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giovedì 13 aprile 2017

Tumori, l'epocale studio di Science: cause e abitudini, ecco perché ci ammaliamo

Cancro, l'epocale studio pubblicato da Science: ecco da cosa è davvero causato



Un tumore è la conseguenza di stili di vita sbagliati e malsani o solo destino, sfortuna? Questa la domanda da un milione di dollari. Un articolo di Science, come si legge sul Corriere, contesta l'idea diffusa (e sbagliata) che i tumori dipendano dalla sfortuna. Secondo questo studio contano lo stile di vita e l'ambiente (oltre alla prevenzione).

Lo scienziato Bert Vogelstein, uno degli uomini-chiave nello studio e nella comprensione dei meccanismi molecolari genetici che causano il cancro. Anni fa un suo lavoro generò il risultato che due tumori su tre dipendessero dalla cattiva sorte e non da cause genetiche o legate allo stile di vita. Ma nel suo studio più recente tutto è ribaltato. Vogelstein ha esteso i suoi dati ad altre popolazioni al di fuori degli Usa. 

L'epidemiologia ci dice, ad esempio, che le donne giapponesi trasferitesi negli Stati Uniti, a partire dalla seconda generazione hanno visto aumentare di quasi 10 volte il rischio di cancro della mammella. Un dato che suggerisce che stile di vita e ambiente rappresentano un fattore determinante per i tumori.

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Le stime dello studio di Vogelstein ed il messaggio che ne consegue vanno dunque presi con spirito critico, evitando interpretazioni che potrebbero essere fuorvianti per la salute. "Non possiamo intervenire sulla fortuna, ma su altri fattori di rischio possiamo invece agire", deduce il Corriere. "Dobbiamo dunque fare tutto ciò che è in nostro potere per sconfiggere il cancro: prevenzione e diagnosi precoce, ricerca per mettere a punto nuove strategie diagnostiche e terapeutiche".

Secondo i numeri, l'Italia sta facendo bene: in alcune zone meglio che in altre, ma in generale il Servizio Sanitario Nazionale garantisce a tutti l' accesso a strumenti di diagnosi precoce.

mercoledì 12 aprile 2017

Joseph Ratzinger, il segretario svela il dramma dell'ex Papa: "L'ho visto, le sue mani....".

Joseph Ratzinger compie 90 anni, l'ex segretario: "Non controlla più le mani"



Joseph Ratzinger domenica compirà 90 anni e, in occasione dell'arrivo del compleanno del Papa Emerito, La Repubblica ha intervistato monsignor Georg Gänswein, suo segretario personale con cui vive nel Monastero Mater Ecclesiae. "È sereno, tranquillo e di buon umore. Per l'occasione ci sarà un modesto festeggiamento alla bavarese, con una piccola delegazione dalla Baviera".

"È un uomo di novant'anni, lucidissimo, ma le forze fisiche diminuiscono. Le gambe sono affaticate e non riesce a suonare benissimo il piano. Dice che le mani non obbediscono più come una volta o almeno non come dovrebbero obbedire per suonare bene". Non ha perso il contatto con il mondo: ogni mattina legge L'Osservatore Romano e L'Avvenire oltre a due quotidiani tedeschi e alla rassegna stampa di rito. Legge di continuo, soprattutto i padri della Chiesa e le recenti pubblicazioni teologiche; ha anche redatto un testamento.

Ovviamente non potevano mancare domande inerenti alla sua rinuncia e ad un suo eventuale ripensamento: "Non si è mai pentito. È convinto di avere fatto la cosa giusta, per amore del Signore e per il bene della Chiesa. Nella sua anima c’è una pace toccante, che fa capire che nella coscienza c’è la certezza di aver fatto bene davanti a Dio". Gänswein nega anche qualsiasi tipo di pressione esercitata su Ratzinger in merito alla sua rinuncia: "Non ha avuto pressioni da nessun parte. Se ci fossero state, lui non avrebbe ceduto. Ha capito di dover ridare nelle mani del Signore ciò che aveva ricevuto da Lui".

E infine ovviamente un passaggio su Papa Francesco e sul continuo paragone che viene fatto tra i loro due pontificati: "Non è possibile che Benedetto non si accorga che ogni tanto si fanno queste contrapposizioni, ma non si lascia provocare da articoli o affermazioni del genere. Ha deciso di tacere e rimanere fedele a questa decisione. Non ha nessuna intenzione di entrare in diatribe che sente lontane da sé".

L'ultimo giorno di Giletti e Vespa in Rai? Il retroscena: terremoto, tra poche ore

Rai, arriva il Cda sul tetto agli stipendi: rischio partenza per Massimo Giletti e Bruno Vespa



Da settimane in Rai si decide di non decidere sull'applicazione del tetto agli stipendi. Da tempo ormai il Parlamento ha deciso che dagli artisti, passando per i giornalisti, fino all'ultimo dei consulenti in Rai non deve guadagnare più di 240mila euro all'anno. Alla sola notizia, sono spuntati come funghi i retroscena che volevano nomi come Carlo Conti e Fabio Fazio già con il trolley fuori gli studi Rai a chiamare un taxi, direzione Cologno Monzese.

Finora nessuno si è mosso, vertici Rai compresi. Ma da domani qualcosa potrebbe rischiare di rompersi, visto che è in programma il Cda e la prevedibile approvazione del tetto per tutti, ma davvero tutti. I consiglieri Rai non avrebbero nessuna intenzione di opporsi alla legge approvata in Parlamento, nè intendono esporsi al pubblico ludibrio per salvare lo stipendio milionario di questo o quell'altro nome noto della tv.

Non ci sono solo gli artisti sul piede di guerra. Eh già perché oltre al direttore del Tg1, Mario Orfeo, ci sono giornalisti come Bruno Vespa e Massimo Giletti che non avrebbero nessuna intenzione di farsi mettere le mani nel portafogli. Finora l'unica dichiaratasi disponibile alla riduzione è stata Lucia Annunziata. I due giornalisti-conduttori, invece, potrebbero essere messi nelle condizioni di andare via, portando con sé un pacchetto di telespettatori non da poco. In più ci sarebbe una grana legale pronta a scoppiare che riguarda L'Arena di Giletti. Mentre la redazione di Porta a porta è composta da giornalisti inquadrati come tali, al programma di Giletti lavorano programmisti e collaboratori con contratti particolari. In periodo di par condicio, l'Arena passa sotto l'egida del Tg1, un fatto che esporrebbe la Rai a una raffica di cause da parte dei lavoratori. Le prossime 24 ore in viale Mazzini potrebbero essere più che incandescenti.

"Un animale". L'insulto finale di Donald Trump La furia cieca di Putin: "Sul piano militare..."

Donald Trump: "Assad un animale". Vladimir Putin: "I rapporti con gli Usa sul piano militare sono peggiorati"



Dopo l'attacco degli Stati Uniti in Siria, la tensione sale in modo esponenziale. Ci si mette Donald Trump, il quale ha definito Bashar Al-Assad "un animale". Così in un'intervista a Fox Business Network. E ancora, il presidente ha aggiunto che "Vladimir Putin sta dando il suo sostegno a una persona diabolica, molto negativa per il genere umano". Parole piovute mentre, a Mosca, arrivava il segretario di Stato Usa, Tillerson, per un incontro con il ministro degli Esteri Lavrov.

E proprio Lavrov lo ha accolto a brutto muso, avvertendo che i raid dell'aviazione statunitense sono "una violazione della legge e non devono più ripetersi". Dunque, ha affermato: "È importante per noi conoscere le vostra posizione, la posizione degli Stati Uniti e le intenzioni reali dell’amministrazione" di Donald Trump.

Ma non è tutto. Perché poche ore prima dell'incontro sono arrivate le parole proprio di Putin, in un'intervista rilasciata nella notte al canale Mir. Un'intervista di "benvenuto" per Tillerson, nella quale ha affermato che "i rapporti tra Russia e Usa sono peggiorati" da che è stato eletto Trump. "Possiamo dire - ha affermato lo zar - che il livello di fiducia, soprattutto sul piano militare, non è migliorato e anzi con ogni probabilità è peggiorato". Frase pesanti, che inquadrano perfettamente la tensione crescente. Parole con cui, forse, Putin mira ad allontanare i sospetti di un intervento russo sulle ultime elezioni presidenziali americane.

Tensione alle stelle, dunque, alla quale ha anche contribuito il documento fatto circolare dall'intelligence Usa in mattinata, nel quale sia accusa il governo di Mosca di aver aiutato Damasco ad orchestrare gli attacchi chimici della scorsa settimana.

Sì alla manovra, "no a nuove tasse". Ma c'è il trucco: come ci frega Gentiloni

Def 2017, via alla manovra: niente aumenti di tasse col trucco del rialzo del Pil



Via libera alla manovra finanziaria dal Consiglio dei ministri e al rialzo delle stime sul Pil per il 2017. Il governo è riuscito ad approvare il Documento di economia e finanza con il Programma nazionale delle riforme, oltre che la manovrina da 3,4 miliardi come richiesto da Bruxelles. Nella nuova stima di crescita, l'esecutivo prevede che il Pil cresca dell'1,1% contro l'1% stimato finora.

Per i dipendenti statali il governo ha stanziato 2,8 miliardi ai contratti con un aumento in busta paga di 85 euro. Cifra da considerarsi al lordo e che andrà poi a ridursi a 35,9. Per centrare l'obiettivo degli 85 euro e dunque attivare risorse per 2,8 miliardi si calcola che 1,6 miliardi verranno per l'impiego pubblico del settore "Stato", mentre altri 1,2 miliardi invece sarebbero diretti al settore "Non Stato" ovvero per utti i bilanci locali e degli enti.

Ottimista il ministro dell'E Padoan sul Def afferma: "L'Italia si trova in una fase di transizione verso una crescita più solida, sostenibile e inclusiva, la stiamo inseguendo: è necessario rafforzare questa fase, capitalizzare la strategia di benefici delle riforme recenti che sta continuando e in cui il governo è pienamente impegnato". "Assieme al Def - ha detto il premier Paolo Gentiloni - il Cdm ha approvato anche un altro provvedimento, che si suddivide sostanzialmente in 4 capitoli: la correzione dei conti dello 0,2%, le misure per gli enti locali, le misure per il terremoto e altre misure per la crescita. Contestualmente abbiamo condiviso il piano di investimenti pari a 47,5 miliardi da qua al 2032: l’insieme delle decisioni" assunte oggi dal governo "è la migliore risposta a chi voleva presentare questa operazione come ’depressivà, invece prosegue un percorso di risanamento e rilancio".

Padoan ha poi provato a prevenire le polemiche sulle stime del 2018 e 2019 con una revisione per la crescita del Pil. Nel 2018 secondo Padoan la crescita scenderà dall'1,3% all'1% e nel 2019 dall'1,2% all'1%. La prossima vera impennata secondo il ministro ci sarà solo nel 2020.

Dortmund, trovato il "messaggio dell'orrore" Attacco al pullman, l'incubo diventa realtà?

Attacco al pullman del Borussia Dortmund, la polizia: "Esaminiamo un messaggio trovato sul posto". Una rivendicazione?



Terrore a Dortmund prima del match di ottavi di Champions League tra il Borussia e il Monaco: a meno di due ore dal calcio d'inizio, tre ordigni sono esplosi in prossimità del pullman della squadra tedesca, diretta verso lo stadio. Forse bombe carta, forse ordigni contenuti in tubi di metallo. "Un attacco mirato", per la polizia. Un attacco che solo per miracolo non ha avuto conseguenze peggiori: un ferito, il difensore spagnolo Marc Bartra, operato al polso nella notte. Non è grave. Partita rimandata a oggi, mercoledì 12 aprile, alle 18.30.

Fin qui i fatti, noti. Poi, però, fioriscono sospetti e considerazioni. In primis il fatto che si è trattato di un attacco mirato, opera di professionisti: gli ordigni erano già piazzati lungo il percorso e sono stati fatti esplodere in coincidenza del passaggio del bus. Forse sono stati azionati con un cellulare. Circostanza che fa pensare a gente molto preparata. Forse, al terrorismo. E il timore di attacchi terroristici, ora attanaglia la Germania. Ma non solo. Nella notte la polizia ha affermato di tendere ad escludere la responsabilità dei tifosi del Monaco, noti per non essere violenti. Inoltre si tratterebbe di un attacco ultrà senza precedenti.

Ma non solo. Sempre la polizia tedesca, molto riservata, ha affermato di stare "esaminando un messaggio scritto" lasciato sul luogo della deflagrazione. Forse, la rivendicazione di quello che sempre più assomiglia sinistramente a un attentato. Un attacco che, se confermato, non avrebbe precedenti.

Caivano (Na): BOOM Salta il Consiglio comunale Qui viene giù tutto

BOOM Monopoli rischia di andare a casa nonostante la stampa amica 


di Giuseppe Falco



Salta il consiglio comunale per mancanza di numero legale che rischia anche lo scioglimento se entro pochissimi giorni non viene approvato il documento di risposta delle richieste avanzate dal ministero sul Bilancio. Ad apertura dei lavori erano assenti tutti i consiglieri di Forza Italia (Frezza, Mellone, Ponticelli e Buonfiglio), tranne Teresa Fusco, da indiscrezioni molto vicina all'ex addetto stampa del Sindaco Monopoli. Alla base del forfait le forti tensioni appunto tra il Sindaco, accusato di essere troppo accentratore, ed il suo partito di riferimento, Forza Italia. Da chiarire anche l'aspetto di alcuni consiglieri comunali che nonostante partecipano a riunioni di maggioranza si dichiarano all'opposizione. Forse per non assumersi la responsabilità di votare un bilancio poco chiaro?. E a proposito di stampa amica, dove sono finiti quei web leader che fino a 2 mesi fa urlavano a squarciagola contro l'amministrazione Monopoli? Non una sola parola sul mancato numero legale?, non una sola parola su chi fino a poco tempo fa definivano il loro avversario politico. Craig Brown diceva: "il giornalismo può essere descritto come la possibilità di trasformare il proprio nemico in guadagno".