Libia, tecnici italiani liberati: riscatto di oltre 5 milioni di euro
Danilo Calonego e Bruno Cacace sono tornati a casa. Dopo due mesi di prigionia in Libia, i loro nomi non sono andati ad aggiungersi a quelli di altri tecnici italiani che hanno perso la vita negli ultimi quindici anni nelle zone calde dell'Africa e del Medio oriente per mano di gruppi terroristici o bande di criminali.
Subito dopo la notizia della loro liberazione, però, sono iniziate le domande sul riscatto. E' stato pagato o no? e se sì, a quanto è ammontato? La risposta la affaccia oggi il quotidiano "Il Giorno", che cita fonti dell'intelligence italiana e fonti dei Paesi nordafricane. Sui media algerini, scrive il quotidiano milanese, era girata nei giorni scorsi la voce di una richiesta di riscatto pari a circa 4,4 milioni di dollari. Poi fonti libiche hanno riferito di "6 milioni di dollari di riscatto pagati da intermediari italiani". Una autorevole fonte italiana negava però che questa volta a pagare siano stati i nostri servizi segreti. Secondo questa fonte il riscatto, pari a oltre 5 milioni di euro (che non sono molto meno di 6 milioni di dollari, in effetti), sarebbe stato messo a disposizione dall'azienda per la quale lavoravano i due tecnici, la Con.I.Cos.
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