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lunedì 26 settembre 2016

Referendum, il risultato-choc La Svizzera ha deciso: ci sbatte fuori

Referendum, la Svizzera vota contro il lavoro agli stranieri



Il Canton Ticino ha votato contro il lavoro agli stranieri, tra i quali gli italiani. L’iniziativa popolare «Prima i nostri», lanciata dalla destra nazionalista dell’Udc, ha conseguito i 58% dei voti, mentre il 39,7% dei ticinesi ha detto no, prevalente soprattutto nei comuni di Quinto, Dalpe, Lavizzara, Linescio, Bosco Gurin, Onsernone, Orsellina, Gorduno, Vico Morcote e Novaggio. Negli altri 120 comuni ha prevalso il voto favorevole alla proposta di dare la precedenza ai residenti nell’assegnazione dei posti di lavoro nel cantone.

È stata invece respinta la proposta con cui la sinistra chiedeva misure di controllo sugli stipendi: il controprogetto governativo ha vinto con il 55% dei sì, riferisce Tio, il Portale del Ticino, mentre la proposta referendaria ha conseguito solo il 45% dei consensi contro il 52,4% delle bocciature. «È una vittoria incredibile», ha detto il presidente dell’Udc Ticino, consapevole però che il risultato non avrà effetti vincolanti sulle leggi che regolano il mercato del lavoro, che spettano alle autorità centrali.

Feltri-Farina, sfida sull'aldilà: "C'è vita". "No, non c'è nulla"

Feltri-Farina, sfida sull'aldilà: "C'è Vita". "No, non c'è nulla"




Caro Vittorio Feltri!

Che ne sarà di noi? E delle persone che abbiamo amato e sono morte? Svaniremo tutti nel nulla? Queste domande non ce le poniamo mai in modo troppo esplicito, neanche quando siamo soli. Rinviamo la riflessione, oppure abbiamo deciso per il sì o per il no a un dato momento della nostra vita, di solito la prima giovinezza, in attesa di riproporcela all' ultima ora. Ed ecco che il Corriere della Sera in prima pagina scrive: «L' aldilà c' è. Io mi preparo». Camillo Ruini, autore dell' affermazione, intervistato da Aldo Cazzullo, è un cardinale, e la notizia sarebbe stata piuttosto notevole se avesse sostenuto il contrario. Però ci colpisce lo stesso. Vi ha dedicato un libro, con un opportuno punto di domanda ("C'è un dopo?"), e costringe a prendere posizione.

Svolge ragionamenti notevoli. Ma ciascuno ha i suoi. Dico i miei. E confesso anzitutto un fatto, per onestà. Gli argomenti vengono dopo, rispetto alla convinzione. Un po' come la filosofia, secondo Hegel, che viene tardi, sul far del crepuscolo. Gli argomenti sono nati in me quando capita di discutere con chi ha convinzioni diverse. Ad esempio, tu, Vittorio. Io credo esista un dopo, anzi di più. Che ci siano il Paradiso e l' Inferno (anche il Purgatorio). Sono intimamente convinto che nell' ultimo istante, anche chi non se l' aspetterebbe, riceverà nel chiaroscuro della sua coscienza la visita di un angelo (cioè un messaggero, non c' è bisogno di mettergli le ali piumate) che gli dirà: accetti di essere abbracciato da Dio, rinunci alla tua superbia, alla tua disperazione? Insomma: più o meno questo.

È una cosa molto da fanciulli. Ma ne scrive anche San Tommaso d'Aquino, e dunque non dev'essere una faccenda da riderne. Questa convinzione nell' aldilà si è comunicata in me attraverso dei testimoni che mi volevano bene. È una cosa della fede. La fede vuol dire credere in base al racconto di qualcuno degno - appunto - di fede. Sia chiaro. La fede non è un' avversaria della ragione.

Non è irrazionale. Nel caso delle grandi questioni: l' immortalità del nostro "io" e di quello di chi mi sta leggendo ora, la resurrezione, la divinità di Cristo, il sì contempla certo un salto nel buio (Kierkegaard) ma è un salto molto ragionevole. Perché è basato non su nostri ragionamenti e stop, ma sulla consapevolezza che tua mamma, tua nonna, un uomo o una donna che ti hanno colpito con la loro vita e forse la loro morte-non-morte, ti invitano con voce affettuosa a questo rischio. Pascal, il più grande matematico e filosofo del '700, invitava a scommettere sul sì.

Ma questo giuoco non mi ha mai convinto, se fosse un puro calcolo intellettuale. Noi cerchiamo la verità; mettersi a fare i ragionieri, ambarabà ciccì coccò, sull' essenza della vita, su che cosa costituisca il nerbo dell' esistenza, è cosa un po' meschina, toglierebbe il gusto della libertà. (A proposito. Credo nell' inferno, perché so per certo che Dio rispetta la nostra libertà, ama di più la nostra libertà della nostra salvezza, diceva don Giussani. Anche se lui, come Von Balthasar, sperava fosse vuoto).

Io insomma credo perché altri, migliori di me, gente con la faccia da salvati, hanno creduto. So, come dice il più grande filosofo del '900, Heidegger, che «si muore soli». E da solo, in quell' ora, magari tremerò, anzi di certo avrò, letteralmente, una paura del diavolo. Ma mi affiderò(spero!). Un sacerdote che mi è stato molto caro, un gigante, sul letto di morte mi confidò: «Renato, ho paura». Ed ecco che nel dolore dell' agonia diceva «Ah, ah...ve Maria». Voglio morire così. E di certo l' aldilà c' è, ed è proprio come lo immaginavamo da bambini, come del resto insegna il Vangelo: la calda compagnia di Dio, con i nostri cari e un profumo di biscotti.

Non sono romanticherie, anche se la mia prosa vi è portata. Sono certezze che reggono al ragionamento. Mi riferisco all' esistenza di Dio e alla permanenza immortale del nostro io cosciente. Nessun materialismo è mai riuscito a spiegare come sia possibile: 1) la vita; 2) che dalle molecole e dal loro incrocio casuale sia nato qualcosa che pensa la materia, cioè l' io, cioè il tu.

Chi ce l' ha ficcato nella natura questo "io" che pensa e giudica, ed è libero di fare il bene e il male? Da un meno come può sgorgare un più così qualitativamente diverso? Certo, questo io adesso si sostiene sul corpo, col corpo e nel corpo. Ma è più grande del corpo. Senza pianoforte Beethoven non avrebbe composto "Per Elisa". Ma distrutto quel pianoforte, quella musica resta, è immortale.

Non riesci a convincerti del ragionamento? Non riesci a credere a questo argomento, Vittorio? Però una cosa è sicura. La categoria suprema della ragione è la possibilità. Sappiamo così poco, perché non accettare almeno il grande forse?E puntare tutto di noi stessi nella ricerca e nell' affidamento a qualcosa che prometta il massimo e questo sia documentato non da logiche aride, ma da una presenza che è capace di voler bene. Insomma, di amore.

Lo sappiamo quando ci innamoriamo. Diciamo: per sempre. E poi quando l'innamoramento si consolida da torrente impetuoso a lago limpido e azzurro, qualche volta turbato dalla tempesta, certo. Gabriele Marcel, esistenzialista francese, espresse questa verità con le parole: «L' amore è dire all' amato: tu non morirai». Il per-sempre è un' esperienza che abbiamo fatto almeno una volta. Possibile sia un truce inganno? Possibile abbia ragione quel comunista ateo di Jean Paul Sartre che scrisse "La noia" e diceva: «L'inferno è l'altro»?

Io sono certo che tu, amico, che mi leggi, caro Vittorio, non morirai. E non nel senso orientale e induista di una specie di scintilla che rifluisce indistintamente nell' energia cosmica. A me interessa che tu, amico mio, viva, non che persista la tua scia di luce. Il resto. I ragionamenti. Le testimonianze di chi è tornato dal coma eccetera, li lascio alla lettura affascinante del libro di Ruini.

di Renato Farina

Caro Renato Farina, le tue numerose dotte citazioni mi hanno stordito, non convinto. Anche io come te e quasi tutti gli italiani sono nato e cresciuto in una famiglia cattolica dove ho imparato tante cose che hanno influenzato la mia mentalità, stavo per scrivere cultura. Sono portato a esagerare.

Devo però confessare che nonostante gli insegnamenti ricevuti anche dai preti, dei quali sono debitore, non riesco a prendermi in giro fingendo di credere nell' aldilà, visto che l' aldiqua lo avrebbe creato un Dio misericordioso le cui opere tuttavia sono impregnate di crudeltà. Non mi riferisco alle calamità provocate dagli elementi naturali, ma alla natura stessa che è una macelleria a cielo aperto. Basta osservarla per inorridire. Come si fa ad attribuire qualcosa di divino alla ragnatela in cui vengono intrappolate le mosche, che muoiono lentamente mentre il ragno se ne sta in un angolo in attesa di ingoiarle? Uno spettacolino così non mi sembra possibile sia stato inventato da un architetto amante delle proprie creature. Ho citato il ragno e le mosche per semplificare.

La realtà è che gli esseri viventi si sbranano e soccombono sempre i più deboli. Il gatto e il topo sono la esemplificazione più netta dei duelli quotidiani fra poveri animali inventati da chi? Da Dio? Fosse così ci sarebbe da dubitare del fatto che il Supremo abbia voluto costruire il mondo per dimostrare il proprio amore. Non tutto il suo lavoro, ammesso che sia farina del suo sacco, è venuto bene.

Guarda gli scarafaggi. Avrebbe fatto meglio a trascurarne l' ideazione. Potrei scrivere pagine su questo argomento, ma lascio perdere perché non desidero apparire blasfemo. Mi limiterò a dire che rispetto profondamente coloro, come te, capaci di avere fede. Ma non li capisco. Mi sembrano ingenui. Ovvio che l' uomo non sia completamente stupido benché si comporti spesso come tale. Non si rassegna al proprio destino di morituro e cerca di immaginare che la sua vita continui anche dopo. È una forma di consolazione. Crepo qui sulla terra, poi però vado in cielo e lì troverò amici e parenti con i quali canterò in eterno le lodi al signore che ha progettato gli scarafaggi e perfino i dromedari che a occhio nudo non mi sembrano meravigliosi.

Insomma Renato, non sono capace di credere, vorrei ma non sono in grado. Mi viene da ridere. Preferirei essere immortale, sono terrorizzato dalla malattia e dal trapasso con le flebo ficcate nelle vene e una tonaca che mi svolazza attorno. Se mi è difficile concepire il paradiso, figurati l' inferno. Tu dici che abbiamo il libero arbitrio. Una bella concessione. Ma a che serve?

Stando ai tuoi ragionamenti, noi ci comportiamo come ci garba, ma se non ubbidiamo all' altissimo lui ti manda laggiù in bassissimo. Ma che razza di libero arbitrio è? Sono rassegnato alla mia fine verso la quale mi sto precipitosamente avvicinando. Poi sia quel che sia. Ai miei cari raccomando di non fare troppo casino al funerale, e che sulla lapide per favore non incidano "dottor Vittorio Feltri" secondo lo stile invalso nei cimiteri graditi a Foscolo, nei quali ho letto su varie tombe Tizio ragionier Caio. Sono spiritualmente fermo alla livella.

di Vittorio Feltri

domenica 25 settembre 2016

Il sondaggio che dà ragione a Salvini Che cosa succede a Renzi / I dati

Sondaggio Swg: Forza Italia, Lega e FdI uniti superano il Pd



Renzi e il Pd che perdono un punto in una settimana (dal 31,5 al 30,5%), Grillo e i suoi che scavallano la grana raggi riprendendosi 8 decimi di punto e portandosi al 25,6%. E fin qui nulla di straordinario: su e giù fisiologici che sono il segnale del fermento in vista dell'appuntamento referendario d'autunno. E' il terzo dato che emerge dal sondaggio Swg per affaritaliani.it, che è davvero degno di nota. O, se vogliamo dirla meglio, il terzo, il quarto e il quinto dato. Che si riferiscono alle percentuali di gradimento di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. Cioè 13,9 più 13,9 più 3,7. Che insieme fanno 31,5%. Cioè un punto in più del Pd. Tradotto: se costituissero una lista comune, come premono per fare Salvini, la meloni e alcuni esponenti di Forza Italia, le forze di centrodestra si contenderebbero la leadrership della politica nazionale con la corazzata Pd. Con buone possibilità di spuntarla, pure.

Super Napoli, vince e convince: sboccia "Gabbiagol", secco 2-0 al Chievo

Super Napoli, vince e convince: sboccia "Gabbiagol", secco 2-0



Il Napoli risponde subito alla (fortunosa) vittoria della Juve a Palermo: tutto facile contro il Chievo, al San Paolo finisce 2-0. Gli azzurri, in casa, non perdono mai. A decidere il match le reti di Gabbiadini, preferito a sorpresa a Milik, e di Hamsik. Il Napoli vince e convince: domina per tutti i 90 minuti e, soprattutto, vede sbocciare "Gabbiagol", un'arma che potrebbe rivelarsi fondamentale per la stagione di Sarri (il cui ruolino di marcia parla chiaro: cinque vittorie e due pareggi, cifre da grande squadra). I partenopei, ora, sono secondi in solitaria a due punti dalla Juve.

Brunetta viene umiliato anche da Parisi: "Quando lo vedono...". Demolito così

Brunetta viene umiliato anche da Parisi: "Ogni volta che lo vedono...". Demolito così



Renato Brunetta continua a menar fendenti contro Stefano Parisi, il "papa straniero" di Forza Italia del quale rifiuta la leadership. In un'ultima frase, al vetriolo, ha definito Parisi "una quinta colonna, un cavallo di Troia" il cui obiettivo sarebbe "rompere e dividere il centrodestra e Forza Italia". La replica del diretto interessato non si sarebbe fatta aspettare, e viene riportata dal quotidiano La Stampa, secondo il quale dall'entourage di Parisi avrebbero commentato: "Ogni volta che vanno in tv (Brunetta e altri colonnelli di Forza Italia, ndr) fanno perdere voti. Gli anatemi contro Parisi fanno capire chi rappresenta il rinnovamento e chi teme per la sua poltrona".

Beppe Grillo cancella Dibba e Di Maio Il monologo violento: "Comando io"

Di Battista e Di Maio cancellati, il violento monologo di Beppe Grillo: "Perché adesso comando io"



Dal raduno a Cinque Stelle di Palermo, Beppe Grillo assesta un colpo da ko a chi, nel M5s, aveva ambizioni di leadership a tutto tondo. Sul palco, ribadisce quanto detto prima del suo intervento iniziale: "Il leader politico sono io, punto e basta". Grillo, infatti, ha gridato nel microfono al popolo pentastellato che "sì, sono rientrato". "Avevo fatto un passo indietro, ma ora sono qua". Nel momento più difficile, insomma, Grillo riprende le redini del movimento, ridimensionando in modo netto le figure di Luigi Di Maio ed Alessandro Di Battista.

Al cuore del suo intervento, Grillo ci è arrivato dopo un preambolo dedicato a Gianroberto Casaleggio (in settimana, le voci su un loro litigio poco prima che Casaleggio morisse". "Certo che mi manca, manca a tutti. Ci sentivamo cinque volte al giorno. Eravamo dei sognatori, lui ci ha lasciato la vita. E io ho l'ulcera", ha affermato il leader del M5s. E dunque, ora che uno dei due sognatori non c'è più, ora che il Movimento scricchiola per le difficoltà romane, è Grillo a tornare al centro della scena. A riprenderselo, quasi con violenza, quel centro della scena, urlando e arringando il suo popolo.

Nel corso del suo discorso, un riferimento alle Olimpiadi dopo il rifiuto della Roma pentastellata ai giochi del 2024: "Le Olimpiadi una volta fermavano le guerre, ora le accendono tra noi. Non cadiamo in questa trappola".

In serata, per la prima volta, dopo un intervento di Di Battista e di Di Maio, sul palco è apparso anche Davide Casaleggio, che ha affermato: "Non sono qua a sostituire mio padre, sono qua a ricordarlo, ricordare il suo sogno, portare avanti il suo progetto che si chiama Rousseau". E ancora: "I partiti stanno tenendo lontani i cittadini dalle decisioni importanti, con Rousseau rimettiamo cittadino al centro". Un brevissimo intervento, pochi concetti, e un saluto alla folla Cinque Stelle, alla quale si è rivolto con voce e movenze che a molti hanno ricordato quelle del padre.

sabato 24 settembre 2016

Caivano (Na): La "Rivoluzione Dolce" del Capogruppo Gaetano Ponticelli

Caivano (Na): La "Rivoluzione Dolce" del Capogruppo di Forza Italia, Gaetano Ponticelli


di Giulio Costa


Gaetano Ponticelli
Capogruppo Forza Italia

La parola Rivoluzione, di per se, è una parola forte cruenta e poco si addice ad un uomo "dolce" come Gaetano Ponticelli. Un consigliere che ha dimostrato la sua signorilità in questi ultimi mesi alla guida della città e che non è mai caduto nel tranello della provocazione. Si fa per dire, provocazione. Perchè più che provocazione è stato un vero e proprio linciaggio continuo. Argomenti poco "politically correct" e che assolutamente niente avevano a che fare con l'agone politico. Un modo di fare importato dagli Stati Uniti e che ha già mostrato, nelle scorse elezioni, che non paga affatto, anzi. Gaetano Ponticelli, invece, ha sempre porto l'altra guancia. Quella del confronto. Mai quella dello scontro. Chiedendo di scendere sul piano principale che un amministratore di alto livello offre: il proprio operato. Quello che la politica chiede. Parlare dei risultati per discutere. E la risposta non è venuta dai "politicanti" rottamati in toto dai caivanesi. Guarda caso proprio quel giudizio invocato da tutti, quello delle urne, che ha chiarito i fumi nella testa dei tanti che di confronto si sono riempiti la bocca ma che nei fatti buttavano solo veleni. Una Rivoluzione. I cittadini che decidono. Liberi delle solite contumelie, dai legacci del voto di scambio, del gioco del chiedere al politico di turno per campare. I caivanesi hanno deciso. Stanchi delle parole a vanvera e dal chiasso sostituito al dialogo. Stanchi di decenni di promesse. Sotto i loro occhi il "Davide contro Golia" di Ponticelli contro la vecchia nomenklatura. Una bocciatura sul campo della vecchia generazione di politici. Tutti insieme contro il "solo" Ponticelli e i nuovi volti che avanzavano in silenzio. Solo? Macchè, La sua grande intuizione quella di avere cercato la gente ed avere ottenuto il loro appoggio. Il caivanese non è fesso. Il caivanese non è ignorante come citava qualche scrivano. Quando serve mostra i suoi di "muscoli". Quelli di una comunità stufa di soprusi e bugie. Una Rivoluzione, Dolce. Il Castello che diventa parte attiva del territorio. La Città è veramente cambiata nonostante gli ultimi accadimenti hanno lasciato male sperare, grazie alle eredità disastrose delle precedenti amministrazioni. Questa la vera politica che paga. Se la misuri col metro trovi 80 metri di punti percentuali di distacco, oltre a quelli classici. La politica vecchia è stata disintegrata, con essa Movimenti che più che Movimenti attivi sembrano Movimenti di pancia. Adesso è tempo di alzare le maniche e costruire il nuovo.