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domenica 16 agosto 2015

Escrementi, batteri e immondizia: ecco tutte le spiagge da evitare

Escrementi e immondizia, ecco le spiagge più sporche d'Italia




La metà delle spiagge italiane sono sporche, piene di residui di escrementi. Tutta colpa degli scarichi fognari che non vengono adeguatamente o del tutto depurati. Così il 45% delle spiagge è bagnato da acque piene di coliformi fecali e un altro 42% è invece inquinato da olii esausti e immondizia. Le analisi, riportate da Il Tempo, sono state effettuate da Goletta Verde.

E i risultati sono inquietanti: su 266 campioni di acqua marina analizzati dal laboratorio mobile di Legambiente il 45 per cento è contaminato da cariche batteriche "superiori ai limiti imposti dalla normativa". Insomma, ogni 62 chilometri di costa c'è una spiaggia inquinata che a sua volta, nella metà dei casi, è una spiaggia libera e vicina alle foci di fiumi o canali dove si scaricano liquami.

Le coste più sporche sono in Sicilia e Calabria, seguita dal Lazio e dalla Campania. Non bene anche Marche, Abruzzo e Puglia. La Sardegna si conferma la regione più pulita: solo quattro i punti critici sui 27 monitorati. Un danno non solo ambientale ma anche economico se si pensa che le sanzioni dell'Unione europea ammontano a 476 milioni di euro l'anno dal 2016 e fino al completamento delle opere. Al momento sono 1.022, il 32% del totale, gli agglomerati coinvolti dai procedimenti europei. Le Regioni maggiormente interessate sono la Campania, con l' 81% dei Comuni condannati o interessati in procedure d'infrazione, la Sicilia, con il 73%, e la Calabria, con il 62%. Le regioni costiere con il minor numero di centri urbani che sforano i limiti sono il Veneto (17%), la Toscana (18%) e il Friuli Venezia Giulia (24%).

La lista degli italiani più ricchi in Borsa In classifica anche il Cav, con sorpresa

I Paperoni della Borsa 2015: la classifica degli italiani azionisti più ricchi




Il patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio si conferma al primo posto nella speciale graduatoria dei Paperonì di Borsa 2015 elaborata da Mf Milano Finanza. Nella classifica di Mf, oltre ai nomi più noti della finanza made in Italy, scalano un posto i cinesi di Peoplès Bank of China (azionisti di numerosi ’campioni nazionalì tra cui Eni, Fca, Telecom etc.) passando dall’ottava alla settima posizione. Del Vecchio mantiene la posizione grazie alle partecipazioni in Foncieres des Regions, Generali Assicurazioni, Luxottica, Space 2, UniCredit Group, che valgono (al 7 agosto 2015) 24,135 miliardi di euro.

Podio - Al secondo e terzo posto, Stefano Pessina (Walgreens Boots Alliance - 18,243 miliardi di euro) e i fratelli Benetton (Atlantia, Autogrill, Caltagirone Ed., Mediobanca, Pirelli, World Duty Free - 8,839 mld di euro). Sia Pessina che i Benetton hanno guadagnato posizioni rispetto al 2014, passando dalla settima alla seconda e dalla quarta alla terza posizione. Al quarto posto il duo Miuccia Prada - Patrizio Bertelli (Prada, 8,493 ml d di Euro), seguiti dai fratelli Gianfelice e Paolo Rocca (Tenaris, 8,364 mld di euro), e dalle famiglie Agnelli-Nasi (5,795 mld di euro, la partecipazione in Exor). Passa dall’ottava alla settima Peoplès Bank of China ( 5.648,2 mld di euro, il valore delle quote in Enel, Eni, FCA Fiat Chrysler A., Generali Ass.ni, Intesa SanPaolo Monte Paschi Siena, Prysmian, Saipem, Telecom Italia, Terna, UniCredit).

Il Cav - Migliora anche la posizione di Silvio Berlusconi, dalla nona all’ottava grazie alle partecipazioni in Mediaset, Mediobanca, Mediolanum, MolMed, Mondadori - 4,548 mld di euro). Completano la griglia dei primi 10, Emmanuel Besnier (Parmalat, 3.594,1mld di euro) e le famiglie Boroli-Drago (3.125,7 ml dm di euro le partecipazioni in Antena 3, International Game Technology, DeA Capital, Generali Ass.ni, GreenItaly1).

Bella vita al Quirinale: i prezzi stracciati solo per le case dei funzionari / Le cifre

Quirinale, affitti a poche centinaia di euro in centro a Roma: solo per i dipendenti del Presidente della Repubblica




Abitare in centro a Roma in un appartamento da circa 100 metri quadrati può costare almeno 2400 euro al mese, ma questo solo per chi non lavora per il Presidente della Repubblica. In particolare per il personale destinato agli uffici del Segretario generale del Quirinale i canoni di locazione appaiono particolarmente vantaggiosi. Scrive il Fatto quotidiano come in via della Dataria, salita che va a finire dritta in piazza del Quirinale, un mese di affitto in un appartamento da 100 mq costa appena 360 euro. Un affarone che in realtà era più conveniente quando il Capo dello Stato era Giorgio Napolitano: con lui l'uso degli appartamenti per questi funzionari era a titolo gratuito, utenze escluse. Gli appartamenti sono infatti "concessioni" e non locazioni, regolati da decreti della Presidenza della Repubblica. Il motivo è legato alla reperibilità richiesta ai dipendenti, che quindi devono abitare quanto più vicino al luogo di lavoro e, come riportato nell'articolo 3 dell'ultimo decreto di Sergio Mattarella firmato poco prima della pausa estiva, riservato a quelle mansioni la cui: "continuità di servizio è ritenuta strettamente necessaria per il buon andamento e l'efficienza dell'Amministrazione e per le quali le esigenze di reperibilità e di flessibilità, nonché di prolungamento della presenza in servizio olte l'orario di lavoro assumano carattere di ordinarietà". Il decreto entrerà in vigore dal prossimo settembre e riguarderà 58 appartamenti. Ci sono buone notizie anche per gli altri dipendenti che non fanno parte del segretariato, ma già abitano in case di proprietà del Quirinale. Per loro il decreto concede di poter vivere in quegli immobili fino al 2018 a canoni in media di 1250 euro per il 2016, sempre per apprtamenti di solito superiori ai 100 mq, che diventeranno 2500 nel 2017.

Renzi cade? Mattarella ha un piano Ecco chi farà il premier: ok dal Cav

Lo scenario per il dopo Renzi: governo di larghe intese guidato da Enrico Letta




È nella settimana di Ferragosto che si è infittito il dibattito politico su una possibile riapertura del Patto del Nazareno. Guai a chiamarlo così per chi sul fronte del centrodestra lavora alla ricucitura con la maggioranza di Matteo Renzi, ma nella sostanza la trattativa sta esaurendo la sua fase preliminare. Il consigliere politico di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti, ha messo in chiaro che non ci sono trattative sottobanco, di sicuro nessun compromesso che preveda uno scambio tra i voti di Forza Italia e una riforma della Giustizia che piaccia al Cav. Nel corso di una riunione di parlamentari azzurri, riporta La Stampa, lo stesso Toti avrebbe comunque detto: "Se Renzi facesse le cose seriamente in tema di intercettazioni, separazione delle carriere e limiti della carcerazione preventiva, allora magari...". Sempre Toti aveva in qualche modo smentito, marchiando il governo in carica come legato a doppio filo con la magistratura. La partita vera si gioca tutta sull'Italicum, con il centrodestra che chiede compatto da tempo che il premio di maggioranza sia assegnato alla coalizione vincente e non alla singola lista, come sperato da Renzi.

Lo scenario - La fiducia sulla buona riuscita di un nuovo Patto è bassa, quasi nulla, all'interno di Forza Italia. La linea prevalente è quella di Renato Brunetta, secondo il quale Renzi ha ormai le ore contate e dovrebbe arrendersi a una "onorevole sconfitta". Inutile quindi agganciarsi a chi è destinato a perdere, secondo l'ex ministro. C'è quindi chi pensa già a un dopo Renzi, a uno scenario che in qualche modo richiama dinamiche già viste pochi anni fa dopo il governo di Mario Monti. Senza Renzi, il Pd si spaccherebbe perdendo il sostegno in Parlamento dell'ala più a sinistra. A quel punto l'unico modo per formare una maggioranza di governo sarà solo quello delle larghe intese, una sorta di Coalizione della Nazione. E le indiscrezioni parlano di un solo nome che troverebbe il gradimento di Forza Italia, Dem e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: Enrico Letta, che tornerebbe a servire il piatto freddo della vendetta.

sabato 15 agosto 2015

DITE ADDIO AL TURISMO IN ITALIA Profezia dello studio scientifico Ue

Troppo caldo, addio Spagna e Italia: al mare si andrà nei Baltici




Secondo uno studio dell’Unione europea sugli effetti sul turismo in Europa prodotti dal cambiamento climatico, a partire dal 2100, l’aumento delle temperature nei Paesi europei dell’area mediterranea e non solo, in particolare Italia e Spagna, renderà poco piacevoli per i turisti le condizioni meteo di spiagge e campagne in estate. Al contrario luoghi considerati belli, ma troppo freddi, come il mare dei Paesi Baltici potrebbero vedere un fortissimo incremento del turismo balneare estivo.

Lo studio è stato condotto da Salvador Barrios e Juan Nicholas Ibanez ed è targato Ue. Dall’inizio del prossimo secolo il decremento delle entrate turistiche potrebbe viaggiare al ritmo dello 0,45% del Pil ogni anno (per l’Italia a valori attuali siamo oltre gli 8,7 miliardi di euro l’anno, per la Spagna intorno ai 5,6 miliardi di euro), mentre le entrate turistiche dei Paesi del Nord Europa potrebbero crescere dello 0,32% del Pil di ciascun Paese all’anno. Tutti in Lettonia ed Estonia? Chissà.

Quella dell’aumento delle temperature è una realtà con cui i Paesi del Sud Europa come il nostro sono chiamati a fare i conti. Anche in questo caso lo studio suggerisce un rimedio: cercare di spostare il turismo balneare verso quelle stagioni come la primavera e l’autunno che presenteranno temperature più favorevoli. Piogge permettendo.

Da Gomorra finisce al fresco: entra al ristorante e spara. Ecco chi è finito nei guai / Foto

Aversa, arrestato il cantante neomelodico Raffaello: ha ferito un cameriere in un ristorante dopo una lite




È entrato in un ristorante e ha sparato due colpi di pistola contro due clienti con cui aveva litigato. È stato arrestato ad Aversa, in provincia di Caserta, Raffaele Migliaccio, cantante neomelodico noto al pubblico come Raffaello e sarà processato per direttissima con l'accusa di tentato omicidio, porto e detenzione abusiva di arma da fuoco. Parte della notorietà di Raffaello è dovuta alla partecipazione della serie tv Gomorra, nella quale è stato inserito un suo brano nella sequenza iniziale. Dopo una discussione con due avventori di un ristorante, Raffaello ha estratto la pistola e ha sparato due colpi in aria, poi contro i due che intanto stavano scappando e infine contro il proprietario del locale. Uno dei colpi ha ferito un cameriere.

Partite Iva, regime dei minimi e Irap: le tre mosse del governo sul Fisco

Partite Iva, regime dei minimi, esenzione Irap: le mosse del governo




Semplificazioni per le piccole e medie imprese e nuovi regimi fiscali per le partite Iva. È l'obiettivo del governo, da portare avanti in tre mosse: tassazione del 5% per i primi tre anni di attività, regime di cassa per calcolare reddito e valore della produzione delle ditte individuali e delle società di persone ed esenzione dall'Irap per imprese e professionisti privi di autonoma organizzazione. 

Il regime dei minimi - Come ricorda il Sole 24 Ore, già la legge di Stabilità del 2014 ha introdotto una tassazione sostitutiva forfettaria del 15% e ora si punta ad aggiungere il vecchio regime dei minimi, con l'imposta ridotta di un terzo (il 5%) per i primi 3 anni. Sul tavolo, spiega il quotidiano di Confindustria, c'è l'ipotesi del beneficio del prelievo ultra-agevolato per i primi 5 anni, ma su questo punto occorrerà fare i conti con i soldi in cassa. In base a questi si deciderà se applicare livelli di ricavi e coefficienti diversificati anche alle piccole start-up oppure se la soglia di ricavi sarà uguale per tutti a 30mila euro.

Le altre due mosse - Per professionisti e imprese prive di autonoma organizzazione si pensa all'esclusione dall'Irap, mentre la terza mossa sarebbe l'introduzione della determinazione del reddito e del valore della produzione netta secondo il criterio di cassa per le imprese individuali e le società di persone in contabilità semplificata.  Anche in questo caso, dipenderà da quante risorse avrà a disposizione il governo nella prossima legge di Stabilità.