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sabato 3 giugno 2017

La domanda scomoda al giudice che graziò Fini: "Adesso ci spiega come mai, subito dopo..."

Giovanni Ferrara, il giudice che "graziò" Fini: "Io, Gianfranco e quel posto da..."



"Col senno di poi è facile giudicare. Ogni processo ha la sua storia e di quello che sta emergendo ora, all'epoca non c'era traccia". Così Giovanni Ferrara, ex procuratore capo di Roma, sulle recenti (e passate) vicende che stanno travolgendo Gianfranco Fini. Il punto è che nel 2011, la sua indagine sull'ex presidente della Camera venne archiviata. Per sua decisione. All'epoca indagava sulla casa di Montecarlo, ma chiese l'archiviazione anche se era stato appurato che quella stessa casa era stata venduta a un prezzo "vile". E a chiedergliene conto, in un'intervista, è Il Tempo, a cui spiega che la decisione venne presa "perché non c'era reato. Fini, in qualità di presidente dell'associazione di An e amministratore dei suoi beni, era legittimato a vendere la casa. Non c'era quindi la truffa. Certo - aggiunge - avrebbe dovuto chiedere il prezzo giusto".

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Il punto, però, è che quella casa fu venduta ad almeno un terzo del suo valore. Ora è stato accertato che dietro le società offshore che l'hanno acquistata c'erano il cognato e la moglie di Fini, e ancora si è scoperto che i soldi usati da Giancarlo ed Elisabetta Tulliani per la compravendita erano frutto di riciclaggio transnazionale, poiché provenivano dai conti dell'imprenditore Francesco Corallo.

Ma tant'è. Dopo che Ferrara decise di archiviare il tutto (a marzo 2011), ricorda sempre Il Tempo, l'ex procuratore venne nominato sottosegretario all'Interno dopo la caduta del governo Berlusconi, avvenuta a novembre dello stesso anno. Una circostanza su cui in molti hanno malignato. "È una cosa assolutamente fuori posto - ribatte alle malignità -: non ho mai avuto a che fare né con il partito di Fini né con lui. Non l'ho nemmeno mai votato. Fini non è stato graziato giudiziariamente. È stato fatto un atto di giustizia: è il giudice che ha deciso di archiviare, altrimenti l'avrebbe potuto rinviare a giudizio". Quindi la sua nomina non fu fatta in quota Futuro e libertà, l'ex partitino di Fini? "No, quella è una cosa falsa scritta su Wikipedia e non so come si può farla rimuovere". E ancora, conclude: "La mia nomina proviene dall'allora presidente del Consiglio, ossia da Mario Monti, con l'avallo del presidente della Repubblica".

venerdì 2 giugno 2017

Renzi intercettato al Quirinale Bomba: "Io non lo so se..." La frase sfuggita, svela tutto

A Matteo Renzi scappa una frase: "Il M5s ha dubbi, non so se l'accordo regge"





"Io non sono così sicuro che i cinquestelle reggano sull'accordo...". Nei giardini del Quirinale Matteo Renzi si lascia sfuggire una fra sibillina sulla legge elettorale. A qualche metro di distanza, riporta il Corriere della Sera, il grillino Luigi Di Maio rassicura i giornalisti: "Credo che l'accordo non salterà", ma la verità è che dentro il Movimento 5 Stelle, come sempre, succede tutto e il contrario di tutto. Da Paola Taverna a Roberto Fico, è un fuoco di fila sui difetti del sistema "alla tedesca" che avrebbe trovato l'ok anche di Silvio Berlusconi e Beppe Grillo. Lo stesso Di Maio, peraltro, nelle stesse ore ha parlato di "piano eversivo" in relazione a Renzi e all'accusa rivoltagli dagli alfaniani di aver chiesto ad Ap di far cadere Gentiloni a febbraio. Non il clima migliore per proseguire nel dialogo. I pentastellati, ha spiegato Renzi, "pongono qualche problema sul voto disgiunto. Io non lo so se il patto terrà, ma noi ci siamo. Abbiamo fatto un'operazione intelligente, per tenere fede all'impegno con il presidente della Repubblica. Siamo stati così seri che sui collegi abbiamo diviso Rignano e Pontassieve". Se l'accordo salta, avverte l'ex premier, "la palla è al Parlamento. I guai maggiori, se salta tutto, li ha il M5S. Io con le preferenze non ho problemi, loro invece non so come se la cavano". Maria Elena Boschi ha una teoria sulle incertezze dei 5 Stelle: "Si fanno condizionare dai titoli dei giornali e da alcuni magistrati, che non vedono bene il dialogo con Berlusconi". Occhio però, perché i problemi interni li ha anche il Pd, visto che la sinistra dem non ha gradito il Tedeschellum disegnato dal maxi-emendamento Fiano. E se votano contro anche loro, non c'è maggioranza che tenga.


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Diocesi di Aversa: Al Seminario la presentazione di “Maria, incanto e mistero”

Al Seminario la presentazione di “Maria, incanto e mistero”


di don Francesco Riccio 
a cura di Gaetano Daniele



Martedì 6 giugno, alle ore 18.00, si discuterà del nuovo libro di sr. Nunziella Scopelliti, fondatrice delle Suore del Bell’Amore


Maria è l’icona dell’anno pastorale 2016/2017 - che la diocesi di Aversa ha voluto dedicare al dialogo tra le generazioni - in concomitanza con il 50° dell’incoronazione della Madonna dei Giovani. La Madre di Dio è anche la protagonista di “Maria, incanto e mistero”, il nuovo libro nato dalla prolifica penna da sr. Nunziella Scopelliti, fondatrice delle Suore del Bell’Amore, presenti in diocesi a San Cipriano d’Aversa. Com’è ormai consuetudine, il testo - di grande interesse - verrà presentato martedì 6 giugno 2017, alle ore 18,00, nella Pinacoteca del Seminario Vescovile di Aversa.

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La “significanza mariana dell’essere cristiani”, scrive sr. Nunziella nel suo ultimo libro,  non implica tanto imitare Maria, quanto “accogliere dallo Spirito Santo una grazia di partecipazione alla vita di lei, lasciandoci quasi vivere da questa dolcissima Madre per entrare in lei e instaurare, tramite lei, l’unico rapporto possibile con Gesù, quello appunto di Maria”.

L’incontro sarà moderato dal Vicario Generale mons. Francesco Picone e, dopo l’introduzione  alla lettura sr. Antonella Brancato, vedrà gli interventi della Prof.ssa Cecilia Amodio, Dirigente Scolastica, della Prof.ssa Luisa Coppola, Segretaria CDAL, e della Prof.ssa e giornalista Anna Sgueglia. Le conclusioni saranno affidate a Mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa.

SICURI CHE SIA SPARITO? La verità sul terribile Igor Il super-poliziotto da brividi: "Il sospetto su quella donna..."

Budrio, l'ultima ipotesi su Igor il killer: quella donna lo sta nascondendo?


di Renato Farina



Terra desolata, canne, paludi, zanzare, mutrie, anguille. È la zona dell' Emilia che sale verso il Po, dove si pesca di frodo, e dove si impelagò Garibaldi, liberandosi dalla ingombrante Anita. E poi, dopo Garibaldi, lui. Lui è Igor, ormai si chiama così, anche se è un nome d'arte e sembra fatto apposta per somigliare all'abominevole creatura delle fantasie popolari.

Oppure - così è se vi pare - fa rima con Zagor, l' eroe delle foreste e degli acquitrini il cui fumetto adesso è distribuito a colori da Repubblica. Il nome vero di Igor, Norbert Feher, non importa a nessuno, è troppo banale. E neppure se sia russo o davvero serbo come ormai finalmente si è accertato, smettendo di credere alla meravigliose fandonie di cui ha costellato la sua biografia bevuta come oro colato dai giudici, dal cappellano del carcere, dai compagni di cella, per cui sarebbe stato un terminator delle truppe speciali siberiane, sopravvissuto a tempeste di neve e alle tigri bianche della taiga.

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In realtà Igor è diventato quello che voleva essere da sempre: un brigante imprendibile, assassino spietato, ma lo sono anche gli animali della foresta, i quali devono fare il lavoro per cui sono nati: sopravvivere, e al diavolo la tribù della gente normale, dei comuni mortali, sono tanti, mentre di Igor ce n'è uno solo, ed è lui. Se non fosse uno schifoso assassino «dagli occhi senza pietà», come ha detto Maria, la moglie del barista Davide Fabbri, l'ultima persona viva che (forse) ne è stata guardata senza essere uccisa (il 31 marzo scorso, due mesi fa), ci inchineremmo davanti a lui come a un essere favoloso. Che fine ha fatto Igor? Ci sarà una fine? Oppure tutto si scioglierà nella leggenda malvagia da raccontare tra cento anni ai bambini per spaventarli?

Vigliacco - Da due mesi la più gigantesca caccia all'uomo, al singolo uomo, mai vista in Italia, con un uso di mezzi degno di un Saddam Hussein o di un Bin Laden, è in corso e ha fatto cilecca. Mille carabinieri ed è ancora notte. Per non cadere nella retorica della primula rossa, che profuma pur sempre di nobiltà e intelligenza, conviene ricordare la viltà del bandito. Ha ammazzato Davide, l'oste della locanda, uno che faceva in pace il suo lavoro. Durante la rapina, invece di consegnargli il denaro, il barista ha afferrato d'impeto il fucile per la canna, gliel'ha strappato, e per la disperazione di difendere la sua famiglia ha usato quell'arma non per tirargli un colpo ma come una clava. L'ha bastonato! Ha menato Igor, il grande Igor, che in passato rapinava la gente con una balestra o con l'ascia, vestito come un cazzone da film di Fantozzi, con la tuta ninja da cartone animato. Stavolta, quel sabato sera, in una frazioncina isolata di Budrio (provincia di Bologna), Igor ha estratto una pistola calibro 9: colpo al cuore e fuga. Poi dopo nove giorni di nuovo: ha ucciso una guardia forestale volontaria disarmata, Valerio Verri, nella campagna di Portomaggiore. Quindi ha sparato, ferendolo, a Marco Ravaglia, un agente provinciale che faceva pattuglia con l'ucciso, urlando: «Bastardi!».

Non c'è niente di poetico in questo. C'è solo l'efferatezza dell' assassino. La storia di Igor è anche questa. Guai a scordarlo. Ma poi l'epopea da giornale western c' è tutta, roba da Butch Cassidy alla fine scappato in Patagonia. Intanto ancora oggi nelle campagne che dalla provincia bolognese si sviluppano verso Ferrara e oltre, vige il piano K. Il piano Killer. Ancora pochi giorni fa, come se fossimo nella Colombia prima della tregua coi guerriglieri delle Farc, è stato vietato ai ragazzini e alle ragazzine di fare la solita passeggiata in bicicletta: è accaduto alla famosa manifestazione di Argenta, intitolata «Città bambina». La campagna è vietata ai bambini, c'è il lupo Igor. Non è una favola. C'è un dispaccio di agenzia, giuro che non ho fotocopiato da Tex Willer: «(ANSA) - FERRARA, 17 MAG - Nelle Valli di Campotto, dove Norbert Feher alias Igor Vaclavic viene cercato ormai da 39 giorni, scatta il "Piano K"».

Non abbiamo nessuna intenzione di trattare i carabinieri da incompetenti o sprovveduti. Ci mancherebbe. La Cia che ha pure i satelliti non è riuscita per anni a catturare il famoso sceicco cieco. I nostri hanno usato gli strumenti più antichi (i cani dal fiuto infallibile) e più futuristici: addirittura droni con apparecchiature mirabolanti. Niente. In aprile uno di questi apparecchi ha incocciato in un alto fusto, ed è piombato a terra. L'ultimo drone, due giorni fa, si è scontrato con un uccello rapace, forse geloso di questa strana bestia senza odore, che occupava il suo cielo, e l'ha abbattuto. Ma lui niente. Di Igor nulla. Secondo me anche quel rapace è diventato uno della banda di Igor, il quale si deve essere fuso con questa terra desolata e le sue creature messe in subbuglio da questo esercito del bene, che ha cavato molti ragni dal buco, ma le tane, gli antri subacquei di questo brigante li scova solo dopo, per afferrare un lembo di stoffa con qualche goccia del sangue maligno di Igor.

Nei film americani gli evasi per non farsi prendere dai cani e dalle guardie usano il bambù per respirare. Poi però li prendono. Ma come fa Igor a scamparla? Un po' come capitò a Renzo Tramaglino in fuga da Milano, tutti sostengono di averne visto un'ombra, di averlo - come dice una signora - «veduto balzare come un felino da un cespuglio per poi sparire nel bosco».

Routine - La paura non è un sentimento che può durare tutta la vita. I primi giorni ci si barricava. I posti di blocco erano terrificanti. Venivano ministri a piangere con i parenti delle vittime e ad assicurare: «Non ci fermeremo fino a quando lo troveremo». Propositi encomiabili, poi subentra la routine. C'è un'altra agenzia che assicura: «(ANSA) - BOLOGNA, 9 MAG - È sempre più "blindato" il quadro indiziario a carico di Norbert Feher alias Igor Vaclavic, il serbo. Il Ris dei carabinieri ha infatti inviato alla Procura di Bologna, dove le indagini sono coordinate dal Pm Marco Forte, gli esiti delle analisi su altre impronte digitali che inchiodano il ricercato. Sono tracce trovate sugli oggetti». I verbi usati denotano una certa ansia da prestazione, desideri senza risultato: hanno «blindato», «inchiodano» Igor. Blindato un accidente. Hanno blindato una goccia di sangue, due impronte.

È un guaio. Igor sta diventando davvero un mito. La delinquenza di basso rango l'ha eletto a suo re. In alcune zone dove le guardie da sempre cercano di acciuffare i pescatori di frodo, costoro ormai sentono Igor come uno di loro. «Scritte di minaccia a un ispettore della polizia provinciale e inneggianti a Igor, alias Norbert Feher, sono apparse su almeno cinque muri di frazioni di Ravenna. Si tratta di frasi come "Igor, c' è anche (...)" vergate su muri di cimitero o casolari abbandonati di Sant'Alberto, Mandriole, Alfonsine, Savarna e Marina di Ravenna e che s'ipotizza siano legate a tensioni createsi negli ambienti della pesca di frodo».

I primi tempi, per evitare che Igor, bisognoso di cibo, irrompesse in casali di campagna, i padroni di casa, e specialmente le signore, lasciavano fuori qualcosa da mangiare (si presume senza veleno). Poi si è smesso. E se alcuni pensano che sia morto, e poi mangiato dai pesci in una palude, ed altri lo ritengono in fuga chissà dove, i carabinieri ritengono invece sia vivo e in zona. Ma dove? Forse qualcun altro l' ha visto da vivo e lo sta curando. Anzi qualcun' altra. Una donna. Possibilmente una bella donna innamorata. E così la leggenda sarebbe perfetta.

Aria condizionata, un massacro in bolletta? Ecco il trucco (infallibile) per risparmiare

Aria condizionata: ecco i trucchi per risparmiare



Sta arrivando l'estate e con lei un picco dei costi delle bollette, perché, si sa, rinfrescare casa costa e non poco. Il sito sostariffe.it ha creato un piccolo prontuario che riassume alcuni trucchi per risparmiare:

1 - Usare l'impostazione deumidificatore: si garantisce un risparmio circa del 40% dei consumi.

2 - Selezionare la temperatura corretta: per ogni grado ulteriore il consumo cresce del 5%, prestate quindi attenzione a non impostare i gradi del vostro condizionatore con un gradiente troppo alto fra temperatura esterna e interna. 

3 - Collocare l’unità esterna all’ombra: si è constatato un risparmio del 5% del consumo elettrico.

4 - Adoperare la tecnologia Inverter: consente una decurtazione del prezzo pari 30%.

5 - Usare l'impostazione Sleep: con questa funzionalità la temperatura si riduce di 3 gradi quindi 5% in meno per ogni grado. Questo si traduce in una riduzione del 15% di taglio al prezzo durante tutta la notte.

6 - Ridurre l’esposizione dell’ambiente ai raggi solari: grazie a tende e persiane si è notato un risparmio 5%.

7 - Utilizzare sia il condizionatore sia ventilatore: usare il condizionatore per la metà del tempo previsto e per l’altra metà del tempo accendere il ventilatore. Questo sistemaci consente di prorogare l’aria già rinfrescata per un risparmio di circa il 50% dei consumi.

8 - Abbonarsi al mercato libero: selezionando l’offerta più conveniente del mercato si risparmia del 17% il prezzo del consumo per il condizionatore.

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L'ultima vergogna delle Coop, cifre stratosferiche: quanti soldi fanno sulla pelle degli orfani

Gli affari delle Coop con i bambini in comunità


di Claudia Osmetti



A farne le spese sono i circa 35mila bambini che vivono nelle case famiglia o nelle comunità destinate ai minori. Circa, perché allo stato dei fatti non c'è manco un computo preciso di quanti piccoli, in tutto il territorio nazionale, siano effettivamente ospiti di queste strutture. Sono i figli di nessuno, quelli abbandonati dai genitori e presi in carico dallo Stato, o quelli allontanati dalla famiglia d'origine con una decisione del tribunale. Sulla loro pelle, però, passano scartoffie e carte bollate, incertezze normative e vuoti istituzionali, giri d'affari impressionanti e gestioni poco trasparenti. Basti pensare che il business di questa assistenza vale, all'anno, più di 1 miliardo di euro. Ma a snocciolare il quotidiano di questi ragazzini c'è molto di più.

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PAGANO I COMUNI - «Ci hanno raccontato che gli istituti dove, in passato, suonava la campanella per richiamarli non esistono più», racconta Cristina Franceschini, avvocato veronese e presidente della onlus Finalmente Liberi che si occupa (da anni) delle problematiche legate al mondo dell' affidamento minorile. Si riferisce forse alla chisura degli orfanotrofi, sancita dalla legge n. 149 del 28 marzo 2001 e prevista entro il 31 dicembre 2006, con conseguente ricollocamento dei minori in comunità di accoglienza, case-famiglia e, dove possibile, presso famiglie affidatarie o adottive. «Ovvio, tutto quello che può migliorare la loro vita va bene, ma nel complesso c' è qualcosa che non torna». A cominciare dalla questione portafogli: le rette degli ospiti di queste strutture si aggirano su una media che va dai 70 ai 120 euro al giorno, eppure ci sono casi in cui toccano addirittura i 400. Non proprio bruscolini, se in un mese l' esborso è di 12mila euro. A bambino. Cioè 144mila euro all'anno. Per una cifra simile, insomma, dovrebbero vivere da piccoli principi. E invece spesso non hanno nemmeno un numero adeguato di educatori che li segue.

CASE COMUNITA' - I costi per i minori in questione sono tutti, senza eccezioni di sorta, a carico dei Comuni, cioè sul conto spesa dei contribuenti. Niente di male, intendiamoci: questi piccoli hanno bisogno di un aiuto concreto, e le istituzioni non possono e non devono tirarsi indietro. È l'ammontare complessivo e la sua gestione, semmai, che lasciano qualche dubbio. Come detto, dopo la chiusura dei vecchi orfanotrofi, ecco le "case famiglia" (dovrebbero essere - certezze, ovviamente, nessuna - 1800 in tutto lo Stivale) e le "comunità" che si dividono in terapeutiche ed educative. L'inserimento in una di queste è, parola del Garante per l'infanzia, l'ultima spiaggia, ma in realtà sta diventando una prassi consolidata.  «Tanto spesso ci sono delle cooperative che all'interno del proprio nucleo hanno diverse case famiglia che si trovano magari anche nello stesso palazzo», spiega Franceschini, «così alla fine diventano dei veri e propri istituti. Dovrebbe esserci un educatore ogni due bambini, ma spesso questo non avviene: ci sono comunità dove, di notte, è presente solo un adulto con dieci ragazzi».

CONTROLLI INSUFFICIENTI - D'altro canto, anche i controlli lasciano il tempo che trovano. Report semestrali mancanti, banche dati non ancora operative, statistiche mai stilate: tanto per capirci, nessuno ha mai messo nero su bianco quante risorse siano state in concreto investite per la cura di questi ragazzi. «Le procure visitano le comunità solo su segnalazione, e nella maggior parte dei casi si basano esclusivamente sulle auto-certificazioni. Questo non basta», continua l'avvocato. E a livello di raccordi locali va anche peggio: tra una regione e l'altra, infatti, non esiste nemmeno la stessa nomenclatura, per cui anche gli addetti ai lavori finiscono per perdersi. «Servirebbe un organo terzo che faccia i controlli, almeno a campione», chiosa Franceschini, «e che spulci tutto: dalla scheda dei minori, al percorso che stanno seguendo, fino ai prodotti che sono contenuti nel frigorifero di casa. Sarà pure una banalità che fa sorridere, ma quando si tratta dei nostri bambini non possiamo lasciare nulla al caso».

MARCIANISE (CE): L'AVVISO Scoperta disgustosa in quelle bottiglie di Coca-Cola: quel "sapore molto sgradevole", occhio all'etichetta

Ritirato un lotto di Coca-Cola da 1,5 litri: "Sapore sgradevole e presenza di..."



di Gaetano Daniele



Ci potrebbero essere "allergeni non dichiarati" nel lotto L170329863M con scadenza 28/09/2017 di bottiglie da 1,5 litri di Coca-Cola, ritirato per ordine del ministero della Salute. Il lotto era stato prodotto da Coca Cola Hbc Italia srl con sede a Marcianise, nel Casertano. Nella nota del ministero è chiarito che il ritiro è stato causato da una "non conformità di produzione. Il contenuto della bottiglia ha un sapore molto sgradevole, un aspetto molto denso e livelli concentrati di caffeina, acido fosforico e solfiti".

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