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domenica 4 giugno 2017

L'accordo che spacca il M5S, scoppia il panico tra i big: i volti noti che vanno a casa

Legge elettorale, l'accordo con Pd e FI mette a rischio la candidatura degli eletti



Dopo che Beppe Grillo ha blindato l'accordo sulla legge elettorale stretto con il Partito democratico e Forza Italia, i cellulari dei parlamentari cinquestelle sono diventati roventi. Il panico è scoppiato come un fiume in piena prima nelle chat, per passare rapidamente alle più efficaci e dirette telefonate. La domanda ricorrente è sempre una: "Io che fine faccio?". Non sono pochi i volti noti del M5S in bilico laddove passase l'attuale progetto sulla riforma elettorale.

Una delle prime a temere per il proprio futuro, secondo quanto riporta il Corriere della sera, è stata Paola Taverna, che ha voluto parlare direttamente col capo giusto poco prima che arrivasse il diktat di Grillo: "Non ci interessa garantire la rielezione di questo o quell'altro portavoce". Ogni riferimento a fatti e persone non è per niente casuale, la mannaia del prossimo turno potrebbe lasciare a casa più di un eletto grillino.

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Tra i preoccupati - per se stessi - ci sarebbe anche Roberto Fico, una situazione che secondo i ben informati sarebbe più ingarbugliata del previsto. L'incognita sta tutta sul modo in cui verranno stilate le prossime liste, i parlamentari uscenti sperano in norme più flessibili e che evitino l'ingorgo in certe regioni di candidature di peso.

L'affollamento coinvolge regioni come Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia e Campania, per tutti ci sarebbe la necessità di rivedere una leggina interna che prevede a chi ha più di 40 anni di candidarsi solo al Senato. Non sarebbero pochi quelli costretti a traslocare, nel caso in cui fossero rieletti.

Rischiano per esempio in Sicilia Mario Michele Giarrusso, Nunzia Catalfo e Vincenzo Santengelo. Nel Lazio il traffico è terribile, con le uscenti Carla Ruocco, Roberta Lombardi, Taverna e Stefano Vignaroli a caccia di un posto al sole. E poi c'è il rebus campano, con i collegi al Senato da stabilire per evitare di tenere fuori appunto Fico e altri sodali.

Il sudoku delle liste dovrà anche tenere in considerazione chi per questo accordo sulla legge elettorale ci ha messo faccia e fegato. Tra loro Vito Crimi e Danilo Toninelli, oltre all'ex capogruppo Paola Carinelli. 

Tumore della prostata metastatico: con abiraterone mortalità meno 38%

Tumore della prostata metastatico: con abiraterone mortalità meno 38%


di Maria Rita Montebelli



Aggiungere l’abiraterone alla terapia ormonale tradizionale per il cancro della prostata, nei pazienti con un tumore metastatico ad alto rischio già dal momento della diagnosi riduce il rischio di mortalità del 38 per cento. Lo ha stabilito il LATITUDE, uno studio di fase 3 condotto su 1.200 pazienti e presentato all’ASCO in sessione plenaria. L’aggiunta di abiraterone ha inoltre più che raddoppiato l’intervallo di tempo prima della progressione del tumore (da 14,8 mesi del gruppo di controllo a 33 mesi nei soggetti trattati con abiraterone). “C’è un gran bisogno di migliorare l’offerta di trattamento per i pazienti con tumore della prostata già in fase metastatica alla diagnosi - afferma Karim Fizazi, direttore del dipartimento di Oncologia al Gustave Roussy, Università Paris-Sud di Villejuif, Francia - che arrivano al decesso in genere entro 5 anni dalla diagnosi. I benefici derivanti dall’impiego precoce dell’abiraterone che abbiamo osservato nel nostro studio, sono paragonabili a quelli della chemioterapia con docetaxel, con la differenza però che l’abiraterone è molto più tollerato; molti pazienti non presentano infatti alcun effetto indesiderato”.

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Il tumore della prostata cresce sotto l’influenza del testosterone; per questo si ricorre alla terapia ormonale (o di deprivazione androgenica) che inibisce la produzione di testosterone da parte dei testicoli. Questo ormone tuttavia continua ad essere prodotto, anche se in quantità minori, dalle ghiandole surrenali e dalle cellule del tumore della prostata, che possono rilasciare piccole quantità di androgeni. L’abiraterone è però in grado di bloccare la produzione di testosterone a tutti i livelli, andando ad inibire un enzima che trasforma altri ormoni in testosterone. Il LATITUDE è uno studio internazionale, randomizzato e controllato contro placebo che ha arruolato pazienti con una nuova diagnosi di tumore della prostata in fase metastatica ad alto rischio, non trattati in precedenza con terapia ormonale. Tutti questi pazienti presentavano almeno 2 fattori di rischio tra: punteggio di Gleason (misura il grado del tumore) pari a 8 o oltre; 3 o più metastasi ossee; 3 o più metastasi viscerali (ad esempio al fegato). I pazienti venivano randomizzati al gruppo terapia ormonale più abiraterone e prednisone (un cortisonico che viene aggiunto alla terapia con abiraterone per contrastarne alcuni effetti indesiderati come bassi livelli di potassio o aumento della pressione) o al gruppo terapia ormonale più placebo.

Dopo un periodo di follow up medio di 30,4 mesi, i pazienti trattati con abiraterone, presentavano un rischio di mortalità ridotto del 38 per cento rispetto al gruppo di controllo. I soggetti trattati con questo farmaco inoltre presentavano una riduzione del 53 per cento del rischio che il tumore progredisse e cioè un ritardo nella progressione del tumore in media di 18,2 mesi, rispetto al gruppo di controllo. Tra i soggetti trattati con abiraterone sono stati riscontrati un maggior numero di effetti indesiderati rispetto a quelli del gruppo di controllo: ipertensione (20 per cento contro il 10 per cento), basse concentrazioni di potassio (10,4 per cento contro l’1,3 per cento) e alterazioni degli enzimi epatici (5,5 per cento contro l’1,3 per cento). “E’ necessario dunque essere cauti ad impiegare l’abiraterone - afferma Fizazi - nei soggetti ad aumentato rischio di problemi cardiaci, come ad esempio i diabetici”. “Abbiamo continuato a trattare il tumore metastatico della prostata nella stessa maniera per 70 anni - conclude Fizazi - finché, nel 2015, non è stato dimostrato che il docetaxel (un chemioterapico) era in grado di migliorare la sopravvivenza. Adesso, nel 2017 abbiamo dimostrato che anche l’abiraterone può prolungare la sopravvivenza di questi pazienti. Uno studio già in corso in Europa cercherà ora di valutare se la somministrazione contemporanea di docetaxel e abiraterone sarà in grado di portare un vantaggio ulteriore”.

Lo STAMPEDE, un altro studio su 2 mila pazienti con tumore della prostata metastatico, presentato all’ASCO, conferma questi risultati, dimostrando che l’aggiunta di abiraterone alla terapia di deprivazione androgenica standard riduce il rischio di mortalità del 37 per cento. “L’abiraterone nel nostro studio  - commenta Nicholas James, professore di Oncologia Clinica al Queen Elizabeth Hospital di Birmingham (Gran Bretagna) - non solo ha prolungato la sopravvivenza, ma ha anche ridotto il rischio di una recidiva del 70 per cento e quello di gravi complicanze a carico delle ossa del 50 per cento. Vista l’entità dei benefici riscontrati, riteniamo che la terapia di prima linea dei pazienti con tumore della prostata metastatico debba cambiare”. Lo studio STAMPEDE, condotto in Svizzera e in Gran Bretagna, ha confrontato due gruppi di pazienti, uno trattato con la terapia di deprivazione andogenica standard (ADT), l’altro con ADT e abiraterone. Dopo un follow up medio di 40 mesi, ci sono stati 262 decessi nel gruppo terapia standard e 184 in quello terapia standard più abiraterone. Il tasso di sopravvivenza globale a 3 anni è risultato dell’83 per cento nel gruppo abiraterone contro il 76 per cento del gruppo di controllo. L’aggiunta di abiraterone al trattamento tradizionale ha inoltre ridotto il rischio relativo di fallimento terapeutico (inteso come peggioramento dei sintomi o degli esami radiografici, aumento dei livelli del PSA) del 71 per cento rispetto alla terapia standard.

Nel gruppo trattato con abiraterone anche in questo caso sono stati registrati più effetti indesiderati (41 contro il 29 per cento del gruppo di controllo). I prossimi passi della ricerca consisteranno nell’analisi molecolare dei campioni di tessuto tumorale raccolti nello studio, per cercare di capire se diversi sottogruppi di pazienti possano trarre maggior beneficio dalla terapia con abiraterone o dalla chemioterapia (docetaxel). “E’ inoltre possibile - commenta James - che i pazienti con le forme tumorali a più rapida crescita possano beneficiare dal trattamento combinato abiraterone-docetaxel, ma per esserne certi dobbiamo aspettare i risultati delle ricerche in corso”.

LA LORO CIVILTÀ Milano, l'orrore islamico Inviato di Libero massacrato: ridotto così solo per una foto

Milano, aggredito l'inviato di "Libero" perché scattava fotografie


di Andrea E. Cappelli



Nel raccontarvi cosa mi è successo giovedì notte - in piazzale Selinunte a Milano - mentre svolgevo il mio lavoro di cronista dirò soltanto la verità, nient’altro che la verità, attenendomi ai fatti. Giovedì sera, intorno a mezzanotte, sono stato aggredito da tre ragazzi arabi. Dopo aver subito qualche percossa sono riuscito a divincolarmi, chiedendo aiuto a gran voce. Attorno a me soltanto musulmani, un centinaio di musulmani che ogni sera, in periodo di Ramadan, si riversano nelle strade e nelle piazze del quartiere, facendo bisboccia fino a tarda notte. Fortunatamente un gruppo di cinque anziani, italiani residenti in zona, hanno sentito le mie grida. Dopo avermi soccorso, hanno atteso assieme a me l’arrivo della polizia.

Procediamo con ordine: su segnalazione di molti cittadini e di un consigliere del Municipio 7 (Francesco Giani) la notte di giovedì sono andato in piazzale Selinunte - vicino a San Siro - per un sopralluogo. Gli abitanti lamentano di non riuscire a dormire, a causa del baccano prodotto dagli islamici. Intorno alle 23 sono arrivato sul posto; a impressionarmi il numero di persone: almeno un centinaio. All’angolo con viale Mar Jonio un negozio aperto: "Macelleria Rays" recita l’insegna, affiancata da scritte in arabo. Diverse persone si avvicendavano dentro e fuori dal locale, acquistando bibite e generi alimentari. Una grande folla si era radunata al centro della piazza: nel campo da basket una ventina di ragazzi stavano disputando una partita; alcuni adolescenti ascoltavano musica rap, pompata a tutto volume da due casse. Nel campo da bocce i bambini facevano cozzare delle sbarre di plastica contro le inferriate, producendo un frastuono assordante. Altri esplodevano petardi nell’area verde e in mezzo alla strada. L’area giochi era gremita: le mamme velate, sedute a semicerchio sulle panchine, osservavano i figli oscillare sull’altalena e sfrecciare sullo scivolo. Un’intera comunità riempiva i viali notturni di Milano. Lassù, nell’anfiteatro di palazzi che circondano la piazza, tante finestre illuminate. Camminando lungo il marciapiede avvertivo l’energia che quella massa di persone sprigionava: una sorta di eccitazione collettiva. Avendo represso i loro bisogni primari durante il giorno, al calare delle tenebre le naturali pulsioni umane hanno trovato libero sfogo, come quando si stappa una bottiglia di spumante e il tappo di sughero schizza in aria, lasciando fluire la schiuma.

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Per documentare quanto stava accadendo ho attraversato la piazza, fino a raggiungerne il centro. Ho scattato qualche foto con il telefono, cercando di non dare nell’occhio. Un’imprudenza. Non ho fatto in tempo a riporre il cellulare nella tasca che tre ragazzi mi erano addosso. «Che vuoi fare? Dammi il telefono» ringhiava uno di loro, il più aggressivo. Ho cercato di calmarli, spiegando che me ne stavo andando e non volevo problemi. Il più violento mi ha afferrato per un braccio, torcendolo. Il cellulare si è schiantato al suolo, lo schermo in frantumi. Divincolandomi, sono riuscito a liberarmi dalla presa. Il secondo ragazzo mi ha sferrato un calcio, poi un pugno. Ho cominciato a correre, inseguito dai tre. Ho gridato più forte che potevo, sperando di attirare l’attenzione di qualche abitante. Ero attorniato da stranieri, non riuscivo a pensare che a una cosa: «Se mi prendono, mi ammazzano di botte». Fortunatamente, un gruppo di cinque anziani - attirato dalle grida - è venuto in mio aiuto. Alla loro vista, i miei assalitori si sono dileguati. Uno degli anziani - un negoziante della zona - ha chiamato la polizia, che è arrivata soltanto 20 minuti dopo.

«Cosa sei venuto a fare? Non lo sai che questo è il loro territorio?». «Noi non riusciamo più a vivere in pace». Il tenore dei discorsi assumeva una certa piega: in quel momento, non riuscivo a biasimarli. Comprendo le parole proferite di getto, l’esasperazione di chi vive in trincea. Del resto, a differenza dei miei aggressori, questi signori non farebbero male a una mosca. Arrivata la polizia, sono salito sulla volante. Mentre osservavo il paesaggio dal finestrino pensavo che su cento persone presenti, cento cittadini musulmani, nessuno ha alzato un dito per aiutarmi. Non voglio incolpare un’intera religione, ma a Milano c’è un problema di integrazione, è evidente. Il consigliere di municipio Francesco Giani (FI) ha ben chiara la situazione: «San Siro è diventato da anni un ghetto abitato da immigrati, in cui gli stranieri sono i pochi residenti italiani rimasti. Le scuole del quartiere hanno il 75% degli alunni di origine straniera. Il problema non è solo la concentrazione di stranieri senza alcuna integrazione, ma l’occupazione abusiva delle case popolari, lo spaccio e la criminalità in generale. Ho parlato in Municipio 7 della situazione - conclude - e i consiglieri del Pd si sono messi a ridere. La stessa notte un giornalista di Libero è stato aggredito. La situazione in quel quartiere è fuori controllo e il Comune fa finta di non vedere». Dal canto suo Carmela Rozza (assessore alla Sicurezza del Comune di Milano) ha annunciato che da questo momento saranno intensificati i controlli in piazza Selinunte. Meglio tardi che mai.

Ora, ogni lettore potrà trarre le conclusioni che vuole; ho perso ogni voglia - ammesso che l’abbia mai avuta - di sradicare ottusi preconcetti di natura ideologica.

Real Madrid padrone d'Europa, Zidane epocale La maledizione Juve, Buffon: triplete di papere

Il Real Madrid di Zidane è campione d'Europa: la maledizione della Juve



Campeones! Zinedine Zidane riscrive la storia della Champions League: il Real Madrid è l’unica squadra a vincere la massima competizione europea due volte di fila. I Blancos si impongono per 4 -1. Dopo un primo tempo equilibrato, finito 1 - 1, con i gol al 19' di Cristiano Ronaldo e di Mario Mandzukic, il Real Madrid dilaga. L'incubo della Juve inizia al 60' con il gol di Casemiro e finisce 3 minuti dopo, con la doppietta di Ronaldo. La partita già è chiusa, con i bianconeri incapaci di reagire. Al 90' arriva la gioia personale per Asensio, entrato pochi minuti prima al posto di Isco. Per la Juve la Champions è una maledizione, questa contro il Real è stata la quinta finale persa dai bianconeri. Ma la vittoria porta una firma su tutte: Zizou.

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Da meno di due anni sulla panchina madrilena, il tecnico francese da traghettatore diventa l’attore protagonista di una commedia a lieto fine: uno scudetto, una supercoppa Uefa, una Coppa del mondo per club e 2 Champions in 17 mesi. Certo, è facile vincere con Cristiano Ronaldo, Bale, Benzema, Tony Kroos, Sergio Ramos. È sempre facile vincere con il Real Madrid. Ma non se arrivi a stagione in corso, se hai una squadra appagata. Il merito di Zidane è quello di aver tenuto in piedi uno spogliatoio di superstar, in un ambiente difficilissimo pieno di pressioni. Le Champions League sono 12, chapeau Zizou.

E La Juve? “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”, di nuovo. Per i bianconeri di Allegri la Champions è una maledizione. Doveva essere il finale perfetto dopo 6 anni di vittorie in Italia. Doveva essere il finale perfetto dopo 3 anni di Max Allegri. Doveva essere il finale perfetto di Gianluigi Buffon, il portiere più forte del mondo che non vince mai la Champions. È il finale perfetto però per la schiera infinita di gufatori seriali in collegamento dall’Italia. Facile l’ironia sui social: “senza arbitri che aiutano, la Rubentus non vince”, “cedete Higuain, ricomprate Moggi”. È questo il trend dei commenti un po’ da tutti Italia, soprattutto dai tifosi di Roma Napoli e Torino.  

Ma quale è il futuro per la Juventus? Dopo un trauma del genere serve una rifondazione, serve ridare nuovi stimoli e trasmettere serenità all’ambiente. Gli interrogativi sono tanti e il primo si chiama Allegri. Cosa fare con l’allenatore che ha portato la squadra due volte la squadra a sfiorare l’impresa? E soprattutto, cosa vorrà fare Allegri. Così come l’età per alcuni leder avanza, soprattutto in difesa. Barzagli, Chiellini e Marchisio su tutti, oltre Buffon che con questa ultima preziosa occasione di mettere in bacheca la Champions, figuriamoci ora il Pallone d'oro. Sarà dura anche respingere le avances delle big d’Europa per Pablo Dybala. Intanto a Madrid si festeggia, così come in gran parte dell’Italia, mentre la  Torino bianconera si lecca le ferite.

LONDON BRIDGE Londra, tre attacchi nella notte Furgone contro la folla: 6 morti "Avevano coltelli": almeno 20 feriti

Londra, un furgone sulla folla. Torna la paura, chiusa la metro. Almeno sei morti



Almeno una persona è morta dopo che un furgone ha travolto passanti sul London Bridge nel cuore di Londra, alle 23.30 in Italia. Lo riferisce la Bbc. Testimoni riferiscono che agenti armati sono sul posto dopo che il furgoncino bianco ha investito i passanti. Secondo Scotland Yard si tratta di un "grave incidente". I feriti sarebbero almeno venti, tra questi tre colpiti dagli uomini a bordo che li avrebbero colpiti con un coltello.

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I residenti della zona intorno al London Bridge stanno offrendo ospitalità a chi è rimasto coinvolto nell'attentato di stasera. Lo riferisce la Bbc. "Vivo a cinque minuti dal London Bridge. Se qualcuno ha bisogno di aiuto, o anche solo di tè o di un posto tranquillo in cui aspettare che la situazione di calmi, mi mandi un messaggio", scrive una donna su Twitter. "Chi è in zona intorno a Londron Bridge e ha bisogno di tornare a casa scriva", scrive un altro precisando che sarà un aiuto gratuito e concludendo con l'hashtag #londonwillnotfall, "Londra non cadrà".

Subito dopo l'attacco con il furgoncino, la polizia avrebbe sparato contro i presunti attentatori a Borough Market, vicino London Bridge, dove ci sarebbe stato un altro attacco con coltellate. Un altro sarebbe avvenuto a Vauxhall, a quattro chilometri da London Bridge.

sabato 3 giugno 2017

Un meteo da incubo, potete dire addio all'estate Pioggia e temperature giù: dove non avrete scampo

Meteo, da domenica temporali e calo delle temperature



Il primo assaggio di estate sarà spazzato via domani, domenica 4 giugno per l'arrivo di una ondata di tempo instabile atlantico che porterà un peggioramento sul Nord Italia, avvisano gli esperti di 3BMeteo. 

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Occhio ai temporali - La perturbazione in arrivo stasera 3 giugno porterà rovesci e temporali sui settori alpini e prealpini ma localmente anche la centro est Liguria, Val Padana centro occidentale e basso Triveneto. Con un peggioramento ulteriore nella nottata. Lunedì non migliora: l'atmosfera rimarrà instabile anche per l'arrivo di un nuovo impulso instabile dal pomeriggio-sera dalla Francia, con altri rovesci e temporali più diffusi tra alta Val Padana e Alpi, in particolar modo tra alto Piemonte, Nordovest Lombardia e fascia prealpina. Nel corso di martedì l'impulso instabile si muoverà rapidamente verso est con piogge soprattutto sull'alta Val Padana centro orientale e occasionalmente altrove.

Miglioramento - La perturbazione scivolerà mercoledì verso le regioni centro meridionali lasciando spazio a correnti più secche e al ritorno dell'alta pressione garanzia di tempo stabile e soleggiato, salvo qualche annuvolamento diurno sulle Alpi. Bel tempo che però nel prossimo fine settimana potrebbe nuovamente lasciare spazio a un nuovo peggioramento.  

Temperature giù - I passaggi instabili che coinvolgeranno il Nord porteranno un netto calo termico con massime in diminuzione anche di 8-10°C. Già domenica 4 al Nordovest non si andrà oltre i 24/26 gradi ed entro martedì anche al Nordest.

Champions, Juventus al completo, Bale in panchina Max Allegri insegue il sogno triplete / La diretta

Cardiff, la finale Juventus-Real Madrid: la diretta dal Millenium Stadium



A Cardiff la Juventus di Massimiliano Allegri insegue il sogno di vincere ancora la Champions league dopo 21 anni e quattro finali perse. Nessuna sorpresa sulla formazione dei bianconeri, qualche sorpresa invece tra le fila del Real Madrid, visto che il beniamino di casa, Gareth Bale partirà dalla panchina. Al suo posto in campo Isco.

LA PROSPETTIVA SVIZZERA SULLE OBBLIGAZIONI.

Obbligazione Tasso Fisso in Pesos Messicani. Disponibile su Borsa Italiana 



Alle 19.30 entrambe le squadre sono arrivate al Milleniun stadium. Il primo a scendere dal bus bianconero nella pancia dello stadio è stato il tecnico Allegri seguito dal dg Beppe Marotta. Quindi il capitano Gigi Buffon coperto da occhiali scuri e uno a uno tutti i calciatori hanno messo piede nell’impianto di Cardiff, volti concentrati e pronti per il grande appuntamento. Facce più rilassate in casa Real, con il tecnico Zinedine Zidane che si è anche lasciato andare ad un sorriso. Da segnalare che al suo ingresso in campo per il classico sopralluogo, il grande ex Alvaro Morata ha salutato diversi tifosi juventini presenti. Prima ancora della squadra bianconera era arrivato lo staff degli arbitri guidato da Pierluigi Collina.


Le probabili formazioni:

Juventus (4-2-3-1):Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Khedira, Pjanic; Dani Alves, Dybala, Mandzukic; Higuain. A disp.: Neto, Lichtsteiner, Benatia, Kean, Marchisio, Lemina, Cuadrado. All. Massimiliano Allegri

Real Madrid (4-3-1-2): Navas; Carvajal, Varane, Sergio Ramos, Marcelo; Modric, Casemiro, Kroos; Isco; Benzema, Ronaldo. A disp.: Casilla, Nacho, Danilo, Asensio, Bale, James, Morata. All. Zinedine Zidane

Arbitro: Felix Brych (GER) Assistenti: Mark Borsch, Stefan Lupp (entrambi GER). Quarto ufficiale: Milorad Mažić (SRB). Assistenti addizionali: Bastian Dankert, Marco Fritz (entrambi GER). Assistente arbitro di riserva: Rafael Foltyn (GER)