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giovedì 16 luglio 2015

Renzi e le imbarazzanti intercettazioni Ora parla la Boschi: "Ecco tutta la verità"

Renzi intercettato, Maria Elena Boschi: "Solo illazioni, roba per appassionati di fantasy"




"Supposizioni, ipotesi, illazioni". Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi si presenta alla Camera e non può che difendere il suo premier Matteo Renzi, coinvolto nelle imbarazzanti intercettazioni con il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi. In quelle telefonate, Renzi (qualche giorno prima di diventare premier) si lasciava andare a giudizi poco lusinghieri su Enrico Letta mentre si adombravano possibili pressioni, se non ricatti, addirittura ai danni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano "per colpa" di suo figlio Giulio. "E' grave" che "intercettazioni senza alcuna rilevanza penale sono finite a un giornale", attacca la Boschi, rispondendo all'interrogazione del Movimento 5 Stelle. In ogni caso, sono cose che "magari possono appassionare chi apprezza il genere fantasy ma che nulla hanno a che vedere con l'attività del governo". L'esecutivo, assicura il ministro renziano doc, "ha intenzione rispondere sui fatti per rispetto alle istituzioni, al Parlamento in primis, non su supposizioni, ipotesi, forse addirittura illazioni. "Il resto - sottolinea - è legittimo, probabilmente appassionante per gli interessati al genere fantasy ma non ha nulla a che vedere con l'attività del governo".

"Letta? Era tutto sui giornali" - La Boschi rileva che nell'interrogazione si fa riferimento da un lato a un pranzo riguardo al quale "nulla da riferire ha il governo, perché non sono coinvolti esponenti del governo", e da un altro a una telefonata tra l'allora comandante interregionale della Guardia di Finanza Adinolfi e l'allora sindaco di Firenze, Renzi, "in occasione del compleanno del sindaco e durata - sottolinea - una manciata di secondi". "Non si fa riferimento mai - evidenzia - né a possibili sostituzioni o promozioni nella Guardia di Finanza né tanto meno a possibili ricatti esistenti nei confronti dell'allora Presidente della Repubblica, Napolitano. E del resto - osserva ancora Boschi - basta conoscere anche superficialmente il Presidente emerito per sapere che qualsiasi congettura di ricatto è quanto meno fantasiosa e inverosimile". Quanto poi alle ipotesi che l'allora presidente del Consiglio, Letta, sostituisse un ministro o più ministri "non è nulla di più né di meno di quanto si poteva leggere in quei giorni su tutti i giornali, o di cui discutevano tutti i talk show televisivi. Nessuna ipotesi invece nella telefonata di un cambio del presidente del Consiglio, né è citata nemmeno una ipotesi di avvicendamento dell’allora presidente del Consiglio". 

"Perché le hanno pubblicate?" - Secondo la Boschi "non c'è nulla di segreto, nulla di nascosto, nulla di nuovo, soprattutto". "Quello che è grave è che intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale anziché essere stralciate siano finite ad un giornale e siano state pubblicate. Su questo e cioè sull'ipotesi di stralcio-non stralcio sono in atto delle verifiche per accertare eventuali responsabilità. Il ministro della Giustizia ha disposto dei primi accertamenti chiedendo all'Ispettorato generale di procedere in questo senso e il Procuratore generale presso la Cassazione ha aperto un fascicolo proprio per verificare se ci sono responsabilità. Purtroppo non è la prima volta che succede, speriamo che sia l'ultima".

La Grecia dice sì all'accordo Ue Tsipras forse lascia: lo scenario

Grecia, il Parlamento approva l'accordo con l'Ue. Syriza spaccata, Tsipras a rischio dimissioni


di Claudio Brigliadori
@Piadinamilanese


La Grecia approva il pacchetto di riforme "lacrime e sangue" imposto dall'Ue, ma forse Alexis Tsipras perderà la poltrona. Paradossi (fino a un certo punto) ellenici: il Parlamento di Atene vota sì all'accordo con l'Unione europea che spacca Syriza, con il governo che perde i pezzi. A fronte dei 229 sì, i no sono stati 64 e 6 gli astenuti. Ora il premier, che su quell'accordo si è giocato tutto, faccia compresa, deve far di conto: riuscirà ad avere una maggioranza solida per portare avanti quelle misure? Molto difficile. 

Rischio dimissioni - Possibile, dunque, che Tsipras si dimetta, lasciando il campo a un governo di emergenza nazionale sostenuto dalla parte moderata di Syriza, To Potami, Pasok e Nea Demokratia, proprio come voleva da settimane Angela Merkel e i falchi rigoristi dentro l'Unione europea. Alternativa: lo stesso Tsipras guiderà quella coalizione allargata, per non darla vinta alla sinistra oltranzista e per non lasciare spazio alla "vecchia guardia", quegli esponenti cioè che per almeno 10 anni hanno ridotto la Grecia sul lastrico e che ora si sono riconvertiti come filo-rigoristi più che affidabili (soprattutto per Bruxelles e Berlino). In ogni caso, sarebbe uno Tsipras più addomesticato, giocoforza.

Ore drammatiche - Doveva essere un nuovo referendum sul governo, dopo quello (vinto da Tsipras) contro l'austerity. Il clima è stato ancora più rovente e drammatico di due settimane fa, con il Parlamento spaccato, le minacce del premier ("O votate l'accordo o lascio"), piazza Syntagma in preda agli scontri tra antagonisti anarchici e forze dell'ordine (con 50 arresti). Accordo che, spiegava Tsipras, "non mi piace, ma era l'unico possibile, ho fatto una scelta di responsabilità". Il premier greco, nel suo appello agli onorevoli, aveva spiegato: "Sono orgoglioso perché abbiamo combattuto per il nostro popolo, non solo contro la corruzione e i problemi dentro al nostro paese, ma anche contro il sistema monetario internazionale. Abbiamo dato una lezione di dignità al mondo". Non così la pensano i duri del suo partito, con la presidentessa del Parlamento ellenico Zoi Konstantopoulou categorica: "L'accordo con i creditori potrebbe produrre un genocidio sociale". Lei ha votato no, così come Yanis Varoufakis e tanti altri dentro Syriza. Difficile dire chi ha tradito chi. L'unica cosa certa è che tempi ancora più duri arriveranno per i greci, ma questo lo sapevano già loro per primi.

Non hai soldi per pagare Imu e Tasi? Fai lo spazzino (gratis) per il Comune

Novara, il sindaco permette a chi non può pagare Imu e Tasi di convertire le tasse in lavoro per il Comune





L'Italia che funziona, che si arrovella e che si rimbocca le maniche per far fronte alla crisi, esiste. E il risultato è da prendere a modello. A Invorio, piccolo comune di provincia di Novara, il sindaco Dario Piola ha tradotto in pratica uno dei provvedimenti dello Sblocca Italia del 2014 che prevede misure di agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio. Ovvero dà la possibilità ai cittadini che non riescono a pagare le tasse comunali di commutarle in lavoro utile per il paese.

Il funzionamento - Raccogliere l'immondizia, potare le piante e tinteggiare le aule delle scuole: solo qualche esempio delle innumerevoli esigenze cui i Comuni riescono sempre meno a far fronte per i continui tagli ai fondi e per i blocchi di assunzioni in tempi di austerità. Parallelamente, sempre più diffusa è la difficoltà per il cittadino di corrispondere con puntualità tasse gravose come Imu e Tasi. La soluzione di barattare i soldi dovuti con ore di lavoro premia la volontà dei cittadini morosi (tante volte non per colpa loro) di non rimanere con le mani in mano e fare della dignità la loro bandiera. La proposta ha già avuto successo: i telefoni del comune squillano continuamente, all'altro capo gente che chiede informazioni su come fare per usufruire dello scambio.

Il primo candidato - Un lavoratore c'è già. Si tratta di un moroso senza colpa delle case popolari, un sessantenne che ha perso quattro anni fa il suo lavoro, e che afferma: "Anche mia moglie è disoccupata e non vogliamo pesare sui nostri figli che hanno già famiglia. Vogliamo sentirci a casa nostra e compensare gli affitti che non riusciamo a pagare". Una sua ora di lavoro equivarrà a 7,5 euro; si comincia lunedì, pulendo le strade per 4 ore al giorno per circa due mesi, per un totale di 1200 euro che andranno a coprire i debiti precedentemente contratti col Comune.

Le regole - Possono farsi avanti volontariamente e chiedere il baratto amministrativo i residenti maggiorenni con indicatore Isee non superiore a 8500 euro con tributi comunali non pagati o che hanno ottenuto contributi come inquilini morosi negli ultimi tre anni. Una soluzione che aiuterebbe i Comuni e i cittadini: i primi nel far fronte alle ristrettezze economiche, i secondi nel riconquistare la loro dignità che la crisi ha spazzato via con i suoi tentacoli.

Rapina nel pieno centro di Roma Gioielliere massacrato nel suo negozio

Roma, gioielliere massacrato durante una rapina




Un gioielliere di 70 anni è stato massacrato nel cuore di Roma, in via dei Gracchi, nel bellissimo quartiere Prati, nel corso di una rapina al suo negozio. A dare l'allarme è stato un conoscente della vittima che non vedendolo si è affacciato nella gioielleria e ha scoperto il suo cadavere.

Secondo le prime informazioni la morte è avvenuta dopo una colluttazione. Probabilmente il settantenne ha cercato di difendersi. Le vetrine del negozio sono state svuotate, come anche alcuni cassetti. Si attende ora il primo referto del medico legale che dovrà accertare le cause del decesso. Al momento si sa solo che il gioielliere ha una profonda ferita alla testa.

mercoledì 15 luglio 2015

Adesso il Fisco ti spia pure al bancomat (e se prelevi troppi soldi ti massacra)

Fisco, il bancomat nel mirino: devi dimostrare per cosa hai usato i soldi prelevati




Il Fisco ti spia anche il bancomat. E se al Fisco "non piace" come lo usi, la multa può arrivare al 50% di quanto prelevato. E' quanto prevede un codicillo, il comma 7 Bis che sta per essere varato con una delega fiscale (a meno di improbabili ravvedimenti del governo). Come spiega Il Giornale, tutto nasce dalla Finanziaria varata dal governo Berlusconi nel 2005 (ma la vicenda è complessa). Per restare alla mera cronaca di questi giorni, eccoci ai fatti: a chiunque, dotato di partita Iva, subisca un accertamento fiscale verranno spiati tutti i movimenti bancomat fatti nel periodo di accertamento, circa cinque anni.

Il precedente - In verità il principio era già adottato in passato. L'orrida gabella funzionava così: se qualcuno preleva troppo, lo stesso Fisco presumeva che "l'eccesso di prelievo" alimentasse proprio traffici in nero, e dovesse dunque essere colpito da una tassazione al pari di un ricavo. Parola ai fatti e alle cifre: alcuni professionisti che avevano prelevato in un anno 50mila euro si erano visti abbuonati dall'accertatore 10mila euro, mentre gli altri 40mila erano stati tassati come se fossero un ricavo, e dunque un reddito. Una follia totale: se prelevavi più di quanto il Fisco ti "consente", quel surplus viene tassato come reddito. Una follia totale che fu giudicata incostituzionale dalla Corte nel 2014. Una follia totale che, come detto, ora sta per tornare.

La follia - Per aggirare la sentenza, nella delega fiscale non si parlerà più di presunzione legale sui prelievi, ma si tirano in ballo le sanzioni in caso di mancanza di giustificativo del beneficiario del prelievo stesso. Insomma, in caso di accertamenti bancari chi non indica il beneficiario dei prelievi si può prendere una sanzione dal 10 al 50 per cento dell'importo del prelievo. Cifre da pazzi. Leggi da pazzi. Secondo il Fisco dopo ogni prelievo dovremmo appuntarci come abbiamo speso quei contanti. Anzi, non bastano date e appunti: è necessaria una prova. Ed è qui che si svela la norma per quello che è, una legge-capestro: una legge diabolica ed impossibile da rispettare (gli scontrini non indicano il codice fiscale di chi li riceva, non sono parlanti, e dunque che "prova" si può usare?).

Napolitano, 200 invitati per i 90 anni Indovina chi ha pagato per la festa?

Giorgio Napolitano, la festa di compleanno a spese nostre




Qui Capalbio, teatro della super-festa per i 90 anni di Giorgio Napolitano. Tra i presenti, va da sé, anche il figlio Giulio, che proprio nei giorni delle intercettazioni che scuotono il governo si è presentato al party con la "stangona" misteriosa con cui è stato recentemente paparazzato al mare. Napo-junior, per inciso, ha incontrato anche la sua ex, Marianna Madia, altrettanto presente. Un "report" sul party di Re Giorgio è stato pubblicato da Dagospia, che dà conto di un "vispo, vispissimo" ex capo dello Stato, che "non perde occasione per far vedere al mondo quanto è ancora importante". Per la sua festa, scrive Dago, Giorgio avrebbe personalmente scelto la location, ossia l'appartamento di rappresentanza in dotazione al presidente del Senato, Pietro Grasso, che si trova nello stesso palazzo in cui l'ex presidente della Repubblica occupa col suo staff i duecento metri quadri del quarto piano. Napolitano, inoltre, ha scelto anche menù e bottiglie.

Gli invitati - Tutto bene? Non proprio, perché la festicciola è a spese del Senato, sostiene Dago. In totale duecento invitati. In ordine sparso: Renzi, Boschi, Mario Monti ed Eugenio Scalfari, Macaluso, Zanda, Finocchiaro, Casini, D'Alema, Amato e Sabino Cassese. Come detto, c'erano anche il figlio Giulio e la Madia: "I due - si legge nell'articolo - sono rimasti a chiacchierare a lungo in un angolo. Ma senza la stangona", ossia la compagna del figlio di Napolitano. Chi invece ha dato il proverbiale due di picche a Napo è stato Silvio Berlusconi, invitato ma senza troppo "trasporto". Anche Laura Bottici, questora del M5s, non si è presentata alla fe
sta per i 90 anni di Re Giorgio.

E noi paghiamo - Dunque, ricapitola sempre Dago: "Brindisi, controbrindisi, catering… piatti salati, sfizi assortiti, dolcini e dolcetti...i camerieri a servizio nell’appartamento dei Grasso (a proposito: quanto costa al Senato tutto ‘sto personale, compresi i due cuochi?) messi a disposizione dell’evento...c’è bisogno di dire che la serata, per la felicità di noi contribuenti, è stata davvero un successo?". Infine, nota sempre Dago, tra Clio e Giorgio mancava il primogenito Giovanni: mistero sulle ragioni dell'assenza. Presentissimo, invece, Donato Marra, ex segretario generale del Colle, che da quando Re Giorgio si è dimesso ha mollato l'incarico e, soprattutto, lo splendido alloggio di via della Dataria.

Fisco, valanga di email per partite Iva Rischio multe-salasso: come evitarle

Novità per le partite Iva: l'Agenzia delle entrate invia mail ai contribuenti se riscontra anomalie nelle dichiarazioni




Dall'Agenzia delle entrate stanno per partire migliaia di comunicazioni per i titolari delle partite Iva intenti nella dichiarazione dei redditi. Il Fisco metterà a confronto i dati dei modelli 770 con le rilevazioni dello spesometro e in caso di incongruenze partiranno le email di posta certificata con il primo avviso. Solo un ravvedimento in tempi rapidi potrà sventare il lievitare delle sanzioni, che con il passare del tempo possono arrivare a cifre sempre più alte.

Come funziona - Un incrocio di informazioni che promette di aiutare i contribuenti con partita Iva nella corretta e completa dichiarazione dei loro ricavi. Il provvedimento viene firmato oggi dal direttore dell'Agenzia delle entrate Rossella Orlandi mette a disposizione delle persone le informazioni necessarie per corrispondere esattamente quanto dovuto allo Stato, così da evitare controlli e possibili sanzioni. Vengono infatti messi a confronto i dati comunicati dai contribuenti all'Agenzia o le possibile anomalie riscontrate nella dichiarazione dei redditi, con quanto dichiarato nel sostituto d'imposta nei modelli 770. Questa procedura permetterebbe agli italiani di correggere rapidamente eventuali errori e scansare il problema delle multe. La procedura avviene tramite posta elettronica certificata, ma nel caso in cui il contribuente non disponesse di una Pec, l'Agenzia delle entrate si premurerà di recapitare le dovute informazioni tramite posta elettronica ordinaria. I contribuenti possono chiedere informazioni seguendo le modalità fornite dalle comunicazioni in oggetto. Ed è importante ricordare che in base alla tempestività dell'intervento del contribuente nella correzione del proprio errore, ci sarà una conseguente e corrispondente riduzione delle sanzioni.