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lunedì 5 gennaio 2015

Candidati di Forza Italia al Colle Chi vuole chi: la mappa dei nomi

Forza Italia, tutti i candidati al Quirinale




Che Forza Italia sia divisa non è una novità. Da quando poco prima dello scisma alfaniano, le colombe si erano divise dai falchi, il partito non si è più ricompattato. Ma ora le fratture  interne avranno inevitabilmente ripercussioni sull’elezione del Presidente della Repubblica. Non a caso il premier è preoccupato: il primo “stress test” ci sarà giovedì 8 gennaio.  A Palazzo Chigi si parla ironicamente della “prova dell’otto”. La settimana che sta per cominciare infatti si comincia a votare per l’Italicum al Senato e sarà per Renzi la prova per capire se il Patto del Nazareno regge anche in vista delle elezioni per il Colle.

Il premier si chiede ancora se Berlusconi e iVerdini reggono ancora il partito. O se Raffaele Fitto può superare l’attuale soglia dei 18 senatori mettendo in crisi sia il voto per le riforme che quello per il Colle. Certo è che i segnali finora arrivati dalle esternazioni dei big azzurri confermano i sospetti e le paure del Pd. Non sono uniti. Era stato il portavoce Giovanni Toti ad infiammare gli animi poco prima di Natale spiegando: “Non c’è un veto assoluto rispetto a nessuno”. Ma Toti aveva detto un no forte a Prodi. Adesso, dopo il discorso di Napolitano ognuno pensa a un candidato diverso. Berlusconi, che in passato, aveva fatto il nome di Giuliano Amato adesso (come ha rivelato il nostro Franco Bechis) sarebbe pronto a sostenere Anna Finocchiaro e Sergio Mattarella. Augusto Minzolini e Daniela Santanché hanno dichiarato anche che sarebbero anche favorevoli a votare Romano Prodi. Renato Brunetta , capogruppo di Forza Italia alla Camera, nonostante il presidente della Mario Draghi Bce si sia sfilato dalla partita pensa al Governatore come possibile successore di Napolitano. E poi c’è Raffaele Fitto: il suo candidato è Pierferdinando Casini (che piace anche agli alfaniani di Ncd). In queste ore è spuntato anche il nome del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che potrebbe compattare Forza Italia e Ncd. Renzi spera ovviamente che il partito azzurro dia prova di compattezza e giovedì prossimo è pronto a testarlo.

Socci contro l'esercito rosso di Bergoglio: "Cosa succede a chi non è d'accordo"

Antonio Socci: com'è dura sfuggire all'Inquisizione dell'esercito rosso dei bergogliani

di Antonio Socci 



La stizzita «Inquisizione progressista» che in questi giorni si è scatenata contro Vittorio Messori mette in mostra un’intolleranza grottesca che è il connotato della stagione bergogliana. Ecco cosa è successo. Il 24 dicembre scorso Vittorio Messori, sul Corriere della sera, ha firmato un pacatissimo commento dove, con molto rispetto, accanto ad apprezzamenti per il papa argentino, ha esposto qualche «perplessità» su certi suoi gesti e dichiarazioni. Lo scrittore ha così dato voce a un disagio che, nel mondo cattolico, è sempre più vasto, anche se non viene raccontato dai media laicisti occupati ad osannare ogni giorno Bergoglio con uno sbracamento adulatorio che sfiora il ridicolo «culto della personalità». 

Anche molti vescovi e cardinali sono nauseati da un personalismo tanto esagerato e sospetto dei nemici di sempre della Chiesa, i quali infatti contrappongono Bergoglio alla Chiesa. Molti cattolici sono allibiti per la smaniosa ricerca dell’applauso ad ogni costo di papa Bergoglio che non si occupa dei cristiani perseguitati e massacrati, ma, per dire, dopo aver amorevolmente telefonato a Pannella, l’ha rifatto pure con Benigni (citandolo a sproposito nella messa in San Pietro) e ieri è intervenuto anche sulla guarigione del medico di Gino Strada. Nel mondo cattolico circolano battute sarcastiche su questa mondalità spirituale. Invece Messori ha evitato ogni polemica e ogni asprezza. Non ha nemmeno menzionato il traumatico Concistoro di febbraio e il Sinodo di ottobre che hanno visto per la prima volta un papa appoggiare e sostenere, da dietro le quinte, le tesi eterodosse di Kasper (stoppate per ora dalla sollevazione della maggioranza dei vescovi e dei cardinali).

Ratzinger - Messori è arrivato perfino a scrivere che - ad ogni modo - il «Papa emerito» ha dato «approvazione piena dell’attività di Francesco», cosa vera se s’intende che Benedetto ha dichiarato il riconoscimento gerarchico di Francesco, ma tenendo presente che papa Benedetto mai ha pronunciato una parola di adesione ai contenuti del magistero di Bergoglio. Anzi, in ogni sua dichiarazione pubblica di questi due anni, Ratzinger ha confermato i contenuti del suo pontificato che Bergoglio contraddice sui punti più importanti. Le considerazioni di Messori sono state pacate e rispettose. Ma per gli inquisitori bergogliani non importa. Basta mostrare qualche semplice «perplessità» per diventare - ai loro occhi - sospetti di sabotaggio, di torbido complotto e finire messi all’indice. Il cattobergogliano propugna l’ecumenismo più incondizionato con protestanti o ortodossi, vuole il dialogo con tutti, laicisti, massoni, comunisti cubani o cinesi, noglobal, islamici, perfino con i terroristi dell’Is (lo ha teorizzato lo stesso Bergoglio), ma nessun dialogo con i cattolici «ratzingeriani» o - come li ha definiti lui stesso al Sinodo - «tradizionalisti» (cioè fedeli al magistero di sempre). Quelli vanno «randellati».

Dunque a raffica hanno bersagliato Messori. Il primo è stato Luigi Alici, già presidente dell’Azione cattolica - per così dire - martiniano, il quale definisce il pezzo di Messori «un insopportabile esercizio di giornalismo obliquo». Alici condanna «scrittori e giornalisti» che fanno osservazioni critiche sulla «persona chiamata a guidare la Chiesa» (cioè sulle scelte papa Bergoglio), mentre ritiene che da «desacralizzare» sia il papato in quanto tale. Elogia infatti l’«opera provvidenziale di desacralizzazione della figura del papa» che Francesco conduce «in modo straordinario».

A dir la verità la dottrina cattolica dice l’opposto di Alici: la sacralità è propria dell’ufficio papale (la «figura del papa»), non della persona, fallibile e peccatrice, che di volta in volta lo ricopre. A scagliarsi contro Messori è arrivato pure Leonardo Boff, uno dei nomi simbolo della Teologia della liberazione sudamericana. Boff ha esaltato Bergoglio e ha attaccato, dopo Messori, il suo «amato Joseph Ratzinger» e gli «altri Papi anteriori». Boff è un ex frate che nel 1984 ebbe un pronunciamento negativo dalla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta da Joseph Ratzinger. Nel 1992, a seguito di alcuni richiami e moniti di Giovanni Paolo II, lasciò l’abito religioso. Le sue posizioni impregnate di marxismo (oggi pure di new age) lo hanno fatto diventare un leader noglobal. Il 17 dicembre si è saputo che papa Bergoglio lo ha chiamato chiedendogli i suoi libri che gli servono per preparare la sua prossima enciclica sulle questioni sociali ed ecologiche (i contenuti saranno quelli sentiti nel comizio papale al Leoncavallo e agli altri centri sociali). 

Boff dice: «Il Papa appartiene alla teologia della liberazione nella versione argentina». Poi aggiunge: «Il Papa ha criticato la dottrina sociale della Chiesa, la considera astratta e non abbastanza chiara nella distinzione, che dev’essere nitida, tra chi sono gli oppressi e chi gli opressori». Pur avendo lasciato l’abito religioso Boff dice: «Io celebro, faccio battesimi, matrimoni, tutti i sacramenti quando non c’è un sacerdote. I vescovi lo sanno e mi dicono: vai avanti. Mi sento bene, in questa veste di laico». E nessuno ha da ridire nel Vaticano di Bergoglio. Che ha pure cancellato la sospensione «a divinis» voluta da Giovanni Paolo II per Miguel D’Escoto, ministro sandinista che ancora oggi esalta Fidel Castro (ecco spiegato il crollo disastroso dell’appartenenza alla Chiesa in America Latina: con pastori così…). Infine va menzionato l’incredibile «appello» intitolato «Fermiamo gli attacchi a papa Francesco» (come? Con l’imbavagliamento? Con una retata di dissidenti? Con la deportazione in Siberia?).

Il testo, sottoscritto dalle firme storiche del cattoprogressismo, da don Paolo Farinella ad Alex Zanotelli, da don Santoro delle «Piagge» a don Luigi Ciotti, alle «Comunità di base», si lancia a testa bassa contro l’articolo di Messori, definendolo un «attacco mirato e frontale», «una vera dichiarazione di Guerra», addirittura «un avvertimento di stampo mafioso». Fa ridere questa conversione ultrapapalina del vecchio mondo della contestazione. E questa volontà censoria. Non era proprio il cattoprogressismo a scatenarsi nella critica contro i predecessori di Bergoglio? Del resto una reazione di stizzita intolleranza contro Messori si è notata pure negli ambienti della corte bergogliana. E il direttore di Avvenire l’altroieri ha allestito un’intera pagina per mostrare il suo zelo ultrabergogliano e condannare il pacato articolo del più famoso scrittore cattolico italiano come fosse un pericoloso eretico. Cose mai viste se si ricorda l’ossequio con cui Avvenire ha sempre trattato certi clericali che attaccavano duramente papa Ratzinger e Wojtyla. 

Il Conclave - È nota pure la riverenza di Avvenire verso il cardinal Martini che, negli ultimi anni, ha avanzato critiche ben dure del pontificato di Ratzinger. Ma il «papa conservatore» era mite, aperto, con lui c’era libertà e tolleranza. Invece l’attuale «numero uno» a parole elogia la «parresia», poi di fatto non sopporta le critiche e ha modi di commando sudamericani, che producono un clima di terrore in Curia. Resta la domanda su come abbia fatto un rappresentante della «teologia della liberazione», come lo definisce Boff (oggi consulente di Bergoglio), a conquistare il papato. La risposta sta in un conclave confuso e frettoloso (probabilmente con alcune violazioni delle norme, quindi con una possibile invalidità dell’elezione). Il collegio cardinalizio più conservatore che si ricordi è stato convinto di votare un papa in continuità con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI, mentre in realtà stava votando il candidato della sinistra cattoprogressista. Oggi molti cardinali sono sgomenti. E tutto appare surreale. A Natale trecento ballerini di tango si sono allegramente esibiti per il compleanno di Bergoglio sul sagrato di San Pietro, mentre nel mondo imperversa un macello di cristiani. 

Così si lavora il meno possibile: lo spiega il vademecum Cgil

Ecco come lavorare il meno possibile: il vademecum della Cgil




Non solo le malattie "strategiche": i lavoratori fannulloni e scansafatiche hanno moltissime possibilità per evitare di presentarsi al lavoro e percepire ugualmente lo stipendio. Si tratta di leggi e anche norme previste dai vari contratti di categoria che se applicate in modo scriteriato danno la possibilità al lavoratore di stare a casa a lungo. Sul sito della Funzione Pubblica Cgil è consultabile il vademecum dei permessi: dieci pagine in cui si spiegano tutti i possibili permessi a cui hanno diritto i lavoratori. Ci sono i 15 giorni di licenza matrimoniale e i giorni concessi ai dipendenti pubblici per concoeci ed esami. Chi dona il sangue ha diritto a 24 ore di permesso senza limite annuale (sono le strutture pubbliche a fissare un tetto di quattro donazioni l'anno per gli uomini e due per le donne).

I permessi - L'antitetanica permette di assentarsi dal lavoro nelle ore successive alla vaccinazione. Ci sono poi i permessi per curare famigliari ammalati: la legge 104 a cui si accede dopo l'autorizzazione dell'Inps e dà diritto a tre giorni di permesso al mese. Un'altra legge consente ai volontari della protezione civile di assentarsi anche per dieci giorni consecutivi dal lavoro per effettuare simulazioni e formazioni, in caso di calamità naturali dà diritto a 30 giorni consecutivi di assenze. Anche i volontari del corpo nazionale del soccorso alpino hanno diritto a permessi retribuiti.  Il datore di lavoro non può negare al dipendente il permesso di svolgere il ruolo di presidente, scrutatore, segretario o anche rappresentante di lista dirante le elezioni. Permessi pagati anche per consiglieri ed amministratori di enti lorcali, incluse le comunità montane. Poi c'erano i permessi sindacali su cui però si è abbattuta la scure di Renzi che li ha di fatto dimezzati. 

Pubblica l'elenco di chi non paga le multe Per il sindaco di Oristano finisce male...

Oristano, il Comune pubblica online l'elenco di chi è in ritardo con multe e tasse: maxi-denuncia




In provincia di Savona c'è un sindaco che per essersi rifiutato di incassare le tasse sulla casa è stato commissariato. A Oristano, in Sardegna, il primo cittadino ha invece deciso di percorrere un'altra strada: pubblicare sul sito del Comune l'elenco dei concittadini morosi che non hanno ancora pagato tutte le gabelle dovute. In entrambi i casi, comunque, l'effetto boomerang è assicurato, e pesante. Perché per Guido Tendas, primo cittadino di Oristano, è in arrivo una maxi-causa collettiva dei cittadini finiti, loro malgrado, alla gogna mediatica bollati in qualche modo come "evasori fiscali". Come riporta La Stampa, la volontà dell'amministrazione oristanese era quella di recuperare i 300mila euro di arretrati tra multe e tassa sui rifiuti. Peccato che i contribuenti finiti nella lista nera, pubblicata sul sito, abbiano preferito rivolgersi ai loro avvocati per violazione della privacy, e le associazioni dei consumatori sono al loro fianco. Ora il Comune ha fatto rimuovere dal sito l'elenco infamante, promettendo provvedimenti disciplinari per i funzionari responsabili della pubblicazione. Una marcia indietro forse tardiva, visto che fino a qualche tempo fa era lo stesso sindaco Tendas a difendere la strategia: per lui è "normale che siano pubblici i ruoli delle persone che hanno debiti con il Comune". "Se la pubblicazione - spiegava ancora il sindaco - servisse a far emergere la necessità che tutti versino quanto dovuto, direi che è uno strumento adatto".

C'è un Comune che cancella le tasse Risultato: lo Stato manda a casa tutti

La storia di Camiciottoli, il sindaco di Pontinvrea che non fa pagare le tasse sulla casa: commissariato

di Antonio Castro 



Alle tasse sulla casa (Imu,Tari, Tasi), non si sfugge. Anche se il comune - caso raro in Italia - ha i conti apposto, addirittura in attivo (50mila euro risparmiati sul bilancio da 1 milione di euro del 2014). Paradossi di una fiscalità tutt’altro che comprensiva. E dell’incrocio perverso con una direttiva pensata dal braccio destro di Matteo Renzi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Graziano Delrio, immaginata da un ex primo cittadino (di Reggio Emilia), per far risparmiare. Ma che avrà proprio l’effetto contrario.

I fatti: Matteo Camiciottoli, sindaco di Pontinvrea (Savona) che di mestiere fa il ristoratore, 850 residenti, ha (avrebbe) gestito così bene la finanza comunale da risparmiare sul bilancio circa 50mila euro. Morale i cittadini del borgo non pagano né Imu né Tasi sulla prima casa, e neanche la Tari. Miracolo? No, solo che Camiciottoli e i suoi amici della lista civica che amministra il paesotto hanno pensato bene di risparmiare e gestire al meglio i servizi comunali, a cominciare dalla raccolta dei rifiuti. Raccolta differenziata - riporta l’edizione locale del Secolo XIX e de La Stampa - che è balzata dal 20% al 64%. Morale: si sono risparmiati 30mila euro dal bilancio comunale e con qualche altra accortezza si è evitato di imporre dal 2012 ad oggi l’ennesimo balzello (Tasi, Tari Imu), sui contribuenti.

Peccato che il testardo e battagliero primo cittadino oltre a evitare ai sui amministrati (rivotato con il 97% dei consensi), di sborsare quest’anno le tasse sui servizi indivisibili, l’immondizia e la casa, si opponga alla fusione con gli altri piccoli comuni limitrofi. E così - ricorda il quotidiano torinese - «tra qualche settimana arriverà un commissario prefettizio ad acta». A fare cosa? Ad imporre al comune di Pontivrea di unirsi o associarsi con gli altri paesotti limitrofi per «associare le funzioni amministrative, dall’anagrafe alla ragioneria». 

Il decreto Delrio sull’accorpamento prevedeva come scadenza ultima per optare per l’aggregazione dei piccoli comuni il 30 dicemrbe. Solo che il sindaco e il Consiglio comunale non hanno obbedito. E così tra qualche giorno un commissario incaricato dalla Prefettura di Savona scalerà il 425 metri (sul livello del mare), per ottemperare agli obblighi romani e avviare la fusione comunale.

«Le unioni consociate», Camiciottoli giustifica così la decisione di non fondersi, «smontano poteri e funzioni dei paesi con problemi di gestione, risorse e costi aggiuntivi, come riferito dalla Corte dei Conti in audizione alla Camera. Il progetto viola l’articolo cinque della Costituzione. Essendo inemendabili i primi dodici punti della Carta costituzionale, i nostri legali sono pronti a ricorrere al Tar». Insomma, Delrio e Renzi, ex sindaci ma di grandi città, dovranno spiegare e giustificare in un aula di giustizia (amministrativa), perché un comune virtuoso, che elimina le tasse ai residenti, gestisce bene i compiti assegnati, debba forzatamente fondersi con altri.

Ma c’è dell’altro e la vicenda potrebbe non finire così. Almeno non subito. La giunta comunale ha aderito a una causa contro la presidenza del Consiglio e il Viminale per far dichiarare l’incostituzionalità («con violazione degli articoli 2, 3, 42, 47 e 53 della Carta»), della tassazione sulla prima casa. E in primavera si terrà la prima udienza al tribunale di Genova. 

Il nostro sospetto, chiosa il sindaco barricadero, è che si tratti di un «un falso risparmio». L’obiettivo vero è creare Comuni «di 15mila abitanti che invece di essere amministrati da liste civiche finiranno sotto il “cappello” della politica. Piuttosto», rilancia, «consorziamoci per offrire servizi meno cari, come mense o scuolabus». E la rivolta antitasse dei sindaci si espande. A Roccavignale, sempre nel savonese, il sindaco per evitare di far pagare l’Imu agricola ha proposto di spostare la sede sopra 600 metri di quota. L’altra settimana il Comune di Fivizzano, (Massa Carrara), ha deciso di spostare la sede legale in una frazione ad 860 metri di altezza per provare a non pagare l’Imu agricola (116 mila euro per 8mila abitanti).

Le cinque App "indispensabili" per spiare partner, figli e dipendenti

Tecnologia, le cinque App "indispensabili" per spiare partner, figli, amici e dipendenti




Spiare quello che dicono o fanno i propri coniugi, partner, figli, amici o impiegati? Sapere dove sono, o con chi? Si può fare, e non è un mestiere complicato da investigatore privato o hacker. Basta scaricare una App e dare una sbirciatina (a voler essere rigorosi, "violare" la privacy) dal proprio smartphone o tablet. E' Market Watch a stilare la lista "indispensabile" per gli aspiranti spioni.

Le cinque App indispensabili - Studiata per iPhone e iPad, Connect consente di monitorare le azioni del soggetto da seguire sui principali social network (Facebook, Twitter, Instagram, Google Contacts, LinkedIn): in pratica, un aggregatore di profili che mette a confronto status e aggiornamenti della stessa persona senza il bisogno che questi accetti alcuna vostra richiesta o invito. C'è poi Find my friends, per iPhone e Android, che segue i movimenti di una persona grazie alle mappe e alla sincronizzazione con la rubrica del telefono. Utilissima per ritrovare un iPhone rubato, può servire ai più maliziosi per rintracciare anche il dispositivo di qualcun'altro... Trick or Tracker, invece, è pensata per permettere ai genitori di seguire passo passo i propri figli. Per Android o iPhone, ha il "difetto" di richiedere il consenso delle persone seguite ma può essere molto utile quando un figlio, magari un minore, si sposta da solo fuori casa fornendo aggiornamenti ogni 15 minuti. C'è anche una App fatta apposta per i datori di lavoro più sospettosi: con Trackerphone App possono tenere sotto controllo i dipendenti monitorandone il telefono, individuarne i movimenti nelle ultime 24 ore nel raggio di 10 metri e registrare informazioni tra i 2 e i 60 minuti. Particolarmente indicata per chi ha dipendenti furbetti e assenteisti. Topsyapp, infine, si presenta come la applicazione definitiva, "progettata per monitorare i vostri dipendenti, figli o altri su un dispositivo mobile o smartphone che possedete o che avete il diritto e consenso di monitorare". Costa più della media (da 6,99 a 33,99 dollari al mese) ma di fatto è il compendio di tutte le altre App. 

domenica 4 gennaio 2015

Letta, Prodi, Merkel e Cameron: la lezione a Renzi sui voli di Stato

Letta, Prodi, Merkel e Cameron: lezione a Renzi sui voli di Stato




La notizia l'ha data un grillino: "Matteo Renzi ha usato un volo di stato per andare con la famiglia a Courmayeur". Renzi si difende, dice che non è stata una scelta ma una necessità dettata dall'obbligo di rispettare le regole della sicurezza (leggi la sua difesa). Se è vero che non c'è nulla di illegittimo (questo dovrà essere accertato) è altrettanto vero che l'uso dei mezzi di Stato è facoltativo. Nel 2006 per esempio Romano Prodi arrivò sul passo Campolongo alla guida della sua auto ed Enrico Letta, nei trasferimenti che non riguardavano impegni istituzionali, volava su aerei di linea. Ci sono poi esempi europei. Il più eclatante è quello del primo ministro inglese David Cameron. Fece scalpore, nel 2011, la sua partenza per andare in vacanza a Ibiza insieme alla famiglia. Quella volta Cameron scelse una compagnia low cost e si presentò al banco Easyjet tenendo per mano i figli Nancy, sette anni, e Arthur, cinque. Mancavano la moglie Samantha e l’altra figlia, Florence, all’epoca di otto mesi, ma solo perché erano partite il giorno prima. Sempre con Easyjet, of course. 

Esempio tedesco - Il primo ministro inglese, comunque, non è l’unico a scegliere le vacanze low profile. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel si è sempre distinta per le ferie all’insegna della sobrietà. Ad esempio, quando trascorre un periodo di relax nell’amata Ischia (la prima volta ci andò con il padre circa vent’anni fa), è solita raggiungere l’isola insieme al marito a bordo di un traghetto di linea. Non solo. Nell’aprile del 2014 la cancelliera, sempre accompagnata dal fedele consorte, si è recata anche a visitare gli scavi di Pompei pagando di tasca sua il biglietto d’ingresso per lei e per le persone che la accompagnavano, tra cui c’erano alcuni uomini della scorta.

Un altro Napolitano: le cariche del figlio

Dopo Napolitano un altro Napolitano: il figlio di Giulio




Il successore di Napoltano? Napolitano. Non è un refuso, ma una possibilità: quella che al Colle dopo Giorgio Napolitano, arrivi suo figlio Giulio Napolitano. Certamente non a "questo giro", considerato che "il principe Giulio" ha solo 45 anni e non ha raggiunto i 50 anni previsti dalla Costituzione per diventare Presidente della Repubblica.  Della suggestione ne parla Il Giornale che sottolinea che il figlio dell'attuale Capo dello Stato sia un habitué dei Palazzi dei poteri romani. Professore all'Università RomaTre "a lungo guidata dal rettore Guido Fabiani, per coincidenza marito della sorella di Clio Napolitano, madre di Giulio". Il figlio del presidente ha ricevuto molte consulenze: dalla giunta Veltroni, dal Conim, dalla Federcalciio, dall'Agcom e anche dalla Fondazione dell'ex presidente del Consiglio Enrico Letta...Ben inserito nei palazzi che contano, Giulio potrebbe prendere il posto di papà Giorgio. A nessuno è sfuggita la sua presenza in bella vista nella foto dietro al padre mentre prepara il discorso di fine anno....

La figura - Giulio Napolitano - come scrive il sito L'inKiesta "sembra destinato a prendere quel ruolo di mediazione e tessitura economico-politica bipartisan, appaltato nella prima e nella seconda Repubblica all’ex direttore del Tempo". Frequentatore dei salotti romani che, nel tempo libero, si sposta nella Toscana "che conta", tra Capalbio ed Ansedonia. Anche qui Giulio si muove con disinvoltura esattamente come nei meandri a molti oscuri dell'amministrazione dello Stato. Insomma, per un Napolitano (Giorgio) che lascia la scena politica, si affaccia con prepotenza un altro Napolitano (Giulio). Arriverà anche lui al Colle? C'è chi è pronto a scommettere che è solo questione di tempo....

Evasione fiscale, cambia tutto Pene più morbide: ecco la riforma

Reati fiscali, salterà un processo su tre




Novità sui processi per i reati fiscali. L'innalzamento della soglia di punibilità per omesso versamento dell'Iva e delle ritenute (dai 50 mila euro attuali a 150mila) farà cadere circa un terzo dei procedimenti. Uno su tre dei processi in corso per i reati di omesso versamento Iva e ritenute è destinato a essere archiviato. Sarà questo il primo effetto delle soglie di punibilità più elevate, previste dallo schema di decreto legislativo sulla certezza del diritto, esaminato in prima lettura dal Consiglio dei ministri della vigilia di Natale. Come racconta il Sole 24 Ore , l'intervento attua i principi stabiliti dalla delega fiscale, concentrando l'azione penale sulle ipotesi più gravi di frode e, allo stesso tempo, allentando la presa sulle violazioni più strettamente legate alla crisi economica. Si tratta, in particolare, dei reati di omesso versamento di Iva e di ritenute. Oggi il fascicolo in Procura viene aperto se la somma non versata supera i 50mila euro. Invece, se il testo esaminato dal Governo (e inviato alle commissioni parlamentari per i pareri) verrà confermato, la soglia per il penale salirà a 150mila euro. Per le violazioni sotto questo importo si applicherà solo la sanzione amministrativa. 

Processi - Conti alla mano, se consideriamo le notizie di reato pervenute negli ultimi tre anni in 38 Procure tra quelle interpellate nelle scorse settimane, significherebbe archiviare circa 8.500 fascicoli su poco più di 25mila. A questo poi andrà sommato il dato sui procedimenti pendenti, anche alla luce del fatto che un numero elevato di fascicoli è stato “chiuso” nel 2014 e altri lo saranno anche nei prossimi anni per effetto della sentenza della Corte costituzionale dello scorso aprile (80/2014) che ha allineato le soglie di punibilità fino all'estate 2011 tra omesso versamento e omessa dichiarazione Iva. Per far uscire dalle Procure i fascicoli con le violazioni più contenute, inoltre, la bozza di decreto legislativo esaminato dal Governo esclude il reato in tutti i casi in cui l'importo delle imposte - sui redditi e Iva - evase non supera il 3% di quelle dichiarate. 

Clamorosa indiscrezione sulla Merkel: Grecia ed euro verso il terremoto

Der Spiegel: Merkel e Schaeuble tranquilli, la Grecia può uscire dall'Euro




Il governo tedesco ritiene che l'Eurozona sia assolutamente in grado di sopravvivere all'eventuale uscita della Grecia, se sarà necessario. E' quanto rivela il settimanale tedesco Der Spiegel che cita fonti del governo di Berlino, che riferiscono a loro volta delle convinzioni sia del cancelliere Angela Merkel sia del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble. Per i due l'Eurozona, dal primo gennaio a 19 con l'ingresso della stabile ed economicamente affidabile Lituania, abbia effettuato le necessarie riforme dalla crisi del 2012, quando Atene venne salvata dalla troika Bce-Ue-Fmi per rendere gestibile l'eventuale addio della Grecia all'euro. 

La granata Tsipras - "Il pericolo di un contagio è limitato perché Portogallo e Irlanda (gli altri due Paesi salvati) si debbono considerare riabilitati", riferisce lo Spiegel. Allo stesso tempo contro il rischio di conseguenze negative c'è anche il fatto che l'European Stability Mechanism (ESM), il fondo di salvataggio dell'Eurozona, sia un "efficace" sistema di recupero e che sia ora operativo, a differenza del 2012. Lo stesso vale per le grandi banche. Da Berlino nessun commento alle indiscrezioni dello Spiegel, che aggiunge come non sia ancora chiaro il particolare - tutt'altro che secondario - se un Paese che esca dall'Eurozona possa restare nell'Ue. In sintesi il settimanale di Amburgo riferisce che per il governo tedesco l'uscita della Grecia dall'euro sarà inevitabile se i sondaggi saranno confermati nelle urne il 25 gennaio e a vincere sarà l'estrema sinistra di Syriza di Alexander Tsipras, che non vuole uscire dall'euro ma intende rinegoziare l'accordo di salvataggio con la troika cancellando una grossa fetta del debito pubblico greco. 

Renzi sulla neve, grosso guaio a San Silvestro... I 5 Stelle accusano: "Ecco cos'ha combinato a Courma"

M5S: "Renzi ha usato l'aereo di Stato per le vacanze a Courmayeur




Matteo Renzi sotto attacco. Il premier è finito nel mirino del Movimento Cinque Stelle che lo accusa di aver usato un volo di Stato per le sue vacanze: esattamente per aver utilizzato l'aereo che lo aveva portato in visita ufficiale a Tirana per andare a sciare ad Aosta, con un passaggio precedente da Firenze per prendere mogli e figli. L'accusa arriva da Carlo Sibilia, membro del 'direttorio' M5S. Sibilia scrive su Facebook: "Vacanze renziane. Tratto da una storia vera scoperta dal mio collega Paolo Romano". Replica stringata via Twitter del premier, che si è detto obbligato a seguire le procedure di sicurezza.

L'accusa - "Martedì 30 dicembre del fu 2014 un Falcon 900 della flotta di stato solca i cieli del Mediterraneo. Riporta a casa da Tirana il nostro SuperPremier. Secondo i piani di volo il Falcon dovrebbe far rotta su Roma, ma evidentemente il premier ha fretta. Deve andare in vacanza. Dunque perchè perdere tempo?". "Abbiamo un premier che va avanti con la forza delle decisioni - prosegue il deputato 5 stelle - quindi anche il Falcon si deve adeguare. Dirottato su Firenze, imbarca moglie e figli del presidente del Consiglio e riparte alla volta di Aosta".

Chi paga? - "Piccola parentesi - scrive ancora Sibilia - avete presente in che condizioni versa questo aeroporto? I consiglieri aostani del Movimento 5 Stelle ne denunciarono tempo fa la condizione di completo abbandono. Più che un aeroporto è un cantiere abbandonato che non si sa se mai prenderà la forma di un aeroporto degno di questo nome. Ma queste son quisquilie. Arriva l'ordine e la struttura si adegua tra paglia di roccia imballata, cartongesso in disfacimento. E il Falcon con Renzi e famiglia atterra alle 21.25 sempre di martedì. Vacanze a Courmayeur. All'insegna del risparmio ovviamente. Di chi? Di Renzi e famiglia che alloggia nella caserma degli Alpini a spese della comunità (noi)".

"Spudorato" -"Qualche considerazione - prosegue - un Falcon quando si muove, ha un costo notevole (euro 9.000 all'ora). Tale aereo è sì atterrato sulla pista del quasi aeroporto di Aosta, ma non ha potuto sostarvi che il tempo necessario per sbarcare la famigliuola in vacanza. Dopo ha ripreso subito il volo per tornare a Roma. Domanda (lecita): quanto è costato questo volo di Stato in missione-vacanza?". "A mio avviso - conclude - c'è qualcosa di spudorato. Abbiamo una situazione difficilissima. Da mesi e mesi si chiede dall'alto agli italiani di fare sacrifici... E gli italiani son costretti a fare sacrifici senza che glielo si ricordi. Poi si assiste ad uno scialo di mezzi pubblici del genere. Ma vi ricordate il presidente Pertini? Vi potreste anche solo immaginare Pertini che usa un volo di Stato, un aereo di lusso, per portare la moglie a sciare? Ovviamente e sfortunatamente per noi, tutti i dati sono stati accertati. Vediamo se qualche Tg riporta la notizia...".

Bechis: veleni e ripicche a sinistra La brutta storia di soldi ed evasione che fa litigare De Benedetti e Soru

Renzi pizzica De Benedetti sull’Iva. Lui accusa Soru, è guerra a sinistra

di Franco Bechis 



Matteo Renzi, attraverso l’Agenzia delle Entrate guidata dalla fedelissima Rossella Orlandi, ha pizzicato Carlo De Benedetti evadere oltre mezzo milione di Iva. L’accertamento del fisco è stato fatto sulla società M&C (ricordate la Management & Capitali nel cui consesso avrebbe dovuto celebrarsi - e non accadde - il matrimonio De Benedetti-Berlusconi?), controllata dalla holding per spa di cui unico azionista è proprio l’Ingegnere. Mancavano all’appello 617mila euro di versamenti Iva relativi all’anno 2008, e il conto è stato subito presentato dal fisco. De Benedetti ha deciso di pagare, ma non è finita lì. Perché la scelta successiva rischia di scatenare una piccola guerra tutta interna alla sinistra italiana. L’Ingegnere ha infatti utilizzato un Dpr del 1972 rivalendosi sul partner commerciale con cui era stato stipulato il contratto privo di quel versamento Iva. E ha presentato una fattura da 617mila euro tondi a Tiscali Financial Services Sa, la società lussemburghese del gruppo Tiscali di Renato Soru, altro imprenditore Pd di riferimento, che sembra avere gradito assai poco la mossa. Mentre è in corso quel regolamento dei conti fra i due finanzieri di sinistra, la Orlandi non ha perso tempo, inviando a De Benedetti per le stesse società un’altra contestazione, questa volta relativa al 2009: 80mila euro di Iva non versata. La somma era meno rilevante, e alla fine l’Ingegnere ha deciso di pagare senza opporsi né rivalersi su chicchessia. Tanto non ha sborsato un euro: è riuscito a compensare con altri crediti che vantava dal fisco, e l’evasione Iva è finita in gloria…

sabato 3 gennaio 2015

Pensioni, il giallo dei pagamenti Non si sa quando arrivano gli assegni

Pensioni, il caso dei pagamenti: caos sulle date




E' caos nel governo sulla data per il pagamento delle pensioni. Un pasticcio creato con la legge di Stabilità, che ha introdotto un nuovo termine, il 10 di ogni mese, accanto a quelli abituali del primo del mese per i pensionati Inps e del 16 per quelli dell’ex Inpdap (pubblico impiego). Ma a gennaio non ci saranno problemi, assicura l’Inps con un comunicato. Il prossimo mese "non ci sarà nessuna novità sul calendario dei pagamenti ", afferma l’istituto di previdenza, ribadendo che "gli assegni verranno liquidati come sempre il primo del mese e il 16". La questione si presenterà però nei mesi successivi, per cui, sottolinea l’Inps, occorrerà trovare "una soluzione". Insomma dal primo febbraio non ci saranno più certezze. 

Chi riguarda - Il problema riguarda i soli pensionati che incassano più assegni, compresi quelli di reversibilità e invalidità, legati a carriere sia nel settore pubblico sia nel privato. Per loro, stando alla legge di Stabilità, la nuova data sarebbe il 10 del mese, con un forte ritardo per chi finora ha riscosso il primo. Tuttavia l’Inps assicura che "farà di tutto per non introdurre una nuova scadenza, che non sia il primo e il 16 del mese" ed evitare "di procrastinare il pagamento delle spettanze". La questione era stata nuovamente sollevata ieri dallo Spi-Cgil che sollecita una risposta al governo e al nuovo presidente dell’Inps, Tito Boeri. Lo stesso Spi sottolinea che a gennaio gli assegni previdenziali saranno più leggeri perché i pensionati italiani dovranno restituire allo Stato una parte della rivalutazione ricevuta nel 2014, calcolata inizialmente con un tasso provvisorio dell’1,2% e poi assestatosi in via definitiva all’1,1%. In questo modo, secondo i calcoli del sindacato, una pensione minima perderà 5,40 euro rispetto a dicembre 2014 mentre una pensione da 1.500 euro perderà 16,30 euro.

Roma, sesso di gruppo in sacrestia: finisce in manette il parroco dei Parioli

Sesso di gruppo in sacrestia: in manette il parroco dei Parioli




Aveva lavorato come parroco in Argentina, nella provincia di Salta nell'estremo nord occidentale del Paese. E qui che il sacerdote, all'epoca dei fatti, parroco in uno dei 23 dipartimenti amministrativi della regione, ha compiuto abusi sessuali su una serie di ragazzi, arrivando addirittura ad organizzare orge di gruppo. Ora il parroco, da alcuni anni riparato in Italia, è stato arrestato in una chiesa romana, lo scorso 31 dicembre, ma la notizia è trapelata solo nella tardissima mattinata del 2 gennaio. L'arresto è stato eseguito dagli agenti della Squadra Mobile, perché era pendente su di lui un ordine di carcerazione emesso dalle autorità argentine. 

Marò, Latorre ricoverato a Milano E l'India conferma: Girone è un "ostaggio"

Marò, Latorre ricoverato a Milano e arriva la conferma: l'India tiene Girone in ostaggio




Massimiliano Latorre è stato ricoverato in un ospedale di Milano per accertamenti. Secondo le indiscrezioni, il marò sarebbe arrivato in ospedale ieri per il programma di recupero dopo l'ischemia che lo ha colpito alla fine dello scorso agosto. Intanto spuntano nuove inquietanti particolari sulla vicenda. Il ministero indiano degli interni si è espresso contro la concessione di un permesso natalizio per Girone perché considerava la sua permanenza in India l'unica garanzia per il ritorno di Massimiliano Latorre. Lo scrive oggi il quotidiano indiano "The Economic Times". Il ritorno di Latorre è atteso per il 13 gennaio. 

"Così è più facile fare le multe..." La nuova arma dei vigili per punirci

La Spezia, arriva il libretto per le multe “elettroniche”




Addio al libretto delle multe. Lo spauracchio degli automobilisti va in pensione. La tecnologia va avanti e il quaderno delle multe diventa digitale. Lo sostituisce un palmare che dialoga in wireless con una ministampante dotata di carta termica che l’agente 2.0 ha nel cinturone. L'esperimento di La Spezia, come racconta il Secolo XIX è destinato ad allargarsi. Completa la dotazione una specie di mouse che parla in tempo reale con le schede intelligenti della Mobilità e Parcheggi di Atc che gli automobilisti spezzini hanno sul parabrezza. 

Cosa cambia - In pochi minuti nel centro storico di Spezia una coppia di agenti riesce a controllare senza problemi una fila di auto verificando in tempo reale se possono sostare in quell’area oppure lo fanno abusivamente perché il proprietario è residente in altro quartiere. L’agente tira fuori il palmare. Lo punta sulla sul parabrezza e in un attimo gli dice tutto. Proprietario. Residenza. E tutte le notizie sensibili. Gli dice anche che quell’auto lì non ci può stare ed ecco che in un batter di ciglia si accende la spia lampeggiante verde sulla ministampante che l’agente ha in vita. 

Multa su carta termica - Qualche secondo e la multa esce su carta termica, la stessa per capire che viene usata per le schedine dell’Enalotto. "Le potenzialità di questi oggetti sono importantissime – dice Alberto Pagliai, comandante dei Vigili Urbani della Spezia al Secolo XIX – e consentono di aver notizie in tempo reale. Scattare foto. Fare filmati. Insomma un grande ausilio in più. Tutte le notizie che ci dà la centrale operativa con un collegamento radio le abbiamo direttamente sul palmare. Per questo ci permetterà di ridurre anche il personale nella centrale da due a un operatore in caso di necessità". E ha aggiunto: "Abbiamo fatto una sperimentazione nel corso di questi mesi e adesso l’utilizzo diventa metodico e sarà incrementato progressivamente fino alla completa sparizione di tutte le dotazioni cartacee".

Mario Giordano: "Sembra il Duce, ma è solo l'incredibile Matteo delle nevi"

Giordano: "Sembra il Duce, ma è solo l'incredibile Matteo delle nevi"

di Mario Giordano 



Eia Eia Renzi là. Agenzia Ansa-Stefani del 1 gennaio 2015, ore 9.45: «Il premier ha voluto iniziare di buon’ora sulle piste da sci di Courmayeur. Ha lasciato alle 9.30 la caserma degli alpini Perenni e si è diretto verso gli impianti di risalita». Qualche figlio di perfido Albione, imparentato con un gufo, potrebbe pensare che le 9.30 segue dalla prima non sono proprio la «buon’ora» per uscire di casa. Ma si tratta di nemici del popolo, che impareranno presto la lezione a suon di olio di ricino alla fiorentina. Del resto è noto: chi si ferma è perduto. Se avanzo seguitemi, se indietreggio prendete lo skilift. 

Eia Eia Renzi là. Agenzia Ansa-Stefani del 31 dicembre 2014, ore 14.56: «Il premier si è tuffato con stile sicuro in una non stop di discese durata più di tre ore. Giacca azzurra, occhiali a specchio e attrezzatura impeccabile, non hanno impedito agli increduli sciatori di riconoscerlo». La folla osannante pare abbia cominciato a gridare: marciare per non marcire, sciare per non poltrire. 

Eia Eia Renzi là. Agenzia Stefani del 31 dicembre 2014, ore 14.56. «Neanche il tempo per lui di mettere gli sci che già sui pendii innevati ai piedi del Monte Bianco è tutto un “hai visto Renzi?”. Il rituale del selfie non è stato negato a nessuno, anche il giovane fan più intraprendente è stato accontentato». Prendere nota, in questa circostanza, della generosa disponibilità di Sua Altezza Sciatrice. Chi ci dà la luce? Matteo Duce. Chi premia i bambini? Matteo con i guantini. Sui pendii innevati del Monte Bianco, come in un unico coro celeste, si leva il grido di battaglia delle nuove leve dei Figli della Boschi-Lupa: boia chi molla, hai visto Renzi? 

Eia Eia Renzi là. Agenzia Stefani del 1 gennaio 2014, ore 9.45. «Il premier ha trascorso la serata dell’ultimo dell’anno nella foresteria della struttura militare assieme ai familiari e non si è recato, come invece era previsto, al palaghiaccio di Courmayeur». Nessuno svago, nessun divertimento. Me ne frego. Dopo le polemiche sollevate dai giornali nemici del popolo (Libero) sulle vacanze estive a gratis in sontuosi hotel della Versilia, il premier questa volta è stato costretto a scegliere per sé e per i suoi familiari ben più modesta dimora, cioè la caserma degli alpini. Non sfuggirà, però, che Sua Altezza Imperiosa anche questa volta è riuscito nell’eroica impresa di farsi una bella vacanza, con famiglia al seguito, senza pagare un euro.

Eia Eia Renzi là. Agenzia Stefani del 1 gennaio 2015, ore 14.29. «Il premier si è presentato sulle piste da sci di Courmayeur indossando una giacca della nazionale azzurra olimpica di Sochi 2014». Nota per i redattori: si prega di evidenziare, nell’estensione dell’articolo di entusiastico appoggio alle prodezze sciistiche del nostro premier, che egli non solo è riuscito a non pagare l’hotel. Non ha pagato nemmeno la giacca a vento.

Eia Eia Renzi là. Agenzia Stefani del 31 dicembre 2014, ore 14.56: «Il premier ha pranzato in rifugio a quota 2.000 metri». A quota 90, purtroppo, era tutto esaurito.

Eia Eia Renzi là. Agenzia Stefani del 31 dicembre 2014, ore 20.53. «Il premier Renzi, che si trova a Courmayeur per un breve periodo di vacanza, ha incontrato il presidente della Regione Valle d’Aosta. All’incontro, svoltosi nella caserma degli Alpini Perenni, dove il presidente Renzi soggiorna, e durato circa un'ora, hanno anche partecipato i parlamentari valdostani». Il duce gigliato non riposa mai. La luce è sempre accesa. Il renzista non ama la vita comoda. Parola d’ordine: credere, obbedire e chiacchierare. Da evidenziare che la caserma, in cui Sua Altezza Montanara ha trovato ospitalità, è intitolata a Luigi Perenni, non a caso grande sciatore e militare, eroicamente scomparso nel ’43.

Eia Eia Renzi là. Agenzia Stefani del 1 genaio 2015, ore 14.29. «Il premier ha approfittato della giornata di sole per una sciata di diverse ore. Ha raggiunto le piste tramite l’ovovia di Dolonne e da lì ha sciato nella zona del Plan Chercuit, anche su percorsi mediamente impegnativi. Il premier Renzi, che è uno sciatore esperto, è accompagnato da un maestro del centro addestramento alpino». Si prega di mettere in luce, nell’articolo, l’obbedienza del sole che, a differenza dei gufi, risponde pienamente alle esigenze del premier, la capacità del medesimo premier nel passare tra i cerchi di fuoco e i paletti dello slalom («sciatore esperto», «percorsi impegnativi», citare l’agenzia Stefani di ieri sullo «stile sicuro») e non dimenticare la scelta virtuosa di salire in quota con l’ovovia. Del resto, come i matteo-balilla sanno bene: sci e ovetto, renzista perfetto.

Qualche figlio del gufismo nemico del popolo, a questo punto, cercherà probabilmente di negare l’evidenza dei fatti, dicendo che è impossibile siano stati emessi simili dispacci. E invece vi assicuriamo è tutto vero. Rigorosamente vero. Le frasi citate fra virgolette sono state infatti battute dall’Ansa, realmente, proprio con le esatte espressioni: «Neanche il tempo di mettere gli sci…», «Il premier ha voluto iniziare di buon’ora», «Il premier si è tuffato con stile sicuro…», «Giacca azzurra e attrezzatura impeccabile», «sui pendii innevati è tutt’un “hai visto Renzi?”», etc. Manca solo la foto a torso nudo, come fece Mussolini al Terminillo, e poi potremmo chiosare anche noi con orgoglio: «Questo nostro capo che sale la montagna a provarvi la faticata ebbrezza dello sci, è esempio al mondo intero: ammonimento ai giovanissimi, ai sedentari, a tutti coloro che agguantata una qualsiasi poltrona vi si addormono in placido sonno e odiano lo schiaffo del vento, il brivido del pericolo, il peso della dura salita». Lo scriveva un gerarca sulla rivista del Cai. Ma, se tanto mi dà tanto, c’è la possibilità che lo riporti oggi più o meno con le stesse parole anche qualche giornalone importante. Per non essere da meno, Eia Eia Renzi-là, ci mettiamo anche noi idealmente in coda sui pendii innevati per chiedere al premier un selfie a torso nudo, invitando tutti voi a imitare il suo stile sicuro, l’entusiastica dedizione e soprattutto le imprese ardimentose. Hotel e giacca a scrocco compresi, evidentemente.

Meteo, è in arrivo l'alta pressione Le previsioni per i prossimi giorni

Meteo, alta pressione in arrivo, a Gennaio farà più caldo




L'alta pressione proveniente dalle Azzorre porterà un ondata di tepore che scalderà, o almeno attenuerà, il freddo gelido di questi giorni. Temperature più miti di giorno si, ma ancora molto fredde e con gelate nella notte, stando a sentire perlomeno quel che afferma Ilmeteo.it. Dovrebbero esaurirsi, a quanto riporta il sito di previsioni metereologiche, le nevicate al Sud, come in Sicilia e Campania. Ancora una breve parentesi di brutto tempo al centro sud tra domenica e lunedì tra Abruzzo e  Molise dove pioverà e nevicherà ancora a bassa quota, poi il leggero aumento dei valori massimi fino a 11/12 gradi in pianura al centro-sud, ma anche al Nord ed infine il bel tempo per tutto il mese, dappertutto, salvo i locali e fatidici addensamenti. 

"Violenza sessuale su una minorenne" Ecco chi trema a Buckingham Palace...

Buckingham Palace, il principe Andrea a processo per violenza sessuale su una minorenne




Guai grossi a Buckingham Palace. Una vecchia accusa di abusi sessuali su una minorenne statunitense, di cui si era in parte persa memoria, coinvolge ora direttamente in un processo il principe Andrea, duca di York e terzogenito di Elisabetta II. Una donna ha sostenuto - riferisce il Guardian - in un aula di un tribunale in Florida di essere stata ripeturamente "forzata ad avere relazioni sessuali" come 'schiava sessuale' "con il principe (Andrea) quando era ancora minorenne (17enne)" a Londra, New York e sull’isola privata ai Caraibi del banchiere americano Jeffrey Esptein. Quest’ultimo sarebbe non solo accusato di aver abusato sessualmente della donna tra il 1999 ed il 2002, quando non aveva ancora compiuto 18 anni, ma di averla anche 'prestata' ad alcuni amici, tra cui il duca di York.

Inguaiato anche un principe del foro - La prima volta la storia era apparsa su Vanity Fair nel 2011 e all’epoca Andrea smentì di aver avuto rapporti con giovani donne legati ad Epstein. Buckingham Palace non ha voluto commentare gli sviluppi odierni ricordando che non lo fa mai quando riguarda "casi legali in corso". Un altro gnome noto è stato coinvolto nel caso: il principe del foro Usa, Alam Dershowitz, che ha definito l’accusa della stessa donna "completamente falsa". Andrea, 54 anni, ex pilota della Royal Navy, era già assorto agli onori della cronaca per la sua bollente relazione durata 18 mesi con l’attrice a luci rosse Koo Stark nel 1982 quando tornò da eroe dalla Guerra delle Falkland.

Ebola, dimesso il medico contagiato: "Voglio tornare in Sierra Leone"

Ebola, i medici italiani battono il virus: dimesso il medico di Emergency contagiato




È ufficialmente guarito il medico di Emergency contagiato da ebola. Lo ha comunicato il commissario straordinario dello Spallanzani, Valerio Fabio Alberti, in una conferenza stampa organizzata nell'ospedale. "Poco più di un mese fa, il 25 novembre", ha detto Alberti, "ci interrogavamo sulla sorte di questo straordinario medico, che come ha giustamente detto il presidente Napolitano si può annoverare tra le eccellenze italiane, e che ha messo a rischio la propria vita. Da allora non vi nascondo che abbiamo passato momenti duri, e oggi con soddisfazione e orgoglio possiamo annunciare ufficialmente la guarigione del paziente".  In conferenza stampa era presente anche il medico italiano guarito da ebola. Il medico, accolto da un applauso dei giornalisti, verrà dimesso oggi.

"Non sono un eroe" - Fabrizio Pulvirenti, originario di Catania, prestava servizio volontario in Sierra Leone nella lotta al virus ebola quando è rimasto anche lui contagiato. Fu indicato indicato come "paziente zero" da quell’alba del 25 novembre quando un velivolo dell’Aeronatica militare italiana con mille precauzioni e in rigidissimo isolamento l’ha riportato in Italia, fatto sbarcare a Pratica di Mare e poi in ambulanza, infilato in una speciale camera sterile trasparente, trasferito allo Spallanzani. "Sono stato curato non soltanto dal punto di vista professionale, ma con i colleghi dello Spallanzani si è creato un rapporto amichevole, di affetto", ha detto Fabrizio Pulvirenti. "E li ringrazio uno per uno abbracciandoli perché quello che è stato fatto per me credo sia davvero grande". "Dopo i primi giorni nei quali cercavo di guardare ogni sintomo con occhio scientifico, per mantenere la mente impegnata - ha raccontato - la luce della coscienza si è spenta, con un buco di circa due settimane delle quali non ricordo assolutamente nulla: i buoni propositi di mantenere la razionalità sono andati a farsi benedire e il medico è stato scalzato dal paziente, com’è giusto che sia. In questo momento io sono il paziente". "Ce l'abbiamo fatta, grazie al lavoro di un'equipe, che ci ha permesso per quasi 40 giorni di fare un lavoro nuovo, una sfida a cui eravamo preparati da anni. Abbiamo avuto due momenti di gravità, di preoccupazione, ma l’abbiamo affrontato e superato insieme", ha detto Emanuele Nicastri, a nome dello staff dei medici dello Spallanzani. Soddisfazione da parte del ministro Beatrice Lorenzin: "L’anno si apre con una bellissima notizia. È la dimostrazione - ha sottolineato il ministro - di quello che noi siamo capaci di fare".

Le cure - Della sua esistenza e vicenda gli italiani ne sono venuti a conoscenza il 24 novembre. L’Unità di crisi della Farnesina entra in azione, il medico di Emergency che da poco più di un mese era in Sierra Leone per assistere i malati di ebola, viene riportato in Italia. Bisogna allestire in maniera opportuna il Boeing 767 dell’Aeronautica militare inviato sul posto per prelevare Fabrizio e riportarlo in Italia in condizioni di assoluta sicurezza, ovvero nel massimo isolamento per evitare ogni possibile contagio dei militari incaricati della missione. E non sono certo immagini belle quelle che alle prime ore del 25 novembre arrivano dalla pista di Pratica di Mare, che mostrano la speciale barella che sembra una bolla di plastica dentro cui c’è Fabrizio. Nei primi giorni il paziente "è in stabili condizioni generali, è vigile e collaborante", dice il bollettino medico, pur in presenza di febbre e brividi e di "malessere generale e iperemia congiuntivale". Sintomi destinati a ’fluttuare'. Il paziente è seguito da 15 medici e 15 infermieri, i soli che ruotano in servizio occupandosi di lui. Niente visite, Fabrizio può comunicare solo per telefono con i suoi congiunti. Si comincia con un trattamento antivirale specifico ricorrendo a un farmaco sperimentale "non registrato in Italia e autorizzato con apposita ordinanza dall’Aifa su indicazione del ministero della Salute". Poi viene chiarito che il medico di Emergency "non è curato con un cocktail di farmaci ma con uno solo, un antivirale". Al paziente viene inoltre praticato il primo trattamento a base di "plasma di convalescenza", tradotto è il plasma di persone che hanno contratto l’ebola e sono guariti. Arriva dalla Spagna, è una straordinaria macchina di solidarietà, anche scientifica, quella che si è messa in moto. Nessuno lo conferma ufficialmente ma forse è anche il vissuto e la credibilità di una organizzazione come Emergency a contribuire all’innesco di questa catena che coinvolge anche imprese farmaceutiche e di infrastrutture.

Tornerà in Sierra Leone - «"Tornerò in Sierra Leone", ha assicurato Fabrizio Pulvirenti. "Prima devo ricostruire il mio tono muscolare - ha spiegato - poi voglio tornare in Sierra Leone per completare quello che ho iniziato". Alla domanda sul momento del contagio, il medico ha chiarito che "è impossibile ricostruirlo, ogni momento è buono quando si curano malati altamente contagiosi. Io ho seguito le procedure che ho eseguito decine di volte". 

Norman Atlantic arriva a Brindisi Il pm: "Dispersi non più di 10-15"

Norman Atlantic, Pm di Bari: "Dispersi non più di 10-15"




"Dei 499 passeggeri ufficialmente imbarcati, 477 sono stati salvati. Se sottraiamo gli 11 deceduti si arriva a un numero di dispersi che non supera le 10-15 unità a  seconda dell’attendibilità che si attribuisce alla lista di imbarco in nostro possesso". Lo ha detto il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, parlando con i giornalisti, a proposito del naufragio del traghetto della Norman Atlantic avvenuto domenica scorsa davanti alle coste albanesi. "I numeri certi si potranno sapere  - ha aggiunto - solo quando la Grecia si deciderà a darci una lista di imbarco attendibile, purtroppo hanno tempi molto, molto lunghi".

Profezie degli economisti: tutto sul 2015

Friedman, Roubini, Guerrera: le previsioni dei grandi economisti




Un altro anno di Purgatorio. Le previsioni di Alan Friedman per il 2015 sono tutt’altro che rosee, soprattutto per l’Italia e l’Europa a fronte di un’America che sta uscendo dall’incubo della crisi. Nel 2015, secondo l’economista, gli Usa avranno una crescita considerevole grazie soprattutto al recente crollo del petrolio, anche l’Asia ha davanti a sé un anno di sviluppo. Ma il Vecchio Continente è destinato a vivere altri mesi di stagnazione. Nel 2015, scrive Friedman sul Corriere della Sera, la gente non dovrebbe percepire una ripresa (anche se potrebbe esserci qualche lieve aumento negli investimenti e nei consumi). Il tasso di disoccupazione dovrebbe cominciare a scendere a metà o forse alla fine del prossimo anno ma “lo farà in modo talmente soffice che non si noterà”. Friedman dà qualche speranza per il 2016; se l’Italia riesce a ritrovare un po’ di domanda interna nel 2015 e se il governo riesce ad attivare senza compromessi tutte le riforme messe sul tavolo allora ci potrebbero essere delle speranza per il 2016.

Previsioni - Dello stesso parere Nouriel Roubini che insegna alla New York University ed è uno degli economisti più influenti. Anche per lui nel 2015 crescerà solo l’America che registrerà uno sviluppo intorno al 3%. Ancora stagnazione in Europa, bloccata dalle scadenze elettorali (le politiche in Grecia, poi le presidenziali in Italia, il voto per il Parlamento in Spagna e in Portogallo). Secondo Roubini ci sono troppe incognite che minacciano di squassare alle radici “la macchina dell’euro” e cita “a fianco di Syrixa e Podemos, la Lega e il M5S mentre a Lodnra c’è il rischio dopo le elezioni del referendum per l’uscita dall’Ue, non direttamente influente sull’euro ma un segnale politico preoccupante”. Anche Francesco Guerrera, caporedattore finanziario del Wall Street Journal a New York è ottimista sull’America merito soprattutto del crollo clamoroso del prezzo del petrolio Negli Stati Uniti le banche sono tornate a fare il proprio mestiere, e i consumatori sono usciti dall’incubo di debiti o e disoccupazione che li ha attanagliati per mezzo decennio. La “riscoperta” dell’America sta rinforzando il dollaro nei confronti dello yen. Niente di buono invece, per l'Europa, almeno per il 2015 non è prevista la ripresa tanto sperata. 

Assicurazione-auto, salasso nel 2015 Sesso, età, mestiere: chi paga di più

Assicurazione-auto, salasso nel 2015




Mentre non è ancora chiaro come e in che misura il ddl di Riforma del codice delle assicurazioni stradali modificherà i premi degli automobilisti italiani, è certo che per molti di loro l’anno nuovo sia già contrassegnato da rincari; secondo le rilevazioni del portale per la comparazione di assicurazioni auto Facile.it, saranno oltre un milione e mezzo gli italiani che, per aver provocato un incidente nel corso dell’ultimo anno, saranno costretti a pagare un premio assicurativo più elevato. Facile.it, che ha analizzato oltre 500.000 preventivi effettuati sul sito negli ultimi 30 giorni, ha rilevato come dopo il calo registrato nel 2014 sia tornata a crescere, sia pur leggermente, la percentuale di automobilisti penalizzati per aver causato un sinistro: oggi rappresentano il 4,09% degli utenti alle prese con il rinnovo della loro assicurazione, un anno fa erano il 3,67%.In numeri, si stima che a pagare un premio maggiore saranno 300mila italiani in più del gennaio 2014.  

Donne al volante... - Per quanto riguarda le differenze dal punto di vista socio-demografico si conferma la tendenza che vede le donne più maldestre (o più oneste, dipende dai punti di vista) rispetto agli uomini; mentre tra questi ultimi la percentuale di chi denuncia sinistri con colpa si ferma al 3,73%, cambieranno classe di merito ben il 4,76% del totale delle donne. A livello di età, è chiaro che i meno penalizzati dal cambio classe siano i più giovani (peggiorerà la propria condizione il 3,29% di chi ha meno di 30 anni), mentre la performance peggiore si registra tra i più adulti: oltre i 65 anni cambierà classe di merito il 5,40% degli automobilisti. 

Le professioni - Considerando invece la categoria professionale dichiarata in fase di preventivo, anche quest’anno sono i liberi professionisti a chiedere più spesso l’intervento della compagnia assicuratrice, e ad esserne penalizzati con un cambio di classe: tra di loro la percentuale arriva al 5,38%. Li seguono a ruota i medici e gli infermieri, anch’essi con una percentuale superiore al 5% (precisamente il 5,26%); i più prudenti sono (e sarebbe stato strano il contrario) i vigili urbani e gli appartenenti alle forze armate: tutori dell’ordine e delle strade, sono quelli che cambieranno meno di tutti la propria classe di merito.

Le regioni - Se si prendono in esame le differenze tra le regioni italiane, dopo il secondo posto registrato lo scorso anno la Toscana torna a riprendersi lo scettro di regione più “indisciplinata”. Qui, infatti, la percentuale di automobilisti che hanno dichiarato di aver causato un incidente nel 2014 è tornata a superare il 5% (è al 5,40%), seguita dalla regione Lazio, che l’anno scorso era terza (e adesso registra il 5,35% di cambi classe), e dalla Liguria che è terza con il 5,08% di cambi. Fanalino di coda la Calabria (solo il 2,40% degli automobilisti ha dichiarato di aver avuto un incidente con colpa) e la Puglia (2,59%). Come spiega Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di Facile.it, "tanto per chi ha causato incidenti quanto per chi, nello scorso anno, non ha fatto sinistri e quindi migliora la sua classe di merito, il confronto delle diverse offerte proposte dalle compagnie resta uno strumento indispensabile cui ricorrere in fase di rinnovo della propria polizza, visto che dalla comparazione è possibile ottenere un risparmio che arriva fino al 65%".  

venerdì 2 gennaio 2015

Così Bechis smaschera Napolitano: ecco cosa pensa (davvero) dell'euro

Napolitano alla fine ha capito quanto fa male l’euro all’Italia


di Franco Bechis 



C’è una parte non scontata nell’ultimo discorso di fine anno di Giorgio Napolitano, quello che il 31 dicembre 2014 ha preannunciato le sue dimissioni. La cito fra virgolette: “Tutti gli interventi pubblici messi in atto in Italia negli ultimi anni stentano a produrre effetti decisivi, che allevino il peso delle ristrettezze e delle nuove povertà per un così gran numero di famiglie e si traducano in prospettive di occupazione per masse di giovani tenuti fuori o ai margini del mercato del lavoro”. Purtroppo è vero. Non si può dire che i vari governi non abbiano davvero tentato tutte le possibili ricette di politica economica: Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta e ora Matteo Renzi le hanno davvero provate tutte. E non hanno funzionato mai, nemmeno in parte.

E perchè non hanno funzionato? Napolitano lo sa benissimo: perchè nell’Europa della moneta unica, con le regole stringenti dei trattati, l’Italia non può farcela. E’ un paese troppo diverso dagli altri, con una ossatura della sua economia che non ha paragoni nè con Francia, nè con Germania nè con Spagna. Il paese con 5 milioni di micro-imprese non è fatto per le rigidità di Maastricht e tanto meno del fiscal compact. Rischia la distruzione del credito con i meccanismi supinamente accettati di Basilea 2 e 3 per il sistema bancario. Ha una sola bandiera possibile: autonomia e flessibilità. Napolitano l’ha capito, e quell’osservazione l’ha tradito. Se nulla funziona, è perchè non può funzionare. Ma il presidente della Repubblica non ha avuto il coraggio necessario proprio a un passo dalla mèta. Arrivato al dunque ha ripetuto il solito trito slogan: “Nulla di più velleitario e pericoloso può esservi di certi appelli al ritorno alle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell’Euro e di ogni comune politica anti-crisi”.

Napolitano se l’è cavata gettando una inutile palla frale braccia del premier: “L’Italia”, ha detto, “ha colto l’opportunità del semestre di presidenza del Consiglio europeo per sollecitare un cambiamento nelle politiche dell’Unione che accordi la priorità a un rilancio solidale delle nostre economie. Tra breve il Presidente del Consiglio Renzi tirerà le somme dell’azione critica e propositiva svolta a Bruxelles”. Sa bene il presidente della Repubblica uscente e sappiamo tutti che quella somma che tirerà Renzi sarà pari a zero. Perchè nasce da un equivoco di fondo, anzi da una e propria panzana, che rende inutile qualsiasi dimostrazione muscolare del premier italiano in Europa: checchè ne dica Renzi qui in Italia pavoneggiandosi, lui e il suo Pd le ultime elezioni europee le ha perse, non vinte con un risultato storico. In Europa non ha vinto il Pse cui aderiva Renzi, ma ha vinto il Ppe di Angela Merkel, che ha formato il governo e detta legge come prima nel vecchio continente. Renzi, che non si rende conto di avere perso, ha provato a fare cambiare le regole europee con un alleato inutile oltre che improbabile: Francois Hollande, altro socialista della cordata perdente. Avesse voluto fare cambiare qualcosa, bisognava sottrarre truppe ai vincitori delle elezioni: allearsi con qualche leader del Ppe, magari con lo spagnolo Mariano Rajoy, chiedendo poi a Berlusconi di seguirlo su quella strada. Per presunzione non l’ha fatto, e così Renzi è diventato irrilevante in Europa come i fatti dimostrano ampiamente.

Greta e Vanessa dal covo di Al Qaeda "Renzi, la nostra vita dipende da te"

Greta e Vanessa nel covo dei tagliagole: "Renzi la nostra vita dipende da te"




Su Yotutbe è apparso un video di soli 23 secondi registrato il 17 dicembre scorso che mostra le due volontarie italiane, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sequestrate in Siria il 31 luglio scorso. Le due sarebbero ostaggio dei qaedisti del fronte Jubath al Nusra e non dei rivali jiahdisti sunniti di Isis come si era pensato in un primo momento. Le due ragazze sono vestite di nero con un velo in testa e mostrano un foglio di carta con su scritta la data del 17 dicembre. Nell’audio, in inglese, una delle due rivolge un a "supplica al governo italiano" dicendo che la "loro vita è in grave pericolo" e che "il governo italiano ed i loro mediatori sono responsabili delle nostre vite". Da una fonte dei servizi di informazione e sicurezza è arrivato l'appello a mantenere il silenzio. La trattativa è "in una fase delicatissima: consentiteci di lavorare in silenzio", dicono. 

Rapite - Era il 31 luglio quando si persero le tracce di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rapite in Siria ad Alabsmo vicino ad Aleppo. Avevano fondato il Progetto Horryaty ed erano entrate il 3 giorni prima in Siria da Atma, a pochi chilometri di distanza dal campo profughi omonimo. Originarie una di Brembate, nel Bergamasco, e l’altra di Besozzo, nel Varesotto, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, erano al loro secondo viaggio in Siria in poco meno quattro mesi: a marzo, la prima tappa del ’progetto Horryaty’, le aveva portate a compiere un sopralluogo per capire il da farsi. Marzullo, 21 anni, studia mediazione linguistica e culturale all’Università di Milano, dove ha cominciato a imparare l’arabo oltre all’inglese. Sulla sua pagina Facebook racconta la guerra, mette foto di bombe e bimbi dilaniati, descrive la sua esperienza in Siria: l’ultimo ’post’ risale al 16 luglio scorso. Il 20 settembre la notizia, mai confermata, che sarebbero state vendute due volte ad altri gruppi ma senza finire finite nelle mani degli jihadisti sunniti dello Stato Islamico (Isis). La notizia veniva dal quotidiano libanese ’Al-Akhbar’ (anti-israeliano e considerato vicino alle milizie sciite di Hezbollah), che ricostruisce come le due giovani siano state attirate con l’ingano nella «casa del capo del Consiglio rivoluzionario di Alabsmo» con il giornalista de Il Foglio, Daniele Ranieri, che riuscì a scappare.

Capodanno, 83% dei vigili in malattia E adesso a Roma scoppia la bufera

Roma, a Capodanno 83,5% dei vigili assenti per malattia, scontro con il Comune




La serata e la nottata di Capodanno si sono svolte senza intoppi per la mobilità e la sicurezza delle 600mila persone che hanno festeggiato l’arrivo del 2015 nelle strade della Capitale, a via dei Fori Imperiali e al Circo Massimo. Il servizio degli agenti della Polizia locale di Roma Capitale è stato garantito grazie al previdente ricorso all’istituto della pronta reperibilità, affinché si potesse disporre di un numero sufficiente di personale da impiegare nei servizi di viabilità finalizzati alla sicurezza stradale.

Le cifre - Nello specifico, si legge in un nota, sono state impiegate circa 470 unità, 240 dalle 18.00/19.00 (75 di reperibilità) e circa 230 dalle 24 (45 di reperibilità). Inizialmente, i servizi di Capodanno prevedevano di impiegare circa 700 unità, come nei precedenti anni, in turno straordinario. Ma la mancata adesione allo straordinario aveva indotto il comando del corpo a disporre una ridistribuzione di tutto il personale. Dopo il differimento dell’assemblea sindacale dei giorni scorsi, prevista proprio per ieri a ridosso della mezzanotte, già ieri pomeriggio era apparso chiaro che, a fronte della iniziale disponibilità di 1000 agenti (in servizio ordinario per il turno di seminotte) si sarebbe giunti progressivamente a 165 unità, per un totale di 835 assenze dell’ultima ora (-83,5%), motivate da malattia, donazione sangue, legge 104, legge 53 art. 19 ecc.. Inoltre, per il turno di notte dal numero iniziale di 300 unità previste si sarebbe arrivati a 185 unità, con 115 assenze riconducibili alle medesime motivazioni (percentuale di assenza del 38%). Ciononostante, proprio grazie alla reperibilità, è stato possibile garantire tutte le chiusure stradali, nonché governare l’afflusso e il deflusso dei tantissimi cittadini e turisti in strada a festeggiare.