La lettera di Vittorio Feltri a Matteo Renzi: ti spiego perchè sulle pensioni sbagli tutto
di Vittorio Feltri
Illustre presidente, martedì a Porta a Porta ha parlato a lungo delle pensioni minime e molto basse, annunciando l' intenzione di aumentarle in misura tale da consentire a chi le riscuote di sopravvivere. Apprezzo i suoi buoni propositi, ma avrei da fare qualche obiezione che non ho potuto esprimere nello studio di Bruno Vespa, per il semplice motivo che vi sono entrato quando l' argomento era stato esaurito e quindi archiviato. Provvedo adesso.
Sono circa 8 milioni gli anziani che hanno diritto a un ritocco dell' assegno, oltre il 50 per cento dei pensionati. Pertanto la somma che l' Inps dovrà versare in più si aggira attorno ai 6 miliardi. Dato che le casse dell' ente sono disastrate, mi domando dove si andranno a prendere tanti quattrini. Le farei notare che le cosiddette pensioni sociali (poco meno di 450 euro mensili) sono circa 850mila e vanno a persone che nella loro vita non hanno mai versato un euro di contributi. Occorre poi aggiungere 3 milioni e mezzo di italiani che ricevono il cosiddetto minimo pur avendo pagato tasse irrisorie e pochi contributi, ma che hanno comunque diritto per legge a un assegno di sostentamento.
Infine vi sono altri 800mila vecchietti che Berlusconi gratificò con un milione di lire al mese, nel 2002, che tradotti in euro sono oggi suppergiù 638. Praticamente, coloro che introitano denaro dalla Previdenza senza aver sganciato contributi superano i 5 milioni. Un numero spaventoso.
Gente che per altro non è soggetta a trattenute Irpef, contrariamente ai pensionati regolari, cioè che hanno lavorato e pagato fior di «marchette», i quali non sono affatto esentati dalle imposte indirette. Doppia ingiustizia. Difatti, lei va ad accrescere le pensioni di chi non se le è guadagnate, ma le incamera per una questione di equità sociale, mentre non solo trascura di incrementare il reddito di chi ha arricchito le casse dell' Inps, ma continua a costringerlo a girare allo Stato i tributi richiestigli.
E qui viene il bello, anzi il brutto. La Previdenza in sostanza penalizza i lavoratori in quiescenza che l' hanno sostenuta con denaro sonante (il proprio più quello dei datori di lavoro) per agevolare soggetti che si sono sempre sottratti, volontariamente o involontariamente, all' obbligo di contribuire: disoccupati cronici, casalinghe, poveracci sfruttati da imprenditori malandrini.
Ora il discorso è semplicemente drammatico. I fondi previdenziali, costituiti col sacrificio pecuniario dei lavoratori, non vengono utilizzati per garantire esclusivamente una vecchiaia dignitosa agli stessi lavoratori, ma servono anche a finanziare le pensioni sociali, la maternità, la cassa integrazione guadagni e perfino l' acquisto di immobili (in quantità smisurata) che poi vengono assegnati, a pigione agevolata, ai soliti raccomandati. È completamente saltata la logica previdenziale originaria.
I soldi dell' Inps, caro Renzi, non possono essere impiegati per fare beneficenza alle persone bisognose, che vanno sì aiutate ma tramite l' assistenza ovvero con i capitali della fiscalità generale, non con quelli accumulati dai lavoratori attivi e contribuenti.
Ma è possibile che lei non abbia ancora capito che Previdenza e assistenza vanno separate per non danneggiare i pensionati che la pensione se la sono sudata e non viene loro regalata dal governo, bensì costituisce il rimborso delle cifre che essi hanno versato in anni e anni di lavoro? La prego. Smettiamola di considerare i vecchi a riposo un peso per lo Stato. Non lo sono. Pretendono di riavere i denari che hanno anticipato allorché sgobbavano.