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venerdì 22 maggio 2015

Da Padoan una minaccia ai giudici. "Errore sulle pensioni, da adesso..."

Pensioni, Pier Carlo Padoan contro la sentenza della Corte Costituzionale: "Dovevano valutare l'impatto economico"





Dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan parte un messaggio forte e chiaro ai giudici della Corte Costituzionale: "Auspico che in futuro l'interazione sia più fruttuosa". I toni sono morbidi ma la sostanza è durissima: intervistato da Repubblica, Padoan torna a parlare della grana dei rimborsi delle pensioni causata dalla sentenza della Consulta, che ha giudicato incostituzionale lo stop all'adeguamento degli assegni per il biennio 2012-13. 

"Dovevano chiedere al Ministero" - Il governo che aveva deciso quel blocco era come noto quello di Mario Monti, ma a chiudere la falla è chiamato quello di Matteo Renzi. "Gli arretrati da corrispondere ci costano 2,2 miliardi - spiega Padoan -. Poi gradualmente a regime l'intervento sui trattamenti di medio livello ci costerà 500 milioni l'anno, a partire dal 2016. Ma questa vicenda ha un aspetto che mi lascia perplesso e di cui, per così dire, prendo atto". "La Corte Costituzionale - sottolinea il ministro - sostiene di non dover fare valutazioni economiche sulle conseguenze dei suoi provvedimenti e che non c'era una stima dell'impatto, che non era chiaro il costo. Ora, non so chi avrebbe dovuto quantificarlo, ma rilevo che in un dialogo di cooperazione tra organi dello stato indipendenti, come governo, Corte, ministri e Avvocatura sarebbe stata opportuna la massima condivisione dell'informazione". Fatta salva l'autonomia in sede di sentenza, è la tesi di Padoan, serve cooperazione tra potere politico e giudiziario perché "se ci sono sentenze che hanno una implicazione di finanza pubblica, deve esserci una valutazione dell'impatto. Anche perché questa valutazione serve a formare il giudizio sui principi dell'equità. L'equità è anche quella del rapporto tra anziani e giovani. Questo è mancato e auspico che in futuro l'interazione sia più fruttuosa".

I tre possibili "agguati" della Consulta - Il banco di prova di questa "comunicazione" tra Stato e Consulta arriverà presto. In autunno la Corte dovrà decidere se il blocco del rinnovo del contratto dei dipendenti statali sia legittimo (ballano 12 miliardi di euro di eventuali rimborsi per i mancati adeguamenti). Prima, dovranno emettere una sentenza sul ricorso dei contribuenti contro l'aggio di Equitalia alzato all'8%, e poi c'è la spada di Damocle del contributo di solidarietà tra il 6% e il 18% imposto dal governo Letta nel 2013 alle pensioni superiori a 90mila euro. I giudici della Consulta dovranno decidere anche su questo. I nodi li hanno stretti i vecchi governi, ma il pettine ora ce l'ha in mano Renzi.

Baudo, il dramma in tv: attentati e paura "Parlai male della mafia e poi loro..."

Baudo, il dramma in tv: attentati e paura  "Parlai male della mafia e poi loro..."





"Sono stato vittima di un regolamento di conti mafioso". La drammatica confessione di Pippo Baudo arriva in un contesto "leggero" come il Grand Hotel Chiambretti, su Canale 5. Il mitico conduttore tv, 79 anni tra meno di un mese, ricorda: "Si trattò di un regolamento di conti mafioso nei miei confronti. Avevo fatto una celebrazione del giudice Chinnici a Taormina parlando male della mafia e ci fu questa vendetta. Mi costò cara questa cosa". Il riferimento è all'attentato che nel 1991 distrusse la sua villa di Acireale, vicino a Catania. Da quel giorno, nonostante la ricostruzione dell'edificio, Baudo non ci andò più a vivere e la vendette qualche anno dopo.

Le registrazioni segrete di Varoufakis Tremano i ministi europei spiati

Varoufakis spia i ministri Ue


di Nino Sunseri 


Che si trovi una soluzione per la Grecia sono sempre meno a crederci. Le Borse appaiono perplesse e per il secondo giorno consecutivo tengono il fiato sospeso. Tutto è immobile. Gli indici danzano intorno alla variazione zero segnalando l' incapacità di prendere una posizione. Anche lo spread immobile a 122 punti. Il ministro tedesco dell' Economia Wolfgang Schauble ha annunciato che il caso della Grecia sarà al centro della riunione del G7 in programma a Dresda da mercoledì a venerdì. L' annuncio sembra preludere ad una decisione definitiva. Quasi una comunicazione ufficiale ai membri non europei del direttorio (Usa, Canada e Giappone) sul probabile finale della tragedia greca.

Il livello di sfiducia nei confronti di Atene ha raggiunto un punto da cui sarà difficile tornare indietro. In una intervista al New York Times il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis annuncia di aver registrato gli interventi nell'ultima riunione dell' Eurogruppo a Riga. Solo per ragioni di privacy, non diramerà l'audio. Facile immaginare la sorpresa, e anche il disappunto, fra i ministri presenti alla riunione. Forse nemmeno ai tempi della Guerra Fredda era accaduto che uno dei partecipanti al vertice mettesse su nastro le conversazioni senza avvertire.

Il gesto di Varoufakis dimostra quanto sia elevata la diffidenza fra i membri del Club Euro. Per la memoria dei lettori ricordiamo che nella riunione di Riga il ministro greco venne accusato di essere un «incompetente», un «perditempo» e anche «un giocatore d' azzardo». Qualcuno addirittura aveva paragonato il governo di Atene a un gruppo di sfaccendati seduti ad un bar di fronte al mare che fumano e sognano la rivoluzione mondiale.

A questo punto diventa sempre più difficile scommettere sulla Grecia nell'euro. L'intervista di Varoufakis somiglia molto ad un "pizzino". Un segnale ai colleghi dell' Eurogruppo nel quale minaccia di rivelare il contenuto delle conversazioni e quindi il loro potenziale offensivo nei confronti del popolo greco. Una maniera spregiudicata per crearsi un alibi e, se dovesse finire male, indicare i colpevoli agli occhi dell'opinione pubblica: i cattivoni dell'Eurogruppo. Difficile sapere come finirà. Si parla di un possibile prestito-ponte per consentire alla Grecia di arrivare a settembre. I tedeschi, però, appaiono sempre più insofferenti. Berlino ha fatto sapere ai partner (e anche a Mario Draghi) che non saranno tollerate altre forzature sui trattati. L'euro danza sul ciglio del burrone. I mercati, come tutti, trattengono il fiato. Resta da capire come può andare avanti l'unione fra registrazioni abusive e minacce.

Formigoni sbrocca? Prova di virilità: "Mi sono comportato da..."

Roberto Formigoni, il Celeste non si scusa dopo la sfuriata al gate e attacca: "Mi sono comportato da maschio. Chiederò i danni"





A un giorno di distanza dalla sfuriata al gate di Alitalia-Etihad che è diventato virale su internet, Roberto Formigoni non si placa. E, come scrive il Corriere.it, rincara la dose contro una compagnia aerea “di disonesti, incapaci e incompetenti”. Il Celeste difende il suo comportamento, per nulla dispiaciuto di aver perduto le staffe, lui sempre così attento al linguaggio: “Ripeterei quei termini? Assolutamente sì, ho utilizzato le parole che userebbe qualsiasi italiano maschio che nei momenti di rabbia perde la pazienza. Quando uno s’incazza, s’incazza!”. 

Cos’è successo - Formigoni doveva prendere un volo Roma-Milano ma, come racconta lui stesso, a causa della fila e di vari spostamenti di gate ha perso l’aereo: “Alle 21.25 mi sono presentato al gate indicato sulla carta di imbarco, ma gli addetti mi hanno spiegato che era stato cambiato, mandando me e altre quattro persone che dovevano imbarcarsi sullo stesso volo da tutt’altra parte. Davanti a me c’era un gruppo di 10 persone con donne e bambini. Ho aspettato che imbarcassero tutti, poi ho chiesto di essere imbarcato, ma quel volo ormai era completo. A quel punto mi hanno mandato a un altro gate, ma nel frattempo si sono fatte le 21.57 e ho perso il volo”.

Le conseguenze - Formigoni sembra davvero arrabbiato, forse anche per l’inaspettata risonanza mediatica che ha avuto il suo gesto, e contrattacca: “Chiederò i danni: il rimborso del taxi (due viaggi) e le spese di una notte in albergo, e io pagherò questi due-tre euro di danni del telefono”. L’unico commento di Alitalia sulla vicenda è stato: “Non si è presentato nei tempi previsti come sono tenuti a fare tutti i passeggeri, senza eccezioni”. Ma l’ex presidente della Regione Lombardia è convinto di aver ragione, anche in virtù di del fatto che “gli italiani mi danno ragione. Incredibile quanti siano i cittadini che hanno subito soprusi che mi telefonano per dirmi ‘bravo, finalmente qualcuno ha detto ad Alitalia quello che si merita’”.

In Rai il clamoroso ritorno di Marrazzo: ecco dove lo vedrete. E tremano 3 donne

Piero Marrazzo prossimo corrispondente Rai da Gerusalemme





Di riforma dei telegiornali Rai si parla da prima che Matteo Renzi mettesse piede a Palazzo Chigi. Il premier l'ha fatta propria anche se per ora, preso da altre beghe, l'ha lasciata sullo sfondo. Secondo quanto riporta lanotiziagiornale.it, alla proposta delle due "newsroom" che razionalizzerebbero l'informazione della tv di Stato, Renzi ne preferirebbe addirittura una sola (che sarebbe evidentemente più facile controllare).

E sul tavolo, scrive sempre il sito ripreso da Dagospia, c'è anche il valzer dei corrispondenti esteri, che potrebbe far tornare protagonista un ex volto della Rai e della politica poi travolto dallo scandalo droga-trans: Piero Marrazzo. Il quale dopo aver lasciato la poltrona di governatore del Lazio ed aver scontato un periodo di purgatorio, era tornato sugli schermi lo scorso anno con "Razza umana", programma che si era rivelato un mezzo flop, passato lo scalpore per il ritorno in tv dello stesso Marrazzo. Ora, secondo lanotiziagiornale.it, potrebbe prendere il posto di Stefano Spoto (quasi in età pensionabile) come corrispondente da Gerusalemme. In ballo anche la poltrona di New York, la più ambita, verso la quale sarebbe in partenza Oliviero Bergamini del Tg1. Chi tra Tiziana Ferrario e Giovanna Botteri gli lascerà il posto?

Diceva "assassini" ai pm di Mani pulite: Sgarbi massacrato, deve pagare (tanto)

Vittorio Sgarbi condannato a pagare 60 mila euro ai pm del pool di Mani Pulite





Dopo vent'anni di processi attraverso tutti i gradi di giudizio, la Cassazione ha condannato Vittorio Sgarbi a pagare un risarcimento di 60 mila euro a tre ex pubblici ministero del pool di Mani pulite Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo e Francesco Greco. La vicenda è nata nel 1994, quando Sgarbi era fresco deputato di Forza Italia e conduttore in tv di Sgarbi quotidiani. In quel periodo il critico d'arte aveva definito dalle pagine de Il Giornale e Avvenire "assassini" i magistrati, dopo i suicidi di Raul Gardini e Gabriele Cagliari. Sgarbi aveva aggiunto che i tre pm: "avevano fatto morire delle persone" e aveva definito il pool: "Associazione a delinquere con libertà di uccidere".

La sentenza - Sgarbi era stato già condannato in appello nel 2011. Nella sentenza i giudici avevano scritto che: "neanche la più benevola concezione del limite della continenza verbale potrebbe mai giungere ad ammettere che tali espressioni non violino quel limite". La sfuriata ventannale di Sgarbi gli costerà 60 mila euro, cifra contestata dall'ex parlamentare, ma secondo i giudici non è un cifra "esorbitante" considerando "il lavoro svolto" dai tre magistrati offesi, "la gravità degli addebiti loro mossi e l'impatto sociale di affermazioni così drastiche".

La responsabilità - Inascoltate anche le proteste di Sgarbi che non aveva accettato di essere condannato in solido da solo, senza il coinvolgimento degli editori che avevano pubblicato le sue parole. Secondo il critico, dovevano essere i giornalisti a "verificare la violazione del limite di continenza verbale". Ma la sua richiesta è arrivata solo nove anni dopo l'inizio del procedimento giudiziario.

giovedì 21 maggio 2015

Bibbie, spillette di partito, bandiere... Quegli strani divieti per entrare a Expo

Expo, vietato entrare con una bibbia o una spilla di partito





Volete visitare Expo sventolando unaa bandiera dell'Isis? Lasciate ogni speranza voi che entrate. Non passerete i tornelli. Il regolamento di Expo, come si legge in una nota diramata dall'Ufficio scolastico del ministro dell'Istruzione, proibisce infatti l'accesso all'area espositiva con "qualsiasi tipo di materiale scritto o stampato contenente propaganda a dottrine politiche, ideologiche o religiose, asserzioni o concetti diversi da quelli esplicitamente autorizzati dalle autorità di pubblica sicurezza". E se appare ovvio che una bandiera dell'Isis non sia la benvenuta, la disposizione vieta anche materiale assai meno estremo, come una spilletta o la bandiera di un partito o ancora una bibbia, in quanto materiale religiosamente esplicito. D'altra parte, in un luogo in cui arriva gente da tutto il mondo ma non c'è un luogo in cui pregare secondo il credo delle tante religioni, non poteva essere diversamente. I divieti rivolti alle scuole, e quindi anche agli altri visitatori, comprendono bevande in vetro o lattina, qualsiasi tipo di animale ad eccezione dei cani guida per ipovedenti, qualsiasi oggetto che Expo possa ritenere pericoloso o dannoso, come piccoli coltelli o taglierini. Insomma, se vi volete portare dei panini, fateli a casa...