nelle speranze del governo, avrà lo stesso esito.
I dettagli - Il progetto prevede la cancellazione delle piccole regioni, andando a formare 12 macro-aree. Spariscono il Piemonte, la Liguria e la Val d'Aosta, per formare la regione Alpina. La Lombardia rimane autonoma. Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige saranno accorpate nel Triveneto. Resiste l'Emilia-Romagna almeno nel nome, con l'annessione della provincia di Pesaro-Urbino dalle Marche. Il resto del territorio che oggi fa capo ad Ancona, la Toscana, la provincia di Viterbo, l'Umbria, l'Abruzzo e il Molise farebbero nascere la regione Adriatica. Addio al Lazio, per far posto a un enorme distretto di Roma Capitale. Fuori da quel territorio le province di Frosinone e Latina che con la Campania faranno nascere la regione Tirrenica. Puglia e provincia di Matera si fonderebbero per far nascere la regione Levante. La provincia di Potenza con la Calabria creerebbero la regione di Ponente. Invariate invece le posizioni di Sicilia e Sardegna.
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