Il necrologio della banche italiane: così Mps può far crollare l'intero sistema
di Buddy Fox
Banca MPS -99,7%; Unicredit -97%; Banco Popolare -96%; Popolare di Milano -92%; Ubi Banca -88%; Pop Emilia Romagna -77%; Intesa San Paolo -61%; Mediobanca -59% e mi fermo qui, questo è il necrologio del sistema finanziario italiano relativo agli ultimi 9 anni di Piazza Affari.
Ora vi chiedo, serviva l'avvertimento del Financial Times per farci comprendere quanto sia grave e pericoloso il sistema bancario italiano?
Secondo l'autorevole quotidiano finanziario, sarà l'esito del referendum a decidere le sorti dei nostri risparmi, il Sì porterà gloria, il No tragedia. Quello che è stato omesso, o si sono dimenticati di ricordare è che il problema che si porta dietro il sistema bancario italiano ha origine molto prima dell'annuncio referendario, molto prima anche dell'avvento di Renzi. Si deve tornare al 2007, al picco della bolla subprime e titoli tossici, all'epoca dello scoppio della bolla finanziaria, alla successiva recessione, alla debolezza economica che unica l'Italia tra i grandi paesi, a non aver recuperato e che per gran parte ha pesato sui bilanci della banche anche attraverso gli arcinoti NPL, i crediti deteriorati e ancora difficilmente recuperabili.
Dal 2007 in poi è stato un profluvio di vendite indiscriminate, un incendio mai domato sul risparmio italiano, quotazioni a picco e aumenti di capitale gettati in un pozzo senza fondo, investimenti persi per sempre.
9 anni che hanno quasi azzerato i capitali, oltre che aver abbattuto il morale dei piccoli risparmiatori. Dopo questo flagello di numeri, siamo ancora convinti che sia veramente il referendum la causa di una grave crisi per l'Italia o il grimaldello per l'uscita dalla crisi?
Evidentemente stiamo guardando il problema e la soluzione sbagliata. Prima del referendum è il successo o il fallimento dell'aumento di capitale di Mps a fare ago della bilancia.
Sul caso tra rassegnazione e rabbia, sono in molti a essere pessimisti, soprattutto dopo l'operazione di raggruppamento (100 azioni vecchia per una nuova ovviamente a prezzo proporzionato) che fa pensare a nuove diluizioni di valore. Il passato insegna, più volte il titolo è stato artificialmente alzato di valore prima dei precedenti aumenti di capitale, e tutte le volte il titolo si è successivamente sgonfiato per tornare ai valori zero virgola che conosciamo.
Ma questa volta, il finale potrebbe essere diverso. Potrebbe essere diverso perché le intenzioni di investimento ci sono, intenzioni che arrivano da soggetti importanti come Generali e Fondo Sovrano del Qatar che non hanno come priorità la perdita di denaro, ma il guadagno.
Il 2016 è un anno bastardo, nel senso che ha una doppia razza e difficilmente prevedibile. I singoli casi lo insegnano, tutte le volte una possibile cattiva notizia, dalla Brexit a Trump ha avuto un esito opposto, anzi, si è dimostrata a posteriori un'occasione di acquisto.
L'ultimo caso è di ieri, prima della riunione OPEC, quando un ristretto gruppo di grandi operatori di Wall Street, aveva dato all'esito OPEC un'importanza vitale. Senza esagerare con il giudizio, tale a tanta era attenzione e tensione sull'evento, che da quell'esito il mercato si attendeva semplicemente tutto, e per tutto intendo direzione futura. Le attese erano di massima negatività, tanto che le proiezioni erano di crollo del petrolio a 20$ e conseguente inizio della discesa dei mercati.
Come ben sappiamo, fortunatamente, le cose sono andate diversamente, e Wall Street, con la sua "OLD ECONOMY" continua a volare.
Titoli petroliferi e banche a Wall Street godono. Toccherà finalmente anche all'Italia?
Dipende dal Sì o dal No, ma sull'aumento MPS e non sul referendum.
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