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venerdì 2 dicembre 2016

"Scheda falsa, denuncio Renzi". Da Grillo l'ultimo sfregio al premier

Grillo: "Denuncio Matteo Renzi per la falsa scheda elettorale per il Senato"



In questi ultimi giorni di campagna referendaria, nonostante gli appelli che arrivano dal Colle e dintorni, i toni non accennano ad abbassarsi. Anzi. L'ultimo siluro arriva (ancora) da Beppe Grillo, non ancora sazio dopo aver definito Matteo Renzi "scrofa ferita", "killer". Il leader dei 5 Stelle rincara la dose attraverso un post sul suo blog: "Denunceremo penalmente Renzi per il reato di abuso della credulità popolare in merito alla falsa scheda elettorale del Senato che, l'altro ieri sera, ha mostrato pubblicamente". Insomma, Beppe vuole denunciare il premier per aver mostrato in conferenza stampa il fac-simile della futuribile scheda elettorale per Palazzo Madama. Inoltre, nel post, Grillo paragona Renzi a Totò, che nel film La banda degli onesti interpreta il boss di un gruppo di falsari. Il presidente del Consiglio, da par suo, non si è scomposto. La risposta? È arrivata con una promessa: "Con vittoria del Sì nuova legge elettorale in tre mesi".

giovedì 1 dicembre 2016

Crolla il nostro sistema finanziario: quando e come le banche falliscono

Il necrologio della banche italiane: così Mps può far crollare l'intero sistema


di Buddy Fox



Banca MPS -99,7%; Unicredit -97%; Banco Popolare -96%; Popolare di Milano -92%; Ubi Banca -88%; Pop Emilia Romagna -77%; Intesa San Paolo -61%; Mediobanca -59% e mi fermo qui, questo è il necrologio del sistema finanziario italiano relativo agli ultimi 9 anni di Piazza Affari.

Ora vi chiedo, serviva l'avvertimento del Financial Times per farci comprendere quanto sia grave e pericoloso il sistema bancario italiano?

Secondo l'autorevole quotidiano finanziario, sarà l'esito del referendum a decidere le sorti dei nostri risparmi, il Sì porterà gloria, il No tragedia. Quello che è stato omesso, o si sono dimenticati di ricordare è che il problema che si porta dietro il sistema bancario italiano ha origine molto prima dell'annuncio referendario, molto prima anche dell'avvento di Renzi. Si deve tornare al 2007, al picco della bolla subprime e titoli tossici, all'epoca dello scoppio della bolla finanziaria, alla successiva recessione, alla debolezza economica che unica l'Italia tra i grandi paesi, a non aver recuperato e che per gran parte ha pesato sui bilanci della banche anche attraverso gli arcinoti NPL, i crediti deteriorati e ancora difficilmente recuperabili.

Dal 2007 in poi è stato un profluvio di vendite indiscriminate, un incendio mai domato sul risparmio italiano, quotazioni a picco e aumenti di capitale gettati in un pozzo senza fondo, investimenti persi per sempre.

9 anni che hanno quasi azzerato i capitali, oltre che aver abbattuto il morale dei piccoli risparmiatori. Dopo questo flagello di numeri, siamo ancora convinti che sia veramente il referendum la causa di una grave crisi per l'Italia o il grimaldello per l'uscita dalla crisi?

Evidentemente stiamo guardando il problema e la soluzione sbagliata. Prima del referendum è il successo o il fallimento dell'aumento di capitale di Mps a fare ago della bilancia.

Sul caso tra rassegnazione e rabbia, sono in molti a essere pessimisti, soprattutto dopo l'operazione di raggruppamento (100 azioni vecchia per una nuova ovviamente a prezzo proporzionato) che fa pensare a nuove diluizioni di valore. Il passato insegna, più volte il titolo è stato artificialmente alzato di valore prima dei precedenti aumenti di capitale, e tutte le volte il titolo si è successivamente sgonfiato per tornare ai valori zero virgola che conosciamo.

Ma questa volta, il finale potrebbe essere diverso. Potrebbe essere diverso perché le intenzioni di investimento ci sono, intenzioni che arrivano da soggetti importanti come Generali e Fondo Sovrano del Qatar che non hanno come priorità la perdita di denaro, ma il guadagno.

Il 2016 è un anno bastardo, nel senso che ha una doppia razza e difficilmente prevedibile. I singoli casi lo insegnano, tutte le volte una possibile cattiva notizia, dalla Brexit a Trump ha avuto un esito opposto, anzi, si è dimostrata a posteriori un'occasione di acquisto.

L'ultimo caso è di ieri, prima della riunione OPEC, quando un ristretto gruppo di grandi operatori di Wall Street, aveva dato all'esito OPEC un'importanza vitale. Senza esagerare con il giudizio, tale a tanta era attenzione e tensione sull'evento, che da quell'esito il mercato si attendeva semplicemente tutto, e per tutto intendo direzione futura. Le attese erano di massima negatività, tanto che le proiezioni erano di crollo del petrolio a 20$ e conseguente inizio della discesa dei mercati.
Come ben sappiamo, fortunatamente, le cose sono andate diversamente, e Wall Street, con la sua "OLD ECONOMY" continua a volare.

Titoli petroliferi e banche a Wall Street godono. Toccherà finalmente anche all'Italia?

Dipende dal Sì o dal No, ma sull'aumento MPS e non sul referendum.

Dago-bomba sul caso Lapo Elkann: "Ecco chi è la spia chi lo ha tradito"

Lapo, Dagospia: "Aveva contattato un caro amico, che ha avvertito John Elkann"



Le ultime notizie (bomba) sul caso Lapo Elkann piovono su Dagospia, che ricostruisce ciò che sarebbe davvero successo a New York. Secondo Dago, dopo le 48 ore di bagordi col trans Marie, Lapo non avrebbe chiamato una delle guardie del corpo che avevano le sue carte di credito, bensì un carissimo amico, molto legato alla famiglia Agnelli. E sarebbe stato quest'ultimo che, invece di inviargli i soldi, avrebbe contattato John Elkann, il fratello e presidente del gruppo FCA.

Dunque Yaki, sempre secondo la ricostruzione di Dago, avrebbe a sua volta contattato il pool di avvocati che lavora per il gruppo, legali che in quel momento si sarebbero trovati insieme a Sergio Marchionne. Dunque, in conference call, avrebbero deciso tutti insieme di rivolgersi alla polizia: inutile pagare i 10mila euro poiché, questo l'assunto, nell'epoca degli smartphone la cifra non avrebbe potuto scongiurare il rischio che fossero diffusi foto e video compromettenti.

Il caso, nota Dago, ricorda da vicino quanto accaduto due anni fa, quando Lapo fu pizzicato in stato confusionale per le strade di Milano da due fratelli, che dopo averlo portato a casa iniziarono a ricattarlo. Anche in quell'occasione i legali della famiglia Elkann si rivolsero alle autorità. In quest'ultimo caso, al contrario, sarebbero stati gli avvocati americani a contattare il New York Police Departement per mettere in piedi il "trappolone" per sventare il presunto rapimetno.

Giallo in Rai, confronto di Renzi a rischio Con chi deve confrontarsi (ma non vuole)

Giallo in Rai, a rischio il faccia a faccia di Renzi: non vuole confrontarsi con Toti



C'è una voce che gira in Rai e riguarda lo speciale del Tg1 che andrà in onda venerdì 2 dicembre su Rai1. Il premier Matteo Renzi, riporta il Tempo, avrebbe dovuto scontrarsi con un esponente di Forza Italia. Ma stando ai rumors l'organizzazione del confronto è in stand by. Forza Italia infatti avrebbe scelto per il faccia a faccia Giovanni Toti, che ha già tenuto testa alla madrina della riforma, Maria Elena Boschi.

È a questo punto che il meccanismo si è inceppato. Dall'entourage del premier sarebbe partita una richiesta: che al posto di Toti ci fosse Renato Schifani. In effetti l’ex presidente del Senato è il capo della campagna per il no di Forza Italia. Ma di fatto un confronto con Renzi esporrebbe Schifani a diversi rischi: in parte per la differenza di età (carta che il premier si gioca sempre con la "vecchia guardia") un po’ perché il senatore siciliano ha votato favorevolmente alla riforma in tutti i passaggi parlamentari...

Banche, siamo a rischio stalking Come ci possono perseguitare

Banche, siamo a rischio stalking. Come ci possono perseguitare



La vigilanza europea invita le banche italiane a "inseguire" telefonicamente le famiglie e le imprese debitrici per velocizzare il recupero delle rate scadute di mutui e prestiti. Riporta il Giornale che questo inquietante suggerimento è contenuto a pagina 21 della bozza di un corposo documento Draft guidance to banks on non-performing loans che la Banca centrale europea ha già sottoposto agli istituti del Vecchio continente e che potrebbe diventare "una vera e propria guida" già entro fine anno.

Ci sarebbero nella relazione tre gradi di allarme con rischio "basso", "medio" e "alto". Nel primo caso con cui si intendono i prestiti scaduti scoperti da oltre 90 giorni e pari almeno al 5% del totale inizialmente erogato la banca dovrà contattare famiglie e imprese debitrici a intervalli di 5-7 giorni. Che passano a 2-3 giorni in caso di rischio medio, ovvero per le cosiddette "inadempienze probabili". Infine, per quelle ad alto rischio (ovvero i finanziamenti finiti in sofferenza e quindi inesigibili) ci sono le "telefonate giornaliere". 

E non è tutto. La Bce parla  anche delle fasce orarie in cui "importunare" i clienti: dal lunedì al venerdì dalle 8 del mattino alle 9 di sera, il sabato fino alle 5 del pomeriggio e la domenica dalle dieci del mattino alle 4 del pomeriggio. Una sorta di stalking telefonico vero e proprio. Senza poi considerare il fatto che dal 2018 finirebbero nel "rischio basso" anche tutti gli sconfinamenti da 1 a 90 giorni, e nel "rischio medio" quelle oltre questo lasso di tempo.

Quel mistero in una fotografia Cav-Renzi, gira una strana voce

Quella fotografia con Renzi. Il mistero del Cav, gira una voce


di Salvatore Dama



Uno va, l’altro arriva. Mai che finiscano per incontrarsi, nonostante stiano girando gli stessi studi televisivi da una settimana. Tanto che c'è chi inizia a sospettare che Matteo Renzi stia sistematicamente evitando di trovarsi faccia a faccia con Silvio Berlusconi. Il rischio che ci scappi una foto o un video dal dietro le quinte è alto. E, secondo i guru della comunicazione renziana, non gioverebbe alla campagna del presidente del Consiglio. Per cui meglio girare alla larga dal Cavaliere.

Domenica erano entrambi invitati a Mediaset, ospiti di Barbara D'Urso. L'intervista a Berlusconi cominciava alle 14, per un totale di 25 minuti .Renzi era atteso al trucco alle due e venti. Ma ha fatto ritardo. Ed è entrato da un ingresso diverso rispetto a quello utilizzato da Berlusconi che, finita la diretta, si è intrattenuto a chiacchierare con Fedele Confalonieri e altri dirigenti del Biscione. Per qualche minuto i due, Silvio e Matteo, sono stati nella stesso palazzo, ma seguendo percorsi differenti. Tutto studiato, pare. Perché,finita la sua diretta, anche Renzi si è trattenuto a chiacchierare senza problemi. Tanto il Cav aveva già ripreso la strada per Arcore. Un saluto a Confalonieri e ai manager di Mediaset («Voi votate per il sì vero?»), ancora due parole in privato con Barbara D’Urso, qualche battuta con Gigi D’Alessio e un incoraggiamento a Marco Baldini, suo concittadino («Dai, non mollare!»).

Silvio no, non lo vuole vedere. Stesso copione ieri sera a Porta a Porta. Dove il presidente di Forza Italia e il capo del governo sono stati invitati a partecipare alla trasmissione di Bruno Vespa, ma in blocchi rigidamente separati. Così hanno “perso” una nuova occasione per vedersi. Anche a telecamere spente. D’altronde dove non arrivano le cineprese, possono gli smartphone. E il premier si è molto infastidito per il fuori onda finito su internet in cui discuteva con Giorgia Meloni nel salottino vip di Via Teulada, dopo la fine della registrazione dell’ultima puntata di Porta a Porta a cui hanno partecipato entrambi. Berlusconi? La scorsa settimana aveva espresso l’intenzione di voler sfidare Renzi in un confronto televisivo. Poi la cosa è sfumata. Allora ha preso a parlare con lui indirettamente. «Se perde il referendum e si dimette», ha scherzato il Cavaliere l’altra sera a diMartedì, «assumo il premier a Mediaset: come annunciatore è bravissimo». Renzi invece preferisce non entrare in conflitto con il suo predecessore. Per vincere la consultazione di domenica punta ai voti del centrodestra. E il modo più sbagliato per parlare a quell'elettorato è deridere o insultare il suo storico leader.

Caivano (Na): Situazione igienico-sanitario al limite del collasso

Caivano (Na): Differenziata ai minimi storici


di Gaetano Daniele










Situazione igienico-sanitario al limite del collasso. Raccolta Differenziata che stenta a decollare, ma qualche consigliere comunale di maggioranza, decanta che all'interno di alcuni plessi scolastici sono stati accesi i riscaldamenti (in pieno inverno) come se non spettasse di diritto. Allora Grazie. 

E' "insostenibile" la situazione sul fronte dei rifiuti a Caivano, ultimo Paese in provincia di Napoli Nord, guidato dal sindaco forzista, Simone Monopoli. A dirlo sono i cittadini. La raccolta differenziata "ormai" è ferma ai gradi della Russia di Putin. Utopia solo a sentir parlare di rifiuti e di programmi. 

Basti pensare che è stato affidato l'arduo lavoro di ripulire il Paese ad una ditta, la Buttol, più volte sanzionata dallo stesso Sindaco, Simone Monopoli. Un controsenso? No. Un dato di fatto. Poi lamentano che i cittadini prendono le distanze dalla politica. Monopoli, non contento, invece di estromettere la Buttol, la fa partecipare ad una Gara Europea da oltre 25 milioni di euro. Il risultato? La spazzatura non viene nuovamente raccolta.

Insomma, la situazione è ormai insostenibile dal punto di vista igienico sanitario, i residenti lamentano un'aria irrespirabile e malsana, con topi che banchettano sopra i cumuli della spazzatura che da giorni macerano al sole, al vento e all'acqua. Un cocktail disgustoso. Le strade del paese sono piene di cataste di immondizia che sfiorano o superano il metro di altezza a volte lunghe decine e decine di metri.

Le cataste di rifiuti sulla strada hanno causato qualche disagio con le auto che potevano passare una alla volta dalla strettoia creatasi. Due giovani a bordo di uno scooter sono anche malauguratamente scivolati, per scansare un sacchetto della spazzatura caduto da una pila creatasi involontariamente, restando per fortuna incolumi.