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martedì 31 maggio 2016

INPS, TRUFFA-VERGOGNA Sai che un assegno su tre... Quanti soldi ti hanno fregato

Inps, truffa vergogna: sai che un assegno su tre... Quanti soldi ti hanno fregato


di Sandro Iacometti



Altro che prescrizione lunga. Mentre in Parlamento si discute sulla necessità di estendere i termini dei processi, per evitare che qualche delinquente la faccia franca, migliaia di pensionati sono costretti ad una frenetica corsa contro il tempo per ottenere giustizia dall’Inps. Il diritto alla pensione, fortunatamente, è imprescrittibile. I requisiti, dopo la Fornero, sono diventati quasi impossibili da raggiungere, ma una volta ottenuto l’accesso alla prestazione previdenziale, la richiesta può essere avanzata anche dopo vent’anni, a patto di essere ancora vivi. Tutt’altra la situazione sui ratei di pensione, ovvero gli assegni mensili. In questo caso, per evidenti motivi di cassa, lo Stato è assai meno generoso. Dal 2011, infatti, sia per le pensioni già liquidate ma non riscosse che per quelle neanche liquidate il diritto ad incassare si prescrive dopo soli cinque anni, invece dei precedenti dieci. Il che significa che se presento la richiesta dopo vent’anni anni dal termine utile, quindici anni della mia pensione se li mangia l’Inps.

La beffa più grossa riguarda, però, gli assegni sballati di cui si chiede la correzione. In questo caso la prescrizione si trasforma in decadenza (il diritto si estingue per sempre) e il termine si accorcia a tre anni.

Si potrebbe pensare che con circa 30mila dipendenti difficilmente l’Istituto nazionale di previdenza possa prendere un abbaglio. Eppure, tra erronei accrediti della contribuzione, calcoli sbagliati dei periodi di malattia, maternità e cassa integrazione, scorrette rivalutazioni dei montanti, l’errore è molto più frequente di quello che si immagini.

Qualche tempo fa la Fondazione studi dei Consulenti del Lavoro ha calcolato che gli assegni con importi pensionistici inferiori al dovuto rappresentano circa il 38% del totale. Le singoli posizioni presentano in media scostamenti minimi, intorno ai 30 euro mensili, ma se si moltiplicano le somme per i 12 mesi e per gli anni di trattamento la perdita per i pensionati (e il guadagno illegittimo per l’Inps) è tutt’altro che irrilevante.

A confermare l’entità del fenomeno ci hanno pensato diverse rilevazioni sul campo. Lo scorso anno il patronato Inca Cgil di Lucca ha diffuso i dati di una verifica effettuata sulle pensioni di 1.800 persone residenti nella provincia. Ebbene, un assegno su quattro si è rivelato inesatto e dai ricalcoli sono usciti fuori oltre 4 milioni di euro non corrisposti dall’Inps in cinque anni, con errori medi tra i 70 e i 100 euro mensili.

Stessa attività è stata portata avanti dall’Inca Cgil di Rimini lo scorso marzo. Su 1.850 richieste di ricalcolo, ben 791 hanno portato al computo di un rimborso. Si tratta di una percentuale elevatissima del 42,7%. Dall’operazione sono emersi complessivamente 509mila euro di prestazioni dovute e non erogate.

Nella quasi totalità dei casi i pensionati non hanno, ovviamente, alcuna responsabilità. L’errore tecnico o umano è solitamente ascrivibile alla macchina dell’Inps che, seppure involontariamente, rosicchia ogni mese un po’ di soldi al malcapitato di turno. Difficile dire con esattezza quante, tra i 18 milioni di pensioni attualmente versate, siano fasulle. Una cosa, però, è certa: chi vuole verificare la propria posizione, rivolgendosi ad un professionista abilitato, deve farlo in fretta. Una legge del luglio 2011 ha introdotto un termine di decadenza triennale che scatta dal momento della liquidazione del primo assegno e una circolare Inps del luglio 2014 ha sancito l’entrata in vigore della prima tagliola, annullando tutti i possibili ricorsi relativi ai tre anni precedenti.

Solo un intervento della Corte costituzionale (sentenza 69/2014) ha impedito che la stessa stretta sui tempi fosse applicata retroattivamente anche ai trattamenti erogati prima del 2011 o a quelli già in corso di contenzioso (per cui valgono i vecchi termini decennali). Davanti alla Consulta l’Inps ha così difeso la norma. La finalità della disciplina, si legge nella sentenza, è quella «di produrre risparmi nel settore previdenziale riducendo i tempi di esercizio del diritto degli assicurati alle prestazioni pensionistiche».

Spunta il governissimo Grillo-Cav Ecco cosa succederà (e perché)

Spunta il governissimo Grillo-Cav. Lo dice pure Di Maio: il piano



Da giorni Silvio Berlusconi saltella da una trasmissione tv all'altra con il mantra che la legge elettorale va modificata e con lei la Costituzione, perché allo stato attuale dopo il voto si otterrebbe: "un solo partito e un solo leader padrone d'Italia. Una situazione del genere - ha detto più volte Berlusconi - non so chiamarla che da regime". Su questi presupposti, in più occasioni il Cav ha fatto capire che dopo il referendum, vincesse il no, non sarebbe opportuno far finire la legislatura, appellandosi al Capo dello Stato per una sorta di maggioranza dalle larghe intese.

Ma queste intese possono essere larghe fino a punti ancora inesplorati. Solo domenica su Raitre a In mezz'ora, Luigi Di Maio si è appellato a Sergio Mattarella e al suo intervento chiarificatore, perché: "Indichi la strada per farci capire, se gli italiani andranno alle elezioni, con quale legge debbano andare a votare, perché alla Camera ci sarà l'Italicum e al Senato il Consultellum". Al netto dei tecnicismi, i grillini non hanno nessuna intenzione di chiedere le dimissioni di Renzi in caso di sconfitta al referendum, come riporta il Messaggero, ma si aspetterebbero da Mattarella un gesto forte.

Da Forza Italia le parole di Di Maio sono suonate come una grande apertura a "un governo di emergenza", un titolo che calzerebbe a pennello per giustificare la tenuta del parlamento, con rispettivi posti incollati a Montecitorio e Palazzo Madama fino al 2018. Un'emergenza che non può tenere escluso escluso nessuno, tanto meno la minoranza Pd e Sinistra Italiana, che a modo proprio annuiscono: "Certamente non si può andare subito al voto - ha detto Alfredo D'attorre - servirebbe una riforma del sistema valido sia per la Camera che per il Senato, mi sembra che anche i grillini lo abbiano compreso". Secondo Il Messaggero, citando fonti parlamentari, anche la Lega nord sarebbe della partita. Così che vinca il Sì o che vinca il No, sembra quasi che vincano tutti comunque.

Soffiata: Mattarella ha già deciso Ecco chi sarà premier dopo Renzi

La soffiata: Mattarella ha già deciso. Renzi si dimette? Chi farà il premier



La fine del suo governo potrebbe averla scritta lo stesso Matteo Renzi, con grande anticipo. Il premier, infatti, non ha mai nascosto che in caso di vittoria del "no" al referendum costituzionale di ottobre, e dunque di sua sconfitta, sloggerebbe da Palazzo Chigi. Anzi ha aggiunto che si ritirerebbe dalla politica (ma su questo punto i dubbi restano, così come restano dubbi sul fatto che possa lasciare la segreteria del Pd). Le vere scelte di Renzi le scopriremo soltanto dopo il voto. Ma per certo, il "no" potrebbe vincere: lo dicono i sondaggi e i più autorevoli osservatori. Ne segue che la politica si debba organizzare con altrettanto anticipo. Chi al governo dopo Renzi, nel caso? Oppure elezioni anticipate? Ad oggi, lo scenario più potabile pare il primo, con un governissimo destinato a traghettare il Paese fino alla naturale scadenza della legislatura, nel 2018, o quasi.

A far propendere per una soluzione che non ricorra al voto c'è il fatto che, nel caso di bocciatura del referendum costituzionale, il Parlamento dovrebbe essere rieletto con due leggi elettorale totalmente diverse: una maggioritaria, l'Italicum per la Camera, e l'altra proporzionale, il Consultellum per il Senato. Ergo, si riproporrebbero, amplificati, i cronici problemi di governabilità che assillano il Paese. È ovvio, la situazione è assai delicata. E dunque potrebbe essere necessario far ricorso a un governicchio che, dopo le eventuali dimissioni di Renzi, legiferi per evitare lo stallo e per offrire allo Stivale un sistema elettorale valido. Ovvero, una nuova legge ad hoc per il Senato.

Ma chi potrebbe guidare questo governo d'emergenza? Sul tavolo, secondo La Stampa, ci sarebbero poche ipotesi. Per la precisione, due ipotesi. La più ovvia e gettonata è quella di "prassi", ovvero l'ascesa a Palazzo Chigi del presidente del Senato, Pietro Grasso. Ma a sfavore della terza carica dello Stato propendono le tempistiche: nei giorni dell'ipotetico avvicendamento, infatti, a Palazzo Madama si terrà una complessa sessione di bilancio. E dunque, considerate le priorità economiche, sul tavolo figura anche il nome di Pier Carlo Padoan, il ministro dell'Economia. Certo, i due nomi configurano scenari e profili differenti. La polemica, in caso di vittoria del "no", è assicurata. L'orizzonte appare oggi già parecchio confuso. E dunque non è un caso che al Colle, Sergio Mattarella, abbia già cominciato a lavorare attivamente a una possibile soluzione. O meglio, a due soluzioni.

"Gli alieni esistono, ecco le prove" Ufo e Obama, la rivelazione-choc

"Gli alieni esistono, ecco le prove": Ufo, Obama e la rivelazione-choc Presto nuove rivelazioni



Alieni, presto potremmo conoscere tutta la verità. Esistono, non esistono, gli avvistamenti, i messaggi dallo spazio, la famosa Area 51. Tutte le prove raccolte dalla Casa Bianca, i cosiddetti X-files, verranno rivelati al pubblico. E sarà il presidente uscente, Barack Obama, a rivelare le verità su ufo e vita extraterrestre. Almeno questo è quanto ha riferito Stephen Bassett, direttore esecutivo del Paradigm Research Group (PRG), un lobbista americano che da 20 anni sta facendo pressione sul Pentagono perché pubblichi i dati di cui sarebbe in possesso sulla vita aliena.

Basset è sicuro che gli extra-terrestri esistano e che questa verità stia per essere svelata a tutti. Secondo il lobbista, Obama rivelerà al mondo i documenti top-secret prima della fine del suo mandato. Dopodiché David Cameron seguirà l’esempio con altre rivelazioni straordinarie. “Ci siamo. Obama sarà il presidente della ‘rivelazione’. Vincerà il premio Nobel con quello che presto annuncerà – ha raccontato Bassett al Daily Express -. La più grande e significativa notizia della storia sta per essere rivelata. Sarà su tutti i giornali”.

Il presidente Obama sarebbe sotto pressione per via delle ripetute promesse di Hillary Clinton arrivate nel corso della sua campagna elettorale. La candidata democratica ha promesso più volte un’assoluta trasparenza sul tema UFO, seguendo le orme del marito Bill Clinton che da presidente aveva provato a rilasciare la cosiddetta ‘disclosure’ sugli alieni. “Se non c’è niente là fuori, diciamo alle persone che non c’è niente – ha detto Hillary durante un’intervista in tv -. Se c’è qualcosa là fuori, a meno che sia una minaccia per la sicurezza nazionale, abbiamo il dovere di condividere questa informazione”. Le elezioni statunitensi si terranno a novembre e il nuovo presidente si insedierà alla Casa Bianca a gennaio. Non resta che aspettare. La grande rivelazione è sempre più vicina. Forse.

Direttore, addio? Poco dopo la nomina... Terremoto in Rai: che testa salta / Foto

Direttore, addio? Poco dopo la nomina... Terremoto-Rai: che testa salta



Gira una voce in Rai: Carlo Verdelli, nuovo direttore editoriale, potrebbe già "sparire". Da che si è insediato, di lui quasi non c'è traccia. Quando iniziò il suo lavoro disse: "Dovessi fallire non ci sarà bisogno che qualcuno me lo faccia notare, me ne accorgerò da solo e toglierò rapidamente il disturbo". Di tempo ne è passato, e in Rai ci si chiede cosa stia combinando Verdelli. E, appunto, le voci sul suo passo indietro, come riporta Il Giornale, si moltiplicano.

Verdelli sarebbe stufo di essere spesso scavalcato nelle decisioni editoriali e di fare da parafulmine quando invece c'è un incidente (si pensi all'ospitata di Riina jr da Bruno Vespa). Inoltre, del "piano editoriale", promesso da Verdelli ancora non si sa nulla: una serie di buoni motivi per pensare che l'uomo estratto dal cilindro da Antonio Campo Dall'Orto, in quel cilindro, si possa repentinamente rientrare.

L'ex moglie di Paolo e quella casa: un grosso casino a casa Berlusconi

Mega-villa a Cannes coi soldi di Silvio


di Lucia Esposito


Succede spesso, quasi sempre, quando una coppia scoppia: finisce il matrimonio e iniziano le liti. Se di mezzo ci sono tanti soldi e tante case la faccenda si complica, ma se uno dei coniugi si chiama Berlusconi, la faccenda diventa una notizia. La storia che ricostruiamo è finita davanti al Tribunale civile di Milano e sarà il giudice a stabilire da che parte sta la ragione. I fatti sono questi: nel 2007 la signora Antonella Costanzo, ex seconda moglie di Paolo Berlusconi (da cui si era separata nel 1993 e aveva divorziato nel 2004 mantenendo sempre buoni rapporti) si innamora della meravigliosa villa “La Lampara” a Cannes. Non una casa qualunque, ovviamente. Ma una delle più affascinanti dimore della Costa Azzurra, cinquecento metri quadrati e oltre duemila di giardino a due passi dalla Croisette. Divisa in diversi appartamenti indipendenti, fu costruita dal marchese George De Cueves, marito di Margaret Rockfeller, acquistata negli anni da diverse famiglie nobiliari, viene quindi comprata dalla Costanzo nel 2007. La ex signora Berlusconi non dispone del denaro contante e chiede un prestito iniziale di 6 milioni di euro al Monte dei Paschi di Siena reso disponibile con un’apertura di credito.

Silvio Berlusconi fa da garante fino a 8,8 milioni. «Il mio ex cognato fu molto gentile, mi incoraggiò ad acquistare la magione dicendo che era un buon affare e firmò la fideiussione. Con lui ho sempre avuto e negli anni ho mantenuto ottimi rapporti», spiega adesso la signora. Antonella diventa proprietaria della villa da sogno, comincia a restaurarla e ricorda: «Il mio ex cognato mandò perfino i suoi giardinieri a Cannes per aiutarmi a sistemarla». Passano gli anni e quel prestito viene quasi dimenticato, è come se non fosse mai stato erogato. La signora non paga la rata, la banca non si fa viva. Ma gli interessi nel frattempo lievitano. Fino al 2015, quando Mps esce dallo strano letargo e informa la signora Costanzo che il debito è arrivato a nove milioni. «In tutti questi anni non avevo saputo nulla. Il fatto che ci fosse la garanzia di Silvio Berlusconi evidentemente tranquillizzava la banca. Con la sua fideiussione si sentivano tutti sicuri». Cosa succede? Otto anni dopo l’apertura di credito, la banca ottiene dal Tribunale un decreto ingiuntivo contro la signora. Risultato: l’incantevole villa viene ipotecata e con essa diverse case di proprietà dei due figli Davide e Nicole (33 e 28 anni) di cui la ex seconda signora Berlusconi è solo usufruttuaria. Viene pignorato anche il conto corrente che Antonella condivide con la figlia. «Mi ritrovo così senza alcuna disponibilità economica. La cosa incredibile è che quei soldi sono, erano, anche di mia figlia».

Dagli agi e dai lussi di un tempo la signora si ritrova in una situazione finanziaria precaria. Il suo avvocato Piero Giuliani, del Foro di Milano, presenta un ricorso di opposizione al decreto ingiuntivo. «La signora durante tutti questi anni risulta non essere stata adeguatamente informata sulle voci che costituiscono l’esatta esposizione del proprio debito a mezzo notifica di relativi estratti conto come peraltro previsto dalla legge. Ma quand’anche recapitati e conosciuti dall’interessata, gli estratti conto sarebbero risultati difformi dall’effettiva esposizione in quanto nei medesimi sarebbero stati conteggiati interessi anatocistici (gli interessi sugli interessi, ndr) successivamente oggetto di formale rinuncia da parte della banca in sede di giudizio di merito». L’avvocato Giuliani inoltre sottolinea come la signora non possa essere accusata di aver fatto il passo più lungo della sua gamba: «La mia assistita sostiene che se non avesse avuto le garanzie e le rassicurazioni da parte dell’ex cognato, non si sarebbe lanciata nell’acquisto».

La trama di questo pasticcio familiare e giudiziario si complica. Il 30 dicembre 2015 Silvio paga 7,550 milioni. Di fatto cancella il debito di Antonella con la banca (che nel frattempo, come detto, aveva rinunciato agli interessi anatocistici). Ma ecco che arriva un colpo di scena. Silvio si trasforma da garante a creditore anche procedente nei confronti della ex cognata. All’inizio del 2016, si surroga legalmente nei diritti e nelle azioni esercitate dalla banca. Compreso il pignoramento dei conti correnti. La surroga è una brutta parola tecnica per dire che Silvio diventa il creditore della sua ex cognata. Al posto della banca adesso c’è lui. E i soldi Antonella deve restituirli all’ex cognato. «Ho cercato in tutti i modi di mettermi in contatto con Silvio. Sono pronta a parlargli, a trovare un accordo perché trovo assurdo che lui accetti che persino sua nipote abbia il conto pignorato e venga coinvolta nella vicenda. Sono pronta anche a dargli la villa di Cannes ma a una condizione: che vengano cancellate le ipoteche per un importo complessivo di 32 milioni che il mio ex marito ha messo sulla villa dei miei figli in Sardegna per ottenere dalle banche finanziamenti in proprio e alle sue società. Non mi sembra giusto che i due ragazzi siano privati di quella proprietà a loro regalata dal padre in seguito agli accordi presi in sede di separazione. Credo che dietro il muro di Silvio ci sia il mio ex marito che si è messo di traverso contro di me», spiega la signora. Uno sfogo che trova eco nella precisazione dell’avvocato Giuliani: «La signora Antonella Costanzo dovrà difendersi nel procedimento avviato dal suo ex marito che chiede la revoca dell’assegno di mantenimento per i due figli».

Antonella precisa che l’assegno era stato quantificato considerando la contestuale donazione del padre ai figli della villa in costa Smeralda, successivamente gravata da ipoteche. Antonella non nasconde la sua delusione e aggiunge: «Paolo mi ha sempre versato l’assegno divorzile, settemila euro al mese al netto della tassazione, con un bonifico bancario. Ma da quando il conto è pignorato io quei soldi non posso usarli».

Sulla revoca dell’assegno di mantenimento per i figli, la prima udienza è fissata all’inizio di giugno. Per quanto riguarda il giudizio sul pagamento dell’importo finanziato per l’acquisto della villa di Cannes che vede come controparte anche Silvio Berlusconi, la decisione arriverà presumibilmente entro la fine dell’anno. Il giudice emetterà la sua sentenza. Una sentenza che, forse, scriverà anche il finale di questa storia triste come quasi tutte quelle che cominciano quando finisce un matrimonio.

lunedì 30 maggio 2016

Caivano (Na): Emione, cambiare subito marcia Monopoli non è all'altezza

Caivano (Na): Emione, cambiare subito marcia Monopoli non è all'altezza della situazione 


Arch. Francesco Emione
Consigliere (Liberi Cittadini) 

Il primo anno di Monopoli è stato disastroso. Il dissesto è colpa sua che non ha controllato i conti pubblici. La sua amministrazione è la peggiore continuità con la precedente. Scaricare il barile non basta più

Consigliere Emione, è trascorso il primo anno di amministrazione Monopoli che coincide anche con il dissesto finanziario. Quali sono le sue considerazioni sul primo anno. 

“E’ stato un anno disastroso, sotto tutti i punti di vista. Provi a chiedere ad ogni cittadino, cos’ha fatto Monopoli per Caivano, nessuno saprà darle una risposta. Non ha fatto nulla. L’unica certezza è che manderà il Comune in dissesto. Non è bastato nemmeno il tecnico di Alto Profilo ad evitare il commissario ad acta". 

Il sindaco invece dice che il dissesto è causa delle vecchie amministrazioni. 

“Monopoli si è presentato innanzi agli elettori di Caivano promettendo di risolvere i problemi, non di scaricarli sugli altri. E’ facile parlare dai palchi. Ha dimostrato di non essere all’altezza dei ruoli che assume. E’ stato uno scadente consigliere provinciale che non difese la città quando il suo leader Gigino Cesaro (detto a Purpett) fece sversare tonnellate di rifiuti a Caivano. Da consigliere di minoranza non ha mai collaborato per la soluzione dei problemi della città. Ha criticato tutto e tutti. L’incoerenza di Monopoli è nota: ha cambiato molti partiti per questioni di opportunità personali. Gli piace Mussolini, si candida nell'Udc poi finisce in Forza Italia, oggi governa con larga parte dell’amministrazione Falco e nello stesso tempo scarica le colpe dei suoi fallimenti sulla precedente maggioranza. Insomma, Monopoli si sputa sulla mano e poi cerca il colpevole. 

Ecco, appunto, chiariamo un po’ questa questione delle responsabilità.

“I consiglieri Gaetano Ponticelli capogruppo del partito del sindaco (Forza Italia) ed ex consigliere del partito del sindaco Falco (UDC), Gennaro Riccio, Fabio Mariniello, il presidente  Del Gaudio (vicesindaco di Falco) e tanti altri, hanno sostenuto la precedente amministrazione insieme al PD. Sono stati consiglieri comunali per quattro anni, mentre io solo per un giorno, perché mi dimisi per ricoprire il ruolo di assessore all’urbanistica. Se c’è da ricercare responsabilità, non si parli a vanvera per ingannare l’opinione pubblica, ormai la gente ha già dato, ma soprattutto ha già visto. 

Quindi le responsabilità sono degli stessi consiglieri di Monopoli?

“Sono del sindaco e della sua sgangherata maggioranza che è la brutta copia dell’amministrazione Falco. Su quattro partiti di maggioranza (Forza Italia, Idea Nuova, La Svolta e PSI) tre capigruppo Ponticelli, Mariniello e Giamante hanno sostenuto la precedente amministrazione. E poi vi sono gli stessi consulenti, le stesse ditte aggiudicatarie di lavori senza gara, la stessa organizzazione della pianta organica.  Non c’è discontinuità. Solo Monopoli, o quasi. 

E come avrebbe potuto evitare il dissesto?

Una donna prima di fare la spesa conta i soldi che ha in borsa. La prima cosa che un sindaco responsabile fa appena eletto è l’analisi dei conti del Comune. Stante l’assoluta incapacità dei suoi consiglieri, avrebbe potuto assumere un consulente. A parte che Monopoli è nelle istituzioni da dieci anni. Avrebbe dovuto saperlo. o no? Il primo atto di Monopoli è stato assumere un portavoce per farsi propaganda con i soldi dei cittadini. Chiedete un po al sindaco che oggi nomina un commissario ad Acta per far quadrare i conti, quanto gli costa il suo addetto stampa. Non era necessario spendere 40 mila euro all’anno per qualche foto su facebook, anche se ormai lo sanno fare tutti, anche i bambini. Come non era necessario pagare 20 mila euro ad un avvocato per scrivere il capitolato di appalto dei rifiuti. La gestione dei conti è stata approssimativa, Monopoli ha trattenuto la delega al bilancio, poi ha nominato due assessori infine fatto arrivare il commissario ad acta. Il documento programmatico più importante non è stato votato dalla giunta definita di alto profilo. Non ha ancora portato in Aula, un documento contabile ad indirizzo politico. Scaricare il barile non serve più. Anche se la politica di Monopoli è questa fino al termine del suo mandato, auspico termini il prima possibile. La sua maggioranza ha già approvato il bilancio nel 2015. Ora dice che quel bilancio era tecnicamente falso. Che significa? E perché non l’ha detto prima? Allora ha votato un bilancio falso? O forse vuole dire che il commissario prefettizio Contarino ha truccato le carte?. Siamo seri. Monopoli avrebbe potuto rateizzare i debiti, ma non l’ha fatto perché si è circondato di dilettanti che ignorano le leggi. Una compagine che non sa dare indirizzi politici ai funzionari, taluni abbandonati a se stessi, altri strenuamente difesi per ragioni incomprensibili. 

Ma come si è arrivati a questo?

Era inevitabile. Monopoli pur di vincere le elezioni si è circondato di un’armata Brancaleone. Ha preso il peggio dell’amministrazione Falco ed ha messo del suo: molti soggetti senz’arte né parte, alcuni perdigiorno di professione, taluni (anche professionisti) che considerano la politica una fonte di arricchimento o sostentamento. Si tratta di improvvisati che hanno piratescamente preso d’assalto il Comune: mai le istituzioni erano state così dileggiate, mai la nostra città aveva raggiunto apici di degrado e volgarità così alti, mai un sindaco si era rivelato tanto impreparato quanto assoggettato ad alcuni consiglieri comunali.

Ma voi dell’opposizione cosa avete fatto?

Per quel poco che ci è stato consentito, abbiamo portato in Consiglio numerose tematiche. I punti all’ordine del giorno sono stati posti solo da noi. Per il resto conduciamo la nostra battaglia per una maggiore trasparenza ed efficienza, in un clima di scontro perenne. La maggioranza, non sapendo fare nient’altro, attacca quotidianamente le forze di minoranza. Il sindaco ha trascinato il dibattito politico nella rissa, ma dopo senza amministrare, parlano i fatti e rivelano il fallimento totale dell’amministrazione Monopoli. Tant’è che ha bocciato la prima giunta ed ha nominato presunti tecnici che non servono a niente. 

Quindi secondo lei si deve già dimettere. 

Per amore di Caivano, lo deve fare. Subito. Ha portato disastri in tutti i settori. Più va avanti, più peggiorano le condizioni della città. E lascerà macerie. Non ha fatto programmazione, non ha ampliato le entrate comunali, non ha presentato progetti di finanziamento. Per ora è stata portata a termine una sola gara di appalto per il ricovero dei cani, poi sono state fatte tutte proroghe. Alcune illegittime. Solo foto su Facebook di ordinaria amministrazione citate come Premio Oscar. Sull’accorpamento dei settori, così pubblicizzato dalla stampa, è stata fatta una colossale figuraccia. Il giudice civile ha ordinato la revoca della delibera per condotta antisindacale. I settori sono tornati ad essere tanti senza nessun risparmio. E questo in soli 12 mesi, non oso immaginare domani. 

Quali sono secondo lei i settori peggio gestiti?

Basta accendere la Tv per capire che a Caivano c’è un’emergenza sociale. Al di là dei dolorosi fatti di cronaca, l’ufficio preposto è stato fallimentare eppure si spendono, tanti, troppi soldi per finanziare cooperative sociali in cui spesso figurano affini e soggetti legati agli amministratori locali e non solo. Il settore dei servizi sociali va immediatamente rivoluzionato. Bisogna mettere da parte chi ha gestito le politiche sociali per fare clientele. E proprio il sindaco ha trattenuto per lungo tempo la delega ai servizi sociali, quindi ancora una volta deve intestarsi il fallimento. 

Non salva nulla?

Come faccio a salvare una forma di governo fallimentare, improntata da familismo, dilettantismo, irresponsabilità. L’unica cosa da fare è porre fine a questo disastro.  C’è una cosa che però salverei, la dignità dei consiglieri comunali che sapranno dire basta per amore di Caivano. Ne troveremo qualcuno? Dubito…