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giovedì 4 maggio 2017

Trump-Putin, la storica telefonata del disgelo: il piano comune per trucidare Kim Jong Un

Trump-Putin, la storica telefonata del disgelo: il piano comune per trucidare Kim



Il leader nordcoreano Kim Jong Un potrebbe avere le ore contate ore che è finito il periodo di gelo rigidissimo tra Stati Uniti e Russia. Dopo oltre un mese dal bombardamento americano della base di Shairat in Siria, Donald Trump ha telefonato al presidente russo Vladimir Putin, con il quale ha avuto "una conversazione molto positiva". L'obiettivo finale è raggiungere un accordo per risolvere la crisi in Corea, dopo settimane ad altissima tensione, minacce nucleari e movimenti massici di mezzi e uomini Usa diretti verso la penisola coreana.


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La chiacchierata tra Mosca e Whashington è arrivata quando ormai la crisi internazionale stava raggiungendo un nuovo picco, visto che poche ore prima i vertici militari americani avevano confermato l'installazione del sistema antimissilistico Thaad a difesa della Corea del Sud. Che sia una tutela per gli alleati nella regione e non un tentativo di aumentare la propria presenza militare, è una storia alla quale non hanno creduto neanche i sudcoreani. Anzi i da Pechino, il ministro degli esteri Geng Shuang aveva addirittura lanciato un appello perché: "le parti interessate interrompano immediatamente il progetto", minacciando che il suo Paese "prenderà le necessarie misure per difendere i suoi interessi".

Anche al Cremlino la pensano come i diplomatici cinesi, il che non agevola la costruzione di un tavolo internazionale per risolvere la crisi coreana. Dagli Stati Uniti però c'è tutto l'interesse a raccogliere una quanto più ampia platea di alleati, così Trump prima della telefonata a Putin si è inventato un colpo di teatro. Alle telecamere di Bloomberg, il presidente Usa si era detto "onorato di incontrare Kim Jong Un" a determinate condizioni. Un'azione di palese distrazione.

Con lo scudo missilistico ormai pronto nella Sud Corea, l'esercito Usa potrà proteggere innanzitutto i propri mezzi per un raggio di 240 km. Una tutela adeguata per i missili a corto e medio raggio, quelli che già ora la Nordcorea è in grado di far partire in caso di attacco. I vertici militari americani sono ancora scettici che Kim sia nelle condizioni di sferrare attacchi intercontinentali, gli serve tempo, quello stesso tempo che potrebbe essere sufficiente per conquistare Pyongyang. Sempre con il consenso di Putin.

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