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venerdì 9 giugno 2017

Bollo auto, nuova legge: maxi-rincaro. Stangato uno su due: ecco chi viene derubato

Bollo auto, chi ha un'auto euro 3 (o meno) pagherà di più: il maxi-rincaro



Una mazzata che colpirà quasi un automobilista su due. È quella che arriverà dalla nuova formulazione del bollo auto, la tassa forse più odiata dagli italiani dopo quella sulla casa. Non più (o non solo) calcolato in base al numero di cavalli fiscali, ma in base a considerazioni ambientali che tengano conto della sua capacità d'inquinare. E si sa che più l'auto è vecchia e più inquina. Per cui l'alternativa sarà tra il cambiare l'auto con una nuova (o più nuova) o accollarsi una tassa circolazione più alta.

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Ora, con il caos elezioni sì/elezioni no, ma sopratutto se si dovesse andare a votare subito dopo l'estate, sarà difficile che, col poco tempo a sua disposizione, il prossimo governa riesca a introdurre una simile rivoluzione già a partire dalla Legge di bilancio per il 2018. Ma è stato lo stesso ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, a chiarire come la nuova natura del bollo come tassa legata a quanto ogni vettura inquina, sia stata impostata in modo irrevocabile: "Nell'ambito della strategia energetica nazionale il bollo auto sarà rimodulato in rapporto a un rinnovamento del parco vetture che, al momento, vede una quota alta, al 44 per cento, di veicoli inquinanti euro 3".

Nelle dichiarazioni riportate dal quotidiano Il Tempo, Calenda aggiunge pure che "quella della rottamazione (cioè quella degli incentivi pagati dallo Stato per comprare auto nuove e meno inquinanti, ndr) è un'opzione costosissima" difficilmente replicabile in futuro. Quindi, non resta che pagare o cambiare auto.

giovedì 8 giugno 2017

Tumore al seno, una speranza rivoluzionaria: ecco dove arriva il primo vaccino, in Italia, a Napoli

Tumore al seno, a Napoli dal 2018 la sperimentazione del primo vaccino



Nel 2018 partirà un ciclo di sperimentazione per testare un vaccino contro il cancro del seno a livello internazionale. L'unico centro italiano coinvolto sarà l'istituto nazionale dei tumori di Napoli Fondazione G.Pascale. L'esperimento, giunto ormai alla fase 3,si concentrerà sull'effetto del vaccino anti Globo H-KLH somministrato appena dopo l'intervento al seno, come terapia sinergica, in donne con tumore 'triplo-negativo', un sottotipo trattato, per ora, solo con la chemioterapia.

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Lo studio è stato presentato, con annessi risultati, al congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco), a Chicago. Il centro di ricerca principale sarà affiancato al Pascale con ulteriori studi di combinazione della cura con farmaci inibitori dei 'checkpoint' immunologici su pazienti in fase metastatica, come riporta il sito AdnKronos.

IL SILURO DI COMEY Trump demolito al Senato Bomba dell'ex capo dell'Fbi: "Elezioni Usa, voto truccato"

Comey contro Donald Trump al Senato: "Mosca ha interferito con il voto Usa"



E alla fine parlò James Comey. L'ex direttore dell'Fbi attacca Donald Trump. La sua amministrazione, per Comey, ha scelto di "diffamare me e l’Fbi, e ha mentito su di me e sull’Fbi. L’Fbi è e sarà sempre indipendente".

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Nel corso dell’audizione in Senato sul Russiagate in cui ha risposto alle domande della Commissione Intelligence, Comey dice la sua. Il presidente Usa lo ha rimosso lo scorso 9 maggio scatenando un terremoto politico. Comey era stato messo a capo del Bureau nel 2013 da Barack Obama.

"Non c’è alcun dubbio che la Russia abbia interferito nelle elezioni americane, ma ho fiducia che nessun voto sia stato alterato. C’è stato uno sforzo massiccio da parte di Mosca di colpire le elezioni presidenziali americane e l’Fbi seppe dei tentativi di hackeraggio da parte dei russi alla fine del 2015". L’ex direttore dell’Fbi, conferma che l’amministrazione Usa non gli chiese di fermare l’indagine sul Russiagate ma solo di "lasciar andare" sull’ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Donald Trump, Michael Flynn. "Non spetta a me dire se c’è stato intralcio alla giustizia", ha aggiunto.

L’ostruzione della giustizia è una delle accuse che, se confermate, potrebbero fare scattare l’impeachment nei confronti di Donald Trump.

ESCLUSIVA il Notiziario Totò Riina, volete vedere com'è "ridotto" davvero? Spunta la sua foto / Guarda

Totò Riina steso in barella al processo per la strage del rapido 904


Per molti, la pronuncia con cui la cassazione ha chiesto la revisione delle condizioni di detenzione del boss mafioso Totò Riina, è uno scandalo. Ma uno scandalo forse ancora maggiore è che lo stesso Riina, ieri, abbia assistito collegato in videoconferenza dal carcere di Parma al processo d'appello che si sta svolgendo a Firenze per la strage del Rapido 904. Sì, proprio quella del Natale del 1984, per la quale neel 1989 vennero condannati all'ergastolo esponenti di vertice delle cosche come Pippo Calò e Guido Cercola. Ora, a 33 anni dalla morte di quelle povere 19 persone che viaggiavano sul treno (i feriti furono 260), l'imputato è Totò Riina. Il quale, in videoconferenza, s'è presentato steso su una barella tipo quella delle ambulanze, dalla quale non s'è mai alzato.

LA “CITTADELLA DELLA PACE”

A La Spezia, seguendo le parole di Papa Francesco, è nato un rifugio per chi fugge dalla guerra.

O LA VA O LA SPACCA Imboscata e addio patto: Renzi, retroscena bomba Il suo piano B, le tre mosse per far crollare tutto

O LA VA O LA SPACCA Legge elettorale, il patto è morto. Il piano B di Renzi: "Decreto legge, al voto con il Consultellum e governo a casa"



Il patto elettorale con Berlusconi, Grillo e Salvini è carta straccia. L'agguato alla Camera, con i franchi tiratori che hanno mandato sotto il governo su un emendamento sia pur di poco conto, rappresenta per Matteo Renzi quello che per Romano Prodi furono i 101 cecchini sulla strada del Quirinale, nel 2013: la fine dei sogni. "La legge elettorale è morta", ha non a caso scritto il dem Emanuele Fiano, relatore del Tedeschellum. Il capogruppo Ettore Rosato a Montecitorio ha sparato a zero sui grillini: "La vostra parola non vale nulla". La verità è che in fondo, se i 5 Stelle sono divisi e Beppe Grillo ha più di qualche difficoltà a tenere i suoi, dentro il Pd stanno messi peggio. Gli orlandiani probabilmente stanno festeggiando la dolce vendetta sul segretario-uomo solo al comando. Ha imposto l'accordo a 4 e ora resterà sepolto sotto le sue macerie. 

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"La legge elettorale in discussione alla Camera - scriveva ieri, dopo la prima imboscata, su Facebook - non è la nostra. Adesso il Parlamento è sovrano. Se passa, bene. Se qualcuno si tira indietro, gli italiani avranno visto la serietà del Pd". Tutto molto bello. Ma ora? La verità è che al Nazareno avevano già intuito che qualcosa poteva andare storto. Secondo Repubblica tutti si aspettavano una caduta al Senato, non a Montecitorio, ma poco cambia. Non a caso, secondo il quotidiano di De Benedetti, il braccio destro di Renzi Luca Lotti sarebbe già "alle prese con le liste".

Il "piano B" l'ha svelato Lorenzo Guerini, il coordinatore renzianissimo del Pd: "Un minuto dopo che l'accordo salta - sono le parole di Guerini a un amico secondo Quotidiano nazionale - dirò che si può andare al voto con il Consultellum perché le due sentenze della Consulta sono autoapplicative". Certo, ci vorrebbe qualche aggiustatina rapida in aula, in un contesto decisamente da Vietnam. Ma anche a Silvio Berlusconi, che oggi sul Corriere della Sera difendeva la scelta del proporzionale ("Così il Movimento 5 Stelle non arriverà mai al 51%") tutto sommato non dispiacerebbe andare al voto con il Consultellum. Già, ma quando? L'altro big Pd Rosato, secondo sempre il retroscena di QN, è stato chiaro: "Il clima nella coalizione di governo, già deteriorato, diventerebbe invivibile e sarebbe impensabile approvare la legge di Bilancio in autunno. A quel punto le elezioni anticipate sarebbero obbligate". La strada sarebbe un decreto legge imposto al governo per armonizzare le leggi elettorali di Camera e Senato, con buona pace del presidente Sergio Mattarella

ITALIA ALLO SBANDO Il caos alla Camera, una cosa mai successa "Errore tecnico", cecchini sputtanati in diretta

ROBE MAI VISTE Legge elettorale, governo sotto. Caos alla Camera: si vede chi ha votato, volano insulti tra Pd e M5s



Montecitorio, Stato libero di Bananas. Il patto Pd-M5s-Forza-Italia Lega Nord sulla legge elettorale non regge e va sotto per la seconda volta consecutiva sul voto segreto alla Camera, dove si vive un'altra giornata drammatica con tanto di sospetti di "complotti". Risultato: 270 sì, 256 no, un astenuto. E il primo firmatario Emanuele Fiano (Pd) che dice chiaro e tondo: "La legge elettorale è morta". In più, a condire questo scenario tragicomico, pure un giallo in diretta.

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Il governo è andato sotto su un emendamento su cui aveva dato parere negativo, quello a firma Biancofiore che prevedeva l'estensione del Tedeschellum all'Alto Adige. Sotto accusa ci finisce il Movimento 5 Stelle, i cui esponenti si dividono. Da una parte Danilo Toninelli rivendica la scelta di votare a favore dell'emendamento "di giustizia perché applica la legge elettorale al Trentino". Dall'altra c'è Roberto Fico che ribadisce come il patto "a questo punto sia a rischio" mentre Alessandro Di Battista rincara la dose, respingendo la richiesta del Pd di riportare la legge in commissione: "Per noi del Movimento Cinquestelle il patto sulla legge elettorale è ancora in piedi. Il problema è di un Pd schizofrenico che si è reso conto che su questo emendamento non aveva i voti. La faccia di Rosato in Aula era la dimostrazione plastica della disperazione. Non hanno un partito, ma mille correnti. Ora danno la colpa al M5S, ma noi siamo a favore della legge tanto che la vogliamo estendere a tutta Italia".

Il Pd vive uno psicodramma, perché la legge sta diventando un Vietnam e a farne le spese, anche mediaticamente, sarà Matteo Renzi. Il capogruppo Ettore Rosato è durissimo con i grillini: "La vostra parola non vale nulla". Ma il momento di maggior tensione si è registrato quando al momento del voto segreto il tabellone elettronico di Montecitorio si accende con le luci verdi, rosse e bianche (GUARDA IL VIDEO). Voto palese, dunque, e per qualche secondo si può intuire chi ha votato e come. Si scatena il caos, la presidente Laura Boldrini parla di "disguido" e "problema tecnico", dal tempismo più che sospetto visto il momento. Si ripete il voto e il "patto a 4" va sotto.

Napoli: Lo sfregio ai bambini: ottanta con diarrea e vomito Cosa c'era nel cibo a scuola... schifo raccapricciante

Napoli, la cacca nel cibo delle mense scolastiche: 80 bimbi con diarrea e vomito



C'era la cacca nel brasato di manzo servito il 9 maggio scorso in alcune scuole dell'obbligo di Napoli dalla ditta Sirio. Le indagini condotte da Arpac e Asl Napoli 1 hanno infatti accertato la presenza di elevatissime quantità di bacillus cereus e di colibatteri (escheria coeli). Tanto che una ottantina tra bambini, maestre e bidelle hanno sofferto di tossinfezione con diarrea e vomito nelle ore successive il pasto.

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L'allarme, tuttavia, non è scattato nelle ore immediatamente successive ai fatti, ma una settimana più tardi. E' stato allora (il 16 maggio) che le dirigenti di due scuole, venute a sapere dei tanti casi di malessere, hanno lanciato l'allarme alla Asl, che ha proceduto al prelievo di campioni di pasti erogati dalla ditta fornitrice delle mense scolastiche, la Sirio.

La refezione è stata immediatamente sospesa, con l'autorizzazione da parte di molte scuole al pasto domestico o con la cancellazione del tempo pieno (e conseguenti disagi per le famiglie). Nel frattempo, è stato revocato il contratto con la ditta Sirio, che dal 13 febbraio scorso distribuiva i pasti in una ventina di scuole comunali e una ventina statali nella città di Napoli.