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lunedì 6 luglio 2015

L'indiscrezione sul super-partito: Meloni-Grillo-Salvini tutti insieme?

Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Beppe Grillo: la pazza idea del partito contro l'Europa che potrebbe sbancare alle politiche




Così lontani, così vicini. Vicini idealmente, e fisicamente. Beppe Grillo nel giorno del referendum sarà in piazza ad Atene, forse anche Giorgia Meloni. Matteo Salvini invece no, ha detto che preferisce passare un giorno con sua figlia, ma idealmente sarà al fianco di Beppe e Giorgia nella lotta anti-euro che ha sposato in toto. Giorgia, Matteo e Beppe, dunque. Un tris d'assi in grado di sbancare: messi insieme, con buona probabilità, in caso di elezioni potrebbero trionfare (e senza Forza Italia). Un tris d'assi, con parecchie divergenze ma forse con ancor più punti di contatto politico, che un giorno, si dice, si pensa, potrebbe trasformarsi in una vera coalizione elettorale. La strada è lunga, tortuosa, forse impraticabile (soprattutto in considerazione delle resistenze dei grillini ad ogni tipo di apparentamento). Eppure, questo raduno nella piazza greca, sembra in un qualche modo certificare la nascita del fronte anti-europeista italiano. Un fronte che, carta alla mano, potrebbe fare incetta di voti (il M5s viene accreditato di un abbondante 20%, la Lega veleggia intorno al 15%, Meloni e Fratelli d'Italia poco sotto al 4%). Un fronte, insomma, che potrebbe vincere. Anzi, stra-vincere.

OCCHIO ALLA CANCELLIERA Colpirne uno, educarne 100 Merkel, la minaccia all'Italia

Referendum greco, il principio di Angela Merkel: colpirne uno per educarne cento (e soprattutto l'Italia)




Nella tragedia greca, dopo qualche iniziale e pallido entusiasmo per Alexis Tsipras, Matteo Renzi si è schierato senza indugi al fianco di Angela Merkel e a sostegno del fronte rigorista, uscito sconfitto dal referendum in cui ha trionfato il "no". Certo, pur essendo doveroso stigmatizzare i comportamenti della Grecia - un paese che non onora i suoi debiti -, schierarsi così apertamente al franto della Cancelliera è un'operazione improvvida. In primis perché è un comportamento acritico nei confronti di una Ue che in queste drammatiche settimane ha dimostrato di non essere un insieme omogeneo di stati, ma una sorta di mega-Stato governato dalla cancelleria di Berlino. Inoltre perché, così facendo, Renzi non ha fatto altro che confermare il fatto che l'Italia altro non sia che una colonia dei tedeschi. Inoltre il premier, che sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua carriera politica, inchinandosi a Frau Merkel ha pensato alla possibilità di ottenere l'appoggio di Berlino per poter restare così presidente del Consiglio, il più a lungo possibile.

Il principio - Peccato però che alla Merkel, di Renzi, poco interessi. Certo, può essere un discreto argine contro il crescente fronte anti-europeista italiano capeggiato da Matteo Salvini, ma la verità è che in caso di difficoltà, la cancelliera, non ci penserebbe più di un secondo prima di schiacciarci sotto al suo tacco, così come sta facendo con la Grecia. E questo, Renzi, non lo ha capito: nel momento storico della Ue in cui più che in ogni altra occasione avrebbe dovuto "martellare" per sottrarsi ai diktat tedeschi, altro non ha fatto che allinearsi a quegli stessi diktat. La crisi greca, insomma, non è stata sfruttata per ridisegnare le politiche europee. L'unico risultato dei disastri di Atene, nonostante il referendum, è stato quello di rendere ancor più potente la Germania. E anche questo, Renzi, stenta a comprenderlo. Come stenta a comprendere il fatto che la Grecia, per la Merkel e il fronte rigorista, debba fungere da monito per chi, un giorno, potrebbe fare la stessa fine di Atene (prima Spagna, poi Italia). La Merkel, in buona sostanza, ci sta facendo vedere come, un giorno, lascerebbe morire l'Italia travolta da un ipotetico default. Lo sta facendo con la Grecia: colpirne uno per educarne cento. Renzi, però, finge di non comprenderlo (o forse non lo ha compreso veramente). E non ha fatto nulla, zero, nisba, per cambiare quello che potrebbe essere il funesto destino del nostro Paese.

COSA SUCCEDE ORA IN GRECIA Verso il default: le conseguenze

Grecia, cosa succede con la vittoria del "no": Alexis Tsipras vuole trattare, ma lo scenario più probabile è quello del default




In Grecia vince il "no", il popolo ellenico boccia le misure di austerità proposte dalla Commissione europea per rispettare gli impegni con i creditori. E adesso, che succede? Partiamo dal nostro orticello, dall'Italia: di sicuro domani, lunedì 6 luglio, sarà una giornata di passione in Borsa e di passione anche per lo spread. Il timore è che la giornata si trasformi poi in settimane, o peggio in mesi di terrore (uno scenario che accomuna tutte le economie di Eurolandia, ma quelle di Italia e Spagna su tutte, poiché si tratta dei Paesi più esposti alla possibile ondata speculativa). Però, al di là di quelle scontate e macroscopiche, le conseguenze per il nostro "orticello" sono ancora tutte da vedere, poiché come ha detto mister Bce, Mario Draghi, con la vittoria del "no" in Grecia si entra in un territorio inesplorato.

Tsipras vuole trattare - Anche per gli ellenici, va da sè, il territorio è inesplorato. Restano però alcune certezze in più. Ora Alexis Tsipras, che ha vinto la sua battaglia per il "no", non si dimetterà (come invece con assoluta probabilità avrebbe fatto con il "sì"). Ora la sua posizione è un poco più forte: ha la legittimità del popolo, anche se l'investitura popolare, davanti al fronte rigorista europeo capeggiato da Angela Merkel (sconfitta, per ora), potrebbe servire a poco. Tsipras ora tenterà di riprendere i negoziati con i creditori per ottenere un nuovo accordo, da una posizione, appunto, "rafforzata" dal mandato degli elettori. Lo ha confermato subito, appena la vittoria del "no" era chiara, chiedendo contestualmente nuova liquidità alla Bce. Il territorio in cui si dovrà muovere il premier ellenico, però, è assai ostile: Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, ha detto che in caso di vittoria del "no" la Grecia dovrà emettere una divisa parallela (ma la Grecia ha subito affermato che non è sua intenzione farlo).

Verso il default - Bruxelles, insomma, potrebbe non riaprire le trattative, spingendo de facto la Grecia fuori dall'euro (con buona pace della Merkel, che disse che Atene fuori dalla moneta unica equivale alla "sconfitta dell'euro", una frase alla quale, forse, non crede neppure lei). Lo scenario più probabile, in definitiva, è quello del default greco nei confronti della Bce, cui deve 3,49 miliardi in scadenza il 20 luglio. Di fronte all'insolvenza di Atene, l'Eurotower sarà costretta a interrompere i finanziamenti di emergenza che fino ad oggi hanno tenuto in piedi le banche (in totale, fanno 89 miliardi di aiuti dall'agosto scorso). Per la Grecia, dunque, il rischio è un collasso del sistema bancario e una profonda, forse insostenibile, crisi di liquidità.

Euro addio? - L'uscita dall'euro, comunque, non è automatica in caso di vittoria del "no". Quest'ultima, come detto, è adesso l'ipotesi più probabile: anche nel caso (improbabile) in cui riprendessero i negoziati (in un clima ancor più avvelenato rispetto a una settimana fa), è difficile immaginare che si possano raggiungere dei risultati, anche perché di risultati, negli ultimi 5 mesi, non ne sono stati raggiunti. Dunque, in caso di default, il governo greco per sopravvivere e per fronteggiare la crisi di liquidità, sarebbe costretto ad emettere una divisa parallela: solo a questo punto, anche a lato pratico, Atene inizierebbe l'irreversibile processo che la condurrebbe fuori dalla moneta unica e a riabbracciare la dracma. Un territorio, quest'ultimo, ancor più inesplorato del "territorio inesplorato" a cui ha fatto riferimento Draghi.

domenica 5 luglio 2015

IN GRECIA TRIONFA IL "NO" La rivolta degli schiavi contro la Ue, umiliata Angela Merkel: ecco le cifre

Referendum greco, vince il "no": incerto il futuro del Paese, dell'euro e dell'Unione europea




La rivolta degli schiavi. Al referendum greco si delinea un trionfo del "no": il popolo, umiliato per anni dall'Europa, boccia la proposta dei creditori dell'Unione Europea. Alexis Tsipras vince la sua personalissima sfida, anche se da oggi il futuro del Paese pare più precario che mai, a partire dalla permanenza nella moneta unica. Dopo le indiscrezioni del Financial Times e gli exit poll delle tv di Stato, il risultato pare netto: con oltre il 35% delle schede scrutinate, spiega il ministero dell'Interno, il "no" è in vantaggio con il 61% dei voti, mentre il "sì" è inchiodato al 39 per cento. Nella sede di Syriza, partito del premier ellenico, è già iniziata la festa (mentre Tsipras sarebbe pronto a partire alla volta di Bruxelles). Non altissima l'affluenza della consultazione, al 65%, percentuale pari a quella delle elezioni dello scorso febbraio. Ora, come ha detto Mario Draghi qualche giorno fa, si entra in un territorio inesplorato. Con assoluta probabilità, prima del definitivo default e dell'addio alla moneta unica (che la Grecia, ha fatto sapere il portavoce del governo, vorrebbe evitare), si tenterà un'ultima trattativa, al quale la Grecia arriverà rafforzata dal voto del popolo. Tsipras ha subito confermato di voler trovare un nuovo accordo, chiedendo contestualmente alla Bce nuova liquidità. Di sicuro, per ora, c'è che Angela Merkel ha perso la sua sfida: aveva scommesso tutto sul "sì", ma la scommessa è stata persa. La paura, ad Atene, è che la "vittoria" al referendum, però, sia destinata a restare soltanto una vittoria simbolica.

LA GRECIA SE NE VA DALL'EURO Exit-poll, risultato bomba: le cifre

Referendum greco, exit poll del Financial Times: il "no" al 52%, il "sì" al 48%. Anche per la tv greca in vantaggio il "no"




Niente di ufficiale. Dati ufficiosi. Ma le fonti sono assai autorevole: niente meno che il Financial Times, e successivamente le televisioni. Si parla del referendum greco (le urne sono state chiuse alle 18 ora italiana). Il FT, poco prima delle 18, ha sparato in apertura del suo sito un exit poll "informale" sul voto degli ellenici. Il risultato: il 52% avrebbe votato "no", il 48% invece "sì". Secondo l'autorevole quotidiano finanziario, dunque, sarebbe in vantaggio il fronte anti-europeista, capeggiato da Alexis Tsipras, che vuole respingere l'ultima offerta dei creditori. Dati confermati dalle 18 in poi anche dalle emittenti greche: per Mega Tv il "no" è in vantaggio al 51,5%, mentre per MRB il "no" sarebbe addirittura tra il 49 e il 54 per cento. Si tratta solo di exit poll, ma se questo fosse il risultato, le conseguenze per l'euro e per l'Europa sarebbero davvero imprevedibili (di sicuro, o quasi, c'è il fatto che Atene uscirebbe dalla moneta unica per tornare alla dracma). Gli exit poll, comunque, confermano che il testa a testa sarà serratissimo.

Affluenza - Per inciso, il referendum greco è valido: è stato superato il quorum del 40%, l'annuncio lo ha dato il ministero dell'Interno di Atene. L'affluenza, comunque, è stata molto più bassa del previsto: si è recato alle urne il 65% degli aventi diritto. Si tratta dello stesso dato registrato alle elezioni politiche di gennaio da cui è uscito vincitore Tsipras.

Caivano (Na): Francesco, 16 anni, è volato in cielo. Leucemia. Ancora Leucemia canaglia

Caivano (Na): Francesco, 16 anni, è volato in cielo. Leucemia. Ancora Leucemia canaglia



di Padre Maurizio Patriciello



Padre Maurizio Patriciello
Parroco Anti-Camorra
Parroco Anti-Roghi

Francesco, 16 anni, è morto. Leucemia. Ancora. Ancora leucemia canaglia che strappa la vita ai giovani. Non è giusto. Occorre continuare a combattere la battaglia faticosa e nobile che tanti vorrebbero mettere a tacere. Francesco si aggiunge alla grande schiera di bambini, adolescenti, giovani genitori che abbiamo visto soffrire e morire senza poterli aiutare. Riposa tra le braccia di Dio, ragazzo. Invitiamo i medici di famiglia e gli ospedali campani a dirci le cose come stanno. Senza paure e senza infingimenti. Vogliamo che la politica si faccia avanti e si prenda le sue responsabilità. Non spetta a noi dare risposte. Noi non siamo scienziati. A noi spetta metterci accanto a chi soffre e amplificare la sua voce. Noi ci siamo. Ci saremo ancora. Tutti insieme dobbiamo porre fine a questo scempio. Ai genitori di Francesco la nostra solidarietà. La nostra vicinanza. Il nostro affetto. 

Stangata sulle ricariche telefoniche Ci sarà una bolletta in più / le cifre

Ricariche telefoniche, ci sarà una bolletta in più




E' una tredicesima al contrario quella che si sono inventati gli operatori mobili italiani. In sostanza ci sarà una bolletta in più all'anno per gli utenti: Tim, Vodafone e Wind, riporta Repubblica, sono passati infatti a offerte ricaricabili che hanno canoni ogni quattro settimane, 28 giorni, invece che una volta al mese. Ergo, si pagherà l'8% in più: 13 mensilità all'anno, appunto. Di più. Tim applicherà la trovata nono solo alle nuove tariffe ma anche a chi ha già un contratto. Che in questi giorni riceverà il seguente sms: dal 2 agosto, addebiti ogni quattro settimane invece che una volta la mese.

Per addolcire la pillola Tim regala tre mesi di telefonate gratis la domenica. Tim Special Start passa da 600 a mille minuti e da 1 a 2 GB di internet, sempre a venti euro. I minuti di Tim sono senza scadenza, cioè quelli non consumati sono cumulabili nei mesi successivi (caso unico nel mercato italiano).

Nessuna consolazione per gli utenti da parte di Wind e Vodafone. Con Vodafone, avere 500 minuti e 1 GB prima costava 15 euro al mese; adesso lo stesso prezzo ogni quattro settimane dà 400 minuti, 100 sms e 1 GB. Si può rimediare con la Summer Card: 2 GB al mese per tre mesi a 10 euro. Dopo i tre mesi, i 2 GB costano 10 euro ogni quattro settimane.

La All Inclusive di Wind passa da costo mensile a quadri-settimanale lasciando il resto invariato: 12 euro, 500 minuti, 500 sms, 1 GB. Il canone della All Digital scende  però di 2 euro col passaggio a quadri-settimanale (500 minuti, sms illimitati, 2 GB; con l' impegno di usare solo i canali digitali di contatto con l' operatore).

Per legge, c'è il diritto alla disdetta gratuita in caso di rimodulazioni della tariffe. "Queste rimodulazioni le fanno sempre in piena estate, quando forse c' è meno attenzione da parte degli utenti", fa sapere Marco Pierani, responsabile rapporti istituzionali di Altroconsumo.