Tari, stangata da 10 miliardi sulla monnezza
di Antonio Castro
Per essere rifiuti li paghiamo (e li pagheremo) sempre più a peso d' oro per smaltirli. Sia quelli che produciamo a casa, sia quelli che vengono realizzati nei processi produttivi delle imprese. La sostanza è che la Tari (la tassa sui rifiuti che dal gennaio 2014 ha assorbito e sostituito Tarsu e Tares) è aumentata (la media d' incremento nazionale è dell' 1,5/2%), e continuerà a crescere.
I tagli ai trasferimenti alle amministrazioni locali, l' evasione dal pagamento del tributo, e la necessità di fare cassa, hanno fatto lievitare la tariffa comunale per lo smaltimento dei rifiuti. E gli italiani negli ultimi due anni si sono trovati con una tassazione locale minore che è letteralmente esplosa: dai 60 euro che si pagano a Fermo (appartamento di 100 mq con tre residenti), agli oltre 523 euro l' anno che si sborsano a Cagliari (ed è pure scesa del 6,4% l' imposta 2015 rispetto al 2014).
Nel mezzo ci sono tutte le sfumature (e tutte le variazioni possibili). A prendersi la briga di analizzare tutte le possibili varianti dell' imposta - ripartita e aggregata per 104 province - ci ha pensato Ref Ricerche, pensatoio di analisi che ha realizzato per il Sole 24 Ore un approfondimento. L' analisi ha fatto emergere che la gestione dei rifiuti a livello nazionale (costo aggregato circa 10 miliardi), è coperto per il 99,5% dalla tassazione dei cittadini. Insomma, lo Stato ci rimette veramente poco in questo caso per sanare la differenza. Salta anche fuori che mediamente per "gestire" un chilogrammo di rifiuti sborsiamo 0,33 centesimi. Anche se la differenza tra il costo sostenuto al Nord e quello pagato nelle regioni meridionali, ovviamente, varia: al Nord - secondo l' analisi Ref - si pagano in media 30 centesimi, mentre al Centro come al Sud il costo/chilo supera i 37 centesimi di euro.
Perché, principalmente la variazione tariffaria è imputabile alla diffusione della differenziata. Nei comuni e nelle province dove è più sviluppata, spesso (ma non sempre) il costo al chilogrammo scende. A Salerno (dove la raccolta differenziata supera il 65%), una famiglia tipo paga la bellezza di 493 euro in media, non proprio un premio per uno dei pochi comuni del Sud ad avere adottato percentuali nordiche di differenziata. Insomma, il prelievo in aumento (solo una quarantina di comuni hanno deliberato riduzioni delle tariffe), nonostante la crescita della differenziata, dimostra che i sindaci usano come un bancomat - in mancanza di altre risorse finanziarie certe - anche la tassa sui rifiuti.
Se le famiglie boccheggiano tra aumenti e bollette folli, non se la passano certo meglio le imprese che - sempre stando all' analisi Ref - hanno visto crescere, e non di poco, la tariffa tra il 2012 ed oggi. E nonostante qualche limatura recente il bilanciamento tra rincari e riduzioni non basta a riportare l' imposta ai livelli di 3 anni fa.
La sostanza è che per far quadrare i conti i sindaci hanno spremuto dove hanno potuto, con un ventaglio tariffario che passa dai 2,54 euro al metro quadrato, agli oltre 18,23 euro (sempre per un metro quadrato di rifiuti). Resta da chiedersi - come hanno fatto alla Confesercenti giusto qualche giorno fa - se quest' esplosione tariffaria sia giustificata poi dall' effettivo servizio reso. Nel 2015, tanto per fare un esempio, il costo per la fornitura idrica alle famiglie è lievitato dell' 8,8% (rispetto al 2014), e in quattro anni è addirittura lievitato del 36,6%. Considerando complessivamente tutte le utenze - stima la Confederazione - quest' anno le famiglie pagheranno il 10% in più rispetto a quattro anni fa (9,6%) e lo 0,9% in più rispetto al 2014.
Per le famiglie la tassa sui rifiuti nel 2015 è salita del 2%. Il record va a Cagliari con 523 euro. A Napoli, sommersa dall' immondizia, si sborsano quasi 500 euro. Salasso in crescita anche per le aziende. Ecco l' elenco dei capoluoghiStangata da 10 miliardi sulla monnezza.