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venerdì 19 agosto 2016

Feltri, la verità tombale sul burqini: "Vi spiego perché è una schifezza"

Vittorio Feltri, la verità finale sul burqini: "Perché è una schifezza inaccettabile"


di Vittorio Feltri



Ieri, tramite il nostro fenomenale Mario Giordano, direttore di Rete4 e scrittore di successo, Libero si è dedicato al burqini, costume da bagno raccomandato da Allah e messo all' indice dai francesi scottati dal terrorismo islamico. E ha chiesto ai suoi lettori se sarebbero d' accordo che anche gli italiani vietassero l' uso di simile indumento. Il loro parere ci interessa molto. Personalmente, essendo favorevole all' abolizione del burqini, sento di dover fornire qualche spiegazione che giustifichi la mia scelta.

Gli italiani, dopo secoli, finalmente hanno capito che la paritá dei sessi è un fatto indiscutibile. E considerano la subalternità della donna - un dogma e una pratica degli islamici - una schifezza inaccettabile. Di più: un reato. I cittadini sono tutti uguali, a prescindere dal loro genere. E sono liberi di comportarsi come gradiscono nel rispetto della legge. Fin qui suppongo non esistano dubbi.

Pertanto non possiamo tollerare che stranieri ospiti della nostra amata terra, impongano alle loro femmine di indossare un abbigliamento simbolico di pregiudizi anticostituzionali che caratterizzano la mentalità musulmana. Un abbigliamento che dimostra emblematicamente la sottomissione delle signore e delle signorine islamiche ai maschi prepotenti e violenti appartenenti alla stessa civiltà o, meglio, inciviltà.

Di conseguenza gli indumenti balneari in questione non sono un problema attinente alla moda, ma rivelano la schiavitù cui sono ridotte le mogli e le figlie di certa gente immigrata e incapace di integrarsi, perché fortemente legata alle proprie tradizioni tribali. Costringere le donne a coprirsi il volto col burqa e la testa col velo e il corpo con palandrane significa ribadire in modo visibile a tutti la presunta superiorità dell' uomo rispetto alla donna, il che è contrario alle regole che ci siamo dati e costituisce una sorta di apologia di reato se non un reato tout court. Qualcuno potrebbe obiettare che le femmine islamiche non subiscono alcuna pressione illecita, ma sono consenzienti allorché si conciano quali suore perfino per bagnarsi in mare, ma questo nessuno lo ha accertato.

D' altronde è noto che i modelli culturali si trasmettono di generazione in generazione per contagio, ed è altrettanto noto che i condizionamenti familiari sono decisivi nel determinare i comportamenti delle persone, perfino quelle che intimamente vorrebbero ribellarsi senza osare farlo nel timore di essere punite nell' ambito del clan. In sostanza non è azzardato pensare che le islamiche evitino di contestare mariti e padri, pur desiderandolo, allo scopo di non rischiare d' essere picchiate o addirittura ammazzate, come è successo a varie ragazze colpevoli di essersi occidentalizzate contravvenendo agli ordini dei patriarchi. I codici italiani hanno tanti difetti ma sono chiari: uomo e donna pari sono.

Chiunque in diverse forme tenti di trasgredire a tale norma commette un abuso da condannarsi. Per cui il burqini addosso a una donna va interpretato come un elemento propagandistico in favore della supremazia del maschio sulla femmina e va bandito come è vietato inneggiare al nazismo e predicare la bontà del femminicidio o dell' infanticidio. Comprendiamo la prudenza di Alfano che, in quanto ministro dell' Interno, non si esprime per l' abolizione del costume di Allah, avendo paura di istigare i terroristi a colpirci, ma sul piano logico abbiamo ragione noi di respingere la islamizzazione del nostro Paese.

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