Carlo De Benedetti a Eugenio Scalfari: "Avevi ragione tu, Matteo Renzi non vale niente"
Un periodaccio, per Matteo Renzi, alle prese con le accuse di "annuncite", con la battaglia per le nomine alla Consulta e al Csm, con i disastrosi dati economici piovuti dall'Ocse e con le altrettanto disastrose previsioni della Bce. E poi mettiamoci anche il padre indagato per bancarotta fraudolenta e, perché no, la minoranza Pd (che a Camera e Senato minoranza, forse, non è) che affila i coltelli per tendergli un'imboscata (in prima linea Massimo D'Alema). In Europa ha piazzato sì Federica Mogherini, ma per convesso, lui e il disastroso Hollande, hanno dovuto "digerire" una Commissione targata Merkel, dove "rigore" è la parola d'ordine. Insomma, a noi la Mogherini, a loro i posti che contano. E ancora, la disoccupazione alle stelle e il tribolatissimo iter delle riforme (lavoro e quella elettorale, per esempio), quando le riforme almeno esistono (per esempio, quella della scuola, era stata annunciata quando ancora non ne era stato scritto un rigo).
"Avevi ragione tu..." - Un periodaccio dunque, reso tale da una discreta sequenza di buchi nell'acqua. Flop dei quali anche uno dei principali estimatori dell'uomo da Rignano sull'Arno si sarebbe reso conto. Già, perché stando a quanto scrive Dagospia, Renzi incassa un'altra brutta notizia: anche Carlo De Benedetti, padrone della Repubblica che a Matteo ha tirato e tira la volata, avrebbe cambiato idea sul premier. Tanto che Eugenio Scalfari - che dalle colonne di Repubblica, invece, ha sempre bastonato Renzi in libertà - sarebbe "particolarmente di buon umore". Già, perché De Benedetti avrebbe telefonato a Barbapapà, per dirgli qualcosa del tipo: "Caro Eugenio, avevi ragione tu, Renzi non vale niente". Peccato che CdB se ne sia accorto dopo averlo aiutato con ogni mezzo possibile. Peccato che CdB se ne sia accorto dopo i vertici mattutini col plenipotenziario Graziano Delrio. Peccato che l'editore di Repubblica se ne sia accorto soltanto ora, mesi dopo le voci sulle sue ingerenze per decidere la squadra dei ministri di Matteo. Una squadra dei ministri che sperava potesse cambiare le sorti del Paese. Speranza che oggi appare vana. Anche a De Benedetti.
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