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venerdì 13 maggio 2016

Lupi vota pro-gay, travolto dagli insulti L'anatema terribile: cosa gli hanno scritto

Maurizio Lupi spiega su Facebook perché ha detto di sì alle unioni civili ma raccoglie una raffica di insulti


Maurizio Lupi, cattolico, spiega su Facebook con imbarazzo perché ha votato sì alle unioni civili e il suo pubblico lo travolge. "Abbiamo approvato la legge sulle ‪#‎unionicivili‬ perché era un nostro dovere costituzionale dare diritti a queste nuove unioni sociali. Riconoscere un diritto non è, per noi cattolici, un cedimento rispetto ai propri principi". Continua Lupi: "Lo abbiamo fatto a precise condizioni, difendendo il diritto del più debole, in questo caso i bambini, a nascere in una famiglia, con un padre e una madre, e il diritto di un bambino senza genitori di essere inserito in una famiglia tradizionale. Da qui il nostro sì alle unioni civili e il nostro NO alle ‪#‎adozioni‬, alla ‪#‎stepchildadoption‬ e all’utero in affitto. Tutte cose che questa legge afferma chiaramente".

Il pubblico religioso di Lupi ovviamente non ha gradito la sua apertura ai gay.  "Onorevole lei sa di aver fatto qualcosa di molto grave, per la sua coscienza prima che per gli italiani", scrive un utente. "Per cortesia Lupi, togli la parola Cattolico per definirti e per giustificare le tue malefatte", aggiunge una signora. E ancora:  "Lupi ma quale dovere!!!!!!! Ipocriti cadreghusti! Politicamente siete già finiti. Iniziate a sbaraccare. Avete ucciso la vostra posizione politica". "Rabbia, delusione, schifo", si legge. "Attaccato alla poltrona" è il commento più frequente. Il più apocalittico: "Tutti dobbiamo dare conto delle nostre azioni e davanti a Dio non sarà possibile modificare gli errori e il male che abbiamo fatto nella nostra vita a discapito degli innocenti". 

Ma c'è anche qualche inaspettato fan: "CattoTalebani integralisti fatevene una ragione non siamo una teocrazia e questa legge sulle unioni civili è davvero il minimo sindacale. Alfano e Lupi grazie!".

"Rolex e gioielli", Pinotti nei guai L'incontro drammatico con Renzi

"Rolex e diamanti", la Pinotti nei guai. Incontro drammatico con Matteo Renzi


La vicenda del Rolex e dei gioielli regalati a Roberta Pinotti durante in occasione della firma dell'accordo con il Kuwait con Finmeccanica per la vendita di 28 caccia sta montando. Oggi Dagospia che ha dato la notizia torna sulla vicenda con un nuovo retroscena. Mercoledì 11 maggio ci sarebbe stato un acceso confronto tra il ministro della Difesa e Matteo Renzi. Non si sa se il colloquio sia stato telefonico o di persona, ma è certo che i toni fossero tutt'altro che gradevoli. Di più. Pare anche che insieme ai gioielli "importanti" destinati ufficialmente alle figlie della Pinotti e al Rolex d'oro bianco tempestato di brillantini, al ministro sia stato regalato anche un collier di preziosi, con ogni probabilità diamanti.

E come se non bastasse, a preoccupare la Pinotti c'è anche l'inchiesta Tempa rossa, per la quale si è già dimessa Federica Guidi. Oltre al suo portavoce, Andrea Armaro, sembra che i giudici vogliano chiarire quale ruolo ha avuto nell'operazione la società Difesa servizi guidata dal segretario particolare della Pinotti, Fausto Recchia. Recchia a cui è stata affidata la gestione del protocollo dell'eventuale consegna dei regali ricevuti dal ministro. 

L'altro ieri il ministero della Difesa ha smentito: "Il ministro Pinotti ha sempre seguito le prescrizione contenute nel Dpcm del 20.12.2007 riguardo i cosiddetti doni di rappresentanza. Ove ne ricorrono le condizioni detti doni vengono quindi presi in consegna e custoditi dall'Amministrazione Difesa. Sono perciò da considerare prive di qualsiasi fondamento le notizie apparse oggi". Dubbio: è tutto falso o i regali ci sono ma il ministro non li ha tenuti per sé?

giovedì 12 maggio 2016

I grillini mettono il turbo, uno choc Il sondaggio-bomba: ecco le cifre

I grillini mettono il turbo, uno choc. Il sondaggio-bomba: ecco i numeri tondi


I voti di Stefano Fassina stanno già dando i loro frutti. E non in favore del Pd, come ci si aspetterebbe. Bensì del Movimento 5 stelle, che in questo momento a Roma, vola. Secondo il sondaggio Euromedia Research per Ballarò, e ripreso dal Tempo la bocciatura della lista della Sinistra italiana sta già favorendo Virginia Raggi. In sostanza il M5s è il primo partito con un range tra il 30,4 e il 34,6 mentre la candidata sindaco Raggi si attesta tra il 29,2 e il 33,2 per cento.

Le liste che sostengono Roberto Giachetti non guadagnano nulla e si attesterebbero in un range tra il 22 e il 25,8%, mentre il candidato del Pd è dato tra il 20 e il 23,6%. Testa a testa per le liste a sostegno rispettivamente di Giorgia Meloni, al 16,8% e il 20,2% e di Alfio Marchini tra il 16,5 e il 19,9%. Mentre i due candidati sindaco si attesterebbero tra il 17,8 e il 21,2% la Meloni e tra il 17,3 e il 20,7 Marchini. Gli indecisi oscillerebbero, sempre secondo il sondaggio di Euromedia, tra il 43 e il 45 per cento. 

Maggio dei Monumenti Il Consiglio dell'Ordine organizza: "Il regno delle due Toghe"

Scuola Forense della Fondazione dell'Avvocatura Napoletana organizza: "Il regno delle due Toghe"

di Mario Setola




In occasione del “maggio dei monumenti”, il Consiglio dell’Ordine, unitamente alla Biblioteca “De Marsico” e la Scuola Forense della Fondazione dell’Avvocatura Napoletana per l’Alta Formazione Forense, hanno organizzato l’evento dal titolo “Il regno delle Due toghe, da Carlo di Borbone ad Enrico De Nicola” in Castel Capuano, dove le Stanze di Temi faranno da cornice a due mostre sulla storia del diritto e sulla storia dell’Avvocatura, esponendo i preziosi testi della Biblioteca e dell’Archivio Storico del Consiglio dell’Ordine.

Il percorso storico, tra le sale dell’antico Maniero ed i testi esposti nelle due mostre, sarà illustrato dagli allievi della Scuola Forense che fungeranno da ambasciatori della nostra tradizione e della nostra cultura.

In un momento di crisi profonda, la storia dell’Avvocatura Napoletana costituisce la più grande risorsa per affrontare, con fiducia, un futuro incerto e nebuloso.

Con questo animo, Ti invito a partecipare e scoprire la vera ricchezza dell’Avvocatura Partenopea.

UN "VIRUS" DA ELIMINARE Porro "cancellato" dalla Rai La durissima accusa a Renzi

Un "virus" da eliminare, Nicola Porro "cancellato": la durissima accusa a Renzi


di Enrico Paoli



Quando si dice l’ironia della sorte. La puntata di stasera di Virus, il programma di Rai Due condotto da Nicola Porro che l’azienda sembra fortemente intenzionata a chiudere tanto da aver sollevato un’ondata d’indignazione generale, s’intitola «Siamo un Paese insicuro». In effetti lo siamo, dato che nessuno ha la sicurezza di poter continuare a fare quel che fa, anche se lo fa bene. Il merito, insomma, non è di questa Italia. Figuriamoci dentro la Rai di Antonio Campo Dall’Orto, dove l’unico disegno seguito è quello di non disturbare il «manovratore», ovvero il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che stasera sarà ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, altro conduttore nel vortice delle polemiche per l’intervista al figlio di Riina, il capo dei capi di Cosa nostra. Ma questa è un’altra storia.

A mettere in piazza la storia di Virus epurato dal palinsesto Rai e di Porro parcheggiato nel limbro dei «vedremo» è il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri. «La trasmissione Virus non andrà più in onda», afferma il vice presidente del Senato, «quella di Porro è una presenza che aggiungeva un pizzico di pluralismo in una Rai appiattita sulle posizioni della sinistra e del governo. Né si venga a dire che l’azienda ha fatto proposte alternative a Porro perché si tratta di ipotesi risibili. Si tratta di un’epurazione a tutti gli effetti». E di «epurazione» parla la deputata azzurra Daniela Santanché. «Anche il governo Renzi, come i migliori regimi sovietici, toglie di mezzo l’informazione che ritiene scomoda», afferma l’esponente azzurra, «siamo al redde rationem: stanno venendo al pettine tutti i nodi e le storture delle nuove norme che lasciano troppo potere al governo e al direttore generale della Rai e niente al Consiglio di amministrazione». Preoccupati della scelta indicata da Campo Dall’Orto anche gli esponenti del Nuovo Centrodestra e di Scelta Civica. In ballo c’è il pluralismo dell’informazione. Un tema, quello della pluralità delle voci, che all’amministratore delegato non deve stare particolarmente a cuore, nonostante i richiami che arrivano anche dal Pd.

Nei giorni scorsi Michele Anzaldi, deputato dem e membro della commissione di Vigilanza, aveva sollevato proprio la questione dell’informazione. «Il grande assente del nuovo piano industriale della Rai è l’informazione, che rappresenta il cuore e la vera legittimazione del servizio pubblico», afferma il deputato del Partito democratico, «eppure è proprio l’informazione il campo su cui il servizio pubblico può e deve differenziarsi dalla concorrenza privata». Più chiaro di così. La Rai non deve togliere, semmai aggiungere, essendo Servizio pubblico. Il problema è che la logica dominante, sposata dall’amministratore delegato dell’azienda, è che la Rai deve essere al servizio del governo e non del cittadino. Porro ha saputo reggere il confronto quando doveva confrontarsi con Michele Santoro, in onda su La7, e si è sempre difeso bene nel match televisivo con Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita, altalenante fra la prima serata del lunedì e quella del giovedì. Ma tutto questo in Rai, in questa Rai non conta affatto.

Sarà pure un caso ma un altro conduttore poco allineato, tanto per usare un simpatico eufemismo, è destinato a ritrovarsi senza un programma da condurre nella prossima stagione. Certo, c’entra anche il fatto che la concorrenza lo ha definitivamente superato, martedì sera c’è stata un’altra netta vittoria per Giovanni Floris con il suo DiMartedì in onda su La7 che ha battuto Ballarò sia in share che in ascolto medio, ma non è la sola ragione per la quale Ballarò, il programma di punta di Rai Tre, nella prossima stagione non sarà condotto da Massimo Giannini. L’ex vice direttore di Repubblica, parlando a Dogliani ha detto che «questa non è la Rai, questa è l’Eiar (l’ente monopolista delle radiodiffusioni durante il periodo fascista, ndr)», dice il giornalista, «è un’altra cosa. Lo dico con assoluta trasparenza e serenità, non c'è un discorso ideologico in quello che sto dicendo, né un atteggiamento contro il governo o Renzi». No, non è solo una questione di share.

Il punto, ora, è che l’amministratore delegato della Rai, ad un anno dal suo insediamento, dovrà pur iniziare a spiegare cosa deve essere realmente la tv pubblica e se al posto dei talk show devono esserci solo spazi in cui il premier si auto intervista. Perché questa sembra essere la deriva.

IL PD CADE A PEZZI Schiaffo a Boschi e Renzi La big che se ne va / Foto

Unioni civili, la Marzano lascia il Pd



Come annunciato, Michela Marzano ha scritto al capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, per comunicare le proprie dimissioni dal gruppo. Una scelta, spiega la docente universitaria e filosofa nei passi della lettera riportata da Repubblica e postati dalla stessa Marzano su Facebook dettata dal voto sulle unioni civili. "Sui temi dei diritti e dell'etica ho sempre detto e difeso gli stessi valori e gli stessi principi. E non me la sento, oggi, di non essere coerente con me stessa e con le mie battaglie per opportunità politica".

Sulle unioni civili, continua la Marzono, "non si poteva forse fare diversamente e considero che sia importante per l'Italia avere finalmente una norma che garantisca e protegga le persone omosessuali. Aver però eliminato ogni riferimento a famiglia e familiare, parlando delle unioni civili come una semplice specifica formazione sociale, e aver stralciato la stepchild adoption rappresentano un vulnus per me difficile non solo da accettare, ma anche da giustificare pubblicamente".

Caivano (Na): Comunicato PD Giunta Monopoli Commissariata "Ulteriori spese per i cittadini"

Caivano (Na): Comunicato PD Giunta Monopoli Commissariata "Ulteriori spese per i cittadini"


Che Satira tira...

La nuova giunta Monopoli non riesce ad approvare il Bilancio Preventivo. Per la prima volta dal 1994, anno del nuovo sistema elettorale, il Presidente del Consiglio Comunale Del Gaudio è costretto a nominare un Commissario ad Acta, per redigere il Bilancio Comunale. Il paradosso è che una Giunta Tecnica di "Alto Profilo" nominata per garantire un "Valore Aggiunto " ai dirigenti comunali, mostra grande inefficienza e porta un altro onere al comune di Caivano, quello che si deve pagare al Commissario ad Acta nominato. Altro che "Valore Aggiunto " qua parliamo di altre "Spese Aggiunte" per i cittadini Caivanesi, dovute alla incompetenza e alla irresponsabilità della Giunta e del Sindaco Monopoli.