Visualizzazioni totali

domenica 19 luglio 2015

Il marines alla fidanzata: "Ci sparano!" La strage in diretta sulla chat

Strage di Chattanooga, gli ultimi messaggi tra un marines e la sua fidanzata prima di morire




"ACTIVE SHOOTER" ha scritto proprio in stampatello il caporale dei Marines Lance Squire Wells mentre chattava con la sua ragazza. Proprio in quel momento aveva fatto irruzione nel centro militare di Chattanooga il 24enne Mohammad Youssef che a colpi di fucile ha ucciso Wells e altri tre soldati. La ragazza che ha ricevuto il messaggio, Caroline Dove, non poteva immaginare che quello fosse l'ultima cosa che il suo fidanzato facesse da vivo. Poco prima il suo fidanzato le aveva scritto che non poteva più aspettare, probabilmente aveva voglia di rivederla. Lei lo aveva confortato: "Ma sì che puoi aspettare". E quindi Caroline ha pensato che quel messaggio in stampatello fosse uno scherzo, comunque era un comportamento anomalo: "Sei strano" gli aveva risposto, ma dall'altra parte nessuna reazione. Per ore, racconta Fox news, la ragazza è rimasta in attesa di un messaggio che scacciasse quel sospetto che cresceva, man mano che le notizie sulla sparatoria si facevano più dettagliate. "Ti amo" gli ha poi scritto, nella speranza di suscitare una reazione, ma niente. "Tesoroso, ho bisogno che mi rispondi per favore" ha insistito Caroline, ancora silenzio. Solo il giorno dopo, quando i nomi dei soldati morti sono stati diffusi dai media, anche Caroline ha saputo del tragico destino che aveva colpito il suo fidanzato.

Lavoratori all'estero, imprese, evasione ecco come sta per cambiare il Fisco

Il Governo approva tre provvedimenti della legge sul fisco: ecco le novità




Il nuovo che avanza. Ieri, 17 luglio, il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del fisco, con l'inserimento di alcuni dettagli suggeriti dal Parlamento. Le grandi novità di questa legge stanno negli "sconti fiscali" per i cervelli fuggiti all'estero che decidono di tornare a lavorare in Italia, le conseguenze dell'autodenuncia in caso di detenzione di capitali all'estero, e la pianificazione fiscale.

I cervelli - Per i primi cinque anni, ci sarà uno sconto del 30% sull'imponibile fiscale dei lavoratori laureati con alta specializzazione che decidessero di tornare a lavorare in Italia, dopo almeno cinque anni di professione all'estero. Significa che un giovane laureato che abbia deciso negli anni passati (almeno un quinquennio) di trasferirsi all'estero e abbia trovato lavoro e operato nel suo campo di specializzazione in un altro stato, decidendo di tornare in Italia a esercitare la sua professione godrebbe di uno sconto del 30% sulle tasse sul suo reddito, per i primi cinque anni dal suo trasferimento. Questo ovviamente per favorire il rientro dei cervelli. Negli anni passati ci sono state altre leggi che cercavano di favorire il ritorno in patria dei talenti italiani. Nel 2011 fu approvata (e rimarrà in vigore fino al 2017) la Legge controesodo, che prevedeva esenzioni del 70-80% del reddito per i primi tre anni dal rientro e solo dopo due anni di lavoro o studio all'estero. Nel 2009 ce n'era un'altra ancora: 90% di sconto sull'imponibile per tre anni per docenti e ricercatori che avessero deciso di tornare in Italia. Si nota una parabola discendente, sempre meno sconti più ci si avvicina al futuro.

Voluntary disclosure - Si tratta dell'autodenuncia in caso di capitali detenuti illecitamente all'estero. Se si fa il mea culpa con l'Agenzia delle entrate, dichiarando di aver detenuto illegalmente un capitale all'estero, si può godere di una riduzione delle sanzioni amministrative e della non punibilità penale. Significa che si pagano multe meno salate e che non si finisce in carcere. L'autodenuncia, con le agevolazioni che ne derivano, può essere esercitata anche in merito ad attività e imposte riferite ad annualità per cui siano scaduti i termini di accertamento. Significa che è possibile autodenunciarsi anche dopo la scadenza dei quattro anni per dichiarazione infedele e dei cinque per dichiarazione omessa. Il contribuente dovrà pagare in ogni caso anche le annualità precedenti alle ultime verificabili dal fisco.

Il fisco - Novità in merito alle modalità di agire dell'Agenzia delle entrate e alla pianificazione fiscale. In caso di reati penali del contribuente, il fisco può ottenere il raddoppio delle annualità che ancora possono essere sottoposte ad accertamenti fiscali. Ma può farlo solo nel caso in cui la denuncia all'autorità giudiziaria sia stata fatta dall'amministrazione fiscale entro i termini ordinari previsti dall'accertamento. Non incluse le conseguenze degli avvisi e dei provvedimenti sanzionatori già emessi, e degli inviti a comparire in tribunale e dei processi verbali che saranno notificati entro fine anno. Si inserisce poi un nuovo meccanismo di imposizione fiscale per le imprese. Si chiama interpello, e consiste nella possibilità per le aziende che investono almeno trenta milioni di euro in Italia di concordare preventivamente con l'Agenzia delle entrate le imposizioni fiscali sulla nuova attività. Entra in vigore anche il cosiddetto ruling internazionale (dal verbo inglese to rule, regolamentare) che prevede che le aziende estere che investono in Italia possano concordare con il fisco le imposizioni per un quinquennio sulle operazioni transfrontaliere (che avvengono attraverso le frontiere, quindi fra i vari stati) infragruppo (trasferimenti di beni, merci, servizi e risorse tra le diverse unità che compongono un gruppo aziendale). Infine la novità della fattura elettronica permetterà una notevole semplificazione delle procedure per il versamento delle imposte e dei controlli. Queste tre provvedimenti attendono ora l'ultimo voto del Parlamento, dopo il quale saranno effettivamente legge.

Il guru di Salvini, fuga dall'euro: Rinasciamo in 3 anni, senza lira

Claudio Borghi, l'economista di Salvini: "Tutta la verità sull'uscita dall'euro. In 3 anni rinasciamo, ma senza lira"


di Giancarlo Perna 


Nonostante i suoi fanciulleschi 45 anni, Claudio Borghi Aquilini, è già un veterano del mondo finanziario. Ha trascorso vent'anni tra Borsa e banche, è docente di queste cose alla Cattolica ed è oggi, in Italia, il più esposto tra gli economisti «eretici» che considerano l'euro una iattura. La sua convinzione è ormai vecchia di qualche anno. Ha fatto il giro delle sette chiese per aprire gli occhi ai politici di centro destra - il Cav, Alfano, ecc. -, Cinquestelle e altri, ma, dopo i primi entusiasmi, silenzio totale. Si è allora rivolto a Matteo Salvini, che non era ancora il capo della Lega, spiegandogli che l'Italia o esce dall'unità monetaria o si gioca il futuro. I due, che sono quasi coetanei e hanno in comune barbetta ed energia, si sono trovati sulla stessa lunghezza d'onda. 

Diventato segretario, Matteo ha nominato Claudio responsabile dell'Economia per il partito e, alle regionali di fine maggio, lo ha candidato alla presidenza della Regione Toscana. Borghi ha avuto un successone, giungendo secondo dopo il governatore uscente, il pd Rossi, nomen omen. Oggi, pur essendo un milanese doc, è il capo dell'opposizione nel Consiglio regionale toscano. È qui che lo incontro, a due passi da Piazza del Duomo. Vi anticipo la mia impressione: Borghi è una testa solida che ha esaminato in ogni sua parte il problema dell'euro, rigirandolo come un cubo di Rubik. E ha concluso che non va.

«Leggenda vuole che tu abbia debuttato come fattorino», dico. «Vero - risponde divertito -. A 19 anni ero nello studio di agenti di Borsa, la mia passione, con l'incarico di portare agli operatori in Piazza Affari i fogliettini con gli ordini». «Lavoravi per bisogno?», chiedo. «I miei genitori, papà alla Pirelli, mamma casalinga, mi avrebbero senz'altro mantenuto all'università, ma volevo fare per conto mio. Avevo superato il test per la Bocconi, il massimo, ma, volendo lavorare, mi sono poi iscritto alla Cattolica che aveva i corsi serali». «L'Ateneo di cui oggi sei docente», dico, sbirciando gli appunti. «Ho cominciato a insegnare dopo la carriera lavorativa. Avevo avuto successo come manager bancario e borsistico. Così, mi fu chiesto di insegnare Intermediazioni finanziarie. Non sono un economista accademico. Trasmetto ai giovani le esperienze vissute, comprese le mazzate sui denti. È una semina», dice. «I tedeschi li conosci: sei stato alla Deutsche Bank», dico. «Sì e ti faccio un esempio - replica Borghi serio -. Ero in DB nel 2003, primi anni dell'euro, quando ci fu un'ondata di licenziamenti. Mai accaduto prima. Presi dal terrore, specie i bancari tedeschi accettarono forti riduzioni salariali. Ho capito dopo la manovra: la Germania, in vista dell'euro, si efficientizzava, tagliando posti e stipendi per poi riempire il mondo dei suoi prodotti». «Da docente della Cattolica, sarai cattolico e ammiratore del terzomondismo di papa Francesco», stuzzico.

«Sono assolutamente cattolico e praticante ma preferisco il rigorista Ratzinger. Bergoglio stesso ammette di non capire l'economia...». «Però ne parla di continuo per condannare il benessere occidentale», interrompo. «L'economia è come il calcio, ognuno si sente autorizzato a dire la sua - replica Claudio -. A Francesco, come ha raccontato, l'economia sta antipatica perché il papà era ragioniere e portava il lavoro anche in casa invece di stare con lui». Borghi mi lascia cinque minuti per presenziare a una cerimonia in Consiglio. Quando rientra gli diamo sotto. Sempre stato leghista? «Di centrodestra. Ho votato Fi, Lega, Pdl. Votavo però le persone e le persone mi hanno sempre deluso».

Per esempio? 

«Formigoni. Il Cav, non ne parliamo. Meglio si fosse dimesso invece di tradirci nel 2011 introducendo l'aumento dell'Iva. E taccio il fatto che ha votato la fiducia al governo Monti!» 

Vuoi l'uscita dall' euro o ti basta meno rigore? 

«Punto solo all'uscita dall'euro. La moneta è un elemento pervasivo dell'economia reale. Non è che cambiandola si aggiusta tutto. Ma è un atto necessario. Senza, non si risolve il resto». 

Tsipras era anti euro come te, ma si è arreso. Un monito anche per voi? 

«Tra noi e Tsipras c'è un abisso. Lui dice l'opposto: voglio stare nell'euro ma voglio più fondi. Per i soldi è disposto a tutto. Noi invece vogliamo uscire e non vogliamo soldi da nessuno». 

Cos'è per te l'euro? 

«Una camera a gas con due possibilità per sopravvivere. Uscire dalla camera a gas. O trattenere il respiro. Cioè l'austerità, anticamera del fallimento». 

La Grecia ci odia perché le imponiamo la carestia. Noi odiamo la Grecia che ci spilla soldi. Che Europa è? 

«Come la Lombardia che si arrabbia quando deve pagare per la Basilicata. I trasferimenti portano odio. Odio di chi paga e sottosviluppo di chi è pagato. La soluzione è stare in piedi da soli. Basta creare le condizioni. L'uscita dall'euro lo è». 

Dare 80 miliardi ad Atene è una bella botta. 

«Ad Atene? Ai creditori di Atene. Noi pagheremo per soddisfare Bce e Fmi esposte con i greci. Come nel 2011, demmo soldi ad Atene per compiacere le banche francesi e tedesche che ne detenevano il debito, azzerando i loro passivi». 

Coordini il settore economia della Lega. Hai in squadra fior di economisti o mozzorecchi? 

«Sono in contatto costante con un gruppo di economisti internazionali - tra cui Brigitte Granville che ha smantellato l'area del rublo - ai quali fu chiesto anni fa da un think tank inglese il modo migliore di uscire dall'euro. C'ero anch'io e siamo rimasti uniti». 

Sei statalista alla Keynes o liberale alla Friedman? 

«Sono un pratico. Non c'è un vestito per tutte le stagioni. Con la crescita, sono liberista. Se c'è recessione, keynesiano. In tempi di crisi non licenzio, facendo disastri maggiori. Aumento invece la spesa pubblica per sostenere occupazione e consumi». 

Noi abbiamo fatto l'inverso, abolendo l'articolo 18 per affrontare meglio la crisi. 

«Per seguire la ricetta europea. Keynes e Friedman uscirebbero dall'euro perché non funziona. Schaeuble ci sta perché gli conviene. Il nostro Padoan perché è pagato per tenerci dentro». 

Che pensi di lui? 

«Come Draghi, è parte della Troika. Sono esecutori che servono a dare garanzie al mondo dei creditori». 

L'Italia che conta - Confindustria in testa - è per l'euro. 

«Ragionano da importatori. La grande impresa ha delocalizzato, in Polonia, Serbia, ecc. Per gli importatori dei loro stessi prodotti, l'euro è una benedizione: produco pagando in zloty polacchi, incasso in euro. Ecco perché sono filo euro. La piccola impresa, che non può delocalizzare, è tutta con noi». 

In due parole: perché conviene uscire? 

«Per stare in tema: se si torna alla moneta nazionale, diventa più conveniente lavorare in patria. Se sparisce la delocalizzazione, ho già risolto metà dei problemi». 

Non pronunci mai la parola "lira". 

«Tornare alla "lira" non mi attira. Fa pensare al passato. Vorrei il "fiorino", l'antica moneta di Firenze col simbolo del giglio. Il fiorino, appunto». 

Il Cav è sempre più filo euro. 

«Se stringeremo un'alleanza politica, la questione euro sarà centrale. Berlusconi non può stare con noi e contemporaneamente nel Ppe di Angela Merkel. È una questione di fondo sulla quale non c'è margine di contrattazione». 

Salvini mi ha detto: prima di uscire dall'euro chiedo all'Ue di cambiare atteggiamento. Dà un' alternativa. 

«Lui dice: prima di uscire da solo cerco un accordo. Come si fa anche nei divorzi. L'idea è di smantellare l'euro nel modo più concordato possibile». 

All'ora X dell'uscita bisogna avere il fiorino stampato per distribuirlo alle banche a mezzanotte? 

«È un'idea medievale, come la stessa banconota. Si può cambiare moneta - un euro eguale un fiorino - schiacciando un bottone. Il cittadino col bancomat nemmeno se ne accorge. Solo andando all'estero vedrà che tutto è più caro». 

Come vedi il domani dell'Italia? 

«Questa infame situazione, che sarà ricordata come un nuovo 1929, non può durare molto. Poi ci sarà la rinascita». 

Ma intanto... 

«Mi dispiace per i ventenni disperati. Sono invece ottimista per i decenni che vivranno un periodo molto felice di crescita». 

Che intendi? 

«Dopo l'uscita dall'euro, tre anni sono i tempi tecnici per leccarsi le ferite e ripartire. Prima si esce e prima si svolta». 

sabato 18 luglio 2015

Meteo, il caldo fa crollare l'Italia Allarme: si sgretolano le montagne

Clima, il luglio più caldo degli ultimi 70 anni fa sgretolare le montagne




Le atroci temperature di questo rovente luglio da bollino rosso non abbandonano l'Italia. È il mese più caldo degli ultimi 70 anni e non solo noi esseri umani sopportiamo a stento quest'incredibile ondata di afa. A patire le conseguenze dei picchi di 39 gradi sono anche le montagne. Lo zero termico, che indica l'altitudine alla quale la temperatura nella libera atmosfera è di zero gradi Celsius, a 4.500 metri provoca lo scioglimento del ghiaccio. Le pietre quindi diventano instabili e provocano pericolosi crolli e scariche rocciose. Per evitare incidenti sulle Alpi infatti, le autorità francesi hanno vietato l'ascesa lungo la via che porta al Monte Bianco. Per il momento le autorità italiane non hanno impedito l'accesso alle vette anche se la situazione appare molto delicata visto che giovedì scorso hanno perso la vita un alpinista francese e uno svedese travolti dai sassi nel canale del Gouter.

Hacker, "pirati" con una paga stellare La confessione: "Quanto guadagno..."

Hacker, le confessioni del pirata informatico: "Guadagno mille euro al giorno"




La corretta traduzione del termine inglese è "smanettone". Gli hacker sono i professionisti del terzo millennio, che con il loro lavoro dominano la tecnologia e garantiscono il traffico dei dati in sicurezza. Nerd che vivono davanti al computer, anzi dentro il computer, perché conoscono l'anima della rete come le loro tasche. Ed è un affare essere un nerd: il cachet si aggira intorno ai mille euro al giorno per ogni singolo hacker.

Nerd - È quanto emerge dall'intervista apparsa su Il Fatto Quotidiano a Francesco Perna e Stefano Chiccarelli. Italiani, hacker di professione. Trentuno anni il primo e quarantasei il secondo, hanno fondato Quantum Leap, una società che si occupa di verificare la sicurezza e l'attendibilità dei sistemi informatici di chi richiede i loro servigi. I clienti? Banche, multinazionali e grandi istituzioni. Le strutture insomma su cui si fonda la società contemporanea. Francesco e Stefano si definiscono hacker buoni, salvo poi quasi ritrattare dicendo che non esistono smanettoni buoni e smanettoni cattivi, ma solo smanettoni. E poi ci sono i criminali. Nessuna zona di grigio: o a servizio della legittimità, o nel pieno dell'illegalità.

La carriera - La rete è un mezzo facile per compiere reati: "Oggi sappiamo che la criminalità informatica è soprattutto americana. I primi sono loro, quelli che abitano negli States" afferma Francesco Perna. Ma Francesco e Stefano sono i buoni, e vanno a cercare le falle dei sistemi informatici per far capire al committente quale rischio corre e spiegargli come correre ai ripari. Nessuno si salva: "Lei non ha idea di come i modem e i router, chiavi d’accesso a sistemi sofisticati, possano essere conquistati con un clic" racconta Francesco al giornalista. Inquietante, visto che, ricordiamolo, tra i clienti dei bravi smanettoni ci sono banche e governi. Si parla di sicurezza, di sicurezza collettiva. Quei mille euro al giorno si potrebbe dire che se li meritano. Anche se Francesco Perna afferma, ironico: "Se pagassero sempre le fatture in tempo...". Li si può sempre minacciare con un click.

Ti hanno perso il bagaglio? Vademecum: come ottenere un risarcimento "maxi"

Bagaglio smarrito: ecco come ottenere un risarcimento superiore ai mille euro




Partire per le vacanze può causare stress. Chi lo può dire con sicurezza che il bagaglio che avete imbarcato prima di salire sull'aereo lo ritroverete anche all'arrivo? Sono tanti i casi di smarrimento di bagagli da parte delle compagnie aeree che portano i turisti da una parte all'altra del mondo. E quando succede, la compagnia aerea con cui il malcapitato viaggiatore ha volato, lo risarcisce per un massimo di mille euro per il danno subito. Ma come ottenere un risarcimento superiore a questo misero che le compagnie stanziano come indennizzo per la perdita del bagaglio? Per i voli che avvengono nell'Eurozona, ci sono due possibilità per recuperare un po' di soldi più.

Come fare - Il primo metodo consiste nella "prevenzione", ovvero nella stipulazione prima della partenza di una sorta di contratto con la compagnia aerea; bisogna dichiarare di avere uno "speciale interesse alla consegna" del bagaglio. Pagando una tassa supplementare, si ha così una specie di assicurazione sul bagaglio, e in caso di smarrimento si potrà avere un risarcimento fino alla cifra indicata nella dichiarazione, stipulata fra il viaggiatore e la compagnia. Il secondo metodo è invece a posteriori, e consiste nell'intentare una causa contro la compagnia aerea e chiedere i danni morali. Bisogna però certificare in maniera puntuale e dettagliata in che modo lo smarrimento del bagaglio abbia determinato il danno "esistenziale", e questo deve aver leso uno dei diritti inviolabili dell'uomo tutelati dalla Costituzione. Difficile quindi riuscire ad avere un risarcimento per danno morale per la perdita di un abito, anche se costoso o con un valore affettivo. Si sottolinea che questo tipo di risarcimenti è attuabile solo se si viaggia nella Comunità europea; se ci si trova in paesi non comunitari a regolamentare il viaggio è la Convenzione di Montreal, che fissa a mille euro il tetto per il risarcimento in caso di smarrimento del bagaglio.

Campania e rifiuti costano caro all'Italia L'Europa ci multa: 20 milioni (e forse più)

La Corte Europea multa l'Italia per i rifiuti in Campania: dovremo pagare 20 milioni di euro


di Mirko Mazzola 


La Corte di giustizia dell'Unione Europea condanna l'Italia ad una maxi multa; 20 milioni di euro è quanto ci toccherà pagare per il mancato adeguamento alle regole Ue del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti in Campania. Ma la cifra potrebbe facilmente lievitare nei prossimi giorni in quanto è prevista una maggiorazione di 120.000 euro per ogni giorno di mancata applicazione di tali regole.

Le colpe - Troppo facile però puntare il dito contro la sola amministrazione campana; infatti, la multa arriva solo a seguito dell'inosservanza, da parte del Governo italiano, della sentenza già emessa dalla Corte europea nel marzo 2010. In realtà bisogna anche ritenersi fortunati in quanto è stato accordato dai giudici di Lussemburgo uno sconto della somma che doveva essere di circa 28.089,60 euro per il periodo compreso tra la sentenza del 2010 e la sentenza odierna, nonché una penalità, eventualmente a carattere degressivo, di 256.819,20 euro per ciascun giorno di ritardo nell'attuazione della sentenza del 2010. Ciò che veniva imputato al bel Paese era la mancata creazione, in Campania, di una rete integrata ed adeguata di impianti atta a garantire l'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti sulla base del criterio della prossimità geografica ritenendo infatti che tale situazione rappresentasse un pericolo per la salute umana e per l'ambiente. Da allora l'Italia avrebbe dovuto risolvere o quantomeno provare a risolvere tale problema, ma non avendo messo in atto quella sentenza, così come previsto dalla procedura di infrazione Ue è scattata l'ammenda.

Il precedente - Se 20milioni vi sembra una multa da guinnes, vi sbagliate infatti la Corte, in passato ha inflitto una ben più salata sanzione la cifra si aggira intorno ai 42,8 milioni; la causa, la messa in regola delle discariche illegali; la nazione multata, manco a dirlo è proprio l'Italia. Insomma senza considerare la somma che dovrà essere investita per risanare la situazione nel più breve tempo possibile che si prevede non possa essere inferiore ai 10 anni( ci sono infatti milioni di tonnellate di ecoballe da smaltire che richiedono ancora almeno una decina di anni) il problema rifiuti ci costerà più di 62 milioni di euro. Per il momento l'unica domanda (retorica)che resta è: Chi sarà a pagare?