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venerdì 14 aprile 2017

Gregoraci straziante: "Ho perso. Nessuno...". Il terribile sospetto su come è finita con Briatore

Gregoraci, la frase su Instagram e il sospetto: è stato Flavio a scaricarla?



Le voci sulla rottura tra Elisabetta Gregoraci e Flavio Briatore assomigliano sempre più a una certezza, tanto che le foto di mister Billionaire, dal profilo Instagram della showgirl, sono sparite da tempo. E ora, l'ultima conferma arriva da un messaggio pubblicato dalla Gregoraci sul social: "Tutto lì, nel cuore. Tutto ciò che non sono più riuscita a stringere tra le mani, perché ho perso, perché non c'è più. Tutto lì, nel cuore dove nessuno me lo potrà strappare". Frasi malinconiche e un filo strazianti. Frasi che sembrano confermare la rottura e infittiscono il giallo: ma cosa è successo? Se ci si volesse prestare a una "esegesi" delle parole di Elisabetta, parrebbe che sia stato proprio Flavio a lasciarla...

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Vergogna di governo e Ong Beccati con le mani nel sacco: Losco traffico con gli scafisti

Governo e Ong complici degli scafisti


di Fausto Carioti



Se ne sono accorti in pochi, ma quello di ieri in Parlamento è stato un giorno meno inutile del solito. Si è capito qualcosa di più, infatti, su come è stato possibile che lo scorso anno sbarcassero in Italia 181mila immigrati - record di sempre - e su come riusciranno nel 2017 ad arrivarne il trenta per cento in più (è l'andazzo dei primi tre mesi, a dimostrazione che si può sempre migliorare).

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Dimenticate lo stereotipo degli scafisti brutti, sporchi e cattivi: se quello che è stato detto ieri è vero, questi signori ormai lavorano in tutta tranquillità e magari spesso nemmeno salgono su natanti che si limitano a percorrere poche miglia, quante ne bastano perché il loro carico si affidato a imbarcazioni perfettamente legali. Davanti alla Libia ce ne sono tante, che aspettano solo di raccogliere gli immigrati che scaricheranno sulle nostre coste. Navi pubbliche, come quelle dello Stato italiano; di Frontex, il programma dell' Unione europea che avrebbe dovuto tutelare i nostri confini marittimi; dell' operazione Sophia, gestita dalla Forza navale mediterranea della Ue. E mezzi privati, che appartengono alle organizzazioni non governative, sempre più attive: nel Mediterraneo centrale queste oggi schierano otto navi e un aereo, di cui dispongono grazie a fonti di finanziamento tanto cospicue quanto opache.

«Non ci sono mai stati così tanti mezzi pubblici dispiegati in mare da Ue e Italia», ha spiegato Fabrice Leggeri, direttore esecutivo di Frontex, in videoconferenza con la commissione Difesa del Senato. Proprio per questo, avverte, una presenza così massiccia delle ong in quelle acque «è un paradosso».

Il risultato di questo eccesso di offerta di trasporto è un netto miglioramento della qualità del servizio, se così lo si può chiamare: «Prima», ha spiegato il dirigente di Frontex, «i soccorsi avvenivano a metà strada tra Sicilia e coste libiche, oggi invece avvengono a 20-25 miglia nautiche dalle coste libiche, a volte anche in acque territoriali». Appena gli immigrati si muovono dalla spiaggia, insomma, trovano chi sgomita per imbarcarli.

In alcuni casi, e Leggeri assicura di avere le testimonianze che lo provano, gli scafisti consegnano agli immigrati cellulari con memorizzati i numeri telefonici delle ong che poi li raccoglieranno in mare. Notare: non sono i trafficanti a chiamare le organizzazioni, le quali negano di avere contatti con loro, ma gli aspiranti richiedenti asilo, che invocano soccorso. Un meccanismo a suo modo efficiente, che gira a pieno ritmo con il benestare delle milizie libiche e dello Stato italiano.

Da quanto si è capito ieri, infatti, se le ong ormai controllano circa un terzo dei «salvataggi» in mare, è anche per l'aiuto che ottengono dal governo di Roma. Oscar Camps, direttore di una della organizzazioni più attive, la catalana Proactiva Open Arms, lo ha detto candidamente alla stessa commissione Difesa: «Noi lavoriamo in coordinamento con la Guardia costiera italiana».

Ma l' imbarazzo maggiore l'ha provocato Michael Buschheuer, che guida l'ong Sea-Eye, una di quelle "accusate" di ricevere finanziamenti dal miliardario di origine ungherese George Soros (cosa che Buschheuer nega). Parlando al comitato parlamentare di controllo sull'attuazione del trattato di Schengen, ha detto che «almeno nel cinquanta per cento» dei casi la sua organizzazione riceve indicazioni dal Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, che dipende dal ministero dei Trasporti.

Secondo la testimonianza sua e di Camps, insomma, l' esecutivo italiano collaborerebbe con le organizzazioni non governative. È il motivo per cui la forzista Laura Ravetto, che presiede il comitato Schengen, ha convocato il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. Il quale dovrà dare qualche spiegazione sul genere di rapporti, al momento niente affatto chiari, che il suo dicastero ha con le ong.

"I jihadisti uccideranno i vip" 007, l'inquietante sospetto: chi rischia la pelle adesso

Terrorismo, l'inquietante sospetto degli 007: "Ora i jihadisti ammazzeranno i vip", chi rischia la pelle adesso Tremano



L'islamista iracheno arrestato a Dortmund "non c'entra nulla" con le bombe esplose sotto il pullman del Borussia che ha mandato in ospedale un giocatore della squadra tedesca, lo spagnolo Bartra. E forse, confessano gli inquirenti tedeschi in evidente difficoltà, forse nemmeno l'attentato centra con la pista islamica. 

Eppure l'allarme sul terrorismo jihadista in Germania resta altissimo e sta prendendo piede un'ipotesi inquietante: nell'anno delle elezioni politiche tanto attese (e temute dalla cancelliera Angela Merkel) i fondamentalisti ispirati dall'Isis possano scegliere attori, cantanti, gente di spettacolo e vip. Vittime celebri per amplificare gli effetti del terrore.

"Tutti gli attori pagani, i cantanti, gli atleti ed altre celebrità in Germania ed in altre nazioni crociate - recita la rivendicazione dell'attentato di martedì sera, scritta in tedesco - sono sulla lista di morte dello Stato islamico. E sarà così fino a quando non saranno rispettare le seguenti condizioni: ritirare i Tornado dalla Siria, chiudere la base aerea di Ramstein". Proprio questo spostamento di obiettivi lascia scettici gli 007 di Berlino, visto che i seguaci del Califfato, come ricorda anche Il Messaggero, finora hanno sempre preferito colpire uomini e donne comuni, puntando più alla semplice quantità delle vittime. 

Ma c'è un precedente, pesante. Parigi 2015, quando l'Isis colpì allo Stade de France cercando la carneficina, trovata nella stessa sera al Bataclan, durante un concerto. Sport e spettacolo, ecco il target. E proprio in Germania l'amichevole tra la nazionale di casa e l'Olanda venne annullata per un allarme attentato, con la Merkel precipitosamente allontanata dagli spalti e messa in sicurezza.

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"Effetto distruttivo totale": Trump sgancia la bomba più potente da Hiroshima

Trump, effetto distruttivo totale: ha sganciato "la madre di tutte le bombe", la più potente dopo Hiroshima Si mette male



Gli Usa del presidente Donald Trump hanno sganciato la più potente bomba convenzionale (non nucleare) mai usata nella storia. Il rilascio dell'ordigno è avvenuto in Afghanistan alle 19 ora locale. L'obiettivo è un tunnel usato dalla filiale locale di Isis nella provincia di Achin nella regione di Nangarhar. Lo riferisce la Cnn citando fonti del pentagono. L'ordigno è una Gbu-43/B Massime Ordnance Air Blast (Moab, conosciuta come "la madre di tutte le bombe") ed è la prima volta che vien impiegato.

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La Moab, sviluppata nella Guerra in Iraq del 2003 ma mai utilizzata, è lunga 9,17 metri ed ha un diametro di 1,02 metri.

Guidata da un sistema Gps sull'obiettivo, pesa 8,5 tonnellate di esplosivo H-6 ad altissimo potenziale la sua deflagrazione equivale all'esplosione di 11 tonnellate di tritolo. La detonazione avviene poco prima che tocchi il suolo (non è un ordigno penetratore, usato per distruggere bunker in profondità) ed ha un effetto distruttivo totale per qualsiasi cosa si trovi sulla superficie per diverse centinaia di metri di diametro dal punto di impatto. Essendo l'ordigno non nucleare più potente ha prevalentemente un effetto psicologico, teso ad intimorire il nemico. Il suo peso è tale che non può essere sganciato da un normale bombardiere ma sono stati adattati dei C-130 Hercules, ribattezzati MC 130 Combat Talon.

Nord Corea, la mossa suicida "Che cosa farà sabato Kim": la dichiarazione di guerra

La mossa suicida di Kim Jong-un: "Cosa farà sabato", dichiarazione di guerra



Il giorno che potrebbe scatenare l'attacco finale di Donald Trump è il 15 aprile: secondo indiscrezioni, sabato prossimo il dittatore nordcoreano Kim Jong-un dovrebbe ordinare un nuovo test nucleare in occasione delle celebrazioni del "presidente eterno". A rivelarlo sarebbero gli esperti che analizzano via satellite i movimenti militari della Nord Corea. Una prova di forza contro l'aggressione americana, vista da Pyongyang. Una insopportabile provocazione, secondo Washington e Seoul. Ufficialmente, Kim ha annunciato ai circa 200 giornalisti stranieri presenti nel Paese semplicemente "un grande e importante evento" per il 105esimo anniversario di Kim Il-sung. Difficile, però, che il regime si fermi a una semplice parata militare, considerando soprattutto l'avvicinarsi della flotta inviata da Trump nel Pacifico. Dai satelliti, d'altronde, come ricorda HuffingtonPost.it il 12 aprile risultavano "attività contenute" nel sito di test nucleari di Punggye-ri. Si parla, nei dettagli, di "11 probabili contenitori imballati e coperti da teli incerati di equipaggiamenti o scorte, una formazione di personale e diversi individui in movimento".

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Cos'hanno trovato nella borsa della spesa di Igor Occhio al drammatico sospetto: e se il killer...?

Budrio, Nutella e ragù nella borsa della spesa di Igor


di Cristina Lodi



I resti dei bivacchi recenti, una fantomatica barchetta sparita, le perquisizioni a raffica nei casali diroccati, viandanti fermati per errore e i corpi speciali schierati a turni di 150 per scovarlo vivo. O forse morto. Certamente ferito, come proverebbe il suo giubbotto ritrovato imbrattato di sangue. Intanto, però, il nulla: di Igor Norberto Ezechiele, sedicente russo piombato qui dalla Serbia a rubare e a uccidere, nemmeno l' ombra. Evaporato. Volatilizzato come fosse un fantasma.

Così anche questo tramonto, il quarto dal delitto del guardaboschi di Portomaggiore, scende lasciando a mani vuote chi gli dà la caccia.

In fuga - Con i carabinieri e le forze speciali in mimetica che rientrano alla stazione di Molinella (Bologna) trasformata in quartier generale, a sirene spente. Dov' è l' assassino del barista di Budrio, Davide Fabbri, e del cacciatore volontario di bracconieri, Valerio Verri? Saranno sì vaste le campagne sconfinanti lungo la Bassa fra Bologna e Ferrara e Ravenna e che potrebbero essere il suo covo; ma questo territorio non è l' Aspromonte, non sono i monti della Barbagia e neanche la foresta Silana. Possibile non trovarlo in questa pianura piatta, seppure con il suo dedalo di fossi e i suoi pioppi?

«Prima o poi dovrà uscire allo scoperto» dice un carabiniere, «lo farà il passo falso che noi stiamo aspettando».

Un contadino di Molinella ha denunciato il furto di una piccola imbarcazione, una sorta di zattera, utilizzata per spostarsi lungo i canali d' acqua.

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Mancherebbe da due giorni, ma nessuno può dire sia stato il killer a farla sparire. A Bologna è stato sorteggiato un avvocato d' ufficio per il fuggitivo Igor Vaclavic alias Norberto Ezechiele Feher, incriminato per i due omicidi e il ferimento della guardia provinciale Marco Ravaglia. «Stamane sono stato in procura - spiega il legale, - potrei nominare un consulente che presenzi agli esami che sta facendo il Ris di Parma sui reperti sequestrati, ma noi ci fidiamo dei carabinieri. Aspetteremo l' esito delle indagini senza intervenire direttamente. Ci siamo limitati a firmare il verbale di sequestro del materiale rimasto sul Fiorino abbandonato al posto di blocco, dopo il delitto di Portomaggiore». E quella sorta di "kit di sopravvivenza" trovato sul furgoncino la dice lunga.

Igor Norberto Ezechiele, o chiunque egli sia o si chiami, era avvezzo a vivere come una bestia, già prima di finire braccato.

Non c' era soltanto la bicicletta sul mezzo. Ma anche i cerotti, il cotone emostatico, una coperta cerata mimetica, i guanti in lattice per non lasciare impronte. Roba contenuta in tre borse di tre diversi supermercati (Ld, Coop e Iper Tosano) dove lui dev' essersi infilato, imperturbabile e senza farsi scoprire, subito dopo aver ucciso. A meno che un complice non abbia fatto acquisti per lui.

Telecamere ovunque - D' altronde i carabinieri sono andati a controllare, in quei supermercati. Hanno parlato con le persone, visionato le immagini delle telecamere laddove ci sono. Di Igor nessuna traccia: il sospetto del complice, dunque, esiste.

Di fatto nei sacchetti, accanto a una maglietta e al un giubbino insanguinato, i carabinieri hanno trovato scorte alimentari. Quattro scatole di biscotti, sigarette, un chilo di mortadella, caffè, Coca cola, tre scatole di tonno, un barattolo di Nutella, ragù in busta, patatine, zucchero, limoncino, bottiglie varie e perfino una moka. E non sono del contadino a cui è stato rubato il furgone nemmeno il dizionario italiano-spagnolo e un punteruolo da mezzo metro.

A mano a mano che passano le ore e i giorni, crescono la tensione e il timore possa tornare a colpire. È pronto a tutto: «non vuole tornare in galera», dice un investigatore «si muove di notte, ma di poco. In cerca di cibo nei campi, per sopravvivere. Poi torna in qualche tana che conosce bene. Ma non potrà durare a lungo. Che cosa beve? Dove trova acqua pulita?».

Non molliamo fino a quando non lo avremo preso, dice il procuratore capo di Ferrara, Bruno Cherchi, lasciando intendere che l' assassino sia ancora in zona: «Abbiamo trovato tracce recenti. Non è andato lontano».

giovedì 13 aprile 2017

Reduce di Kabul, giovanissimo: ecco chi è il militare eroe a caccia del killer di Budrio

Reduce di Kabul, paracadutista. Chi è il militare eroe che dà la caccia a Igor



Si chiama Stefano Biasone, è capitano, appartiene al Reggimento Paracadutisti Tuscania ed è un reduce di Kabul, . E' lui a guidare le operazioni di caccia a Igor: lui gestisce e autorizza ogni singola azione all'interno dell'area delle ricerche. Lui dirige centinaia di uomini 24 ore su 24. "È il segreto per coordinare qualunque numero di persone: avere chiara e in tempo reale la posizione di tutte le forze sul terreno", spiega al Corriere della Sera. "È il mio lavoro, sono addestrato per questo. Ho vissuto altri eventi, in passato, forse anche peggiori".

Per esempio in Afghanistan, quando un razzo fu lanciato contro l'ambasciata italiana a Kabul nel gennaio 2016. Allora rimasero ferite due guardie di sicurezza afghane. "Il razzo è arrivato mentre ero in ambasciata per il servizio di coordinamento e sicurezza della missione diplomatica - racconta - e quando ti trovi in quelle situazioni conta molto la professionalità e l'addestramento, appunto".

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Tra le campagne e le paludi tra le province di Ferrara e Bologna, una delle sue prime preoccupazioni è stata organizzare la caccia all'uomo scongiurando il rischio del fuoco amico: "Con tanto personale armato che cerca un uomo a sua volta armato c'è la possibilità concreta che a un certo punto possa essere richiesto l'impiego delle armi. In teoria quindi, in queste condizioni, non si potrebbe nemmeno escludere l'eventualità del fuoco amico ma abbiamo attivato tutte le procedure militari che noi chiamiamo di deconfliction per evitare danni alla popolazione civile o a chi opera sul territorio". Fondamentale è mappare la situazione sul territorio per verificare quali forze stanno agendo e dove. La parola d'ordine è una sola: "Lo prenderemo".