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venerdì 27 giugno 2014

"Le intercettazioni non si toccano" Il Pd fa quadrato attorno alle toghe

Matteo Orfini: "Nella riforma della Giustizia non ci saranno le intercettazioni"



Promesse e riforme. Riforme promesse: l'ultima, quella della Giustizia, che verrà presentata al consiglio dei ministri di lunedì. Qualche anticipazione arriva da Matteo Orfini, il presidente del Pd, che in un'intervista all'Huffington Post assicura che "le intercettazioni non faranno parte della riforma della Giustizia". I poteri dei magistrati, dunque, non si toccano: nei progetti dell'esecutivo (contrariamente a quanto sostenuto da alcune indiscrezioni di stampa), non verranno né limitati durante le immagini né ci sarà una stretta sulle pubblicazioni. "Ho parlato col ministro Orlando e mi ha assicurato che le intercettazioni non faranno parte della riforma della Giustizia", ha ribadito Orfini.

Ncd che dice? - Dunque nel testo non troverebbero diritto di cittadinanza le norme che avevano già fatto scattare l'allarme preventivo delle toghe. Tra le misure previste, invece, il falso in bilancio, le misure sull'autoriciclaggio e le norme sulla responsabilità civile dei magistrati. E se quest'ultimo è un punto da sempre caro al centrodestra, altro tema da sempre in cima all'agenda è quello delle intercettazioni, strumento "principe" e usato indiscriminatamente nella lotta senza quartiere a Silvio Berlusconi, o per "far fuori" l'indagato di turno. Orfini, parlando della riforma, parla di "governo": resta da vedere cosa dirà Angelino Alfano sulla mancata stretta sulle intercettazioni, dopo anni di campagna nel Pdl contro lo strapotere "auditivo" dei magistrati e della stampa pronta a ricevere le loro soffiate.



giovedì 26 giugno 2014

La Santanché: "Forza Italia sia garantista o sputtano tutti quanti"

Daniela Santanché: "Forza Italia deve essere garantista o sputtano gli indagati"

Intervista di Barbara Romano 



Se qualcuno in Forza Italia si azzarda ancora a chiedere a Galan di fare un passo indietro o, peggio, se il mio partito dovesse decidere di votare per il suo arresto, io faccio uscire l’elenco di tutti gli indagati forzisti e ne chiedo io le dimissioni. Perché le regole devono valere per tutti». E se a dirlo è Daniela Santanchè, potete giurarci che lo fa. La sua non è una difesa d’ufficio dell’ex governatore del Veneto, ma un salvataggio in extremis dell’anima liberale di Fi, che la pasdaran berlusconiana in questi giorni ha sentito rinnegare più di una volta dai “papaveri” azzurri. E ogni volta la Santanchè ha espresso pubblicamente il suo disappunto verso questo o quel dirigente forzista che strizzava l’occhio al giustizialismo. Ma adesso non ne può più: «Faccio la rivoluzione», giura la deputata più cazzuta di Fi, «perché non vorrei che il mio partito cambiasse pelle sul garantismo...».

In effetti, Fi aveva preso una china manettara, ma ultimamente si è riscoperta garantista. Come lo spiega?

«Si saranno guardati allo specchio e in loro è prevalso il buon senso. Il garantismo è sempre stato la nostra bandiera e sarebbe profondamente sbagliato ammainarla. È da vent’anni che facciamo questa battaglia contro l’uso politico della giustizia e denunciamo che una parte della magistratura è il braccio armato della sinistra, pronto a colpire ogni volta che ci sono le elezioni».

Eppure in Fi nessuno si è schierato in difesa di Dell’Utri, Scajola, Galan.

«Perché oggi, purtroppo, anche nel mio partito si cerca sempre di piacere a tutti, di seguire l’onda dell’opinione pubblica. Ma ai miei colleghi voglio ricordare che il mostro dell’antipolitica non è mai sazio. Qualcuno pensa forse che per essere amati universalmente bisogna gridare “tutti in galera”? Allora, rinnega FI e la sua storia".

Nemmeno il Cav ha speso una parola per i suoi amici di una vita.

«Perché oggi dai giudici gli viene negato di parlare con i condannati come Dell’Utri».

Ma non gli è vietato parlare di Dell’Utri. Eppure non si è esposto per lui, e neppure per Galan, che non è un condannato.

«Ho sentito con le mie orecchie il dolore tremendo e la vicinanza di Silvio ai suoi amici. Ho sentito altri prendere le distanze da queste persone, ma non il presidente».

Sarà, ma in altri tempi in Fi non si sarebbe neppure preso in considerazione di consegnare un proprio parlamentare alla giustizia. Mentre la Gelmini e Romani hanno chiesto a Galan di dimettersi.

«Hanno sbagliato. Hanno letto tutte le carte? Hanno già deciso che è colpevole? Io no, perché sono garantista. Dopo Tangentopoli, la politica ha abdicato alla magistratura e non si è più ripresa. Anche se sono stati scritti libri su giudici pazzi squilibrati, i magistrati si giudicano tra di loro e puntualmente si autoassolvono. E la politica non trova il coraggio di rispettare i padri costituenti che introdussero l’articolo 68 perché volevano garantire l’assoluta indipendenza tra i poteri dello Stato. È come se oggi ci vergognassimo di mettere al centro le regole fondamentali del nostro assetto istituzionale. Ancora una volta abdichiamo».

Perché Fi ha ammainato la bandiera garantista?

«No, Fi non ha ammainato questa bandiera. Ma il rischio c’è, perché oggi è più facile dire “tutti in galera”. Quindi, meglio mettere un punto fermo subito: Fi è “il” partito garantista, noi abbiamo salvato dalla galera esponenti del Pd. Quello che dovremmo fare è darci delle regole interne».

Non è che, col Cav ai servizi sociali e in attesa di giudizio su Ruby, ora è meglio tenersi buoni i magistrati?

«Respingo questa logica. Anche perché quando i padri costituenti inserirono l’immunità nella Carta non sapevano che sarebbe apparso sulla scena Berlusconi».

Ma adesso anche Fi vuole cancellare l’articolo 68 dalla Costituzione.

«Io sono nel partito di Berlusconi e sto con lui in tutte le battaglie. Lui sta pagando un prezzo pazzesco per aver voluto una giustizia giusta. Rinunciare a questa battaglia significa consegnarci alla magistratura. Aspetto il premier al varco sulla riforma della giustizia e sulla responsabilità civile dei magistrati. Noi alla Camera l’abbiamo votata. Ora capiremo se Renzi ha subito l’abbraccio mortale dei magistrati. Di sicuro è più facile, perché così l’immunità puoi ottenerla senza avere le palle di metterla per iscritto nella riforma del Senato. Io le palle per scriverla ce l’ho».

Romani si è dichiarato «ostile» all’immunità dei nuovi senatori. Quindi anche Fi non ha le palle?

«Non giudico. Chiedo a tutti, in primis a Renzi, ma anche al mio partito, che la politica non si vergogni di esigere l’indipendenza dalla magistratura. Non possiamo fare passi indietro. È pericolosissimo. Immunità non vuol dire impunità. Guardiamo alla Francia. Sarkozy è sotto processo e rischia parecchio, ma gli hanno fatto portare a termine il suo mandato da presidente della Repubblica. Stiamo attenti ad abdicare e a voler essere amati da tutti».

Come si comporterà in aula se Fi deciderà di votare per l’arresto di Galan?

«Lo escudo. Ma se dovesse succedere, faccio una rivoluzione. Vorrebbe dire che anch’io sono stata presa in giro e che Fi non è più il mio partito».

OSPEDALI DI MARCIANISE E MADDALONI.Trasferimenti sì, trasferimenti no: De Angelis e De Lucia chiamano in causa il presidente Caldoro

OSPEDALI DI MARCIANISE E MADDALONI.Trasferimenti sì, trasferimenti no: De Angelis e De Lucia chiamano in causa il presidente Caldoro

di Casertace.net


La questione sta facendo discutere ormai da mesi. I due sindaci chiedono l'intervento della Regione 


Marcianise (Ce): Al fine di tutelare l’interesse e la salute dei cittadini, e ritenendo necessario che la questione ospedaliera debba essere affrontata ad un tavolo regionale, il sindaco di Marcianise, Antonio De Angelis ed il primo cittadino di Maddaloni, Rosa De Lucia, hanno inviato una nota congiunta direttamente al presidente della Giunta campana, Stefano Caldoro.

A quest’ultimo le due fasce tricolori hanno chiesto un incontro, rendendosi disponibili già a partire da stamattina, giovedì.

Brescia: L'On. L'ara Comi apre il primo Info Point sui Fondi Ue

Brescia: L'On. L'ara Comi apre il primo Info Point sui Fondi Ue

di Gaetano Daniele




Con l'apertura dello sportello Europe4You si crea un legame diretto tra l'Europa e i cittadini, amministratori, enti locali, imprenditori che sono interessati a cogliere le opportunità esistenti in ambito transnazionale. L'Onorevole Lara Comi presente in sede una volta al mese.


Grande partecipazione all’inaugurazione del primo Europe4you, ufficio fortemente voluto da Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia e vicepresidente del PPE, per mettere a disposizione dei cittadini tutte le informazioni necessarie per accedere e usufruire dei fondi Ue, aiutare i giovani a trovare occupazione nei Paesi europei, informare le imprese e il settore produttivo sulle tante possibilità offerte dall’Europa.

Lo spazio, che si trova in via Callegari 10 a Brescia, è il primo di una serie, che interesserà diverse città del Nord Ovest. "Si tratta di una iniziativa apolitica e apartitica. Un passo importante, di un primo step verso l’obiettivo che mi sono posta nei miei primi 5 anni di legislatura e che intendo portare avanti adesso, con sempre maggiore impegno: vincere la partita dei fondi UE e dare un supporto concreto a cittadini, imprenditori ma anche amministratori di enti locali che vogliono avere informazioni sulle opportunità che offre l'Europa", ha spiegato l'Onorevole Comi. E proprio per segnalare il cambio di passo che questa apertura intende rappresentare, l'Onorevole Comi ha dato la sua disponibilità ad essere presente in sede una volta al mese. Su base quindicinale sarà a disposizione di chi lo desidera un tecnico specializzato nella compilazione di bandi e nella individuazione delle migliori opportunità, mentre ogni pomeriggio, a partire da lunedi 23 giugno, l'ufficio sarà aperto con personale a disposizione di chi vuole essere indirizzato alla ricerca di una opportunità di studio e lavoro in Europa.

A oggi, un terzo del bilancio europeo, che vale poco meno di mille miliardi ogni 7 anni, viene destinato ai cosiddetti fondi strutturali. L’Italia, mediamente, riesce a spendere solo il 49% dei fondi che le vengono assegnati. Peggio fanno solo Malta, Romania e Croazia. Polonia e Spagna viaggiano rispettivamente a una media del 75% e del 64,%. La stessa Germania assorbe il 72% delle risorse.

"L’Europa offre grandi opportunità, sta a noi coglierle, con buone proposte progettuali che siano in linea con le politiche che la Commissione Europea prevede e muovendosi nei tempi giusti. Per il 2014-2020 ci sono a disposizione per il nostro Paese complessivamente circa 100 miliardi (compresi i co-finanziamenti nazionali). Per la politica industriale l’Ue ha messo a disposizione circa 150 miliardi per i prossimi 7 anni. Nel quadro dei fondi per lo sviluppo regionale, rispetto al precedente quadro pluriennale 2007-2013, saliranno da 70 a 140 miliardi di euro le risorse per le PMI. Per la ricerca il programma quadro Horizon 2014-2020 gestirà fondi per 70,2 miliardi nei prossimi 7 anni.  La dotazione è aumentata di 22 miliardi rispetto al precedente programma quadro", ha evidenziato ancora Lara Comi. Le opportunità dunque ci sono, per tutti, imprenditori e giovani.

Oggi ci sono ancora 3 milioni di posti di lavoro vacanti nell'Unione Europea, perché non si trovano figure adeguate a ricoprirli, in particolare nella green economy, la sanità e i nuovi settori legati alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, mentre sono circa 3 mila i posti di lavoro disponibili presso le istituzioni europee (Parlamento, Commissione, Bei, Bce, Mediatore europeo, Corte di Giustizia, Comitato delle regioni ) accessibili anche tramite stage e tirocini.

Un supporto alla mobilità, all'impiego e alla formazione transazionale arriva anche dal progetto Erasmus per giovani imprenditori, che permette di imparare i segreti del mestiere da professionisti già affermati che gestiscono piccole o medie imprese in un altro Paese partecipante al programma europeo. Infine, il nuovo programma Erasmus per studenti, con un budget aumentato del 40%, ovvero 15 mld di euro per il 2014-2020, permetterà di svolgere esperienze di studio, formazione, stage ma anche sport all'estero. 

L'ex prefetto di Perugia come le mamme dei drogati: "Ho pensato di suicidarmi"

L'ex prefetto di Perugia come le mamme dei drogati: "Ho pensato di suicidarmi"



“Aspetto disposizioni da parte del ministro, andrò dove devo andare. Da buon servitore accetto e ubbidisco. In questi giorni ho pensato pure al suicidio. Così mi avrete sulla coscienza e potrei vedere dal cielo cosa scriveranno”. Queste le frasi choc pronunciate dall’ormai ex prefetto di Perugia Antonio Reppucci alla Zanzara su Radio 24. Nei giorni scorsi Reppucci era stato rimosso dalla carica di prefetto dopo alcune frasi pronunciate sulle madri di persone tossicodipendenti.

Contro i giornalisti - Davvero ha pensato al suicidio, chiedono i conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo?: “Certo. I giornalisti mi hanno messo in queste condizioni. Nessuno che abbia il coraggio di andare a vedere chi è questa persona. Non so, un mostro, uno che ha sbagliato ripetutamente, uno che ha rubato, uno che ha ammazzato qualcuno… Si può fare giornalismo in questo modo?”. Reppucci a La Zanzara se la prende con la stampa: “Si può fare giornalismo estrapolando una frase da un discorso di oltre un’ora? La penna fa più male di una fucilata, mi hanno dipinto come un mostro. Non ho mai fatto male a nessuno, nessuno ha guardato al mio curriculum, a quello che ho fatto nella vita”.

Larva umana - Come si sente adesso? “Sto come uno che sta andando al patibolo, sono diventato una larva umana”. “Mi sono chiuso nella stanza da letto – dice Reppucci a Radio 24- non reggevo. Pensavo a me stesso e a rendere conto al Padreterno. Se non c’è giustizia ma solo ricerca dello scoop, se il prefetto di Perugia è diventato il caso Italia con tutti i problemi che ci sono. Posso avere avuto una caduta di stile, chiedo scusa se ho offeso qualcuno. Chiedo scusa a quelli che non hanno capito il mio messaggio”.

Su Alfano - Considera eccessiva la decisione di Alfano? “Sono abituato ad accettare sempre le decisioni dei miei superiori. Capisco e comprendo. Obbedisco, un servitore dello Stato deve obbedire. Ma ho la coscienza tranquilla di fronte al Padreterno perché volevo lanciare un messaggio di risveglio, un inno alla vita invece che al suicidio: mamme state attenti ai figli, questo volevo dire”. “Sono amareggiato e meravigliato con i giornalisti – prosegue Reppucci - nei miei confronti c’è stata macelleria e killeraggio. Volevo dire suicidatevi alle madri secondo voi? Volevo dire tutto il contrario”. “Renzi? Chissà come gli è stata rappresentata questa storia – prosegue Reppucci - chi ha visto integralmente il mio intervento sa che volevo difendere Perugia, l’onorabilità della città che è rappresentata come capitale della droga e non è vero. E poi dire: care mamme se c’è tanto spaccio e consumo stiamo attenti guardiamo i nostri figli in fondo agli occhi, un discorso di carattere sociologico”.

L'intercalare - Una madre si può sentire offesa, fanno notare i conduttori? “Sì, si può sentire offesa. Ma volevo dire: preveniamo, evitiamo che i ragazzi si droghino. Anche io sono genitore e poteva capitare questa calamità e non accorgermene. Ma era in termini di risveglio, spronavo a stare vicini ai nostri figli”. E il linguaggio, il termine suicidio? “A Napoli diciamo ‘accirit’ quando è un fallimento, un intercalare. Questo è stato il mio errore e poi diciamo ‘tagliare la testa’ come uno scappellotto educativo, lo schiaffo educativo, un ceffone benevolo”.

SILVIO NON MOLLA E SCOPRE LE CARTE "Si voterà presto, così batteremo Renzi"

Berlusconi: non lascio la politica, si voterà presto e vinceremo




"Torniamo uniti. Lo dice in un appello ai moderati, Silvio Berlusconi leader di Forza Italia, con una intervista al Giornale, in occasione dei 40 anni del quotidiano fondato da Indro Montanelli. Io non mollerò mai - sottolinea - si voterà presto e batteremo la sinistra di Renzi".  Per Berlusconi dunque, le elezioni sono "forse non lontane". Elezioni nelle quali "il confronto vero sarà ancora fra noi del centrodestra e la solita  sinistra questa volta rappresentata dall’immagine più moderna di Matteo Renzi. Per questo stiamo lavorando a tempo pieno per organizzare Forza Italia per radicarla di più sul territorio, aprirla a volti nuovi, scegliere dirigenti che abbiano il consenso della base. In questo progetto - sottolinea - c’è posto per tutti e c’è bisogno di tutti". 

Nell'intervista Berlusconi si dice "certo che nessuno cadrà nella trappola di chi vorrebbe dividerci. Al contrario, comincia oggi un cammino per riportare tutti coloro che vogliono un’Italia più liberale, più efficiente, più solidale, che metta al centro la persona, ad impegnarsi con noi per riuscire finalmente a realizzarla". E sul futuro non ha dubbi: "Non lascerò la politica fino a quando l’Italia non sarà quel grande Paese liberale che abbiamo sognato. Ho riflettuto a lungo sugli ultimi risultati elettorali. Un innegabile successo di Renzi, non del Pd, come dimostrano i risultati delle amministrative, che però ha confermato tre cose: che per fortuna il pericolo Grillo, forse proprio grazie al nostro ripetuto grido d’allarme, si sta ridimensionando, che l’area moderata esiste e non si è ridotta nei numeri, nonostante molti nostri elettori abbiano scelto l’astensionismo, e che la parte di gran lunga maggiore dei moderati guarda a noi come punto di riferimento". Da qui le conclusioni di Silvio: "In queste condizioni, ci sono due cose che abbiamo il dovere di fare: collaborare a vere riforme che rendano finalmente l’Italia governabile, battendoci per quella più importante di tutte, l’elezione del presidente della Repubblica da parte dei cittadini; e prepararci per le prossime elezioni politiche, forse non lontane"

I pm mandano alla sbarra Bossi e i figli Salva solo la badante del Senatùr

I pm chiedono il processo per Bossi e i due figli



La vicenda è quella della gestione dei fondi della Lega. Chiesta invece l'archiviazione per Rosi Mauro



Il fondatore della Lega Umberto Bossi, i figli Riccardo e Renzo e altre sei persone vanno rinviati a giudizio. Lo ha chiesto oggi la procura di Milano nell'ambito della vicenda sulla gestione dei fondi della Lega. Tra le sei altre persone per le quali i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio c'è anche l'ex tesoriere di via Bellerio, Francesco belsito. A sorpresa, invece, la procura ha chiesto l'archiviazione per Rosi Mauro, l'ex vicepresidente del Senato nota anche come la "badante" del Senatùr, indagata per appropriazione indebita. Secondo i pm, Mauro avrebbe fornito "documenti di supporto prospettando spiegazioni che al pm sembrano accoglibili e comunque tali da rendere assai dubbia la solidità della prospettazione accusatoria".