Toto-Colle, il retroscena di Bechis: veleni e dossier nella corsa al Quirinale
di Franco Bechis
A forza di fare circolare nomi di possibili «quirinabili», qualcuno dei favoriti deve essersi perso per strada. Forse non è tornato più a casa, e i familiari disperati lo stanno cercando. Deve essere per aiutarli che ieri intorno a Montecitorio è improvvisamente apparsa una troupe televisiva del celebre programma “Chi l’ha visto?”, condotto da Federica Sciarelli: «Giriamo un servizio per la puntata di venerdì», assicuravano i cameramen. Chi sia il candidato scomparso, non si sa. Ma nelle redazioni dei principali media una certa preoccupazione si nota: avendo raggiunto ormai quota 50 la lista dei «papabili», il vero rischio è che il prescelto sia il numero 51, un po’ come capitò al conclave quando nessuno o quasi nei borsini della vigilia aveva incluso il nome di Jorge Mario Bergoglio. Per non rischiare una figuraccia, probabilmente appariranno alla rinfusa nuovi nomi nei borsini dei prossimi giorni. A Palazzo a dire il vero non sono tanti quelli di cui si chiacchiera in queste ore. Non c’è timore di bruciare i nomi: ormai tutti o quasi sono stati fatti. Quel che si nota è invece il movimento di piccoli manipoli, quelli che un candidato del cuore ce l’hanno davvero, e fanno di tutto per farlo avanzare. Soprattutto cercano di bruciare gli avversari spargendo sale su ferite aperte da tempo.
Il prescelto - Non pochi renziani vaticinano una scelta secca che il presidente del Consiglio Matteo Renzi farà sul nome del suo ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Non ci sono truppe però a fare campagna elettorale. I veri renziani aspettano solo un sospiro del Capo e poi diligentemente si adegueranno, spargendo tweet di miele e dichiarazioni colme di lodi per il prescelto. Padoan non ha tifosi, ma nemmeno troppi avversari. «Non può dirgli di no la minoranza Pd», spiegava ieri l’ex direttore de l’Unità, Giuseppe Caldarola, «perché lui era consulente di Massimo D’Alema nella Fondazione italiani-europei. E piace anche a chi guarda questa elezione dall’estero». Storceva la bocca invece Silvio Berlusconi, ma gli spifferi di palazzo dicono che avrebbe cambiato idea dopo che lo stesso Renzi gliene ha provato la fedeltà grazie al silenzio assoluto tenuto sulla vicenda del decreto fiscale del 24 dicembre scorso con quella normetta salva-Berlusconi che il ministro dell’Economia ha incassato con largo sorriso.
Si stanno muovendo da giorni invece le truppe che portano i candidati ex democristiani: quelli che vorrebbero Sergio Mattarella, e quelli che tifano Pierluigi Castagnetti. Sono fra i più attivi nel contattare la stampa per il gioco del tiro al piattello: spargono notizie che sono proiettili pronti ad abbattere il candidato che in quel momento sembra in volo. Missili e scud sulla candidatura di Giuliano Amato, che ha non pochi estimatori in Forza Italia come dentro il Partito democratico (dove l’unico che storce veramente la bocca è proprio Matteo Renzi).
Marco Travaglio è partito in tempo riunendo gli appunti di una vita professionale per «uccellare» il candidato. Bei colpi, che risvegliano i ricordi dell’opinione pubblica. Ma che a palazzo sembrano sortire l'effetto contrario. «Voterei Amato con gusto», confidava ieri il bersaniano Miguel Gotor un po’ scherzando, un po’ no, «solo per fare un dispetto al Fatto Quotidiano». Altri proiettili, questa volta pronti a puntare su Anna Finocchiaro, presidente della commissione affari costituzionali del Senato. Il suo nome appare spesso nelle rose ristrette di candidati: è una delle poche donne papabili, e si sa che sull’argomento il premier è assai sensibile. Con la gestione del pacchetto riforme, la Finocchiaro ha conquistato la simpatia e la stima del ministro Maria Elena Boschi, e anche questo argomento ha sicuramente presa su Renzi. Ha tifosi di primo piano anche in Forza Italia: piace al capogruppo dei senatori, Paolo Romani che ha costruito in questi mesi un buon rapporto con lei, e ancora di più piace a Donato Bruno, che con lei ha fatto coppia istituzionale da molto tempo su alcuni dei provvedimenti più delicati e bipartisan. La Finocchiaro ha chance, dunque. E ecco spuntare immediatamente le noto foto di Chi con lei che usava la scorta per fare la spesa all’Ikea. Poco? Non basta? Ecco confezionato il dossier sui guai giudiziari del marito, Melchiorre Fidelbo: è a processo per truffa e abuso per un appalto di informatizzazione a Giarre, provincia di Catania. Atti giudiziari, deposizioni di testimoni piuttosto pesantine durante il processo, e foto di lui (che assomiglia a un Massimo D’Alema un pizzico più giovane) e lei sorridenti a corredo del dossier. E soprattutto: sentenza prevista per i primi di febbraio, proprio all’indomani della elezione del presidente della Repubblica.
Troppo riserbo - Tiro al piattello centrato. Ma truppe pro-Finocchiaro già ieri in azione, pronte a contattare giornalisti per fare filtrare notizie alternative. «Anna ha fatto un solo errore: il riserbo sulle sue vicende personali», confidava un amico ex parlamentare ieri, «e invece era meglio che si sapesse che lei e il marito sono separati di fatto da molto tempo. Lei non c’entra proprio nulla con gli affari che fa lui...».