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venerdì 19 agosto 2016

Caivano (Na): Il PD alle corde ha paura Fanno opposizione a chi non governa

Caivano (Na): Il PD di Sirico ha paura Fanno opposizione a chi non governa Fanno opposizione a chi presenta istanze


di Gaetano Daniele



Il Pd è un pugile suonato e alle corde. Esausto, affannato, stanco, impaurito. Questa la radiografia politica del corpo del Partito Democratico di Caivano, dopo un anno di opposizione al governo Monopoli. Anche se più che opposizione al Governo Monopoli, il PD locale, sembra fare opposizione a chi non governa il Paese, a chi non è neanche all'opposizione. O meglio, a livello nazionale sono contro le opposizioni di Grillo, quindi del Movimento 5 Stelle, e a Caivano, forse, hanno da ridire, politicamente parlando, sull'operato (riflesso del Movimento 5 Stelle) del Movimento Caivano. Difatti, se guardiamo la Pagina Facebook del "Partito Democratico Caivano", si parla solo del Movimento 5 Stelle, di Grillo e di Raggi. Un partito che critica non ha il tempo di proporre, infatti, a Caivano, aldilà che non esiste una maggioranza compatta, visti gli ultimi scenari politici, il PD locale, nulla ha proposto, nulla ha fatto per offrire un po di svago ai cittadini rimasti in città. Solo critiche al governo Monopoli, e solo con le critiche non si arriva lontano, soprattutto in politica, perchè poi quando si spezza la corda e gli animi si iniziano ad accendere, sono dolori di pancia. 

Insomma, a questo punto la domanda al leader del PD locale, Luigi Sirico, sorge spontanea: "si sente politicamente colpevole di quello che sta accadendo, soprattutto della politica che il suo partito, il PD, sta mettendo in atto in questo ultimo periodo, oppure è favorevole"?. Ancora, perchè in quanto leader del PD, e attento conoscitore della macchina amministrativa, non ha proposto, prima delle ferie estive, consapevole che il Comune è in dissesto finanziario, e che la maggioranza è una maggioranza rotta, come fece quando decise di donare alle associazioni il 50% dei gettoni comunali, un "evento" un "intrattenimento" o altro per i suoi concittadini? eppure ai militanti del suo partito, non manca la possibilità. 

Ecco, qualche domanda sorge spontanea, non tralasciando al caso neanche i problemi più seri come quelli delle mamme in protesta, che poi grazie alla funzionaria Ponticelli, sono riuscite a portare a casa ciò che gli spetta di diritto. 

Eppure in casa renziana nessuno nasconde di finire "contro un muro" nei prossimi mesi, come sintetizza brutalmente un esponente di governo: "è il momento più difficile della nostra vicenda". 

Per dirla in breve, anche a livello nazionale, state cercando un dialogo sotterraneo, con rappresentanti del mondo berlusconiano del calibro di Gianni Letta o Fedele Confalonieri, allora il dubbio risorge spontaneo, ma forse quella del Pd, attaccare unilateralmente solo uno schieramento come in questo caso il Movimento 5 Stelle, è sinonimo di paura? Ai posteri l'ardua sentenza. Alè

Feltri, la verità tombale sul burqini: "Vi spiego perché è una schifezza"

Vittorio Feltri, la verità finale sul burqini: "Perché è una schifezza inaccettabile"


di Vittorio Feltri



Ieri, tramite il nostro fenomenale Mario Giordano, direttore di Rete4 e scrittore di successo, Libero si è dedicato al burqini, costume da bagno raccomandato da Allah e messo all' indice dai francesi scottati dal terrorismo islamico. E ha chiesto ai suoi lettori se sarebbero d' accordo che anche gli italiani vietassero l' uso di simile indumento. Il loro parere ci interessa molto. Personalmente, essendo favorevole all' abolizione del burqini, sento di dover fornire qualche spiegazione che giustifichi la mia scelta.

Gli italiani, dopo secoli, finalmente hanno capito che la paritá dei sessi è un fatto indiscutibile. E considerano la subalternità della donna - un dogma e una pratica degli islamici - una schifezza inaccettabile. Di più: un reato. I cittadini sono tutti uguali, a prescindere dal loro genere. E sono liberi di comportarsi come gradiscono nel rispetto della legge. Fin qui suppongo non esistano dubbi.

Pertanto non possiamo tollerare che stranieri ospiti della nostra amata terra, impongano alle loro femmine di indossare un abbigliamento simbolico di pregiudizi anticostituzionali che caratterizzano la mentalità musulmana. Un abbigliamento che dimostra emblematicamente la sottomissione delle signore e delle signorine islamiche ai maschi prepotenti e violenti appartenenti alla stessa civiltà o, meglio, inciviltà.

Di conseguenza gli indumenti balneari in questione non sono un problema attinente alla moda, ma rivelano la schiavitù cui sono ridotte le mogli e le figlie di certa gente immigrata e incapace di integrarsi, perché fortemente legata alle proprie tradizioni tribali. Costringere le donne a coprirsi il volto col burqa e la testa col velo e il corpo con palandrane significa ribadire in modo visibile a tutti la presunta superiorità dell' uomo rispetto alla donna, il che è contrario alle regole che ci siamo dati e costituisce una sorta di apologia di reato se non un reato tout court. Qualcuno potrebbe obiettare che le femmine islamiche non subiscono alcuna pressione illecita, ma sono consenzienti allorché si conciano quali suore perfino per bagnarsi in mare, ma questo nessuno lo ha accertato.

D' altronde è noto che i modelli culturali si trasmettono di generazione in generazione per contagio, ed è altrettanto noto che i condizionamenti familiari sono decisivi nel determinare i comportamenti delle persone, perfino quelle che intimamente vorrebbero ribellarsi senza osare farlo nel timore di essere punite nell' ambito del clan. In sostanza non è azzardato pensare che le islamiche evitino di contestare mariti e padri, pur desiderandolo, allo scopo di non rischiare d' essere picchiate o addirittura ammazzate, come è successo a varie ragazze colpevoli di essersi occidentalizzate contravvenendo agli ordini dei patriarchi. I codici italiani hanno tanti difetti ma sono chiari: uomo e donna pari sono.

Chiunque in diverse forme tenti di trasgredire a tale norma commette un abuso da condannarsi. Per cui il burqini addosso a una donna va interpretato come un elemento propagandistico in favore della supremazia del maschio sulla femmina e va bandito come è vietato inneggiare al nazismo e predicare la bontà del femminicidio o dell' infanticidio. Comprendiamo la prudenza di Alfano che, in quanto ministro dell' Interno, non si esprime per l' abolizione del costume di Allah, avendo paura di istigare i terroristi a colpirci, ma sul piano logico abbiamo ragione noi di respingere la islamizzazione del nostro Paese.

Bufera a casa Mastella: "Renzi porco e omm' e... La moglie Agnese..."

Benevento "Renzi porco con la moglie transessuale". Mastella caccia il suo assessore



So' ragazzi, si dice quando qualcuno dei "ragazzi" ne fa una delle sue. Andate a dirlo a Gerardo Giorgione, assessore all'Urbanistica di Forza Italia in quel di Benevento dove è da poche settimane sindaco clemente Mastella. Sul suo profilo Facebook è infatti apparsa una frasaccia sul premier Matteo Renzi e la moglie Agnese "Porco e omm' e merda" lui, "Transessuale" lei. Alè. Giorgione accusa gli amici del figlio 15enne. C'è da credergli "Ero andato a correre e ho lasciato lo smartphone a casa" spiega. Ma so' ragazzi o...?

giovedì 18 agosto 2016

Bergamo: Video / Renzi con questi due come la mettiamo?

Coppia italiana perde il lavoro e dorme in stazione: non sono profughi, niente hotel


di Bergamonews




Da quasi due mesi si sono trasferiti a Bergamo in cerca di una speranza chiamata lavoro. Elisa e Nicola, 39 e 42 anni, siciliani, conviventi da 7, dopo aver girato mezza Italia sono arrivati nella nostra città. Un lungo viaggio non voluto, ma dettato dalla necessità di trovare un’occupazione e riuscire così a vivere insieme.

Per il momento, però, la loro isola felice è una panchina di viale Papa Giovanni, dove si siedono ogni giorno. Insieme portano le valigie dentro alle quali hanno messo tutto ciò che è rimasto in loro possesso: alcuni vestiti e qualche oggetto personale. Su un trolley hanno appeso un cartello con una scritta piuttosto eloquente: “Siamo una coppia italiana che ha perso il lavoro e la casa, saremo grati a chi possa offrirci un lavoro e un alloggio”.

Non vogliono spiccioli, cercano un’occupazione con la quale poter affittare una casa, continuare a coltivare il loro sogno d’amore ma soprattutto vivere dignitosamente e porre fine all’incubo che stanno vivendo:


Addestrava kamikaze made in Italy Ecco dove (e come) si nascondeva

Addestrava kamikaze made in Italy Ecco dove (e come) si nascondeva il macellaio




È un filo che si snoda negli ultimi due decenni il rapporto che lega Milano e l’Italia a Moez Ben Abdelkader Fezzani, meglio noto come Abu Nassim, 46 anni, il tunisino colonnello dell’Isis catturato oggi in Libia. Nel 2007, il gip Guido Salvini firma su richiesta del pm Elio Ramondini un’ordinanza di custodia cautelare in cui viene accusato di essere un uomo di Al Qaeda, in particolare "il capo dei tunisini a Peshawar in Pakistan da dove manteneva stretti e costanti rapporti con la struttura in Italia e a Milano", e di «organizzare la logistica dei mujaheddin provenienti dall’Italia accogliendoli presso la ’Casa dei fratelli tunisinì per poi inviarli nei campi dove venivano addestrati all’uso di armi e alla preparazione di azioni suicide» oltre che di «promuovere e finanziare il rientro dei mujaheddin in occidente e in particolare in Italia e a Milano».

La Casa dei fratelli tunisinì era un piccolo appartamento di edilizia popolare in via Paravia 84 dove Nassim, che all’epoca lavorava come manovale, era andato a vivere con il connazionale Sassi Lassaad, morto a Tunisi nel 2006 durante una rivolta antigovernativa. Per questa vicenda, dopo aver trascorso 3 anni in carcere, viene assolto in primo grado nel 2012 ma espulso dal Ministero dell’Interno che lo considera «pericoloso» per la sicurezza nazionale. Un anno dopo, quando Nassim si trova in Siria, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano modificano il verdetto con una condanna a 6 anni di carcere. L’indagine, viene spiegato nell’ordinanza di custodia cautelare, riguardava la presenza a Milano alla fine degli anni novanta di «cellule fondamentaliste di ispirazione salafita formate per lo più da tunisini ma anche da egiziani, radicate in Lombardia il cui compito era rispondere agli appelli della jihad inviando militanti in Afghanistan, nelle zone allora controllate da Al Qaeda, e in Algeria e utilizzare l’Italia come base logistica e anche come terreno fertile di reclutamento ma anche come Paese in cui colpire anche obbiettivi interni qualora l’evoluzione politica avesse reso ciò strategicamente fruttuoso».

Siete in ferie? Gotevele finché potete Fisco, stanno arrivando 220 mila lettere

La (brutta) sorpresa: Fisco, già partite 220mila lettere


di Antonio Spampinato



l 730 precompilato piace agli italiani. Di più: «La precompilata è oggi una scommessa vinta per l' intero sistema Paese: l' Agenzia che la predispone e i cittadini che mostrano di apprezzarla».  Ma se le parole caramellate di Rossella Orlandi, direttore delle Entrate, rilasciate al Sole24Ore fossero vere, non si capisce come mai ci sia bisogno di spedire a casa dei contribuenti altri 220.000 avvisi «bonari» su anomalie riscontrate tra quanto risulta al Fisco e quanto archiviato online.

Neanche il tempo di tornare dalle ferie e riambientarsi alla routine lavorativa e entro ottobre centinaia di migliaia di caselle della posta di altrettanti cittadini saranno riempite da un' ingombrante quanto sgradita lettera a firma della Orlandi.

Nella missiva l' Agenzia delle Entrate solleverà le sue obiezioni e chiederà di mettersi in regola. Se lo fa è perché le informazioni acquisite direttamente dai datori di lavoro, dagli enti di previdenza e dai sostituti d' imposta non quadrano, ovviamente in difetto, con quanto dichiarato o addirittura "dimenticato".

Non sono pochi infatti i casi di mancata consegna della dichiarazione dei redditi anche quando il contribuente ha ricevuto regolarmente stipendio o pensione. Un controllo facile facile per il fisco «amico».

Una volta ricevuta la lettera e se errore c' è stato, è possibile correre ai ripari entro la fine dell' anno pagando la differenza con l' aggiunta di sanzioni ridotte, attraverso il modello Unico.  La possibilità di avvalersi del "ravvedimento operoso" e quindi di ottenere uno sconto significativo sulle sanzioni dovute per la tardiva dichiarazione, se il 730 non è stato proprio presentato, e per gli eventuali versamenti, è in effetti un importante passo avanti che si è potuto ottenere grazie alla denuncia dei redditi precompilata. Abituati a ricevere letteracce tutt' altro che bonarie dopo anni dalla presentazione del 730 e a dover pagare sanzioni piene e salate, essere avvisati dell' eventuale errore nello stesso anno d' imposta dà sicuramente l' impressione di vivere in un Paese un po' più serio. Da qui ad «apprezzare» le lettere del Fisco però ce ne passa.

«I vantaggi», dice la Orlandi, «sono quelli della semplicità e dell' esclusione dai controlli». Questo perché seguendo le indicazioni della lettera si evita di fatto che il Fisco suoni il campanello di casa. Mettendosi in regola, va sottolineato, ci si salva dalla visita dell' Agenzia. «Stiamo inaugurando una stagione nuova di dialogo e di partnership con i cittadini», continua il direttore. Basta che non sia un dialogo a senso unico. Una parentesi non di poco conto: la scorsa settimana l' Agenzia delle Entrate ha avvisato i contribuenti sulla possibilità di ricezione di lettere truffa che ricalcano in tutto e per tutto quelle ufficiali, logo compreso. Attraverso un comunicato l' Agenzia ha precisato che non si tratta di comunicazioni ufficiali da parte dell' Amministrazione e ricorda che non chiede mai pagamenti tramite conto corrente postale o bonifico bancario, ma solo con l' utilizzo dei modelli di pagamento F23 o F24. L' Agenzia invita i contribuenti a non dare seguito alle richieste della falsa lettera e invita i destinatari a denunciare il tentativo di truffa, rivolgendosi quanto prima a qualsiasi ufficio delle Entrate e alle forze di polizia.

I terroristi sui barconi verso l'Italia La prova: chi hanno arrestato (e dove)

Tunisia, arrestati sei giovani: si stavano imbarcando per l'Italia, uno "sospetto terrorista e pericoloso"



Le forze di sicurezza tunisine hanno arrestato sei giovani che stavano per imbarcarsi dalle isole Kerkenna, al largo di Sfax, diretti verso le coste italiane: lo riferisce la radio tunisina ShemsFm. Secondo il corrispondente a Sfax, che cita fonti della sicurezza locale, si tratta di sei ragazzi di età compresa tra i 23 e i 33 anni e fra loro una persona era "ricercata per terrorismo". Un altro dei sei è un ex agente delle forze dell'ordine tunisine. Gli arresti sono stati effettuati dalla Guardia nazionale di Sfax, che hanno riconosciuto il latitante, indicato come "pericoloso" e che, riferisce la radio, era in possesso di documenti falsi