Visualizzazioni totali

lunedì 30 novembre 2015

All'Isis i soldi degli aiuti ai bambini Orrore italiano: il regalo al Califfo

Isis, l'Italia finanzia il Califfo con i soldi degli aiuti ai bambini


di Franco Bechis 



L’Isis è stata finanziata anche dall’Italia, e nel modo più insospettabile: attraverso le adozioni a distanza di bambini siriani organizzati da una Onlus che aveva aperto un conto in uno dei più importanti istituti di credito nazionali. Lo rivela un documento del Fatf (Financial action task force) inserito nelle cartelline dei partecipanti al recente G20 per spiegare i vari canali di finanziamento ormai accertati dello Stato Islamico. Se gran parte dei flussi finanziari arrivano dalla gestione e dal commercio sottobanco delle riserve di petrolio e gas, e altri importanti dai riscatti ottenuti per i rapimenti soprattutto di facoltosi cittadini iracheni o dal contrabbando di reperti archeologici, il flusso più continuo proveniente dall’estero è proprio quello che arriva dai fondi raccolti da Onlus e organizzazioni di carità.

E una scheda del rapporto che mette in guardia sul sistema di adozioni a distanza, che è stato utilizzato in maniera massiccia dai terroristi islamici, racconta una storia tutta italiana: «Su un conto di una importante banca del Nord Italia aperto da una Onlus per attività di carità fra cui l’adozione a distanza in Siria, sono affluiti versamenti cash e bonifici bancari - la maggiore parte per piccoli importi, inviati da migliaia di persone fisiche e talvolta giuridiche italiane ed europee. Una volta accreditati quei fondi, sono stati inviati in Turchia, dove avrebbero dovuto essere ritirati e impiegati per il loro legittimo utilizzo. La maggiore parte dei versamenti infatti portavano come causale “adozione”. Le indagini successive hanno individuato fra i vari versamenti anche quelli effettuati dall’uomo che poi ha avuto la disponibilità di tutti quei fondi: un membro di un gruppo radicale costituito nel Nord Italia per reclutare combattenti radicali. Secondo l’inchiesta finanziaria compiuta l’uomo, che successivamente sarebbe morto in un combattimento in Siria, aveva utilizzato quella Onlus come mezzo insospettabile di trasferimento fondi per finanziare la sua organizzazione terroristica».

Il sistema pizzicato in Italia secondo gli esperti finanziari del G20 è assai diffuso in tutta Europa. Non potendo utilizzare canali intercettabili di finanziamento, sono molte le Onlus che vengono utilizzate con questo obiettivo, quasi sempre con lo scopo apparente di aiutare i rifugiati siriani nei campi profughi della Turchia. In un caso la polizia francese aveva chiesto ai colleghi turchi di fermare tre Tir che stavano per partire in direzione della Siria ufficialmente con aiuti da portare alla popolazione sotto la bandiera di una altra organizzazione caritatevole, ma il sospetto era che avessero a bordo attrezzature e perfino armi destinati ai terroristi filo Isis. «Le autorità turche risposero», spiega il documento Fatf, «dicendo di non potere fermare più quei Tir perchè la legge turca non dava loro il potere di farlo».

Capita anche che i vertici delle Onlus siano infiltrati da terroristi, ma non siano consapevoli di esserlo e nemmeno dei percorsi seguiti poi dai fondi raccolti per iniziative umanitarie. Anzi, talvolta parte dei soldi raccolti viene effettivamente utilizzata per gli scopi benefici istituzionali, e parte invece viene dirottata a capi dell’Isis. Un caso del genere è stato scoperto in Francia, dove una Onlus fondata nel 2012 ha iniziato a raccogliere fondi per progetti umanitari in Siria e nei Territori palestinesi. Dopo una campagna pubblica di raccolta nell’agosto 2013 la Onlus ha portato due ambulanze in Siria con materiale medico e fondi per iniziare la costruzione di un ospedale. Sono state pubblicate su Facebook le foto della consegna delle ambulanze anche per dare prova ai benefattori di come venivano utilizzati i loro fondi. Un mese dopo altra raccolta fondi promossa attraverso i social network per i campi profughi siriani in Turchia. Questa volta la polizia francese che aveva ricevuto una soffiata, ha fermato all’aeroporto di Parigi un gruppo di volontari di quella Onlus. Ognuno di loro aveva una bolla di accompagnamento per giustificare il passaggio di 6mila euro, ma ognuno ne aveva con sé 9.900. L’extra, ha poi appurato l’indagine, veniva trasferito a mano in Turchia a militanti dei gruppi terroristici siriani affiliati all’Isis. Nel novembre del 2014 dopo la lunga indagine sono stati bloccati tutti i conti della Onlus, e arrestati in Francia due dirigenti per associazione con il terrorismo islamico.

Altre organizzazioni umanitarie si sono rivelate finanziatrici dei combattenti dell’Isis con utilizzo di tecniche molto raffinate. Si va dal trasferimento via Skype del numero di carte prepagate di varia natura (telefoniche, Apple e varie) per effettuare acquisti via Internet al trasferimento di fondi con monete virtuali come i bitcoin. Sulla moneta virtuale gli Stati Uniti hanno pizzicato e processato già condannandolo a 11 anni di prigione il capo della organizzazione «Bitcoin per l’Isis», Ali Shurki Amin, che aveva utilizzato tutti i social network per dare ai terroristi le istruzioni su come utilizzare quei fondi virtuali una volta ricevuti. Amin aveva raccolto fondi anche con una falsa Onlus, trasferiti all’Isis grazie alla collaborazione di una volontaria «teenager della Virginia inviata in Siria nel gennaio 2015».

Sulle Onlus è scattata la stretta in gran parte dei Paesi occidentali, ma non in Italia. Il rapporto annuale sui rischi terroristici diffuso dal governo Usa mette il dito proprio su quella piaga: «L’Italia ha numerose debolezze che rendono il suo sistema assai permeabile dagli abusi di protagonisti del crimine. Per esempio l’Italia non obbliga le Onlus come avviene in molti altri Paesi a inviare rapporti immediati su transazioni sospette come avviene per le società private in base alla legge antiriciclaggio italiana. Non solo, ma l’Italia in aggiunta non distribuisce di routine alle proprie istituzioni finanziarie la lista aggiornata compilata dalle Nazioni Unite dei terroristi e delle organizzazioni al bando». Ed è più facile per gli amici dei terroristi fare arrivare aiuti e fondi proprio dall’Italia.

I No-global amici dei terroristi Guerriglia a Parigi contro la Polizia

Parigi, scontri tra polizia e anarchici e ambientalisti: distrutti gli omaggi alle vittime delle stragi




A Parigi torna la tensione. Oggi, domenica 29 novembre, è il giorno della marcia (non autorizzata) di protesta ambientalista, vietata per motivi di sicurezza. I manifestanti, però, non hanno rinunciato: su Place de la Republique attivisti e cittadini prima hanno allineato mocassini, stivaletti e scarpe (tra le quali quelle di Papa Francesco), dando vita a una protesta pacifica e silenziosa. Nel primo pomeriggio, però, la situazione è sfuggita di mano.

Gli scontri - Le forze dell'ordine hanno reagito all'assembramento del corteo non autorizzato con un ripetuto lancio di lacrimogeni. Dunque anarchici, anti-capitalisti e ambientalisti hanno risposto lanciando ogni tipo di oggetto, e gli agenti li hanno respinti con piccole cariche di alleggerimento. Gli scontri sono subito saliti d'intensità: in centro, a Parigi, ancora guerriglia. Non per gli attacchi terroristici, ma per l'insensata iniziativa di un gruppo di contestatori, uniti nella protesta contro l'apertura di COP21, la conferenza mondiale sul clima che si tiene nella capitale francese.

Lo sfregio - Non paghi, i manifestanti hanno anche distrutto gli omaggi alle vittime delle stragi parigine, utilizzati come armi da scagliare contro la polizia.

L'appuntamento - Il corteo era stato vietato per ovvi motivi di sicurezza, dopo la strage del Bataclan e dei ristoranti parigini. I manifestanti sono stimati tra i 4.500 e i 10mila. Lì'apertura della conferenza si terrà nel pomeriggio, con l'arrivo dei delegati di 193 Paesi e di oltre 150 leader e capi di Stato. I lavori, che inizieranno lunedì mattina, proseguiranno fino all'11 dicembre. In ballo un nuovo accordo globale sulla lotta ai cambiamenti climatici.

Attacco islamico durante il Giubileo Renzi vuole oscurare internet

Il piano di Renzi: internet oscurato in caso di attacco terroristico




Si concentra sui social network e sulle comunicazioni cibernetiche l'attenzione del governo sul fronte dell'antiterrorismo. Il ministro della Giustizia Orlando lo ha fatto sapere appena qualche giorno fa. Ma, se si pensa allo scenario peggiore, ovvero a quello di un attacco terroristico su territorio nazionale, magari nel corso del Giubileo che il papa ha aperto oggi nel corso del suo viaggio in Africa, le misure adottate dal palazzo Chigi nell'emergenza potrebbero essere assai più drastiche. Qui la strada scelta per il prossimo futuro è quella di accentrare le decisioni a palazzo Chigi. In casi estremi potrà persino decidere di oscurare temporaneamente le comunicazioni web. Che il tema stia a cuore al premier lo si capisce anche dal fatto che ieri ha ripetuto il concetto della centralità della sicurezza informatica: "Stiamo cercando di insistere con la cyber-security, ecco perché stiamo cercando di valorizzare di più e meglio le nostre forze dell' ordine, ma non dobbiamo chiuderci in un fortino".

L' idea di fondo è che a prendere le decisioni emergenziali debba essere prima di tutto Palazzo Chigi. Sta al premier, insomma, l' ultima parola o il comando decisivo. «Mentre era allo stadio, appena saputo dell' assalto in corso, Hollande ha dato disposizioni anche su come agire sulla rete», è il ragionamento che si ripete in ambienti di intelligence.

domenica 29 novembre 2015

"RENZI? CHIAMIAMO IL 118" Cacciari demolisce il premier: perché andrebbe ricoverato

Massimo Cacciari contro Matteo Renzi: "Isis? Manca una strategia. I 500 euro ai 18enni? Chiamiamo il 118"




Parla il professor Massimo Cacciari, e per Matteo Renzi son dolori. Si parla del non-intervento italiano contro l'Isis, e l'ex sindaco mostra di avere le idee chiare: "Non è questione di prudenza. Qualsiasi persona sensata dice da tempo che contro un avversario così complesso, l'Isis, serve una strategia altrettanto complessa - premette -. L'intervento militare può essere solo un aspetto della strategia, che però manca. All'Europa, all'Occidente e anche all'Italia".

Dunque, all'attacco contro il premier: "Stiamo dicendo che le bombe non bastano, ma non indichiamo una strada. Ci siamo accodati a una politica sbagliata nei confronti della Russia, che sta creando difficoltà a non finire sul fronte anti-Isis". Insomma, tutti hanno le idee confuse, Renzi compreso. Dunque un altro allarme: "A noi - spiega Cacciari - è andata un po' meglio degli altri perché finora, ringraziando Iddio, non abbiamo subito attentati. Ho dubbi che la nostra intelligence o che il nostro ministro degli Interni siano migliori di quelli francesi, penso piuttosto alla funzione protettiva che svolge il Vaticano: altro che bersaglio".

Poi, il filosofo sposta il mirino sulle ultime misure del governo, in particolare sull'idea del "bonus" di 500 euro ai 18enni: "Se per cultura Renzi intende dare 500 euro ai diciottenni - commenta tranchant - chiamiamo il 188. Se invece intende investire in ricerca, università, diritto allo studio, che in questo Paese manca terribilemente, fa benissimo". Per Cacciari, dunque, Renzi è (quasi) da ricovero.

Dopo 27 anni, la rivelazione sul Trap Siluro di Altobelli: "Sapete che il mister..."

Alessandro Altobelli accusa Giovanni Trapattoni: "È lui che non mi volle più. Me ne andai per colpa sua"




Uno dei più grandi attaccanti di sempre, della storia dell'Inter e del calcio italiano, Alessandro "Spillo" Altobelli, compie sessant'anni. Tecnico, elegante e velenoso con i suoi piedi, ha passato ben undici stagioni all'Inter, 466 presenze e 209 gol, uno Scudetto e due Coppe Italia, competizione nella quale detiene tutt'ora il record del miglior marcatore nella storia con 56 reti realizzate in 93 presenze. Un vero cuore nerazzurro, nonostante un'annata polemica passata alla Juve. Ma su questo passaggio della sua carriera, Spillo, ora, vuole mettere le cose in chiaro: "Diciamolo con chiarezza io non volevo certo andare via dall'Inter. È stato Trapattoni che non mi voleva più: non andavo d'accordo con lui, giocai l'Europeo in Germania e rimasi per tre mesi senza squadra finché arrivò la Juve. Ma io mai e poi mai sarei andato via dall'Inter". Una confessione con un pizzico di rammarico, che brucia ancora, dopo 27 anni.

Hamilton, gli revocano il titolo? Motore truccato, il grosso guaio

Lewis Hamilton, indagine sulla sua power unit: la Fia potrebbe revocargli il titolo di campione del mondo




Questo weekend, ad Abu Dhabi, cala il sipario sulla stagione di Formula 1, ancora dominata dalla Mercedes. Lewis Hamilton, da tempo, è campione del mondo. Ma il suo titolo, si apprende, è "sotto indagine". Già, perché un "colpo burocratico" potrebbe sottrarre la vittoria al britannico. Il colpo di scena è della Fia, che secondo il molto ben informato Motor und sport ha avviato una serie di controlli approfonditi sulla Power unit del pilota, nello specifico su quella montata nel Gp di Austin in cui si è laureato campione del mondo (stando alle indiscrezioni, sotto indagine ci sarebbe anche il motore utilizzato da Sebastian Vettel a Singapore). La Federazione vuole essere certa, nel dettaglio, che la parte termica non si astata modificata: pena, la squalifica, come da regolamento. Hamilton, dunque, rischia di aver festeggiato con troppo anticipo un titolo che potrebbe essere assegnato a tavolino al compagno di squadra e rivale, Nico Rosberg, secondo in classifica mondiale. Un'ipotesi piuttosto remota, secondo i beninformati, ma che comunque esiste. Un'ipotesi che creerebbe un putiferio. Comunque sia, entro il 4 dicembre, verrà sciolta la riserva sul caso.

Renzi abbandonato da una fedelissima Colpa di un dispetto in Aula / Chi è

Renzi abbandonato da una fedelissima. Tutta colpa di quel dispetto in Aula




Giovanna Martelli, deputata del Partito democratico e consigliere per le pari opportunità del governo, ha lasciato il gruppo Pd alla Camera e si è iscritta al gruppo Misto. La parlamentare dem ha spiegato di voler lasciare il gruppo del Partito democratico e passare al Misto, perché le era stata negata l’autorizzazione a votare prima del suo turno. Mercoledì, quando si votava per l’elezione di tre giudici della Consulta, Martelli avrebbe chiesto di poter anticipare la sua votazione rispetto alla chiama per prendere parte a un’iniziativa legata alla giornata contro la violenza sulle donne. Ma l’autorizzazione sarebbe stata negata per dare la precedenza ad altri parlamentari che, sempre secondo quanto si apprende, avrebbero addotto motivi di salute. 

Reazioni -  "La fuoriuscita di Giovanna Martelli, consigliere di Matteo Renzi per le Pari Opportunità, dal gruppo parlamentare del Partito democratico pone un quesito di notevole importanza. Cosa accadra’ nel settore della tutela dei diritti, nella difesa dell’uguaglianza e di tutte le tematiche legate alla sfera delle Pari Opportunita’? Quest’esecutivo ha già dimostrato un gravissimo disinteresse verso quest’ambito d’azione", afferma in una nota Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia alla Camera dei deputati.