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lunedì 9 gennaio 2017

È SCOMPARSA UNA PROVA "Fondamentale. Dov'è ora?" Stasi kaputt: di cosa si tratta

Delitto di Garlasco, quei 36 capelli scomparsi: il mistero sulla prova che può aiutare Alberto Stasi



Ci sono trentasei capelli trovati nella villetta di Garlasco dove è stata uccisa Chiara Poggi che potrebbero essere fondamentali per il delitto ma non si sa che fine abbiano fatto. In una prima analisi vennero definiti "inutilizzabili" perché privi del bulbo da cui si estrae il dna ma ora alla luce della nuova perizia effettuata dalla Difesa di Alberto Stasi, condannato a sedici anni di reclusione per omicidio, riporta il Tempo, quei capelli lunghi (della vittima o dell'assassino?) potrebbero portare alla vertià. Sempre che vengano ritrovati. 

Paquale Linarello, ex carabiniere del Ris di Parma, sostiene la perfetta corrispondenza del cromosoma Y (indicante il ramo maschile di un nucleo familiare) con quello di Andrea Sempio, ex compagno di scuola di Marco Poggi, fratello della vittima. Il materiale trovato sopra le unghie di Chiara indicherebbe che lei è venuta a contatto diretto con quel cromosoma Y. Intanto la Procura generale di Brescia esamina in questi giorni il materiale consegnato dagli avvocati di Stasi e si dovrà esprimere sulla richiesta di revisione del processo avanzata dalla madre di Alberto.

Renzi-Boschi, la eclatante soffiata Retroscena: è davvero finita male?

Renzi e Boschi, l'indiscrezione: il grande gelo delle ultime settimane



Di carattere ne ha, su questo non c'è dubbio. Eppure, questo periodo, il carattere glielo sta mettendo alla prova. Anzi, durissima prova. Si parla di Maria Elena Boschi, l'ex superministra e oggi sottosegretaria in sordina del governo Gentiloni. Quella Boschi che era la prima freccia all'arco di Matteo Renzi e che, oggi, si sussurra, con Renzi abbia un rapporto difficile. Insomma, il grande gelo che ha travolto l'Italia non ha risparmiato neppure Maria Elena e Matteo. Tutta colpa del referendum, o meglio di quel ko al referendum che ha cambiato tutto (o quasi). Già, perché se la sconfitta ha spinto Renzi alle dimissioni (ampiamente preannunciate), la stessa uscita di scena non ha coinvolto la Boschi: è ancora al governo, si sussurra per sua fermissima volontà e, forse, contro la volontà di Renzi. Ragione per la quale, da quel momento in poi, i contatti tra i due sarebbero ridotti al lumicino.

E non è tutto, per la Boschi. Già, perché secondo le indiscrezioni che filtrano da Palazzo Chigi, ora Renzi punta tutto su Luca Lotti, lo scaltro e abile ministro. Certo, su Lotti ci aveva sempre puntato, Renzi. Ma anche sulla Boschi. Ora, invece, Matteo affiderebbe progetti e ambizioni al "Lampadina". Una circostanza che a Maria Elena piace il giusto, per usare un eufemismo. Ma ancora una volta non è tutto. Già, perché Maria Elena è assediata anche da Paolo Gentiloni, il premier di scuola democristiana che in silenzio e col sorriso la sta indebolendo. Ve ne abbiamo dato conto nelle ultime ore. Gentiloni, si sussurra, sta imbastendo una sorta di staff parallelo per svuotare la Boschi di diverse funzioni, così come, nella scelta dei sottosegretari, ha seguito strade del tutto invise a Maria Elena. Per lei, dunque, è arrivato il momento della sfida più difficile. Una sfida che, se saprà vincere restando sulla cresta dell'onda, potrebbe riconsegnarci una Boschi anche più forte di prima. Ma in caso contrario, il suo orizzonte politico si potrebbe rivelare molto più difficile e tempestoso.

Grillo molla Farage, ecco i veri motivi: una montagna di soldi e quel dettaglio

Grillo molla Farage, ecco i veri motivi: una montagna di soldi e quel dettaglio



Beppe Grillo e Davide Casaleggio vogliono entrare nel gruppo Alde (Alliance of Liberals and Democrats of Europe), lo stesso che nel 2014 diede un bel due di picche al Movimento Cinque stelle. Adesso invece si vuole celebrare, come riporta il Messaggero in un retroscena, un matrimonio di interesse vero e proprio. L'ingresso nel gruppo infatti permetterebbe ai pentastellati di "contare di più" e di ottenere poltrone per avere voce in capitolo. Ed ecco apparire il candidato alla vicepresidenza del Parlamento europeo: Fabio Massimo Castaldo, già assistente parlamentare di Paola Taverna prima di arrivare a Bruxelles e membro del mini direttorio capitolino in scontro con Virginia Raggi. Il trasloco dei cinque stelle è poi legato alla possibilità di ottenere fondi: 40 mila euro per ogni europarlamentare, ovvero visto che i pentastellati sono 17, un tesoretto di 680 mila euro.

L'uomo dietro al "matrimonio" con l'Alde è David Borrelli, eurodeputato, trevigiano, primo, storico, consigliere comunale del M5S. Da sempre contrario all'uscita dall' euro, affine a Renzi, è con Davide Casaleggio nell'associazione Rousseau ed è quello che è riuscito a convincere Massimo Colomban, il manager veneto, ad andare a Roma in soccorso di  Virginia Raggi. Borrelli è un tecnico informatico, sensibile alle tematiche digitali che stanno molto a cuore anche alla Casaleggio Associati. Tra le sfide di Borrelli al Parlamento europeo c'è il mercato unico digitale e la legislazione che riguarda la Rete, l'e-commerce e l'editoria on line, core business dell'azienda che fa capo a Casaleggio jr. 

Italiani in strada a -20°, loro qui: la villa del Cinquecento agli immigrati

Villa Francescatti: ai profughi l'ostello del Cinquecento e gli allenamenti gratis


di Alessandro Gonzato



Ai richiedenti asilo non basta più neppure l’allenatore personale di atletica leggera. Altro che smartphone, wifi, pay tv per seguire la Coppa d’Africa, cuscus al posto della pasta e altre preteste che negli ultimi anni in Italia sono state la miccia delle rivolte di migliaia di profughi, veri o presunti. Ora per evitare le proteste degli immigrati africani non è sufficiente neanche che i responsabili del centro d’accoglienza di turno gli mettano a disposizione un tecnico di salto in alto. Anzi è proprio chi beneficia di questi privilegi che guida le ribellioni.

Non ci credete? Omar è un ragazzone di 25 anni, viene dal Senegal, e da qualche mese è alloggiato all’ostello della gioventù di Verona «Villa Francescatti» assieme ad altri 90 richiedenti asilo provenienti da ogni angolo del Continente Nero, 54 dei quali soggiornano nell’adiacente struttura dell’ex convento di suore di Santa Chiara. In patria, Omar, era un campione di salto in alto. Ha ottenuto riconoscimenti e onori. La voglia di Europa però l’ha convinto ad abbandonare tutto e a partire su un barcone alla volta della Sicilia, da dove è stato poi trasferito a Verona. Appena messo piede all’ostello, uno stupendo complesso cinquecentesco di proprietà della Diocesi e gestito dal Centro Cooperazione Giovanile Internazionale - nelle stanze ci sono affreschi e incisioni - ha chiesto e ottenuto un preparatore per continuare ad allenarsi. Sennonché proprio lui da qualche giorno è uno dei capi dei disordini che stanno facendo vivere nella paura non solo i 22 dipendenti della struttura, ma un intero quartiere, San Giovanni in Valle, uno degli angoli più suggestivi di Verona, a due passi dal Teatro Romano e a 20 minuti scarsi a piedi dall’Arena.

Il custode dell’ex convento, un signore anche lui africano, dorme col piccone sotto il cuscino: teme aggressioni da parte degli ospiti. I responsabili del centro dosano le parole per paura di irritare gli immigrati. I residenti della zona, per rientrare a casa alla sera, fanno il giro largo e parcheggiano la macchina a centinaia di metri di distanza. Martedì, in concomitanza con la ribellione dei richiedenti asilo all’ex base militare di Conetta, nel Veneziano, una cinquantina di immigrati si erano riversati in strada bloccando il traffico e prendendo a calci le macchine in sosta. Avevano protestato per le solite cose, ossia per la presunta scarsa qualità del cibo - accusando i responsabili della struttura anche di dargli latte scaduto, fatto che sarebbe stato smentito dalle verifiche - e per i ritardi nel rilascio dei documenti, ma hanno dato in escandescenze anche per motivi più singolari, diciamo così, ovvero per il fatto che gli verrebbe data solo l’acqua del rubinetto (la bevono milioni di italiani ogni giorno) e perché dalle 9 alle 12,30 e dalle 14 alle 16 non possono rimanere in stanza. «Mica li lasciamo per strada al freddo!» ci dice sbattendo i pugni sul tavolo del suo ufficio Fiorenzo Scarsini, direttore del Centro Cooperazione Giovanile Internazionale, insegnante in pensione. «Possiamo pulire le stanze o no? Loro possono stare nelle sale comuni, nelle aule dove abbiamo due insegnanti d’italiano o nella zona bar».

Parte degli immigrati stanno portando avanti anche uno sciopero della fame: «Fanno finta» taglia corto Scarsini. «Mangiano patatine di nascosto. Piuttosto la cosa preoccupante è che dietro tutto questo c’è una regia esterna. Le ribellioni sembrano organizzate a tavolino, in Italia molte proteste si verificano negli stessi giorni. Non so chi ci sia dietro, ma sono convinto che sia tutto studiato». E Omar? Come può chi ha ricevuto persino un trattamento di favore fomentare i compagni? «Appunto: ricevono indicazioni precise. Fino a qualche mese fa il rapporto con gli ospiti era ottimo. D’improvviso hanno cambiato atteggiamento». Il gestore sta pensando di chiedere alla prefettura lo sgombero delle due strutture. «Inostri bilanci sono pubblici, ci danno 30 euro al giorno a ospite ma quasi tutto viene reinvestito negli stipendi del personale e per aiutare i migranti. Non ho bisogno di guadagnarci, sono di famiglia benestante» conclude Scarsini. «Abbiamo speso 4.500 euro di dentista per un ragazzo eritreo che si guadagnava da vivere come cantante ma che senza due denti non riusciva più a esibirsi». Gli immigrati, per lamentarsi della loro condizione, hanno scritto una lettera al Comune e alla prefettura: «Si sono inventati che gli diciamo di scendere dal marciapiede “quando passa l'uomo bianco”. Vi pare possibile? Qualcuno li sta aizzando».

LA BANCA DEI COMUNISTI Feltri col bazooka contro Mps "Ho un terribile sospetto..."

Vittorio Feltri su Mps: "Fuori i nomi dei buonisti. Perché tutta questa omertà?"


di Vittorio Feltri



Quante frottole ci hanno raccontato sulla crisi del Monte dei Paschi di Siena. Hanno voluto farci credere - e in parte ci sono riusciti - che si è trattato di una calamità naturale, quindi inevitabile, mentre chi ha gestito l’istituto ha prestato, anzi regalato, soldi a tutti, cani e porci, tranne a chi ne aveva effettivo bisogno per mandare avanti attività produttive, commerciali, artigianali e industriali, e che sarebbe stato in grado di restituirli.

La banca dei maneggioni comunisti, ex e post comunisti, ha favorito soltanto i compagni e gli amici dei compagni ed è saltata in aria perchè i fortunelli che hanno incassato senza fornire garanzie si sono guardati da ripianare le somme a debito, considerandole non prestiti, ma gentili omaggi. Ora ci si domanda: cosa ha fatto il Monte per recuperare i crediti? Nulla. Non ha mosso un dito. Quante cause ha intentato nei confronti dei «bucaioli» onde riprendersi ciò che gli era dovuto, interessi compresi? Nessuno si è impegnato - né amministratori né dirigenti - per far quadrare i conti, e i conti sono sballati. Miliardi e miliardi usciti e mai più rientrati. Perché questa banca, la più antica e gloriosa, da quando è finita miseramente sotto il controllo dei rossi - incapaci per definizione, dato che sono anticapitalisti ideologici - non si è peritata di rendere noti i nomi dei bidonisti ai quali ha versato montagne di soldi senza farseli ridare?

Ecco il punto. Perché lo scandalo è stato silenziato, sepolto sotto una coltre di omertà? Per quale motivo la magistratura non obbliga il Monte a scoperchiare la pattumiera che nasconde le carte della verità? Tra l’altro gli stessi compagnucci dei compagnucci che hanno combinato il disastro, ora hanno deliberato di salvare l’istituto in procinto di fallire donandogli la bellezza di otto miliardi otto prelevati dai forzieri dello Stato, cioè nostri. I cittadini italiani, svenati dalle tasse, sono pure costretti a sanare i bilanci di una banca che invece di fare la banca arricchiva lorsignori in cambio di che? Ci piacerebbe scoprirlo.

Il governo prima di sborsare 8 miliardi pubblici faccia chiarezza: pubblichi l’elenco dei mascalzoni che hanno intascato cifre sbalorditive evitando con cura di riportarle al mittente. Risulta che il 70-80 per cento degli insolventi sia costituito da grandi imprenditori, non da poveri cristi strozzati dalla recessione. E allora fuori i nomi dei profittatori, siano opportunamente sputtanati. La gente merita di guardare in faccia chi la impoverisce. E noi di Libero, interpretandone le legittime aspirazioni, pretendiamo che il Monte e la magistratura mostrino i documenti che inchiodano alle loro responsabilità coloro che hanno sfasciato l’istituto presentando le spese ai contribuenti italiani. Da oggi in poi insisteremo ogni giorno finché non sia fatta giustizia e i furfanti non siano esposti al ludibrio popolare.

Depurazione e taglio delle calorie grazie ad una corretta idratazione

Depurazione e taglio delle calorie grazie ad una corretta idratazione


di Martina Bossi



Come ogni anno, le feste finiscono e veniamo sopraffatti dai sensi di colpa per non aver saputo dire ‘no’ all’ultima grande abbuffata natalizia. Ma bastano pochi gesti quotidiani per tornare in forma: una alimentazione leggera, una moderata attività fisica e una corretta idratazione sono le buone abitudini per iniziare il 2017 in piena forma. L’acqua assolve numerose funzioni, ma in questo periodo dell’anno, è la sua azione detossinante che può aiutarci a ripristinare il benessere del nostro corpo. Bastano ‘8 bicchieri’ d’acqua lungo tutto il corso della giornata, così come consigliano gli esperti, per beneficiare degli gli effetti positivi che l’assunzione giornaliera di un’adeguata quantità di acqua può apportare al nostro organismo. Se il potere detossificante dell’acqua è in generale un prezioso strumento di prevenzione, poiché contribuisce all’eliminazione del carico tossico e conseguentemente al risanamento dello stato di salute del nostro corpo, in questo periodo dell’anno, è particolarmente d’aiuto per facilitare il nostro organismo a superare gli effetti degli eccessi tipici dei ricchi banchetti natalizi - dichiara il professor Nicola Sorrentino, esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino, docente di Igiene Nutrizionale all’Università di Pavia e direttore scientifico delle Terme Sensoriali di Chianciano Terme - le grandi abbuffate, il consumo di alcol e caffè tipico delle feste e la sedentarietà, mettono infatti a dura prova l’operatività degli organi deputati allo smaltimento delle scorie e delle sostanze di rifiuto e una mirata azione di depurazione”.

Tra i cosiddetti organi ‘emuntori’, che hanno il compito di eliminare gli elementi di scarto prodotti dal nostro organismo nel corso dei processi metabolici, sono in particolare due quelli maggiormente soggetti ad affaticamento e quindi più bisognosi di essere coadiuvati nella loro attività di depurazione da un adeguato apporto di liquidi: il fegato e i reni. Il primo, è l’organo che subisce più degli altri le conseguenze dei nostri eccessi alimentari, quando il carico di tossine da smaltire aumenta di volume la sua capacità di eliminare le scorie in eccesso si satura provocando il conseguente rallentamento dei processi metabolici e la permanenza delle tossine. Anche i reni, svolgono un’importantissima funzione di smaltimento degli scarti metabolici e per funzionare al meglio necessitano di un apporto di liquidi costante lungo l’intero corso della giornata. Vale la pena di ricordare che ci sono alcune acque di cui è dimostrata la funzione detox - continua Sorrentino - sono quelle ricche in solfati, calcio e magnesio, quelle cloruro-sodiche e bicarbonato-alcaline. Le acque ricche in minerali sono infatti in grado di agire su diversi meccanismi che aumentano il flusso della bile, aiutano il fegato a ripulirsi dalle tossine”.

Ma l’acqua non ha solo un grande potere detossificante e depurativo: studi internazionali dimostrano che bere acqua prima dei pasti aiuta a dimagrire e a mantenere nel tempo il peso raggiunto. E non perché con la pancia piena di liquidi non abbiamo nessuna voglia di mangiare, almeno non solo per questo. Anzitutto sostituisce le bevande che contengono zuccheri e quindi calorie, ci mantiene più attivi durante l'esercizio fisico ed elimina le tossine che rendono lento il nostro metabolismo. Ma l’importanza di questi fattori è relativa, rispetto ad un altro elemento fondamentale confermato da ricerche cliniche: il fenomeno della termogenesi, cioè la produzione di calore dell’organismo. Studi internazionali dimostrano che bere due bicchieri d’acqua a temperatura ambiente tre volte al giorno (colazione, pranzo e cena), aumenta del 30% per cento il tasso metabolico sia degli uomini sia delle donne coinvolte nello studio. L’aumento cominciava 10 minuti dopo aver bevuto e raggiungeva il suo apice a distanza di 30-40 minuti. E hanno osservato che per buona parte questo risultato si deve al fatto che l'acqua viene portata da 20 ° C circa a 37°C.

Bere molta acqua a più riprese, ad esempio 500 ml quattro volte al giorno per un totale di due litri (circa otto bicchieri), può far quadruplicare il dispendio energetico. Una corretta idratazione in conclusione, non solo contribuisce a disintossicare il nostro organismo dagli eccessi alimentari natalizi ma può avere un ruolo importante nel mantenere una perfetta forma fisica e nel perdere peso. Una buona motivazione per raggiungere l’obiettivo degli ‘8 bicchieri al giorno’ e beneficiare di tutte le proprietà salutari che l’acqua ha da offrire. 

Ebola: che ruolo ha la respirazione nel contagio del virus ‘uomo-uomo’

Ebola: che ruolo ha la respirazione nel contagio del virus ‘uomo-uomo’


di Eugenia Sermonti



La devastante epidemia di Ebola, che ha colpito l’Africa Occidentale dal 2013 al 2016, ha causato 28.610 casi, di cui 11.308 mortali. La rapida diffusione del virus ha rappresentato una sfida per la sanità pubblica, mai incontrata nelle precedenti epidemie del virus. Le principali preoccupazioni sono state il rischio della trasmissione interumana e definire le reali vie di trasmissione del virus Ebola. Gli studi sui pazienti affetti da malattia da virus Ebola evacuati in Europa e negli USA hanno suggerito l’idea che Ebola possa provocare danni ai polmoni, anche se ancora mancano prove reali della capacità del virus di replicare in questo organo.

Lo studio effettuato da Biava e altri ricercatori e pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista scientifica ‘PLOS Pathogens’ indaga riguardo la presenza del materiale genetico del virus Ebola nei polmoni e nel sangue, durante il trattamento e la guarigione di un operatore sanitario, evacuato dall’Africa Occidentale e trattato a Roma, in Italia. Il paziente ha mostrato una persistenza dei marker di replicazione virale all’interno del tratto respiratorio. I ricercatori hanno monitorato i livelli degli Rna virali di Ebola (Rna a polarità positiva e Rna a polarità negativa), già precedentemente associati con la replicazione virale, e li hanno comparati con i livelli presenti nel sangue. Hanno scoperto che l’RNA virale e i marker di replicazione virale permangono nel polmone fino a 5 giorni dopo la loro eliminazione dal sangue. Questi risultati suggeriscono la possibilità che Ebola replichi nell’apparato respiratorio. E’ possibile che i polmoni forniscano semplicemente un ambiente protetto all’interno del quale l’Rna virale può resistere più a lungo rispetto a quanto osservato nel sangue, anche se gli scienziati scartano fortemente questa ipotesi in quanto hanno evidenziato la presenza dell’RNA virale totale e di entrambi i marker di replicazione, sostenendo l’ipotesi di una replicazione virale attiva.

L’autore Giuseppe Ippolito, dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ (Inmi) ha detto: “Questi risultati suggeriscono un ruolo importante del tratto respiratorio nella patogenesi della malattia da virus Ebola e potrebbero avere nuove implicazioni nelle procedure di prevenzione e nelle misure di controllo, specialmente per gli operatori sanitari e le famiglie, i quali sono i primi a fornire cure dirette e indirette ai pazienti affetti dal virus. Inoltre, aumentano anche le preoccupazioni riguardo al rischio della trasmissione interumana e al bisogno di ridisegnare le misure di prevenzione”. Il coautore, professor Alimuddin Zumla dell’University College di Londra ha dichiarato che “queste scoperte sono significative e potrebbero spiegare la rapida diffusione del virus durante l’epidemia, come anche quei cluster che sono stati notificati e per i quali non è stata identificata nessuna catena di trasmissione”. Ha inoltre aggiunto che “ulteriori studi saranno necessari per comprendere al meglio il ruolo di Ebov nella patologia del polmone, e il ruolo specifico della trasmissione tramite aerosol. Le mancate opportunità di ricerca durante l’epidemia del virus evidenziano il bisogno critico di finanziatori e di governi che siano in grado di costruire e implementare le capacità degli operatori sanitari e dei ricercatori al fine di condurre ricerca di base, ricerca sulla patogenesi e trial clinici durante le epidemie”. 

Secondo l’opinione del professor Gary Kobinger, co-autore dell’Université Laval in Quebec, Canada: “Questi risultati hanno necessariamente bisogno di ulteriori ricerche sulla patogenesi dell’infezione da Ebov nell’uomo, mirate a identificare e sviluppare le appropriate misure di intervento per migliorare gli esiti dei trattamenti”. Maria Capobianchi dell’Inmi ha detto: “La quantità di Rna a polarità positiva (cRna/mRnas) non riflette solo la trascrizione virale, ma è anche un segno della replicazione del genoma virale. Questo studio dimostra come l’identificazione dei marker di replicazione possa essere utilizzata anche su campioni biologici umani”. Antonino Di Caro, dello stesso Istituto, evidenzia come questo tipo di studi sia realmente necessario per raggiungere una comprensione più ampia della patogenesi virale e come possa essere effettuato solo in laboratori di biosicurezza di livello 4 (BSL4), che forniscono il più alto livello di contenimento disponibile. Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, ha detto: “Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti dall’Inmi, il punto di riferimento regionale per tutte le attività nel campo delle malattie infettive”.

Ranieri Guerra, direttore generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, ha commentato: “Questi risultati ripagano tutti quegli sforzi economici sostenuti dalle autorità sanitarie italiane per mantenere attive e operanti le strutture di bio-contenimento e per allestire un sistema di allerta dimostratosi efficiente per patogeni ad alto rischio per la sanità pubblica. Confermano che la ricerca clinica è parte integrante del nostro sistema di reazione e gestione delle emergenze sanitarie e valorizza l’eccellenza delle nostre istituzioni, capaci non solo di guarire ma anche di innovare”. Giovanni Leonardi, direttore generale per la Ricerca del Ministero della Salute, ha dichiarato: “Inmi ha gareggiato e vinto per la partecipazione a sei progetti europei, finanziati dal direttorato per la Ricerca (Horizon 2020 & Imi Project) della Commissione Europea, a un progetto finanziato dalla US Food and Drug Administration, ed a uno finanziato dal Ministero degli Affari Esteri Italiani, all’interno dei progetti avviati in risposta all’epidemia da virus Ebola. Si è confermato quindi come centro di riferimento di livello mondiale, a riprova dell'alto livello scientifico degli istituti di ricerca italiani”.  
Marta Branca, direttore generale dell’Inmi: “Sono molto soddisfatta dei risultati positivi ottenuti dall’Istituto e del contributo che noi costantemente forniamo alla comunità scientifica. Questi risultati permetteranno alle attività dell’Inmi in Italia e all’estero di far fronte a infezioni classiche ed emergenti. Sono molto orgogliosa della posizione che ricopro all’interno dell’Istituto”. Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute, ha aggiunto: “Sono molto contenta di questi brillanti risultati dell’Istituto Nazionale per le Malattia Infettive, che in modo efficiente e con determinazione ha lavorato durante l’epidemia in tutti i paesi coinvolti e in Italia. Le attività dell’Istituto sono confermate da circa 50 articoli pubblicati nelle più importanti riviste scientifiche, permettendo all’Italia di contribuire significativamente alle conoscenze sul virus Ebola. L’Italia durante l’epidemia di Ebola era presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea e si è trovata a coordinare gli interventi di prevenzione e risposta. A livello nazionale ha messo in atto sistemi avanzati di controllo e protezione della comunità riuscendo a gestire al meglio gli allarmi ed i casi sospetti. Inoltre, si è trovata  a farsi carico di due casi di Ebola in operatori sanitari che prestavano la loro attività in Sierra Leone. Entrambi i casi sono stati presso curati al meglio presso l’Istituto Spallanzani  e sono guariti. Ebola è stato un importante stress test per il Servizio Sanitario Nazionale italiano ed è stato brillantemente superato. Questi risultati, che ci hanno resi famosi nel mondo, vanno a vanto del Pese che dimostra di essere in grado di rispondere in maniera eccezionale alle emergenze e dell’Istituto Spallanzani che rappresenta un eccellenza nel settore delle malattie infettive e si conferma assoluto punto di riferimento per tutta l’area del mediterraneo”. Giuseppe Ippolito ha concluso che queste ricerche non possono essere effettuate su modelli animali e richiedono una stretta cooperazione fra ricercatori, sia laboratoristi che clinici, e fra le infrastrutture che possono facilitare queste interazioni. La condizione dell’Inmi è unica e può essere aperta ad ulteriori collaborazioni con istituti internazionali.