Referendum greco, vince il "no": incerto il futuro del Paese, dell'euro e dell'Unione europea
La rivolta degli schiavi. Al referendum greco si delinea un trionfo del "no": il popolo, umiliato per anni dall'Europa, boccia la proposta dei creditori dell'Unione Europea. Alexis Tsipras vince la sua personalissima sfida, anche se da oggi il futuro del Paese pare più precario che mai, a partire dalla permanenza nella moneta unica. Dopo le indiscrezioni del Financial Times e gli exit poll delle tv di Stato, il risultato pare netto: con oltre il 35% delle schede scrutinate, spiega il ministero dell'Interno, il "no" è in vantaggio con il 61% dei voti, mentre il "sì" è inchiodato al 39 per cento. Nella sede di Syriza, partito del premier ellenico, è già iniziata la festa (mentre Tsipras sarebbe pronto a partire alla volta di Bruxelles). Non altissima l'affluenza della consultazione, al 65%, percentuale pari a quella delle elezioni dello scorso febbraio. Ora, come ha detto Mario Draghi qualche giorno fa, si entra in un territorio inesplorato. Con assoluta probabilità, prima del definitivo default e dell'addio alla moneta unica (che la Grecia, ha fatto sapere il portavoce del governo, vorrebbe evitare), si tenterà un'ultima trattativa, al quale la Grecia arriverà rafforzata dal voto del popolo. Tsipras ha subito confermato di voler trovare un nuovo accordo, chiedendo contestualmente alla Bce nuova liquidità. Di sicuro, per ora, c'è che Angela Merkel ha perso la sua sfida: aveva scommesso tutto sul "sì", ma la scommessa è stata persa. La paura, ad Atene, è che la "vittoria" al referendum, però, sia destinata a restare soltanto una vittoria simbolica.
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