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giovedì 18 giugno 2015

Borini: “Intervenire in tempo riduce il rischio dell’infertilità”

Borini: “Intervenire in tempo riduce il rischio dell’infertilità”


Intervista a cura di Andrea Sermonti 

Intervista con il professor Andrea Borini (nella foto),
 Presidente della Società Italiana di Fertilità e Sterilità e Medicina
della Riproduzione (SIFES-MR), sulle cause della riduzione della fertilità 

Quello dell’infertilità è iniziato a diventare un problema ‘pressante’ solo negli ultimi decenni, dopo millenni di donne che hanno partorito un numero elevato di figli. Fino a prima dell’ultima guerra. Poi, per motivi legati al cambiamento degli stili di vita e all’uguaglianza crescente tra i sessi, l’età della prima nascita è andata via via crescendo, riducendo il numero delle nascite nei paesi industrializzati fino ad un livello inferiore alla natalità in grado di garantire il ricambio generazionale. “La fertilità è uno degli argomenti che interessano di più le donne perché erroneamente viene ancora considerato un problema prevalentemente femminile, mentre recenti ricerche dimostrano che l’infertilità di una coppia può dipendere, nella stessa misura, dd entrambi i partner” conferma il professor Andrea Borini, Presidente della Società Italiana di Fertilità e Sterilità e Medicina della Riproduzione (SIFES-MR) intervistato a Roma in occasione del Fertility Forum - Living Innovation on Drugs and Beyond, l’appuntamento annuale di Merck Serono dedicato ai temi della riproduzione umana e alle nuove frontiere della ricerca nel trattamento dell’infertilità. I dati dell’ultima relazione del Ministero della Salute al Parlamento di cui si è parlato al Forum mostrano che in Italia le donne accedono alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) a 36,5 anni in media, con quasi due anni di ritardo rispetto a quanto accade negli altri Paesi europei (34,7 anni) e che, inoltre, si è registrato un aumento dell’età media per ciclo dei partner maschili, attestata a 40 anni.

Un problema nuovo, quindi, esploso negli ultimi anni?

Quello dell’infertilità è un problema sempre esistito, ma dal punto di vista sociale è andato crescendo da una ventina di anni perché è in aumento l'età media in cui si ricerca una gravidanza. E questo sappiamo che contrasta con quello che invece la biologia ci dice, ovvero che con il passare degli anni cala la fertilità. Un pò meno negli uomini – perché non si ‘azzera’ mai del tutto – e molto più nelle donne.

E qual è il ‘momento giusto’ per fare un figlio?

L'età ideale per avere un figlio, cercato e ottenuto in pochi mesi, è a vent'anni: ovviamente più andiamo avanti e ci avviciniamo a 38-39 anni, più la probabilità di avere una gravidanza diminuisce. E se diminuisce la probabilità di avere un figlio aumentano le problematiche.

Di quali problemi parla?

Ci sono studi sociologici importanti che analizzano questo fenomeno da tutti i punti di vista: banalmente potrebbe essere che le donne ritardino il momento della gravidanza perché devono trovare un lavoro, perché fanno una professione che non consente loro uno ‘stop’ di qualche mese, perché cercano il successo più della maternità. Ovviamente non è ‘solo’ per queste ragioni: la maggior parte delle donne non ha il ‘problema’ del successo, quindi evidentemente esiste anche un altro ‘blocco’ dipendente dalla crisi sociale ed economica, del fatto che molto spesso fintanto che non ci si sente sicuri dal punto di vista economico è difficile prendere la decisione di mettere in cantiere una famiglia.

Un ostacolo legato al successo personale e alla mancanza di soldi, quindi…

In gran parte, ma non solo. Esiste un altro elemento: i giovani di oggi, a differenza di quello che avveniva negli anni ’60, vogliono avere più libertà di godersi la vita e sono meno disposti ad affrontare subito i sacrifici che una nascita comporta. Mio padre mi ricordava sempre che suo padre gli diceva: “dove si mangia in 3 si mangia in 4 e forse in 5, e si è contenti e felici anche in 6”. E' evidente che oggi non è così, oggi ci sono altre priorità irrinunciabili: il telefonino lo devono avere tutti, la televisione deve essere in ogni stanza, bisogna uscire per l’happy hour e andare in vacanza senza ostacoli…

Una volta una ragazza per uscire di casa aveva due possibilità: o si sposava o usciva accompagnata da un parente. E allora ci si sposava a 20 anni

E’ vero, ma non basta. C’è un altro elemento non sempre a tutti evidente: non è cosi matematico che una donna che vuole avere un bambino trovi subito un uomo disposto ad assecondarla perché animato dalla stessa pulsione. Perché per farlo bisogna essere in due! Insomma, dal punto di vista sociologico esistono oggi molte più difficoltà nelle coppie, ed è evidente che per migliorare queste dinamiche non ci sono ‘bacchette magiche’: uno degli strumenti – forse ‘lo’ strumento – è quello di ‘fare cultura’, iniziando sin dalle scuole elementari.

Per dire cosa ai giovani?

Bisogna cercare di far capire ai ragazzi, in generale, che quello dei  comportamenti ‘virtuosi’ – non sto parlando dal punto di vista etico ma in termini di preservazione della propria fertilità, come ad esempio usare il preservativo – non è un problema solo delle donne. I rapporti promiscui con molti partner aumentano le possibilità di infiammazioni dell'apparato urogenitale e quindi di diminuire la fertilità. Un dato, questo, che dovrebbero sapere e che forse non tutti sanno. Certo non è ‘comodo’ fare i figli da giovani, ma il problema è che se non fai il figlio da giovane più avanti negli anni può essere più difficile e si potrebbe essere costretti a rinunciare a questa possibilità. La maggior parte delle notizie sulla procreazione che si leggono sulle riviste femminili parlano di soubrette, di attrici che fanno figli a 50 anni grazie all’ovulo-donazione: per carità, niente di cosi problematico – anzi del tutto normale dal mio punto di vista – però va detto chiaramente che non è che un giorno chiunque decida di avere un figlio a 50 anni lo possa fare. Non è un gioco da ragazzi e questo va detto con chiarezza: io faccio parte del tavolo che il Ministro della Salute ha voluto per la ‘cultura della fertilità’ e questi sono temi che abbiamo cercato di mettere in campo e che speriamo vengano presto messi in pratica realmente e concretamente.

Dal punto di vista medico scientifico che cosa è cambiato ultimamente per aiutare le donne a risolvere questo tipo di problema?

Fondamentalmente due cose. La prima è che oggi si possono congelare gli ovociti, cosa che vent'anni fa non si poteva fare (o quasi), e quindi anche le donne come gli uomini possono ‘conservare’ la propria fertilità. La seconda è che oggi la tecnologia con la fecondazione assistita aumenta e migliora le possibilità di avere gravidanze in tutti quei casi in cui meccanicamente è impossibile, però non riesce a sopperire al problema dell'età troppo avanzata della donna: tant'è vero che se una donna fa una fecondazione assistita a 40 anni avrà 15 possibilità su 100 di successo, mentre se la fa a 30 ne ha 45. Questo ‘status’ andrebbe ancor meglio definito e portato a conoscenza di tutti, perché troppo spesso quando uno apprende queste cose vuol dire che ha già avuto il problema ed è già andato dal medico della riproduzione. E quindi non è più in grado di decidere liberamente del proprio futuro.

Insomma, cosa bisogna fare per evitare questo tipo di problemi? Quali sono i  comportamenti errati che rischiano di ‘inquinare’ il sistema riproduttivo?

La prima cosa da fare è evitare le patologie sessualmente trasmesse: questo perché danneggiano il nostro sistema riproduttivo e quindi riducono le possibilità di avere gravidanze spontanee. Tutti dovrebbero sapere che la fertilità diminuisce con il passare degli anni e che quindi più si rimanda nel tempo e più difficile è avere una gravidanza. E ancora che se il figlio non arriva dopo un anno, un anno e mezzo, massimo due che lo si cerca… beh, è ora di andare a parlarne con un medico della riproduzione perché è evidente che c'è qualcosa che ritarda o riduce le probabilità di avere una gravidanza. 

Alleanza Nazionale, a volte ritornano: chi non la vuole (e quanti soldi vale)

Ritorno di An, il 17 luglio si decide. Contrari Gasparri e Meloni, tesoretto da 200 milioni




Anche i partiti hanno una data di scadenza. E nel caso di Alleanza Nazionale è il 17 luglio. In questa data, infatti, si terrà l’assemblea della Fondazione che stabilirà il destino dell’ente. Come riporta Il Tempo, le strade sono due. Rimanere ancorati ai vecchi fasti ormai passati e morire del dimenticatoio, oppure innovarsi e tornare ad essere un partito diverso e unito. Quelli ad avere voce in capitolo saranno i membri del Cda, in prima fila La Russa, Menia, Meloni e Gianni Alemanno.

Favorevoli - Proprio l’ex sindaco di Roma è fra i primi promotori di una réunion del vecchio partito, in cui tutti i dispersi possano tornare uniti sotto un’unica bandiera. E un unico simbolo, quello di An. Non a caso due anni fa Alemanno si impegnò per riportare il simbolo di Fiuggi in Fratelli d’Italia, ma l’operazione non ebbe il successo elettorale sperato. È quindi necessario fare u passo in più, le apparenze non portano più voti e serve la sostanza.

Questione di soldi - Altro nodo da risolvere, forse quello più grande in realtà, è quello sui 200 milioni di euro di proprietà della Fondazione. Fra immobili e liquidità questo patrimonio permetterebbe a qualsiasi partito di stare sereno e di poter condurre una campagna elettorale senza nessun problema. Consci di quanto la situazione sia a un bivio, molte associazioni di destra stanno puntando verso il raggruppamento, da Forum destra a Prima l’Italia, dalla Lista Musumeci ai Comitati tricolore.

I contrari - Il ruolo di memoria storica della Fondazione, tuttavia, per alcuni veterani del partito deve essere mantenuto. Ad esempio per Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, ora iscritti a Forza Italia. Museo della destra, pubblicazioni e convegni, nient’altro. Anche Giorgia Meloni, tuttavia, in un’intervista a Il Tempo aveva sostenuto: “il piano della politica e quello della Fondazione devono restare ben distinti”. A rivelarsi decisivi potrebbero quindi essere i tanti “cani sciolti”, ma qualunque sarà l’esito finale, si trascinerà dietro una coda di polemiche e nodi legali.

Esame maturità, la gaffe del Ministero nella prova di italiano: "Minacce al fondamentalismo religioso"

Esame maturità, la gaffe del Ministero nella prova di italiano: "Minacce al fondamentalismo religioso"




La maturità quest'anno ha dato spettacolo. L'ansia degli studenti deve aver sicuramente contagiato anche il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca data la confusione che ha regnato nelle tracce della prima prova scritta di italiano. Dopo la svista per il tema artistico-letterario dove il quadro di Matisse è stato ri-soprannominato 'La lettrice in abito viola', anche il tema storico-politico è finito nell'occhio dell'uragano. Fra i documenti a disposizione degli alunni c'è un brano di Paolo Frascani, 'Il mare' che recita: "Le defaillances della politica e le minacce più o meno reali al fondamentalismo religioso fanno crescere la diffidenza verso la richiesta di integrazione avanzata da chi viene a lavorare dalla riva su del Mediterraneo...". Peccato che il testo originale sia un altro:"Le defaillances della politica e le minacce più o meno reali del fondamentalismo religioso fanno crescere la diffidenza verso la richiesta di integrazione avanzata da chi viene a lavorare dalla riva su del Mediterraneo". Il significato ne esce completamente stravolto e lo stesso autore ha provveduto a mandare una foto del testo originale a Radio 24, alla quale un ascoltatore aveva segnalato l'errore.

L'intraprendente - Il quotidiano on line nell'articolo di Gianluca Veneziani, riprende la svista del cambio di preposizione articolata 'al' con quella di luogo 'del'. Un errore sostanziale che cambia le parti in gioco. Secondo quest'ultima versione contorta, ad essere minacciato infatti è il fondamentalismo religioso che diventa la vittima, subendo le intimidazioni. Per Veneziani: "Dietro quell'errore grammaticale, dietro quell'uso improprio del linguaggio o più probabilmente dietro il pressappochismo sconcertante dei funzionari ministeriali, si cela tutto un orizzonte culturale e geopolitico". Nel passo di Frascani si evince che "la colpa di questa 'diffidenza' verso i migranti sia delle 'élite modernizzanti' d’Italia che non sono state capaci a eliminare del tutto il retaggio delle separazioni e delle paure che ci avevano allontanato dalle coste del nostro Paese; anzi hanno contribuito a creare l’immagine di un mare che, anziché unire, erige nuove barriere tra la nostra e le altre sponde". Secondo l’autore, le responsabilità di questa cesura e di questa contraddizione sarebbero, delle classi politiche italiane e, più in generale, occidentali, restie ad accogliere i disperati del sud del mondo e a farci mettere "in sintonia con le lotte per la decolonizzazione del mondo islamico". In conclusione per il Miur e per Frascani, è sparita la capacità di solidarizzare con il mondo islamico approdato in Europa, di comprendere le sue richieste e di non avere la forza di difendere le convinzioni religiose radicate.

Compagnie, sale vip, business class La Top 10 mondiale dei cieli

La classifica dei cieli: le migliori 10 compagnie del mondo




C'è Etihad, ma non Alitalia. Nella classifica realizzata ogni anno dalla società inglese Skytrax e presentata all'Airshow di Le Bourget a Parigi, la compagnia di bandiera italiana non compare tra le dieci migliori al mondo. Ma la sua alleata emiratina Etihad è al sesto posto. Davanti a tutti c'è un altro vettore del Golfo, la Qatar Airways, che prende il testimone da Cathay Pacific votata prima nel 2014 e slittata nel 2015 al terzo. Al secondo c'è Singapore Airlines mentre il lotto delle migliori 10 è completato da Turkish Airlines (4a), Emirates (5a), All Nippon Airways (7a), Garuda Indonesia (8a), Eva Air (9a) e Qantas Airways (10a). Tra le compagnie europee, per il quinto anno consecutivo, è stata eletta Turkish Airlines, premiata anche per la migliore business class lounge al mondo, quella di Istanbul. Emirates è stata premiata per il miglior sistema di intrattenimento a bordo, Garuda per il personale di cabina più efficiente ed elegante, Singapore Airlines per la migliore business class. Tra le low cost il titolo di "migliore al mondo" è andato per il settimo anni consecutivo alla malese Air Asia.

Qual'è la regione italiana ribelle che blocca da sola i clandestini

Immigrazione, il questore di Udine ripristina i controlli alla frontiera




Il Friuli Venezia-Giulia "risponde" alla Francia. Se i transalpini bloccano le frontiere, i friulani fanno altrettanto. Un caso clamoroso, quello del valico di frontiera del Tarvisio, che tornerà ad essere presidiato per far fronte all'emergenza immigrazione. L'annuncio è stato dato nella mattinata di mercoledì 17 giugno dal questore di Udine, nella cui provincia ricade il passo, Claudio Cracovia. Il prefetto ha spiegato: "Ci siamo adeguati alla situazione in essere. Non più controlli a campione ma minuziosi, capillari, sui veicoli in ingresso, con controlli anche sulle canalizzazioni". Resta ancora da comprendere nel dettaglio quali controlli verranno ripristinati e, soprattutto, se verrà richiesta una sospensione del trattato di Schengen per motivi di ordine pubblico (ad oggi, il ministero degli Interni Angelino Alfano si è detto contrario all'ipotesi). Secondo quanto riportato da Il Gazzettino, i controlli verranno svolti soltanto dalla polizia italiana e non dagli omologhi austriaci.

In Europa torna la malattia mortale "Non ci sono farmaci per curarla"

Spagna, torna la difterite dopo 30 anni. Grave un bambino, Europa e Italia senza farmaci per curarla


di Leonardo Grilli 


Una grave malattia infettiva, che si trasmette per via aerea e che in Italia causava circa mille morti l’anno. È la difterite, e dopo 30 anni dalla sua scomparsa è tornata in Europa. Il caso riguarda un bambino spagnolo di 6 anni che è risultato positivo ai test. Per lui è stato difficile trovare un antisiero, che è stato fatto arrivare da un Paese extra Ue: nel corso degli anni infatti il livello di guardia verso malattie che si pensa debellate si è abbassato, e molti farmaci non vengono più prodotti. Compresi i vaccini, che da soli basterebbero a garantire la protezione da questi pericolosi batteri. Non a caso l’Istituto Superiore della Sanità poco tempo fa ha lanciato l’allarme verso il pericoloso calo di attenzione per le patologie, come la difterite, che sono state “dimenticate”.

Il caso - Il bambino non vaccinato risiede a Olot, nella provincia di Girona, ed era risultato positivo a una difterite tossicogenica dopo l’analisi molecolare PCR e il test di Elek. La Spagna ha quindi inviato all’Organizzazione Mondiale di Sanità e agli Stati membri dell’Unione Europea una richiesta urgente di antitossina difteritica (DAT). Alcuni di questi Stati, tuttavia, hanno dichiarato che i lotti di antitossina in loro possesso erano scaduti e il piccolo paziente è stato trattato con un siero proveniente da un Paese non UE. Il bambino, trasferito in un ospedale specializzato a Barcellona, rimane in gravi condizioni.

Italia senza protezione - L’allarme per l’Italia, se si dovesse diffondere anche ne nostro Paese la difterite, risiede nel fatto che non abbiamo farmaci per curarla, al pari di Francia e Germania. “Anche l’Italia – ha sottolineato Luciano Pinto, vice Presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale – non possiede scorte di antitossina difterica. Per evitare situazioni come quella che si è verificata in Catalogna, è indispensabile che le nostre Autorità, insieme a quelle europee, battano ogni strada per assicurare al nostro paese le scorte necessarie per ogni evenienza. La mancanza di DAT desta infatti una grande preoccupazione in Europa, in quanto il farmaco è necessario per curare i nuovi casi di difterite, che, anche se pochi, continuano a verificarsi ogni anno”. In Italia, prima dell'avvento della vaccinazione di massa (al termine della seconda guerra mondiale) si registravano annualmente alcune decine di migliaia di casi di difterite con più di mille morti ogni anno. 

La malattia - La difterite è una grave malattia infettiva causata dall’azione di una tossina (tossina difterica) prodotta da batteri che si trasmettono per via aerea. Solitamente la difterite inizia con mal di gola, febbre moderata, tumefazione del collo. Molto spesso i batteri della difterite si moltiplicano nella gola (faringe) dove si viene a formare una membrana di colore grigiastro che può soffocare la persona colpita dalla malattia. A volte queste membrane si possono formare anche nel naso, sulla pelle o in altre parti del corpo. La tossina difterica, diffondendosi tramite la circolazione sanguigna, può causare paralisi muscolari, lesioni a carico del muscolo cardiaco con insufficienza cardiaca, lesioni renali, fino a provocare la morte della persona colpita. La letalità è di circa il 5-10% ma in molti casi, nei sopravvissuti, permangono danni permanenti a carico di cuore, reni, sistema nervoso. I casi di malattia si sono ridotti, fino a scomparire quasi del tutto alla fine degli anni '70, dopo che la vaccinazione antidifterica è stata praticata in forma estensiva in associazione con quella antitetanica disponibile fin dal 1920.

mercoledì 17 giugno 2015

I numeri post-voto (veri) che terrorizzano Forza Italia

Forza Italia nei capoluoghi di provincia sotto il 10%




Certo, Renzi e il Pd hanno preso una bella scoppola alle ultime amministrative, perdendo la Liguria e alcune città-chiave in primis Venezia. Ma le percentuali ottenute da Forza Italia nei capoluoghi di provincia sono da far tremare i polsi, anche se il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta, come riporta oggi "Italia Oggi", si dice soddisfatto del 3,75% "e tre consiglieri comunali" ottenuto dal suo partito in laguna. Quasi ovunque (con poche eccezioni tra cui Arezzo, e c'è da ridere visto che quella è la città del ministro Maria Elena Boschi), gli azzurri finiscono ben sotto il 10%: a Lecco portano a casa il 6,7%, a Mantova 8,9%, a Rovigo 4,9%, ad Arezzo (appunto) il 10%, a Fermo il 6,7%, a Chieti l'11,5%, a Trani il 4,5%, a Macerata il 7,2%, ad Andria il 13,6%, a Bolzano il 3,7%, a Trento il 4,2%.