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sabato 26 dicembre 2015

La benedizione del Papa: "Basta guerre" L'appello su lavoro, immigrazione e Libia

La benedizione del Papa: "Speranza per i disoccupati. Basta con le stragi del terrore"




È stato un appello alla pace quello lanciato da Papa Francesco nella tradizionale benedizione Urbi et Orbi nel giorno di Natale da piazza San Pietro. Nell'anno del Giubileo della Misericordia, il pontefice ha richiamato l’attenzione sui conflitti nel mondo, con particolare attenzione a quello tra israeliani e palestinesi, ma anche agli indifesi come donne vittime di violenze e i bambini costretti a combattere come soldati. Dove nasce Dio, nasce la speranza - ha detto il papa - Lui porta la speranza. Dove nasce Dio, nasce la pace. E dove nasce la pace, non c'è più posto per l'odio e per la guerra. Eppure proprio là dove è venuto al mondo il Figlio di Dio fatto carne, continuano tensioni e violenze e la pace rimane un dono da invocare e da costruire. Possano Israeliani e Palestinesi riprendere un dialogo diretto e giungere a un'intesa che permetta ai due Popoli di convivere in armonia, superando un conflitto che li ha lungamente contrapposti, con gravi ripercussioni sull'intera Regione"

Guerre - “L'attenzione della Comunità internazionale sia unanimemente rivolta a far cessare le atrocità che, sia in quei Paesi come pure in Iraq, Yemen e nell’Africa subsahariana, tuttora mietono numerose vittime, causano immani sofferenze e non risparmiano neppure il patrimonio storico e culturale di interi popoli. Il mio pensiero va pure a quanti sono stati colpiti da efferate azioni terroristiche, particolarmente dalle recenti stragi avvenute sui cieli d'Egitto, a Beirut, Parigi, Bamako e Tunisi”.

Lavoro - "In questo giorno di festa, il Signore ridoni speranza a quanti non hanno lavoro, e sono tanti, e sostenga l'impegno di quanti hanno responsabilità pubbliche in campo politico ed economico affinché si adoperino per perseguire il bene comune e a tutelare la dignità di ogni vita umana".

Carcerati - "Il Signore doni particolarmente ai carcerati di sperimentare il suo amore misericordioso che sana le ferite e vince il male. Dove nasce Dio, fiorisce la misericordia. Essa è il dono più prezioso che Dio ci fa, particolarmente in questo anno giubilare, in cui siamo chiamati a scoprire la tenerezza che il nostro Padre celeste ha nei confronti di ciascuno di noi”.

Immigrazione - "Non manchi il nostro conforto a quanti fuggono dalla miseria o dalla guerra, viaggiando in condizioni troppo spesso disumane e non di rado rischiando la vita. Siano ricompensati con abbondanti benedizioni quanti, singoli e Stati, si adoperano con generosità per soccorrere e accogliere i numerosi migranti e rifugiati”.

La svolta nella strage dell'Airbus russo Annuncio da Mosca: "Ecco i colpevoli"

Airbus russo, la svolta. L'annuncio da Mosca: "Conosciamo i colpevoli"



Il capo del Servizio di sicurezza federale russo, Alexander Bortnikov, ha annunciato che il governo di Mosca ha individuato i colpevoli dell’abbattimento dell’aereo russo abbattuto sulla penisola del Sinai, in Egitto lo scorso ottobre. Nell’attentato morirono 224 persone e solo pochi giorni fa sono state aperte le scatole nere. I media  russi hanno riferito che il governo di Vladimir Putin non ha ancora reso noti i nomi dei presunti gruppi terroristici. L’annuncio però arriva poco dopo l’annuncio che Russia e Stati Uniti hanno trovato un accordo sui maggiori gruppi che devono essere considerati terroristi in Medi Oriente. Il dettaglio è stato confermato dall’agenzia Novosti, citando il vice ministro degli Esteri russo Gennady Gatilov

Terrore in sacrestia: picchiato un prete Rissa con i ladri, il furto la notte di Natale

Terrore in sacrestia: picchiato un prete. Rissa con i ladri, il furto la notte di Natale


Don Massimo Malinconi

Il parroco di San Pietro a Mezzana, a Prato, Massimo Malinconi, è stato aggredito e picchiato la scorsa notte, poco dopo la messa di Natale, da quattro persone vestite di nero e con il passamontagna in testa. Il prete li ha sorpresi sulla porta della canonica e avrebbe reagito ingaggiando una colluttazione. Uno dei quattro lo avrebbe minacciato con un cacciavite. I quattro, prima di essere sorpresi, hanno portato via le donazioni raccolte per i bimbi orfani dell'Africa. È stato lo stesso prete a raccontare della brutta avventura con un post sulla sua pagina Facebook: «Tornato ospedale con qualche punto in testa...è un po scioccato.....una brutta esperienza....erano vestiti con passamontagna e calzamaglia....qualche cazzotto l'hanno preso......il rammarico hanno rubato i sodi destinati ai bambini di kondoa....non tanti ma insomma». Il parroco è stato medicato all'ospedale per una ferita alla testa e contusioni e subito dimesso. Sul posto è intervenuta una volante della polizia.

Bechis smaschera papà Boschi: "Cosa ha fatto prima del crac Etruria"

Bechis smaschera papà Boschi: "Cosa ha fatto prima del crac Etruria"


di Franco Bechis
@FrancoBechis



Le cifre le ha fornite a memoria, senza nemmeno leggere gli appunti che si era preparata la notte prima, la stessa Maria Elena Boschi il giorno in cui si è difesa alla Camera dalla mozione di sfiducia presentata su Bancopoli dal Movimento 5 stelle. «Come è noto», ha spiegato il ministro dei Rapporti con il Parlamento, «io posseggo, o sarebbe meglio dire possedevo, 1.557 azioni di Banca Etruria che ho acquistato a un valore di poco inferiore a un euro ciascuna, quindi avevano un valore iniziale di circa 1.500 euro.

Anche i membri della mia famiglia hanno dei piccoli pacchetti azionari in Banca Etruria. Come consente la legge non hanno fornito informazioni sui loro titoli, ma sicuramente non si offenderanno se lo farò io oggi in questa aula. Mio padre possiede, o meglio possedeva, 7.550 azioni di Banca Etruria, mia madre 2.013, mio fratello Emanuele 1.847 e mio fratello Pierfrancesco 347».

In quel discorso c' era di sicuro un passaggio non corrispondente alla verità: la legge non consentiva a nessun membro della famiglia Boschi di nascondere le informazioni su quelle azioni. Non perché familiari di un membro del governo (lì possono invocare la legge sulla privacy), ma perché componenti il nucleo familiare di un «soggetto che svolge funzioni di amministrazione, di controllo o di direzione in un emittente quotato». Quindi quelle azioni non avrebbe dovuto rivelarle la Boschi in aula solo una volta messa spalle al muro sullo scandalo. Ma era obbligatorio rendere pubblico ogni acquisto e ogni vendita compiuto fra il 2011 quando papà Boschi è entrato nel consiglio di amministrazione della Banca popolare dell' Etruria, diventandone poi membro attivo del comitato esecutivo e vicepresidente nella primavera 2014, fino alla fine di gennaio 2015 quando è decaduto per il commissariamento deciso da Banca di Italia (e solo obbligatoriamente controfirmato dal ministero dell' Economia).

Bene, nella sezione internal dealing di Banca Etruria dove quegli acquisti/vendite di azioni dovevano essere registrati e resi pubblici, i conti non tornano. Nessuno dei pacchetti dei tre figli è stato registrato e reso pubblico, quindi c' è da supporre che gli acquisti siano avvenuti prima del 2011.

Mancano nelle dichiarazioni della figlia altri acquisti e sottoscrizioni da parte dei genitori comunicate invece al mercato, e c' è una grande differenza fra il possesso azionario di papà Boschi comunicato nelle varie relazioni sulla remunerazione degli amministratori fino a metà 2014 e quel dato finale fornito dalla figlia. Al mercato risultavano in possesso di papà Boschi, fra acquisti regolarmente comunicati, operazioni di raggruppamento di azioni intervenute e assegnazione gratuita di azioni in seguito ad aumenti di capitale, circa 20,5 mila azioni di Banca Etruria. Alla fine la figlia dice che ne deteneva 7.550.

Quindi devono essere state vendute sul mercato fra il mese di maggio 2014 e quello di febbraio 2015 le 13mila azioni che mancano. Dopo non sarebbe stato più possibile, perché insieme al commissariamento il titolo è stato sospeso dalle contrattazioni di Borsa e mai più trattato. Il momento della vendita di quelle azioni non è indifferente, al di là del fatto che nessuno può essere diventato ricco con quello. Ma in quel periodo ci sono stati due rialzi extra dei titoli. Il primo in seguito alla presentazione di un' offerta pubblica di acquisto dell' Etruria ufficializzato dalla Banca popolare di Vicenza a un euro per azione.

Fu proprio il cda di cui Boschi era vicepresidente a respingere quella proposta senza mai motivarne le ragioni, e senza convocare una assemblea degli azionisti per fare approvare la decisione. Il titolo crollò. Si è poi ripreso solo nella seconda metà di gennaio 2015 proprio grazie alle prime voci sul decreto Renzi che trasformava in società per azioni le banche popolari. In 15 giorni il titolo dell' Etruria mise a segno un rialzo record del 68%, doppio a quello registrato dalla migliore delle altre banche popolari coinvolte. Se papà Boschi avesse venduto la maggioranza del suo pacchetto in uno di quei due periodi avrebbe realizzato il meglio possibile di questi anni.

Quel che è certo è che nei bilanci di Banca Etruria sono segnalati i suoi acquisti di azioni: al momento della sua prima nomina ne possedeva appena 1.200. Nel 2012 ne ha acquistate sul mercato altre 9.460, senza vendere nulla. Nel 2013 altro acquisto di 8mila azioni, poi la comunicazione che 3.732 azioni erano state oggetto di operazione di «raggruppamento» e infine la comunicazione dell' arrivo di nuove 5.831 azioni provenienti da un aumento di capitale gratuito. Fra quegli acquisti e il risultato finale comunicato dalla figlia c' è appunto una differenza di 13mila azioni. I conti per altro divergono anche per mamma Boschi, Stefania Agresti, che risulta in Consob avere comunicato il 21 giugno 2013 l' acquisto di 8mila azioni Etruria ciascuna al prezzo di 0,5935. Non risultano vendite fino a maggio 2014. Da lì in poi il buio, perché la documentazione non è aggiornata. Ma se alla fine la figlia Maria Elena dice che mamma ha solo 2.013 azioni, insieme alle 13mila di papà debbono essere state vendute in quei 6-7 mesi a cavallo fra 2014 e 2015 anche 5.987 intestate alla signora Agresti in Boschi.

Terzo tema, anche qui non proprio indifferente rispetto all' andamento della vicenda. Sia papà che mamma Boschi risultano avere comunicato alla Consob la sottoscrizione di obbligazioni senior convertibili nel 2011. Titoli con il tasso fisso del 7%, assai superiore a quello delle famigerate obbligazioni subordinate.

Non grandi importi (fra 5 e 6mila euro), però con un rendimento interessante, e una caratteristica che oggi le differenzia da tutte le altre: la solvibilità. Perchè questi titoli, a differenza delle subordinate, non sono stati azzerati dal decreto del governo Renzi.

Belpietro, schiaffo europeo a Renzi: "C'è la prova: poteva salvare i conti"

Belpietro, lo schiaffo dell'Europa a Renzi: "C'è la prova: poteva salvare i conti"


di Maurizio Belpietro



Adesso c' è la prova. Il decreto salva banche, che poi come si è visto sembra più un salva-papà, non era l' unica strada per mettere in sicurezza i conti correnti dei clienti dei quattro istituti di credito sull' orlo del fallimento. C' era anche un' altra via, quella dell' intervento del fondo di tutela interbancario alimentato da contributi volontari e non obbligatori, ossia di quella rete di salvataggio che il sistema aveva steso trent' anni fa, dopo il fallimento del Banco Ambrosiano, a tutela dei risparmiatori. Purtroppo questa diversa via d' uscita non poteva garantire alle banche circa un miliardo di sgravi fiscali e dunque il governo per non scontentare gli istituti di credito ha preferito scontentare azionisti e obbligazioni delle banche in dissesto, trasformando i loro investimenti in carta straccia.

La prova dell' esistenza di un piano B l' ha fornita incautamente il governo che, dopo le polemiche dei giorni scorsi con cui si tendeva ad attribuire la colpa di quanto successo alla Ue, ha fatto filtrare il contenuto della lettera riservata che gli uffici dell' Unione hanno spedito a Palazzo Chigi tre giorni prima che si varasse il famigerato decreto. E si scopre che quando Matteo Renzi dice di essere stato costretto a intervenire, liquidando le vecchie banche e creandone di nuove da affidare alle cure di un pool di salvatori della patria, non la racconta giusta, perché la soluzione era a portata di mano, a patto però che fosse privata e non con i soldi dello Stato.

Nella missiva indirizzata a Roma, i commissari incaricati di seguire l' affaire in pratica scrivono che se lo Stato decide di garantire i depositi per ricapitalizzare una banca, l' intervento è soggetto alle regole Ue sugli aiuti di Stato e quindi scatterà la risoluzione europea, ma se l' intervento è privato, cioè se lo Stato non mette un euro, la Commissione non ci ficcherà il naso né pretenderà di sanzionare l' operazione. Tradotto: tocca all' autorità italiana decidere il da fare, l' importante è che Palazzo Chigi non apra il portafoglio e non usi quattrini pubblici.

La storia è dunque ben diversa da quella che ci è stata fin qui raccontata. Non era una strada obbligata quella imboccata dal governo. Volendo, se ne potevano percorrere altre, ovviamente a carico del sistema. Ma evidentemente al grosso delle banche di dover mettere mano al portafogli per salvare quattro istituti travolti dal crac non era una prospettiva che piaceva, dunque si è preferito liquidare Etruria, Banca Marche CariFerrara e CariChieti cedendo in blocco le attività a nuove entità, le quali, liberate dai crediti incagliati potevano essere finanziate da altre banche senza che queste dovessero passare sotto la tagliola di Bruxelles. Non solo: l' intervento di salvataggio potrà premiare i partecipanti con un recupero Ires che secondo stime oscillerà tra i 900 e 1200 milioni. Insomma, le banche con una mano mettono e con l' altra prendono.

Chi invece perde tutto sono gli azionisti e gli obbligazionisti, che sono i veri gabbati di tutta questa faccenda. Il sistema che ha inventato i derivati, i subordinati e i certificati si salva e può ricominciare da capo senza problemi. I risparmiatori che si sono fidati cascando nella truffa, al contrario si leccano le ferite. Per lo meno se le leccano coloro i quali non si sono lasciati prendere dalla disperazione, come il pensionato di Civitavecchia che dopo aver appreso di aver perso ogni risparmio si è impiccato.

E usando il sostantivo truffa non sbagliamo. Nel caso di Luigi D' Angelo, l' ex dipendente dell' Enel che aveva investito i propri risparmi in obbligazioni subordinate e alla fine di novembre si è ritrovato con un pugno di mosche, la Procura ha aperto un fascicolo con l' ipotesi di truffa ai danni del pensionato. Ipotizzando che chi gli abbia venduto i titoli non sia stato corretto nell' informarlo dei rischi che si stava assumendo con l' investimento.

Nel mirino ovviamente ci sono i famosi modelli di valutazione dell' investitore, questionari che vengono fatti sottoscrivere alla clientela senza che questa sia in grado di valutare ciò che sta firmando. In genere si tratta di documenti che mettono al riparo la banca da un' azione di responsabilità qualora ci siano perdite: di certo non mettono al riparo il risparmiatore. Nel caso di Luigi D' Angelo è molto difficile che un anziano impiegato fosse in grado di valutare che cosa il consulente gli stesse proponendo e quali fossero i pericoli di un investimento costituito al cento per cento di obbligazioni subordinate. Tuttavia questo, oltre che argomento da Procura, sarà argomento da approfondire con la commissione parlamentare d' inchiesta. Che, se mai vedrà la luce, avrà il compito di fare piena chiarezza su tanti misteri dei crac bancari italiani. Speriamo che il 2016 sia l' anno giusto per illuminare i fattacci.

venerdì 25 dicembre 2015

Un documento terrorizza il mondo: "Nel 2016 una epocale tragedia"

Un documento terrorizza il mondo: "Nel 2016 una epocale tragedia"



Che cosa ci aspetta, o che cosa ci potrebbe aspettare, nel 2016 che è alle porte? Una risposta, spaventosa, ha provato a darla l'autorevole agenzia di stampa Bloomberg, che ha recentemente pubblicato la Guida pessimista al mondo nel 2016. Un "gioco", se proprio così lo vogliamo chiamare, in cui si prova ad immaginare che cosa potrebbe andare male il prossimo anno. Previsioni, va da sé, basate sulla più stringente attualità.

Dunque, passiamo in rassegna i possibili orrori dei prossimi dodici mesi. Si parte dal Medio Oriente, dove le tensioni potrebbero esplodere, riportando il prezzo del petrolio oltre i 100 dollari al barile, con nefaste conseguenze per le nostre economie. Si passa poi nel Regno Unito, dove David Cameron potrebbe anticipare il referendum per uscire dall'Ue, e perderlo.

C'è poi la minaccia informatica: Bloomberg ipotizza che hacker russi e iraniani possano attaccare le banche occidentali, generando il caos. La Ue si potrebbe spaccare sui rifugiati, e il trattato di Schengen potrebbe tramontare: tornano le frontiere. E ancora, Israele, che potrebbe attaccare le postazioni nucleari in Iran: l'accordo tra Teheran e Stati Uniti potrebbe saltare.

Si continua con Vladimir Putin, che potrebbe mettere all'angolo Washington nella soluzione della crisi siriana e promuovere un regime favorevole a Mosca. Quindi Parigi, nel mirino non dei terroristi, ma del clima: potrebbero verificarsi fenomeni estremi legati ai fenomeni climatici. Si passa alle Americhe: in America Latina entrano in grave crisi Brasile, Venezuela e Argentina, il continente si avvia verso il declino. Infine, negli Usa, Donald Trump potrebbe diventare presidente.

Ipotesi, scenari, previsioni, altre plausibili ed altre meno. Circostanze quantomeno verosimili e alcune assai spaventose. Si pensi, infatti, a ciò che è accaduto nel 2015 e a cui nessuno, forse, avrebbe pensato: Charlie Hebdo, la crisi greca, la guerra in Ucraina, la dissoluzione della Siria, la crescita dell'Isis, i rifugiati, gli attacchi terroristici. Dunque, attenzione.

Renga cancellato. La rivincita di Ambra: nuovo amore (super-vip). Chi è / Guarda

Renga? Subito cancellato. La rivincita di Ambra Angiolini: la soffiata sul nuovo amore (super-vip). Chi è lui

Piergiorgio Bellocchio

La separazione da Francesco Renga, recentissima, la ha fatta piangere e disperare. Ambra Angiolini ferita per la rottura, insomma. Ma su Oggi si leggono indiscrezioni su una possibile e immediata "rivincita". Il rotocalco, infatti, lascia intendere che all'orizzonte ci sia un ritorno di fiamma. Si legge, infatti: "È vero che Ambra Angiolini, fresca di separazione da Renga, negli ultimi tempi ha rivisto l'attore Piergiogio Bellocchio con cui si dice abbia avuto un flirt in passato? Ah, saperlo...".