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mercoledì 9 novembre 2016

La svolta gay di Chiara Appendino Il "coming out": cosa farà a Torino

La svolta gay di Chiara Appendino. Il coming out: ecco cosa farà a Torino



Trasferta a Londra per il sindaco di Torino Chiara Appendino dove sta partecipando al World Travel Market, la più importante fiera europea dedicata al turismo. L'altro ieri, lunedì 7 novembre, la Appendino, riporta il Corriere della Sera, ha promesso un circuito turistico lgbt: "Torino è tradizionalmente una città gay friendly e quindi abbiamo pensato di incentivare l'arrivo di questi turisti". Una categoria che, spiega Marcella Gaspardone, dell'ente promozionale di Torino e provincia, "amano viaggiare e spendere per cultura ed enogastronomia". Sul sito ci sarà quindi una sezione lgbt, accanto a quelle dedicate a bambini e famiglie, e verranno proposti pacchetti turistici a prezzi convenzionati in contemporanea con manifestazioni come il Gay pride o il Festival del Cinema omosessuale.

Bersani-Baffino, sondaggio horror: ecco quanti punti vale il loro partito

Sinistra Pd, i sondaggisti: il partito di Bersani e D'Alema vale il 5%


di Tommaso Montesano



Se la «ditta» di Pier Luigi Bersani dovesse effettivamente rompere con Matteo Renzi e correre da sola, in questo momento conquisterebbe sul mercato elettorale circa il 5%. Vale a dire quanto pesa, nelle attuali intenzioni di voto, tutta la galassia a sinistra del Pd renziano (Sinistra italiana, Sel, Rifondazione comunista). Un dato non esaltante, ma che comunque un danno ai dem lo provocherebbe. Con l’attuale legge elettorale, quell’Italicum in perenne odore di modifica, un 5% che cambia padrone a sinistra potrebbe mescolare le carte in tavola in ottica ballottaggio. Indebolendo il Pd, che scenderebbe al 25%, e indirettamente favorendo, data la prevalenza del M5S nei sondaggi (oltre il 31% secondo gli ultimi rilevamenti), il centrodestra unito, che con il suo 27% avrebbe la possibilità di sorpassare i democrat.

Discorsi teorici, avvertono i sondaggisti, visto che il destino della legge elettorale è appeso a quanto accadrà dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre. Fatto sta che negli istituti di ricerca l’analisi su quanto potrebbe incidere, e a favore di chi, l’eventuale scissione nel Pd è già in corso. Un dato è certo: il maggiore beneficiario, almeno come primo impatto, sarebbe il movimento di Beppe Grillo, che aumenterebbe il proprio vantaggio sul Pd. E anche il centrodestra, qualora trovasse una sintesi, per lo meno a livello numerico potrebbe tornare competitivo. La minoranza del Pd, infatti, è accreditata nei report che circolano negli istituti demoscopici di un consenso che oscilla tra il 5 e il 6%.

E qui entra in ballo la salute dell’area bersaniana. Nel 2013, in base ai dati delle primarie che incoronarono Renzi alla guida del Pd, la “ditta” controllava circa un terzo del partito. Una fetta corrispondente, certificò Ilvo Diamanti, a quanti nel Pd «esprimono molta-moltissima fiducia nella Cgil». Da qui, visti i numeri raccolti dai democratici alle Europee dell’anno successivo, la conclusione: il peso elettorale della minoranza si attesta «intorno al 10%» degli elettori.

Da allora, tuttavia, ne è passata di acqua sotto i ponti. Il consenso del Pd, e di Renzi, è diminuito. Ma la “ditta” non ne ha tratto vantaggio. Al punto che dalle rilevazioni sul gradimento, tra gli elettori democratici, delle misure nel frattempo adottate dal governo, l’area critica si è nel corso del tempo assottigliata, attestandosi tra il 15 e il 20% del partito. Dai cinque ai dieci punti in meno rispetto al 2013. Da qui la stima sull’attuale forza elettorale intorno al 5% di Bersani e soci.

A sfavore della minoranza dem gioca il precedente, tutt’altro che positivo, di Sinistra italiana, fondata da altri fuoriusciti del Pd, che finora non è riuscita a rendersi riconoscibile dall’elettorato. «Il tema della diseguaglianza, da solo, non basta più. Anche a sinistra, gli elettori vogliano altro. Non certo il ritorno di Massimo D’Alema...», si lascia sfuggiare il direttore di un istituto di ricerca che lavora spesso con il centrosinistra. «Non a caso la scissione, spesso annunciata, finora non è mai avvenuta. Vedremo se questa sarà la volta buona...».

Il lutto: è morto Umberto Veronesi Grande medico, pessimo politico

È morto Umberto Veronesi



A 90 anni è morto il famoso oncologo Umberto Veronesi. Fondatore e presidente della fondazione a lui intitolata, è stato il direttore emerito dell'Istituto europeo di oncologia. In passato aveva diretto l'Istituto nazionale dei tumori di Milano dal 1976 e 1994. Sposato, padre di sette figli, aveva 16 nipoti.

Veronesi è stato anche politico, ricoprendo l'incarico di ministro della Sanità dal 25 aprile 2000 all'11 giugno 2001 nel secondo governo di Giuliano Amato. Era stato eletto senatore nella XVI legislatura con il Partito democratico, incarico ricoperto fino al 22 febbraio 2011. Nominato direttore dell'agenzia per la sicurezza nucleare italiana, si dimise un anno dopo in polemica con il governo di Silvio Berlusconi.

Quasi tutta la sua vita è stata dedicata alla prevenzione e alla lotta delle malattie tumorali. In particolare il suo impegno si era concentrato contro il carcinoma mammario, la prima causa di morte per tumore per le donne.

STATI UNITI, TRUMP PRESIDENTE Pernacchia al mondo, Clinton distrutta

Usa 2016, Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti: Clinton demolita



Un duello serratissimo, un testa a testa zeppo di colpi di scena. Ma ora Donald Trump è, di fatto, il nuovo presidente degli Stati Uniti. Una questione di minuti, manca solo l'ufficialità, poi la Casa Bianca sarà sua. Contro tutto e tutti. Contro tutti i pronostici. Contro Hillary Clinton, che ne esce demolita, così come ne esce distrutto Barack Obama. Ora cambia la storia.

La festa al quartier generale di Trump era già iniziata poco dopo le 5 del mattino, ora italiana, quando secondo il New York Times, aveva "il 95% di possibilità di conquistare la presidenza". Tutto merito, inizialmente, di Florida e Ohio, due Swing State dove si è imposto con due clamorose rimonte: in entrambi Hillary Clinton era data in vantaggio, salvo doversi piegare a The Donald, che ha conquistato anche il Texas. Trump, inoltre, ha sfiorato la vittoria in Virginia, che avrebbe quasi tagliato fuori dai giochi la Clinton; all'ultimo, però, il risultato è girato a favore dei democratici. Tutto si gioca in Michigan, dove Trump è in vantaggio: in caso di vittoria del repubblicano, la corsa alla Casa Bianca sarebbe quasi blindata, mentre per la Clinton sarebbe quasi finita.

Gli Stati a Trump - I primi dati della nottata sono arrivati da Stati in cui il grande favorito era Donald Trump, ed è stata confermata la vittoria del repubblicano. A Trump vanno Indiana e Kentucky con un ampio vantaggio, rispettivamente con 11 e 8 grandi elettori.  A The Donald anche West Virginia, Virginia, Georgia e Tennessee. Poi si è imposto anche in Oklahoma e Mississippi. Quindi al repubblicano Alabama, South Carolina, Alabama, Arkansas, Nebraska, Kansas, Wyoming, North Dakota, South Dakota, Louisiana, Montana e Missouri. Verso l'alba, per Trump, la vittoria anche in Idaho, Utah, Wisconsin e Iowa. 

Gli stati alla Clinton - Hillary si prende il Vermont e i suoi tre grandi elettori: tutto come previsto, lo Stato era andato ai democratici anche nelle precedenti elezioni. Alla democratica anche la Virginia (13 grandi elettori) alla fine di un fondamentale e serratissimo testa a testa. Inoltre, alla Clinton vanno Illinois, New Jersey, Massachussets, Maryland, Rhode Island, Delaware (in tutti questi Stati la vittoria di Hillary era ampiamente pronosticata). Dunque anche lo stato di New York, Connecticut, Michigan e Nuovo Messico. Importante vittoria anche in Colorado, ma per Hillary il distacco sembra quasi incolmabile. A seguire, le scontate vittorie democratiche in California e Hawaii e Oregon.

martedì 8 novembre 2016

"Come puoi guarire se hai il cancro?" L'orrore del medico italiano: radiato

"Il cancro non si può curare": la frase da brividi dello studioso



L'origine del tumore è psicologica. Le metastasi non sono dovute al cancro primario ma all'ansia e all'agitazione da questo generate. Questa in sintesi la teoria estrema, che fa molto discutere, dello psicologo Sergio Paccosi, che sposa le teorie di Hamer ma è stato radiato per le sue posizioni. Paccosi, scrive La Repubblica, è il primo psicologo italiano radiato perché professa i principi dall'ex medico tedesco, pure lui allontanato dal suo ordine professionale nel 1986 a causa delle sue tesi. Secondo il pensiero dello psicologo, che illustra sul suo sito internet, la malattia ha origini psicologiche: sarebbero i conflitti interiori a provocare il tumore.

Lo psicologo fa un esempio: "Una mamma è preoccupata perché la figlia di 14 anni incomincia ad interessarsi dei ragazzi ma non ne parla. Potrebbe reagire in diversi modi: farsi il sangue cattivo (varici); rodersi dalla bile (epatite); farsi venire pensieri neri (emicranie); non sopportare che possa avere contatti con ragazzi (eczema)". Altra teoria: "Tutte le malattie sono reversibili! Dal raffreddore al tumore. A seconda della misura del nodulo sappiamo così se il Conflitto è ancora attivo (continua a crescere), si è fermato (è rimasto della stessa misura), è in fase di riparazione (è diventato più piccolo)".

A segnalare all'Ordine degli psicologi toscani Paccosi è stata una sua collega che aveva in cura una sua ex paziente. Immediato il provvedimento discipinare a cui è seguita la radiazione. Paccosi farà ricorso per avere la sospensione. Il presidente dell' Ordine, Lauro Mengheri, invita gli psicologi a seguire le evidenze scientifiche. "Non si possono promettere guarigioni miracolose", dice, "attraverso teorie spacciate a torto come scientifiche. È un atto gravissimo che mette in pericolo la vita dei pazienti creando false aspettative che rischiano di fare interrompere le cure tradizionali e di provata efficacia. 

La psicologia è una scienza che si avvale di strumenti e metodologie validi, facciamo sostegno psicologico e di psicoterapia ai malati oncologici, ad esempio. Ma questo tipo di trattamenti non hanno niente a che fare con i principi di Hamer, rifiutati da tutto il mondo scientifico".

Telefonia, fusione tra due colossi In Italia ecco le tariffe da sogno

Telefonia, fusione tra Wind e Tre: nasce il più grande operatore italiano



Nasce l'operatore di telefonia mobile più grande d'Italia. E' stata infatti ufficializzata la fusione tra Wind e Tre, che vanno a formare un conglomerato da oltre 32 milioni di clienti mobile e 2,7 milioni nel fisso. La quota complessiva di mercato sarà pari al 33% del totale, contro ol 30,5% di Tim e il 29% di Vodafone. E' ancora presto per capire quale sarà il marchio del nuovo operatore, ma è anche possibile che in realtà i due marchi sopravvivano pur facendo capo a un unico operatore. Attesa c'è sopratutto per le tariffe al ribasso, o comunque interessanti, che scaturiranno dall'unione delle sinergie dei due operatori. Bisognerà attendere almeno fino al 1 gennaio 2017, quando la fusione diventerà operativa.

Caivano, inaugurata la prima Casa dell’Acqua

Caivano, inaugurata la prima Casa dell’Acqua



di Antonio Parrella



CAIVANO. Taglio del nastro per la prima Casa dell’Acqua sul territorio caivanese, presso la villa comunale “Falcone e Borsellino”, sul Corso Umberto. Al cerimoniale di inaugurazione hanno partecipato, tra gli altri, il capo dell’amministrazione locale, Simone Monopoli, alcuni consiglieri comunali ed i vertici di Acquatec, la società che gestisce il servizio, che garantisce l’erogazione di acqua liscia e/o frizzante refrigerata 24 ore su 24.  “La struttura eroga l’acqua al costo di cinque centesimi al litro - spiega la fascia tricolore - e la Casa dell’Acqua ha come obiettivo primario la riduzione delle bottiglie di plastica da smaltire. Ciò con notevoli benefici per l’ambiente”. “L’acqua erogata dai nostri impianti ha una qualità garantita - assicurano i responsabili della società Aquatec - non solo nel sapore, ma anche nella salubrità. Questo è possibile grazie ai continui controlli che vengono effettuati attraverso un laboratorio accreditato di Acquatec, che si affiancano a quelli già messi in atto dall’Asl di competenza”. Inoltre ogni settimana i tecnici dell’Aquatec effettueranno un accurato controllo di manutenzione e di pulizia capillare dell’intera struttura a garanzia di un servizio puntuale e di ottima qualità”. Tale progetto, oltre che dal sindaco Monopoli, è stato voluto con forza anche dall’ingegnere del Comune, Stefano Lanna. “Un plauso va anche alla Provincia di Napoli, che ci ha concesso i fondi necessari per la realizzazione dell’impianto,  e all’Acquatec per il massimo supporto. La Casa dell’Acqua rappresenta soltanto un piccolo passo per la riqualificazione del vasto comprensorio caivanese. Oltre ad essere un punto di ristoro, sarà un punto di ritrovo e di aggregazione per tutti i cittadini caivanesi e non, con l’auspicio che questa importante iniziativa possa tradursi presto in benefici ambientali tangibili, riducendo  così soprattutto la produzione di bottiglie in plastica, visto che i tempi di smaltimento per questi rifiuti sono davvero lunghissimi”. Già prevista l’installazione di una seconda Casa dell’Acqua, che verrà ubicata nei pressi della struttura sportiva polivalente Delphinia, in via Necropoli, nelle vicinanze dell’area di stazionamento dei bus (di fronte all’auditorium di Caivano Arte).