"Regeni? È stato usato come lavagna". Torture, l'ultima abominevole scoperta
Il corpo senza vita di Giulio Regeni è pieno di segni, forse lettere dell'alfabeto incise sul cadavere. Il suo corpo "usato come una lavagna": queste le parole devastanti usate della mamma Paola e dal legale della famiglia, l'avvocato Alessandra Ballerini.
Questi i risultati dall'autopsia svolta in Italia, che la Procura di Roma ha messo a disposizione dei Regeni e ha consegnato nell'aprile scorso ai magistrati egiziani. Elementi che smentirebbero, una volta di più, la tesi della rapina degenerata in omicidio ad opera della banda criminale annientata nel marzo scorso, nel blitz da cui saltarono fuori il passaporto e altri effetti personali del giovane ricercatore friulano.
I medici legali Vittorio Fineschi e Marcello Chiarotti hanno individuato sul corpo del ragazzo di Trieste sono ferite superficiali che sembrano comporre alcune lettere dell'alfabeto, apparentemente slegate tra loro, in punti diversi. Tagli e marchi che potrebbero avere un significato. Probabilmente tracciate con un coltello, o un oggetto acuminato. La più chiara è quella tracciata sulla schiena, "regione dorsale, tratto toracico, a sinistra della linea spondiloidea".
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