Spunta il governissimo Grillo-Cav. Lo dice pure Di Maio: il piano
Da giorni Silvio Berlusconi saltella da una trasmissione tv all'altra con il mantra che la legge elettorale va modificata e con lei la Costituzione, perché allo stato attuale dopo il voto si otterrebbe: "un solo partito e un solo leader padrone d'Italia. Una situazione del genere - ha detto più volte Berlusconi - non so chiamarla che da regime". Su questi presupposti, in più occasioni il Cav ha fatto capire che dopo il referendum, vincesse il no, non sarebbe opportuno far finire la legislatura, appellandosi al Capo dello Stato per una sorta di maggioranza dalle larghe intese.
Ma queste intese possono essere larghe fino a punti ancora inesplorati. Solo domenica su Raitre a In mezz'ora, Luigi Di Maio si è appellato a Sergio Mattarella e al suo intervento chiarificatore, perché: "Indichi la strada per farci capire, se gli italiani andranno alle elezioni, con quale legge debbano andare a votare, perché alla Camera ci sarà l'Italicum e al Senato il Consultellum". Al netto dei tecnicismi, i grillini non hanno nessuna intenzione di chiedere le dimissioni di Renzi in caso di sconfitta al referendum, come riporta il Messaggero, ma si aspetterebbero da Mattarella un gesto forte.
Da Forza Italia le parole di Di Maio sono suonate come una grande apertura a "un governo di emergenza", un titolo che calzerebbe a pennello per giustificare la tenuta del parlamento, con rispettivi posti incollati a Montecitorio e Palazzo Madama fino al 2018. Un'emergenza che non può tenere escluso escluso nessuno, tanto meno la minoranza Pd e Sinistra Italiana, che a modo proprio annuiscono: "Certamente non si può andare subito al voto - ha detto Alfredo D'attorre - servirebbe una riforma del sistema valido sia per la Camera che per il Senato, mi sembra che anche i grillini lo abbiano compreso". Secondo Il Messaggero, citando fonti parlamentari, anche la Lega nord sarebbe della partita. Così che vinca il Sì o che vinca il No, sembra quasi che vincano tutti comunque.
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