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lunedì 15 maggio 2017

Se parlo crolla il governo Ghizzoni, conferma bomba: ciao Boschi, la data del crollo

Unicredit-Etruria, Federico Ghizzoni: "Non potete affidarmi la tenuta del governo, parlerò in Parlamento". Una conferma: la Boschi è ko



"Se mi convocheranno parlerò alla commissione d'inchiesta. In Parlamento, non sui giornali. Risponderò ovviamente a tutte le domande che mi fanno". Così Federico Ghizzoni, l'ex ad Unicredit tirato in ballo da Ferruccio de Bortoli nel suo libro come l'uomo a cui Maria Elena Boschi chiese di valutare l'acquisto di Banca Etruria. L'uomo che con una sua parola può distruggere il futuro politico della sottosegretaria. L'uomo che - ora lo ha detto chiaramente - parlerà se convocato dalla commissione d'inchiesta.

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E ancora, ha aggiunto: "Adesso non parlo, perché non si può mettere in mano a un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo - si è sfogato con Repubblica -. È un caso della politica, sarebbe dovere e responsabilità della politica risolverlo", ha aggiunto. Parole che, proprio come quelle consegnate alla vigilia al Corriere della Sera, sembrano soltanto confermare quanto scritto da De Bortoli (e, a tal proposito, paiono decisive le parole sulla "tenuta del governo"). Ghizzoni, insomma, sembra confermarlo: se parlo crolla il governo.

Ma tant'è. L'ex ad Unicredit continua a volare basso. A tenersi lontano dalle polemiche: "Qualsiasi cosa dicessi ora, sarebbe strumentalizzata da una parte politica contro l'altra, e contro di me. Oltre poi al fatto che quando studiavo da banchiere mi hanno insegnato che la reservatezza è una virtù". Ma quella riservatezza potrebbe essere rotta in Parlamento, con conseguenze, ad oggi, imprevedibili.

Il giudice contro i campi rom Una sentenza che fa la storia "Ruspa": come li caccia tutti

Torino, il giudice del Tar: "Demolire i campi rom"



Le case dei rom vanno abbattute: parola di un giudice del Tar. Siamo a Giavoletto, provincia di Torino, dove lo scorso gennaio l'amministrazione aveva ordinato lo smantellamento di alcuni prefabbricati costruiti su aree di proprietà municipale. Gli appezzamenti di terreno non sono stati ceduti regolarmente ai nomadi, ma sono stati occupati abusivamente. Dunque, per parafrasare Matteo Salvini, "ruspa".

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Poco dopo l'inizio dell'azione legale da parte dell'amministrazione locale è stato presentato, da una donna, un ricorso formale. Nell'opposizione la signora ha puntato il dito contro l'eccesso di potere, inoltre ha fatto appello alle norme del diritto nazionale e internazionale che tutelano il diritto al domicilio della popolazione di etnia zingara. In soldoni, la donna avrebbe sottinteso una matrice xenofoba e discriminatoria da parte dell'amministrazione.

In sede di processo, invece, si è fatto presente che "invocando la propria origine etnica, la parte si limita a pretendere una disapplicazione della legge in proprio favore", mentre "il diritto alla scelta di una vita sedentaria da parte delle popolazioni zingare nulla ha a che vedere con il preteso diritto a violare la legge", come riporta Il Tempo. Il tar ha, quindi, disposto la demolizione degli edifici abusivi.

È ripartito l'attacco hacker Se colpisce il tuo computer? La guida: ecco cosa devi fare

In Cina riparte l'attacco hacker. La Polizia postale: "Ecco come difendersi"



Come annunciato, è ripartito l'attacco hacker più grande di tutti i tempi: il virus WannaCry - che venerdì ha infettato pc e organizzazioni di 150 Paesi in tutto il mondo, Italia inclusa - sta colpendo i Cina. Secondo i primi dati circa 24mila sedi di istituzioni e agenzie governative sono state colpite: il virus rende inaccessibili i dati del computer e chiede di pagare un riscatto in Bitcoin, la moneta virtuale.

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Secondo le ultime stime, l'attacco informatico ha infettato in totale 200mila computer. Eppure attualmente l'ammontare dei soldi raccolti dai pirati informatici si aggira intorno ai 42mila dollari. Una cifra non altissima considerato che il malware in questione ha come obiettivo proprio il pagamento di un riscatto. Ma tant'è, l'allerta rimane altissima anche perché online c'è già una seconda variante di WannaCry, più pericolosamente della precedente.

In questo contesto, dove l'Italia può essere nuovamente colpita, la Polizia postale ha rilasciato sul proprio sito un vademecum per cercare di difendersi dal virus dai mille nomi (WCry, WannaCry e WanaCrypt0r). Si trattano di istruzioni vere e proprie, destinate a cittadini ed aziende.

                     

AREE TERREMOTATE Amgen e Fondazione Francesca Rava insieme donano una scuola a Norcia

Amgen e Fondazione Francesca Rava insieme donano una scuola a Norcia


di Matilde Scuderi



Prosegue l'opera di ricostruzione di Norcia comune che, dopo gli eventi sismici del 30 ottobre 2016, rialza la testa e guarda al futuro puntando sui giovani, anzi, sui giovanissimi: 125 bambini potranno infatti frequentare la nuova scuola materna, resa possibile grazie all'operato della Fondazione Francesca Rava onlus - rappresentante italiana dell'organizzazione umanitaria internazionale Nuestros Pequenos Hermanos (Nph) - che vede tra i sostenitori anche la Fondazione Amgen, il braccio filantropico dell’omonima azienda biotecnologica. La scuola avrà una superficie di oltre 560 m2 e comprenderà quattro classi e una sezione primavera per i più piccoli. L'inaugurazione ha visto la presenza di più di 80 bambini e di molti rappresentanti delle istituzioni: il sindaco di Norcia Nicola Alemanno, l’assessore Antonio Bartolino della regione Umbria, la direttrice scolastica Rosella Tonti, l’architetto Laura Galimberti, coordinatrice della struttura di missione della presidenza del consiglio dei ministri per la riqualificazione dell’edilizia scolastica, il dirigente dell’ufficio l’avvocato Filippo Bonaccorsi e Alfiero Moretti della protezione civile umbra.

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“La scuola non è solo un edificio fisico dove studiare e istruirsi, ma è anche e soprattutto un luogo dove ci formiamo come persone - afferma Francesco Di Marco, amministratore delegato di Amgen Italia - Siamo felici di poter essere partner di questo progetto di ricostruzione perché ripartire dai bambini vuol dire investire sul nucleo fondante della nostra società. Poter offrire loro una struttura sicura nella quale diventare gli adulti di domani è un messaggio di speranza per il futuro, nostro e del territorio.” “Il nostro impegno per i bambini del centro Italia prosegue quindi con ancora più forza, con la costruzione delle scuole a Norcia cui seguiranno poi due scuole a Cascia - ha dichiarato Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava - C’è molto da fare, abbiamo bisogno di sostegno e rilanciamo quindi il nostro appello di aiuto”.   Il progetto per la costruzione della scuola ha avuto tra i main sponsor Costa Crociere Foundation, Gucci, e Kpmg. Altri sostenitori sono stati il Gruppo Danone e Mapei. Numerosi anche i donatori e volontari provenienti da tutta Italia.

Kim Jong firma il suicidio Altro razzo, "pericolosissimo" E sfiora Putin: verso la guerra

Corea del Nord, altro test missilistico: "Razzo più pericoloso degli altri". E...



Pace e trattative? Ma quando mai. Pochi minuti dopo l'apertura della Corea del Nord al dialogo con gli Stati Uniti, il dittatore pazzo ha sganciato un altro missile. Ecco l'ultima provocazione di Kim Jong-un, a detta degli esperti ben peggiore delle precedenti. In primis perché si trattava di un'arma molto più pericolosa. E ancora, perché il razzo ha sfiorato la Russia. "Non credo che il presidente Putin possa essere contento", ha commentato Donald Trump, sempre più prossimo all'azione militare contro Pyongyang. Insomma, chi sperava che il processo di pace si potesse avviare nel corso del super-meeting che si apre a Pechino ("Sulla via della Seta") e a cui parteciperanno i rappresentanti di più di 100 stati, Corea del Nord compresa, si sbagliava.

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"La Corea del Nord ha lanciato un missile balistico non meglio identificato intorno alle 5.27 di oggi da un'area nelle vicinanze di Kusong, nella provincia di Pyongan", ha affermato lo stato maggiore sudcoreano. Il missile avrebbe volato per settecento chilometri e 30 minuti circa prima di finire nel Mar del Giappone, tra le proteste di Tokyo. Gli esperti di tutto il mondo sono già al lavoro per identificare con precisione il tipo d'arma utilizzata, e il comando Usa nel Pacifico fa sapere, dalle Hawai, che il volo non aveva le caratteristiche di un missile intercontinentale e che dunque "il lancio non ha rappresentato nessun tipo di minaccia per l'America del Nord".

Ma, si diceva, l'arma era peggiore delle altre. Il punto è che secondo i calcoli dell’esperto David Wright, se un missile vola per 30 minuti vuol dire che potrebbe fare 4500 chilometri se lanciato nella giusta traiettoria: si tratterebbe dunque di un razzo a raggio intermedio e molto più pericoloso dei precedenti sganciati dal regime comunista. Più potente di questo ci sarebbe solo il missile intercontinentale che Kim ha minacciato di realizzare nel suo ormai famoso discorso di Capodanno.

Kim Jong-un, insomma, continua a scherzare col fuoco. Trump ha ripetuto più volte di essere pronto a rispondere "con ogni mezzi, non escluso militare" a una nuova provocazione. E questa provocazione è peggio delle altre. Ci si metta poi che questo lancio ha "lambito" anche lo zar Putin. Un lancio che potrebbe aver siglato la condanna al suicidio del dittatore pazzo e comunista.

Torna la leva obbligatoria? Parla il ministro Pinotti: Italia, l'ombra della guerra

Leva obbligatoria, il ministro della Difesa Pinotti apre: "Non si può escludere"



"Non è un dibattito obsoleto" quello sull'ipotesi di un ritorno a qualche forma di leva obbligatoria. Così il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, la quale aggiunge che è "un tema che si è riaperto in Europa ma non solo in Svezia, ma anche in Francia, dove, alle ultime presidenziali, l'argomento è stato toccato da molti candidati, compreso Macron". Il ministro, dunque, non esclude il ritorno al militare obbligatorio, anche se non è chiaro in che modo. Una posizione simile a quella espressa più volte dal leader della Lega Nord, Matteo Salvini. Una posizione dettata anche dal difficile contesto internazionale, con la minaccia terroristica che continua ad incombere sul nostro Paese.

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La Pinotti ha parlato a margine della manifestazione degli Alpini a Treviso. Nella sua ipotesi, la leva "non è più solo nelle forze armate ma con un servizio civile che divenga allargato a tutti". "Da un lato - ha aggiunto - per le missioni internazionali abbiamo bisogno di militari professionalmente preparati e qui la leva obbligatoria non sarebbe lo strumento più idoneo. Ma l’idea di riproporre a tutti i giovani e alle giovani di questo paese un momento unificante, non più solo nelle forze armate ma con un servizio civile che divenga allargato a tutti ed in cui i giovani possono scegliere dove meglio esercitarlo è un filone di ragionamento che dobbiamo cominciare ad avere".

"Appena entrato in bagno..." Schettino, il suo dramma dopo due giorni di carcere

Schettino: "Appena entrato in carcere, in bagno ho capito che devo ripartire..."



Francesco Schettino è in carcere: 16 anni per il naufragio della Costa Concordia. E non si torna indietro: la parola fine l'ha messa la Cassazione. Il capitano è a Rebibbia, dove la sua paura principale è la claustrofobia. Abituato al sole, al mare, ora si trova in una cella minuscola con altri tre detenuti. Delle sue paure ne dà conto Aldo Di Biagio, senatore indipendente all'interno del gruppo di Area Popolare, che lo ha incontrato e ha raccontato l'incontro al quotidiano Il Mattino.

Al senatore, Schettino ha confidato: "È come se fossi ritornato mozzo. Del resto ho cominciato dal basso e sono diventato comandante. Ma già la notte di gennaio in cui mi hanno messo in cella di sicurezza a Orbetello, dopo il naufragio, mi è sembrato di ritrovarmi proprio nella vecchia stanzetta da giovane marinaio. Così, non appena sono entrato qui a Rebibbia, ho pulito il bagno che era sporco, e ho pensato: ok, bisogna reagire. Ricomincio da mozzo".

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Parole dove si mescolano speranza e disperazione, quelle del capitano. Dunque, spiega le ragioni per le quali si è presentato al penitenziario romano. "Prima avevo deciso di costituirmi a Bollate, a Milano. Ma poi, visto che ero venuto nella Capitale per stare lontano dal mio Paese, ho preferito Rebibbia. C'è una ragione per tutto questo, ed è che non volevo che mia figlia dovesse fare la fila per venirmi a trovare a Poggioreale. Napoli è la sua città, magaari qualcuno avrebbe potuta riconoscerla. E volevo evitarle quest'altro dolore", conclude Schettino.