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lunedì 24 agosto 2015

MARÒ, OGGI LA SENTENZA L'Italia: "Girone torni a casa" L'India: "Non è un ostaggio"

Marò, oggi la sentenza del Tribunale del mare, l'Italia: "Girone è ostaggio", l'India: "Offensivo"




Il Tribunale internazionale del mare decide la sorte del procedimento nei confronti dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati in India dell’omicidio di due pescatori nello Stato indiano di Kerala. La sentenza della corte, presieduta ad Amburgo dal giudice Vladimir Golitsyn, sarà annunciata alle 11 di oggi. Il Tribunale si pronuncerà sulla giurisdizione nel caso dei marò, sulle misure cautelari che li riguardano, il rientro in patria del primo e la permanenza a casa del secondo per curarsi.

La battaglia in aula - Le prime due udienze si erano tenute il 10 e 11 agosto scorsi. Subito è stato scontro, senza esclusione di colpi, tra Roma e New Delhi. Salvatore Girone è "ostaggio" dell’India e Massimiliano Latorre è "a rischio della vita", se fosse costretto a ritornare in India. E l’India ha replicato: "Definire Girone ostaggio è offensivo e inopportuno". Latorre e Girone "non sono stati ancora tecnicamente incriminati di alcun reato" dalla giustizia indiana, ma l’India "dimostra - secondo l’ambasciatore Francesco Azzarello - di disprezzare il giusto processo" considerandoli "già colpevoli con un atteggiamento che esemplifica al meglio l’impasse attuale". Girone quindi è "ostaggio" dell’India, secondo il governo italiano, che ha attivato la procedura di arbitrato internazionale il 26 giugno scorso e chiede "misure cautelari" urgenti a tutela dei marò, finchè non si sarà espressa la Corte arbitrale dell’Aja: il ritorno in patria del fuciliere che si trova ancora in India; la permanenza di Latorre in Italia per curarsi dall’ictus che lo colpì nell’ambasciata d’Italia a New Delhi; la sospensione delle procedure della giurisdizione indiana a carico dei marò, nel contesto e fino alla conclusione del procedimento arbitrale.

La posizione indiana - New Delhi ha insistito sulla propria posizione. "Descrivere il sergente Girone come un ostaggio è del tutto inappropriato e offensivo ed è dimostrato dal fatto che a entrambi i marò è stato consentito di tornare due volte in Italia", ha affermato il team legale indiano, che si è detto "sorpreso" dell’Italia che descrive i due marò come vittime: "le vere vittime sono i due pescatori uccisi e le loro famiglie che ancora soffrono». Quindi l’Italia è «in malafede e inaffidabile".

La sentenza - Le decisioni del Tribunale sono definitive e obbligatorie per i due Stati coinvolti dalla controversia. Ma la Corte arbitrale dell’Aja, a cui si è rivolta l’Italia, una volta operativa potrà comunque decidere sulla vicenda ed eventualmente ribaltare le decisioni dell’Itlos. Procedimento che potrebbe anche durare qualche anno

Lo studio: 4 acquisti con carta di credito bastano per risalire alla tua identità

Lo studio, bastano 4 acquisti con la carta di credito per scoprire chi sei




Bastano quattro acquisti con la carta di credito per scoprire l'identità del suo possessori. E' il risultato di uno studio pubblicato s Science e ripreso da Focus onlòine. Yves-Alexandre de Montjoye, scienziato informatico del MIT di Boston ha analizzato, insieme ai colleghi della Aarhus University in Danimarca, tre mesi di estratti conto di carta di credito di 1,1 milioni di utenti anonimi in una non meglio specificata nazione industrializzata. La maggior parte delle persone, il 90% è risultato individuabile dopo solo quattro acquisti (a seconda della merce comprata e anche della località in cui ha effettuato la spesa). In pratica incrociando tutti questi dati è stato possibile ricondurre l'avatar elettronico del compratore, per esempio al suo nome . 

Informazioni utili -  Se poi si riesce a scoprire altri dati, come il prezzo esatto pagato per un acquisto in un determinato negozio, la possibilità di risalire all'identità di un solo compratore su 1,1 milioni di persone del 22%. Ma se questo soggetto pubblica tweet, fotto su instagram e si tagga in un luogo, diventa ancora più facile.

RIVELAZIONE DI SOCCI Il piano politico del Papa

Antonio Socci: ecco il piano politico di Papa Bergoglio


di Antonio Socci



Al coraggioso titolo di Libero di ieri ("Il partito del Papa. La svolta politica del Vaticano"), va aggiunto solo un concetto: una cosa è il partito di Bergoglio (che fa i suoi danni, ma tramonterà con lui), un'altra cosa è la Chiesa cattolica. L'ha giustamente notato in queste ore Matteo Salvini nella polemica con monsignor Galantino. E in controluce l'ha fatto capire anche la durissima intervista di Giovanni Sartori, il re dei politologi: «Per me, è una sciagura questo Vaticano che straparla. Se ne infischiano dei fatti veri e pensano a queste cosucce». Sartori ha sempre detto peste e corna della politica italiana, ma al partito bergogliano dice: «Il politologo fallo fare a me… tu occupati delle cose di cui si occupano i preti».  Quali sarebbero i «fatti veri» di cui i preti dovrebbero occuparsi? Sartori è impietoso: «Per due anni» - dice - quelli della «Chiesa di Bergoglio non hanno fiatato sugli stermini dei cristiani, sulle stragi dei cattolici in Africa e nel resto del mondo, sulla continua persecuzione dei curdi. Pensino a quelle cose lì e lascino perdere i temi che non competono a loro».

È vero che ci sono casi clamorosi di cristiani condannati a morte per la fede - come Asia Bibi o Meriem - su cui Bergoglio si è sempre rifiutato di parlare. Ma sul tema generale degli stermini dei cristiani ha parlato diverse volte. Tuttavia lo ha fatto sempre con molto ritardo, in modo generico, senza nominare le cause o condannare i carnefici e addirittura - quel che è peggio - delegittimando l' ipotesi di interventi di «polizia internazionale» a protezione delle popolazioni minacciate di strage (interventi che erano richiesti disperatamente dai vescovi di quei luoghi). Quando Bergoglio tiene a un tema ne parla in modo accorato, vigoroso, continuo e tagliente, come per l' immigrazione che noi - secondo lui - dovremmo accogliere in blocco e senza fiatare, pagandone i costi. Niente del genere si è visto in difesa dei cristiani massacrati. Del resto non ha mai lesinato parole di stima verso il mondo musulmano arrivando pure a pronunciare concetti ecumenici di dubbia ortodossia.

Le tardive e generiche parole spese per le comunità cristiane perseguitate non sono nemmeno paragonabili all' impegno che ha profuso - ad esempio - sull' ecologia.Per difendere la sopravvivenza di «alghe, vermi, piccoli insetti e rettili» ha scritto un' enciclica, ma per i cristiani perseguitati no. Ha indetto per il 1° settembre una giornata mondiale di preghiera per l' ecosistema, ma per i cristiani massacrati no (e sono il gruppo umano più perseguitato del pianeta). Ovviamente nell' enciclica ecologica non si è occupato solo di vermi e rettili, ma ha anche tuonato contro l' uso dei bicchieri di plastica e dei condizionatori d' aria (che lui però adopera a Santa Marta). Invece tuoni e fulmini contro i massacratori dei cristiani non li lancia mai. Perché il partito di Bergoglio interviene a gamba tesa contro i politici italiani, ma non contro i regimi islamisti o comunisti dove i cristiani sono in croce?

«La verità è che è più facile (cioè più comodo, nda) sparare sui politici che difendere i cristiani», tuona Sartori che dice di Bergoglio: «È un argentino furbacchione e avrebbe immense questioni su cui concentrarsi». In effetti Sartori pone al Vaticano questioni drammatiche: «È più importante parlare dell' harem dei partiti, del governo e del Parlamento o delle guerre di religione che divampano sul pianeta terra?». Per la Chiesa cattolica è più importante occuparsi dei suoi perseguitati. Ma per il partito di Bergoglio pare di no. E questo - per dirla col politologo - espone «la Chiesa alle brutte figure che sta facendo». Il partito di Bergoglio (che non si cura di fede e dottrina) è concentrato sulla politica, ma non solo italiana. Vogliono costruire per Bergoglio una sorta di leadership politica mondiale delle sinistre no global ed ecologiste, come peraltro i reduci della Sinistra italica ripetono (uno per tutti Bertinotti, fan di Bergoglio).

Ecco il motivo della riabilitazione e glorificazione a Roma di quella vecchia e disastrosa Teologia della liberazione che Giovanni Paolo II e Ratzinger avevano giustamente condannato. Ma l' evento che ha meglio chiarito questo progetto - anticipato nel 2014 dall' incontro in Vaticano con i movimenti no global (c' era pure il Centro sociale Leoncavallo) - è stato il recente viaggio di Bergoglio in Ecuador, Bolivia e Paraguay. Sandro Magister ha notato che in questo viaggio «Francesco non ha nascosto la sua simpatia per i presidenti populisti dei primi due Paesi, mentre col terzo, conservatore, ha mostrato freddezza, fino a rimproverarlo pubblicamente di un crimine mai commesso, clamorosamente equivocato dal papa».

Del resto l' immagine emblematica di tale viaggio è stata la "Falce e Martello" (con crocifisso annesso) che Bergoglio non solo ha accettato in dono da Morales (portando tutto in Vaticano), ma che - nella riproduzione su medaglione - ha addirittura tenuto al collo davanti ai media di tutto il mondo. E al collo - sempre dono di Morales - ha tenuto pure il tradizionale contenitore boliviano di foglie di coca. Cose mai viste. Inoltre in quel viaggio è stato esplicitato il «manifesto politico di papa Bergoglio». Come ha riferito Magister, è accaduto col discorso di Santa Cruz «ai "movimenti popolari" no global dell' America latina e del resto del mondo, da lui convocati attorno a sé per la seconda volta in meno di un anno… in entrambi i casi con in prima fila il presidente "cocalero" della Bolivia Evo Morales». Il centro di questo «manifesto» di Bergoglio è stato ben spiegato da un suo confratello gesuita, padre James V. Schall, già docente di filosofia politica alla Georgetown University di Washington: «Per quanto io possa giudicare, in questo peculiare discorso non troviamo quasi più traccia dell' attenzione cristiana per la virtù personale, la salvezza, il peccato, il sacrificio, la sofferenza, il pentimento, la vita eterna, né per una perenne valle di lacrime. Peccati e mali sono trasformati in questioni sociali o ecologiche che richiedono rimedi politici e strutturali». 

Il messaggio è arrivato forte e chiaro. Il 13 marzo scorso a Buenos Aires, al Foro Internacional della contestazione anticapitalista, hanno parlato - scrive Magister - «Leonardo Boff, teologo della liberazione convertitosi alla religione della madre terra, l' italiano Gianni Vattimo, filosofo del "pensiero debole", e l' argentino Marcelo Sánchez Sorondo, arcivescovo cancelliere delle accademie pontificie delle scienze e delle scienze sociali e gran consigliere di papa Bergoglio. Applauditissimo e con al fianco un compiaciuto Sánchez Sorondo, Vattimo ha perorato la causa di una nuova Internazionale comunista e insieme "papista", con Francesco come suo indiscusso leader».

Però più che comunista Bergoglio è peronista, con il mito teologico del popolo e la "furbizia" che lo porta a lanciare strali generici contro il capitalismo e la finanza, ma - per esempio - senza mai attaccare precisamente nessuno, né il Fondo monetario internazionale, né la Banca centrale europea, né gli Stati Uniti. Anzi, Obama è il primo grande fan e sponsor di Bergoglio, il quale evita di accuratamente («chi sono io per giudicare? ») di attaccare la fanatica politica laicista dello stesso Obama che sulla vita, la famiglia o il gender, è frontalmente contro la Chiesa cattolica.

Ma - come dicevo - il partito di Bergoglio è una cosa, la Chiesa cattolica è un' altra. Sono realtà contrapposte? Di fatto Bergoglio picchia duro sui punti di rinascita della fede (per esempio contro Medjugorje o i Francescani dell' Immacolata o i vescovi e i cardinali ratzingeriani). Inoltre, con il Sinodo, ha messo una sorta di bomba a orologeria sotto la cattedrale dottrinale del cattolicesimo. Ha perfino dichiarato a Scalfari che «non esiste un Dio cattolico». Esiste Bergoglio. E il suo partito.

domenica 23 agosto 2015

Caivano (Na) - Meritocrazia, Nicola Semplice: In questo Paese non esiste

Caivano (Na) - Meritocrazia, Nicola Semplice: In questo Paese non esiste


Nicola Semplcie
Giovane disoccupato 

La meritocrazia a Caivano esiste solo a parole. Un nuovo indice misura la meritocrazia in Italia e toglie di mezzo una bella patina di melassa nella narrazione del nostro Paese. Siamo la peggiore delle nazioni europee monitorate dal “meritometro” del Forum della Meritocrazia, per almeno sette aspetti: libertà, pari opportunità, qualità del sistema educativo, attrattività dei talenti, struttura delle regole, trasparenza e mobilità sociale. Parole impegnative, che lo studio inquadra e definisce, assieme a una serie di parametri che sono stati adottati per misurare la loro applicazione in Italia. Le fonti sono autorevoli e vanno dall’Ocse all’Eurostat, dall’indice di Trasparency.org sulla corruzione.

Ma restiamo coi piedi per terra, insomma, nella nostra amata Caivano, dove a vincere affidamenti diretti e pseudo concorsi sono amici di amici, compari e comparielli. A parlare al nostro blog, è nuovamente il giovane disoccupato, Nicola Semplice, che denuncia quanto segue: "Non è possibile, non se ne può più! Ho un attestato diploma Osa (Operatore Socio Assistenziale) e tante altre qualifiche, ma quando escono i bandi al Comune di Caivano, a vincere sono sempre gli stessi. Mai, da anni, riesco a ricevere una sola chiamata, forse perchè non appartengo a nessuna lobby?". E aggiunge: "Ho consegnato curriculum alla dottoressa Damiano e partecipato ai bandi di concorso indetti dal V° Settore, diretto dal dott. Vito Coppola, sempre con esito negativo, e appunto, ti ritrovi davanti ai piedi sempre le solite facce. Si può mai nel 2015, vedere sempre le stesse cose e le stesse facce? Che sia ben chiara una cosa - conclude Nicola Semplice - denuncerò sempre questo tipo di ingiustizie, perchè nella mia situazione versano tantissimi ragazzi di Caivano, a breve indiremo una Manifestazione-sciopero contro questo sistema mostruoso che sembra non arrestarsi mai". 

Funerali-show, condanna del Vaticano: "Uno scandalo", poi la frase del Papa

Funerale Casamonica, la condanna del Vaticano: "Uno scandalo"




Nessuno spazio per "zone d'ombra". L’Osservatore Romano, a due giorni dai funerali choc di Vittorio Casamonica a Roma, dedica un ampio servizio alla vicenda dal titolo lo scandalo di un funerale. "Da una parte - registra il quotidiano della Santa Sede - la preghiera per i defunti, dall’altra lo spettacolo mediatico, l’ostentazione di potere, la strumentalizzazione chiassosa e volgare di un gesto di elementare pietà umana e cristiana come il funerale che, già di per sé, richiederebbe almeno compostezza, riserbo, dignità e, soprattutto, silenzio. Tutto quello che, invece, il 20 agosto a Roma è mancato alle esequie del patriarca di una famiglia, i Casamonica, tristemente famosa, almeno nella capitale d’Italia, per la voracità dei suoi tentacoli nella gestione di affari malavitosi e criminali".

Il brutto spettacolo - Il quotidiano d’Oltretevere fa notare che "mentre da parte di alcuni esponenti delle istituzioni civili stanno emergendo le prime ammissioni di responsabilità e di gravi mancanze, l’episodio è l'ultimo di una serie negativa che da mesi grava sulla città e sulla sua immagine; ha nuovamente catapultato Roma sui media internazionali e ha permesso di avallare i peggiori stereotipi che la rappresentano. Facendo anche intendere, più o meno velatamente, l’esistenza, se non di una connivenza, quanto meno di una qualche acquiescenza da parte della comunità cattolica. Nulla invece di più lontano dalla realtà secondo monsignor Giuseppe Marciante, vescovo ausiliare del settore Est nel quale è compresa la parrocchia di San Giovanni Bosco dove sono state celebrate le esequie".

La condanna - Il quotidiano della Santa Sede, dopo aver riportato le varie prese di posizione dei presuli in questi giorni, riferisce il punto di vista dell’ arcivescovo di Catanzaro-Squillace, il lazzarista Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di canonizzazione del beato Pino Puglisi, vittima della mafia. "Dinanzi al mistero della morte, - ha detto Bertolone - la Chiesa non assume alcun atteggiamento di giudizio, ma affida nella preghiera la storia e la vita di ogni defunto alla misericordia di Dio. Nel caso di persone condannate per mafia, o chiaramente affiliate a organizzazioni malavitose, la Chiesa non nega, se richiesta dai familiari, i conforti religiosi, inclusa la celebrazione eucaristica, ma secondo le indicazioni rituali chiede che lo si faccia in forma semplice, senza pompa né fiori né musiche né canti né commemorazioni beatificanti". Il quotidiano della Santa Sede che ricorda le parole del Papa. "Basterebbe ricordare solo alcuni pronunciamenti del Papa, vescovo di Roma, che con nettezza, insieme a non formali appelli alla conversione dei cuori, ha esplicitamente ribadito la radicale incompatibilità tra malavita e Vangelo. Perché - come ha detto il Pontefice nella messa celebrata il 21 giugno 2014 nella Piana di Sibari, in Calabria - coloro che, come mafiosi, "nella loro vita seguono questa strada di male, se non si pentono, ’non sono in comunione con Dio: sono scomunicati".

La Lazio parte col piede giusto: due gol al Bologna e ne prende uno

Serie A, la Lazio ce la fa: batte il Bologna




Dopo la vittoria di martedì sera in Champions League, buona la prima della Lazio anche in campionato. Davanti al proprio pubblico, nel secondo anticipo di questa nuova serie A, i biancocelesti hanno battuto, con merito, per 2-1, il neo promosso Bologna, targato Delio Rossi e Marco Di Vaio (due grandi ex). Decisivi i gol firmati da Biglia (al 17’) e da Kishna (al 23’), ai quali ha risposto a fine primo tempo Mancosu, che ha «bagnato» con una rete il suo esordio nella massima categoria. 

Lo studio dei vulcanologi da paura: "Attenti al Vesuvio, sarà catastrofe"

I vulcanologi: allarme Vesuvio, manca un piano di evacuazione




Un allarme che si ripete e che ogni volta viene urlato più forte. Il Vesuvio potrebbe risvegliarsi. Questa volta a lanciare l'allarme in uno studio pubblicato su Nature sono due vulcanologi italiani, Giuseppe Mastrolorenzo e Lucia Pappalardo. A preoccupare è la grande quantità di magma ospitata in una caldera a dieci chilometri di profondità tra il Vesuvio e i Campi Flegrei, un magma che potrebbe violentemente risalire in superficie dopo un'esplosione. Il Vesuvio "dorme" da settant'anni ma questo sonno potrebbe essere interrotto presto. Nella zona dei Campi Flegrei il suolo nella zona si è sollevato di almeno venti o trenta centimetri dopo piccoli terremoti, fumaroli e molti episodi di bradisismo, il sollevamento della terra. Nonostante l'attività vulcanica sia sotto osservazione costante da anni, gli esperti sottolineano la necessità di approvare un nuovo piano di emergenza in caso di eruzione.