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sabato 8 ottobre 2016

LA BOMBA ATOMICA Occhio, la mossa di Renzi: perché forse non si vota

Referendum, slitta ancora la data? Bomba atomica su Renzi



Occhio, la data del referendum, al momento fissata per il 4 dicembre, potrebbe slittare ancora. Il 17 ottobre, con ogni probabilità, ipotizza il Fatto Quotidiano, il Tar di Roma deciderà sul ricorso presentato contro la Presidenza della Repubblica, la Presidenza del Consiglio e il ministero di Grazia e Giustizia sul quesito del referendum costituzionale. Se il Tribunale dovesse dare ragione ai ricorrenti, la consultazione potrebbe slittare. Annullato il decreto, infatti, non ci sarebbero i 50 giorni minimi per farne un altro riconvocando il voto il 4 dicembre. 

Il giorno della sentenza non c'è ancora, spiega l'avvocato dei ricorrenti Giuseppe Bozzi: "La data ufficiale ancora non c'è, ma con ogni probabilità sarà il 17 ottobre. E in quell'occasione ci saranno l'udienza e contemporaneamente la sentenza. Se il Tar annulla il decreto di indizione del referendum slitta la data del referendum, si riformula il quesito e riparte l'iter".

BOSCHI VS SALVINI Matteo la inchioda subito e lei sbrocca in diiretta

Boschi contro Salvini dalla Gruber, veleni e imbarazzi in diretta



Il faccia a faccia da Lilli Gruber tra Maria Elena Boschi e Matteo Salvini comincia subito tra i veleni. Il leader della Lega Nord è in collegamento con Otto e mezzo su La7, il ministro delle Riforme in studio e l'atmosfera si scalda. Si parte dal referendum, si finisce nell'attacco personale. "Le dico questo numero: 20 - affonda Salvini -. Sono gli italiani rimborsati su 90mila truffati da Banca Etruria e via dicendo. Le ricordo che ci sono stati anziani suicidati. Il governo come intende aiutare quei risparmiatori?". 

Banca Etruria - La Gruber è in evidente imbarazzo, la Boschi scalpita. "Scusi Salvini, diritto di replica al ministro". E il ministro controbatte stizzita: "Il referendum non è su mio padre, ma sul futuro degli italiani. Per quanto riguarda le vicende di mio padre, vicepresidente senza deleghe per 8 mesi, la banca è stata commissariata e mio padre sta continuando a pagare le sanzioni. Gli obbligazionisti di Banca Etruria e di altre banche rimborsati sono 300, non 20, e altri verranno rimborsati". 

Boschi stizzita - "Le ricordo che l'articolo 47 della Costituzione tutela il risparmio", nota Salvini, e alla Boschi parte la frizione: "Credo che la Lega Nord lo sappia bene, visto che nel 1999 ha fondato una banca e poi lasciato molti risparmiatori senza un soldo". "Sì ma la Lega li ha ripagati, perché parla di cose che non sa?". E quando la Gruber chiede perché Salvini voterà no il prossimo 4 dicembre, il leader leghista è categorico: "È un'occasione imperdibile per mandare a casa Renzi e la signorina Boschi". E quando si torna dalla pubblicità, la Boschi lo pizzica: "Giovanotto Salvini, visto che lui mi chiama signorina...". 

venerdì 7 ottobre 2016

Anche Fiorello massacra Benigni: come lo demolisce, con tre parole

Fiorello bacchetta l'amico. Frecciatina feroce: cosa ha detto


di Antonella luppoli



Anuntio vobis gaudium magnum: habemus Fiorello in tv. Di nuovo. Finalmente. Da lunedì 10 ottobre Edicola Fiore andrà in onda alle 7.30 su SkyUno HD e alle 8 su Tv8 (poi in replica alle 20.30). Ebbene sì a convincerlo è stata la pay tv di Murdoch. «Anche altri mi hanno cercato, (si dice pure il dg della Rai Antonio Campo Dall' Orto, ndr) mi hanno proposto una finestra all' interno di un altro programma e ho detto no. Poi, avevo già dato la mia parola a Cip e Ciop», che, nello specifico, sono Andrea Scrosati, Executive Vice President Programming Sky Italia e Nils Hartmann, direttore produzioni originali Sky Italia. Il format de L' Edicola resta identico: si commentano le notizie, alla «Fiorello maniera», sempre dal Bar Ambassador. Slot veloci «di 30-40 secondi». Così impone la Rete. E si consacra antesignano di un genere. Sky non perde occasione e lega il destino di Rosario a quello di un altro cavallo di razza: X Factor. «Gli eliminati verranno qui da Milano in macchina. È la punizione per l' eliminazione». Nessun varietà per lo showman, dunque. «Non voglio più farli, troppo stress intorno.

C' ho un' età ormai, voglio fare solo quello che mi diverte», ha raccontato sorridente. È in forma. Pare stia vivendo una seconda giovinezza. Ma guai a dirglielo. «Noi vogliamo essere vecchi», ha spiegato sornione.

Noi chi? Con lui ci saranno: Stefano Maloccaro, Gabriella Germani e gli amici del bar: John Wayne, la Cofanella, Fabione e immancabile, Agonia. Lor signori, «la pancia del paese» ha spiegato «Fiore», smanettando sulla Jingle Machine che si è portato da Radio 2, hanno il grande dono della simpatia «ma non vogliamo scrivere una pagina comica di televisione, solo portare il buonumore». Fino al 16 dicembre. Forse torneranno pure dopo le vacanze natalizie: a marzo però.

Al parterre già ben fornito si uniranno tanti ospiti «i cantanti quasi tutti». Alcuni fissi. «Riccardo Rossi sarà il nostro "ossevatore romano"; Giovanni Vernia farà il segnalatore di eventi e Mauro Casciari, farà cantare i personaggi famosi. La prima sarà Maria Elena Boschi con Like a Virgin. Sarà una sorpresa», ha annunciato. Quindi sì, L' Edicola si occuperà anche di politica. D' altronde, i giornalai ne fanno un gran parlare. «Se qualche politico vuole venire a trovarci, mica possiamo dirgli di no. Magari Virginia Raggi? Dopo tutto, siamo sul luogo pubblico».

L' ultima battuta è sul referendum costituzionale: «Voterò forse, dico così se no mi attaccano come Benigni», ha confessato. È in gran spolvero il mattatore. Ciò riempie di gioia. Quasi quanto il suo ritorno in tv. Post scriptum: ha giurato che a 60 anni smette. (Ri)provate a convincerlo.

Mutande verdi? Non sono mai esistite Cota assolto dopo essere stato distrutto

Mutande verdi? Non sono mai esistite. Roberto Cota assolto dopo essere stato distrutto



Le mutande verdi? Non sono mai esistite. L’ex governatore Roberto Cota è stato assolto nel processo "rimborsopoli" sulle spese pazze della Regione Piemonte che vedeva imputate 25 persone, 24 consiglieri regionali e una dipendente di un gruppo consiliare. Una farsa, dunque, con cui hanno distrutto parte della carriera politica del leghista, calunniato per anni per la celeberrima vicenda delle "mutande verdi", appunto, emblema di un malaffare che semplicemente non c'era. Per Cota i pm avevano chiesto 2 anni e 4 mesi. Il processo si è chiuso con 10 condanne e 15 assoluzioni. Le pene che erano state chieste dalla procura, a vario titolo per i diversi imputati, andavano da 16 mesi a 4 anni e 4 mesi.

Insieme a Cota sono stati assolti, tutti perché il fatto non sussiste, altri 13 consiglieri regionali e una dipendente di un gruppo. Altri dieci ex consiglieri piemontesi sono stati invece condannati a pene comprese tra i 4 mesi e i 3 anni e 10 mesi: Michele Giovine, Andrea Stara, Michele Formagnana, Mastrullo Angiolino, Roberto Tentoni, Rosanna Costa, Daniele Cantore, Alberto Cortopassi, Giovanni Negro e Augusta Montaruli. Per Giovine la condanna più alta a3 anni e 10 mesi, per Montaruli la più bassa, 4 mesi.

"Sono contento, fin dall’inizio sapevo di essere innocente". Così Cota dopo l'assoluzione. L'ex governatore ha aggiunto: "Questa sentenza dimostra che è giusto avere fiducia e che una parte del sistema funziona". A chi gli faceva notare come il suo coinvolgimento e in particolare la vicenda della "mutande verdi" sia diventata emblema del malaffare politico, citata anche poche ore fa dal premier Matteo Renzi a Torino, Cota ha detto: "Oggi c’è stata la risposta. Renzi farebbe bene a stare zitto e ad interpretare con dignità il ruolo di premier".

Dunque il commento di Guido Carlo Alleva, avvocato di Cota: "Sono molto soddisfatto, è una sentenza accurata, dettagliata e molto meditata che fa giustizia non solo dal punto di vista dei fatti contestati ma anche dal punto di vista giuridico e, in un certo senso, anche mediatico".

CLAMOROSO FLIRT Renzi beccato a pranzo con Chiara Appendino

Matteo Renzi flirta con Chiara Appendino, pranzo a Torino


di Elisa Calessi



Fino al giorno prima non si sapeva se si sarebbero incontrati. Invece Matteo Renzi e Chiara Appendino non solo si sono visti all'Unione Industriali di Torino, scambiandosi cortesie istituzionali dal palco. Ma hanno pranzato insieme al ristorante del Grattacielo Intesa Sanpaolo. E con ospiti poco grillini: il presidente e il ceo della banca, Gian Maria Gros-Pietro e Carlo Messina. «Hai capito i grillini?», si scherza nella cerchia del premier.

Il fatto è che la versione torinese del M5S è quanto di più distante da Virginia Raggi, ma persino da Di Maio o Di Battista. «L' incontro», ha detto Appendino alla fine, «è andato bene. Con il presidente Renzi abbiamo parlato di un patto per Torino immaginando qualcosa per la città sul modello di quello per Milano. Ora ci lavoreremo anche con il presidente Chiamparino. La disponibilità del governo c'è».

Appendino ha capito che ha bisogno del governo. Per il Salone del libro, per il secondo tratto della metro. «È una democristiana e per me è un complimento», dice Giacomo Portas, leader dei Moderati, pezzo del centrosinistra a Torino. «A noi, pur nella sconfitta, è andata meglio che ai romani». L' incontro di ieri, però, non è servito solo alla sindaca. Il rapporto con Appendino può essere, per Renzi, un lasciapassare per conquistare qualcosa del voto grillino al referendum. Tutto serve.

Anche recuperare gli amici con cui si era rotto, come Matteo Richetti. Folgorato dalla sua perfomance a Otto e mezzo, Renzi ieri gli ha telefonato, chiedendogli un impegno in prima linea.

Svelato il segreto di Romano Prodi: la soffiata disintegra Matteo Renzi

Svelato il segreto di Romano Prodi: la soffiata disintegra Matteo Renzi, verso il "no" al referendum



A rivelarci un segretuccio, o presunto tale, di Romano Prodi ci pensa Dagospia. L'ex premier - e questo è un dato di fatto - rifiuta di rilasciare dichiarazioni sul referendum a giornali, quotidiani e televisioni. Si fa vivo spesso, anzi spessissimo, ma parla soltanto di economia, banche, Europa, Libia, euro ed immigrazione. Il motivo di questo silenzio? Presto detto: lui e la sua famiglia avrebbero deciso di votare No, ma per motivi di opportunità, il Mortadella non si vuole sbilanciare. Reale convinzione o una vendetta per i "101" armati da Renzi che lo impallinarono nella corsa al Quirinale? Infine, aggiunge sempre Dago: "Pare anche che Renzi lo stia tormentando per schierarlo a favore del sì ma che lui sia irremovibile. Per questo accetta interviste ma solo a patto di non ricevere domande sul tema".

La parola all'esperto - Tiroide, paratiroidi e surreni… Oggi si può per via endocopica

Tiroide, paratiroidi e surreni… Oggi si può per via endocopica


di Pierluigi Montebelli


Prof. Dott. Rocco Bellantone

Tra le principali patologie endocrine, quelle della tiroide affliggono circa 6 milioni di italiani, soprattutto donne. La tiroide è un organo poco conosciuto eppure fondamentale per il buon funzionamento del nostro organismo. “È infatti il ‘direttore d’orchestra’ che ne detta il ritmo -sottolinea il professor Rocco Bellantone, direttore dell’Unità Operativa complessa di Chirurgia Endocrina e Metabolica del Policlinico Universitario ‘A. Gemelli’ di Roma - attraverso la produzione degli ormoni tiroidei, controlla il metabolismo modulandolo a seconda della situazione che si sta vivendo (riposo, sforzo fisico, paura, stress, etc). Quando la tiroide funziona ‘troppo’, il nostro organismo ‘corre’ - si parla in questo caso di ipertiroidismo, problema trasversale a tutte le età, ma che interessa soprattutto i giovani; quando funziona poco, l’organismo ‘rallenta’ - e si ha allora il cosiddetto ipotiroidismo, che riguarda prevalentemente gli anziani. Altre disfunzioni della tiroide sono dovute a un aumento anomalo del volume della ghiandola (il cosiddetto gozzo) e alla formazione di noduli neoplastici. Anche le paratiroidi, due coppie di ghiandole localizzate in prossimità della tiroide, preposte al controllo dei livelli di calcio nell’organismo attraverso la produzione del paratormone, possono essere affette da specifiche patologie.

In caso di malfunzionamento di una di queste ghiandole, si può avere un eccessivo rilascio del paratormone che causa indebolimento delle ossa ma non solo: il calcio, infatti, dalle ossa fluisce nel sangue e nelle urine, e può causare calcoli renali e, nei casi più gravi, alterazioni del ritmo cardiaco.  Un altro gruppo di patologie endocrine interessa i surreni, ghiandole localizzate all’apice di ognuno dei due reni, il cui malfunzionamento può causare innalzamento della pressione e diabete.

Quali sono i campanelli d’allarme delle malattie endocrine?

Tachicardia, insonnia, nervosismo e perdita di peso possono essere spie di ipertiroidismo, mentre stanchezza e debolezza di ipotiroidismo. Per quanto riguarda il tumore, precedenti casi in famiglia e la presenza di un nodulo percepibile al tatto rendono consigliabile sottoporsi a controlli. La patologia delle paratiroidi è più subdola: di solito si scopre casualmente, tramite analisi del sangue in cui i livelli di calcio risultano elevati, oppure tramite MOC (esame che indica alterazioni della densità ossea), o ancora all’atto di individuare le cause di una calcolosi renale già in corso. Per le patologie dei surreni, invece, il primo campanello d’allarme è la pressione alta, seguita da alterazione del metabolismo degli zuccheri.

Come vengono diagnosticate tutte queste malattie?

I primi due step del percorso diagnostico sono le analisi del sangue e l’ecografia. Se questi esami rilevano qualcosa di anomalo si procede con ulteriori accertamenti, come l’ago aspirato e la scintigrafia. L’ago aspirato di un nodulo tiroideo prevede il prelievo di un piccolo quantitativo di cellule dal nodulo sospetto, per condurre un’analisi che dia indicazioni sull’eventuale natura maligna della formazione, e quindi rendendo eventualmente consigliabile l’asportazione chirurgica. Oggi questo esame può fornire ancora esiti indeterminati, ma a breve, grazie all’evoluzione delle analisi di immunoistochimica, sarà possibile avere indicazioni sempre più precise.

Quando si interviene chirurgicamente?

Circa il 10% della popolazione italiana soffre di qualche alterazione della tiroide, una buona parte fortunatamente non è patologicamente significativa e merita solo osservazione, mentre un’altra parte della popolazione è curata con terapie farmacologiche. La chirurgia è indicata in caso di noduli tiroidei sospettati di essere di origine maligna, in caso di ipertiroidismo che non risponde ai farmaci, e infine quando l’aumento di volume della tiroide provoca difficoltà a ingoiare o addirittura a respirare. Sono problematiche in crescita, basti pensare che in Italia si fanno ogni anno oltre 40.000 interventi di tiroidectomia. Altra indicazione all’intervento si ha nel caso di disfunzione dei surreni e delle paratiroidi, per cui l’approccio chirurgico è l’unica soluzione. Il paziente non risente in alcun modo dell’asportazione della tiroide, grazie alla possibilità di assumere un ormone di sintesi che supplisce alla mancanza di quello naturale, non più prodotto dalla tiroide asportata. Per quanto riguarda la rimozione di una delle paratiroidi o di un surrene, l’organo sano, lasciato in sede, è in grado di garantire le funzioni svolte da queste ghiandole. Eseguendo ogni anno circa 1.500 interventi, prevalentemente alla tiroide, con un’incidenza di complicanze inferiore allo 0,8%, la nostra Unità Operativa Complessa, al Gemelli, è tra i centri con la più alta casistica di chirurgia endocrina e le migliori performance in Italia e nel mondo.

Quali sono le possibili complicanze dell’intervento chirurgico?

L’intervento alla tiroide, che si trova in prossimità dei nervi della voce e delle paratiroidi, è molto delicato per il rischio di causare danni agli organi circostanti. Le più frequenti complicanze post operatorie sono infatti l’abbassamento della voce e l’ipocalcemia dovuta all’asportazione delle paratiroidi. Lo stesso intervento di rimozione di una paratiroide mal funzionante è di non semplice esecuzione, poiché occorre saper individuare quella effettivamente malata, preservando le altre. Anche la chirurgia dei surreni, adiacenti a fegato, milza e pancreas, presenta un rischio elevato. Nell’ambito dei tumori, invece, la principale complicanza postoperatoria è data da eventuali residui di malattia non rimossi correttamente.  In tutti questi casi a fare la differenza sono l’abilità e l’esperienza del chirurgo. Oggi, purtroppo, dei 40.000 interventi annui alla tiroide, l’80% viene condotto in centri che ne eseguono meno di 10 all’anno. Per ridurre al minimo il rischio di complicanze, è quindi fondamentale affidarsi a strutture specializzate nell’ambito della chirurgia endocrina e che possano vantare un’ampia casistica.

Quali sono le innovazioni introdotte più di recente?

Il più importante passo avanti nell’ambito della chirurgia endocrina riguarda la possibilità di intervenire per via endoscopica, metodica messa a punto proprio da noi al Gemelli e con cui abbiamo fatto scuola in tutto il mondo. Anziché un taglio esteso sul collo, si pratica ora un’incisione di circa 2 cm e si lavora con l’introduzione di una telecamera che ingrandisce l’immagine. Il decorso postoperatorio è più veloce, il dolore praticamente inesistente e il risultato estetico sorprendente: dopo 6 mesi il taglio non si vede più. La tecnica endoscopica è applicabile nel 30% dei casi, per noduli tiroidei che non superano i 3 cm. Altre innovazioni sul fronte della chirurgia endocrina sono il bisturi a ultrasuoni, strumento impiegato nei centri più all’avanguardia, che permette di tagliare e coagulare allo stesso tempo, facilitando il controllo di eventuali emorragie, e infine il nerve monitoring che consente al chirurgo di lavorare meglio in prossimità del nervo della voce, senza danneggiarlo. Per quanto riguarda gli interventi di asportazione delle paratiroidi, al Gemelli abbiamo una particolare strumentazione che ci permette di monitorare il paratormone durante l’intervento, verificando in tempo reale di aver tolto la paratiroide giusta, e di accertarci che non ce ne sia un’altra malata. Anche per la chirurgia dei surreni è stato rinnovato l’approccio, oggi infatti operiamo in laparoscopia e con il robot. Siamo stati tra i primi in Italia a introdurre questa metodica. Infine, tra le innovazioni future, va citata la tendenza a praticare interventi quanto più conservativi, soprattutto nell’ambito dei tumori. Fino a qualche tempo fa qualsiasi tipo di tumore della tiroide comportava l’asportazione totale dell’organo, adesso noi, seguendo le linee guida internazionali, per tumori molto piccoli facciamo interventi conservativi, togliamo cioè soltanto parte della tiroide malata. 

Che consigli dare al paziente a cui viene proposto l’intervento chirurgico?

In primo luogo il paziente deve prestare attenzione all’esperienza del chirurgo e rivolgersi a centri specializzati nella cura e nel trattamento chirurgico delle patologie endocrine; in Italia queste strutture dedicate sono circa una decina. Di fronte alla prospettiva della soluzione chirurgica, il paziente comunque non si deve spaventare perché nei centri d’eccellenza si tratta di interventi di routine. Il primo indicatore da valutare, per stare tranquilli, è il numero e il risultato degli interventi praticati ogni anno nel centro al quale ci si rivolge: l’esperienza del chirurgo è l’elemento di gran lunga più importante per la buona riuscita dell’intervento.