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venerdì 10 luglio 2015

Piano segreto: torna la lira Ecco come lasceremo l'euro

Addio euro, il piano del M5S: come tornare alla lira, punto per punto




E se tornassimo alla lira? Dopo il fragoroso no con cui la Grecia ha risposto al referendum - che le chiedeva se avesse intenzione di accettare o meno la proposta di Commissione europea, Fmi e Bce -, per gli ellenici si prospetta più vivida che mai la possibilità di un ritorno alla moneta nazionale, la dracma. Ma anche in Italia sono in molti a sognare il ritorno alla cara vecchia lira: una nostalgia dettata dall'esasperazione per una situazione economica sempre più in crisi. E poi, è risaputo, l'Italia ha un debito pubblico talmente elevato che nel possibile sgretolarsi dell'Unione europea e di tutti i suoi buoni propositi, potrebbe essere con la Spagna tra i primi a seguire a ruota la rovina della Grecia. Quindi perchè non giocare d'anticipo e tornare alla lira quando si ha ancora qualche cartuccia in canna?

Proposta grillina - Messi da parte catastrofismi di sorta, il ritorno alla moneta nazionale porterebbe a una situazione economica meno drammatica di quanto si potrebbe immaginare. La ricetta di uscita dall'euro - oltre che da un sempre barricadero Matteo Salvini, che la mette in cima alle priorità della sua Lega Nord - è fornita dal Movimento 5 stelle, che tramite una delle sue menti economiche, Laura Castelli, mette in luce punto per punto, nero su bianco, gli scenari e le conseguenze di un'uscita dalla moneta unica.

I preliminari - Secondo il documento redatto dalla Castelli, tutti i Paesi dell'Unione dovrebbero tornare alla propria moneta nazionale, e la Banca centrale europea potrebbe vigilare sulle fluttuazioni dei tassi di cambio fra le varie valute, per non incorrere in pericolose svalutazioni. La prima tappa per poterlo fare però sarebbe un referendum, per consentire alla sovranità popolare di decidere del proprio destino. Un referendum stile Grecia insomma, in cui però la domanda sia: volete uscire dall'euro? Con un bel "sì" in pole position sulla scheda. Anche perché il sistema di un paese alla lunga risulta viziato se lo stesso non ha la possibilità di decidere della propria moneta, sostengono grillini, leghisti e molti altri con loro.

Le conseguenze - Quali sarebbero gli effetti immediati di un'uscita dall'euro? Si teme senza dubbio un'inflazione mostruosa, con una lira che varrebbe pochissimo e un euro prevaricante. Ma questa paura, secondo la Castelli, sarebbe infondata. Anzi: un po' di inflazione potrebbe rivelarsi una boccata di ossigeno per l'Italia che soffre di deflazione cronica, una condizione per cui i prezzi diminuiscono per una debolezza complessiva della domanda di beni e servizi: le aziende non riescono a piazzare le merci a certi prezzi, e per sopravvivere li abbassano, infilandosi in una spirale negativa. Infondato, secondo la pentastellata, anche il timore di un aumento del peso dei mutui: rimarrebbero stabili perché sarebbero convertiti in lire il giorno stesso dell'uscita dall'euro. Un altro effetto temuto è l'aumento dello spread e quindi degli interessi sul debito. Sbagliato, perché la Banca d'Italia applicherebbe un calmiere sui tassi di interesse, e nel caso il debito aumentasse troppo, la Banca stessa potrebbe decidere di acquistarlo.

Senza euro...  - La terza grande incognita riguarda l'attività del secondario: se un'azienda guadagna in lire ma paga eventuali importazioni in euro (importazioni necessarie alla produzione della merce commercializzata), andrebbe in perdita. Sbagliato anche questo, perché quando il cambio va a corrispondere le esigenze di un Paese allineandovisi, l'economia riparte. La svalutazione della moneta nazionale costituirebbe infatti un vantaggio per le aziende estere, che potrebbero investire nel paese a un prezzo inferiore che in altre nazioni. Questo farebbe ripartire l'economia con il turbo. Tutto avrebbe come prova della sua effettiva validità il fatto che Paesi facenti parte dell'Unione europea ma che hanno conservato la moneta nazionale come ad esempio la Danimarca o il Regno Unito hanno un'economia più florida e hanno retto meglio alla crisi finanziaria mondiale. Sarebbe un tuffo nel vuoto se fatto subito. Oppure l'Italia potrebbe stare a guardare come va a finire in Grecia, e decidere di conseguenza. Ma allora potrebbe essere troppo tardi.

giovedì 9 luglio 2015

Clausole, scadenze, codici, consegne: comprare online senza avere fregature

Acquisti e saldi online, occhio alle fregature: la guida per comprare sicuro




Forse per mancanza di tempo da dedicare ai giri nei negozi, forse per comodità o forse per una web-addiction, la verità è che sempre più italiani fanno i loro acquisti online. E ovviamente sempre più italiani cercano di acquistare i beni di cui hanno bisogno con gli sconti. Lo testimonia una rilevazione di Facile.it che afferma che in appena due anni la ricerca di codici di sconto sulla rete sono aumentati del 60% in Italia. Il sito comparatore corre in aiuto dei suoi clienti e stila dunque una lista di preziosi consigli per non cadere in trappole e per portare a termine l'acquisto nella maniera più favorevole per il consumatore.

Attenzione - Bisogna prestare attenzione a ogni tipo e proposta di sconto: oltre a quella del sito sul quale si intende acquistare la merce a cui si è interessati, è possibile trovare altri codici sconto attraverso siti partner. Bisogna naturalmente fare attenzione alle condizioni di utilizzo del codice sconto: dalla data di scadenza all'applicazione effettiva dello sconto indicato. Sempre utile poi il confronto della merce di diverse piattaforme: esattamente come accade nei negozi, è possibile trovare un prezzo più basso in un luogo (virtuale) piuttosto che in un altro. Se poi si fanno acquisti su siti di e-commerce esteri è bene ricordarsi i periodi in cui vengono applicati i saldi, probabilmente diversi rispetto a quelli italiani. Un paio di esempi su tutti che in Italia non abbiamo: il Black friday e il Cyber monday americani.

Le scritte in piccolo - Come per ogni acquisto bisogna poi fare estrema attenzione alle clausole, le tanto temute scritte in piccolo che se non lette accuratamente possono riservare amare sorprese. Studiate bene le condizioni di reso, se ci sono e come funzionano, perché dopo l'acquisto con i saldi tante volte non si torna indietro. Attenzione anche ai costi di spedizione, che talvolta riservano costose e imprevedibili rivelazioni. E modellate la consegna in base alle vostre specifiche esigenze: talvolta è meglio spendere qualche euro in più ma avere il proprio acquisto consegnato proprio davanti alla porta di casa, piuttosto che ai piedi del condominio sul marciapiede. Ultimo fatto da ricordare: il pagamento con carta di credito è quello più sicuro, perchè ha una perfetta tracciabilità. Guardarsi dunque da altre modalità di pagamento, che talvolta presentano anche dei sovrapprezzi.

Basta segreti su Facebook: l'app sugli ex Ecco come scoprire chi toglie l'amicizia

Scopri chi ti ha tolto l'amicizia: la nuova app di Facebook




Ogni giorno ne inventano uno. Questa app permetterà a chiunque di poter andare tranquillamente in depressione dopo aver scoperto chi e quante persone lo hanno cancellato dalla propria cerchia di amici di Facebook. Arriva Who Deleted Me On Facebook, l’ultima app realizzata da uno sviluppatore inglese Anthony Kuske, che permetterà di scoprire, come dice il nome stesso, chi ci ha tolto l’amicizia dal social. Per utilizzarla basta accedere tramite il proprio account Facebook per vedere la nostra lista di amici divisa in sezioni: nuovi, che ti hanno cancellato, che hai cancellato, disattivati e attuali. E’ disponibile su Android e iOS gratuitamente e utilizzabile anche attraverso un’estenzione per il browser Chrome.

Attacco a Wall Street, aeroporti, giornali Bomba dalla Cina, è giallo blackout Usa

Usa, il sito di Wall Street si blocca dopo due ore dall'apertura




Il sito del Wall Street Journal alle 17.32 ora italiana (11.32 a New York) si è fermato per problemi tecnici. "Oops, 504! Something did not respond fast enough, that's all we know", questo è il messaggio che accoglie chi prova a cliccarci. Il Nyse, la società che gestisce le Borse di New York, è stato costretto a fermare gli scambio per tutti i titoli sospendendo il trading a due ore dall'apertura. In una nota il Nyse ha spiegato che il big board sta risolvendo la problematica, che spera di risolvere il prima possibile. Come riporta l'agenzia Bloomberg, un funzionario del Dipartimento della Sicurezza nazionale ha affermato che non si tratta di un attacco da parte degli hacker per fortuna, come si era pensato in un primo momento.

La causa - Il Wall Street Journal ha scritto che il blocco sarebbe invece causato da un’anomala ondata di vendite arrivata dalla Cina, che ha mandato in tilt i computer della Borsa. Proprio il sito del Wsj.com ha incontrato problemi tecnici simili: è stato a lungo inaccessibile, per poi riprendere in una versione 'light'. Gli altri circuiti americani per la contrattazione di titoli sono invece rimasti accessibili e operativi. Separatamente il Nasdaq in un comunicato ha spiegato che sta "operando normalmente" e che "è in grado di scambiare azioni di 'tipo A' (quelle di aziende quotate al Nyse). Anche Bats, la principale piattaforma alternativa, ha confermato di essere operativa sulle azioni quotate al Nyse.

Anche il Pd scarica il senatore di Alfano Via libera all'arresto di Antonio Azzolini

Senato, sì agli arresti domiciliari per Antonio Azzollini: via libera dalla giunta per le immunità




La giunta per le immunità del Senato ha votato a favore della richiesta degli arresti domiciliari per il senatore Antonio Azzollini del Nuovo centro destra. Sono stati 12 i voti per il sì (Pd, M5s, Lega Nord), 7 quelli per il no (Fi, NCd e Gal). Il senatore pugliese è accusato dalla procura di Trani di essere coinvolto nel crac della casa di cura Divina Provvidenza di Bisceglie. La decisione della giunta ora dovrà passare dal voto dell'aula a palazzo Madama.

ARRIVA IL DEFAULT FISCALE Tasse a rischio: il Fisco può saltare

Fisco, nessuna decisione del governo sui dirigenti illegittimi del Fisco: si rischia il default fiscale




Fra pochi giorni il Fisco italiano rischia la paralisi e migliaia di cartelle esattoriali rischiano di saltare, così come gli equilibri di bilancio dello Stato. L'approvazione a fine giugno da parte del governo di Matteo Renzi dei cinque decreti attuativi sulla riforma fiscale sembrava voler dare un segnale chiaro ai contribuenti italiani, oltre che agli investitori esteri. Il messaggio doveva essere che con l'Agenzia delle entrate ora chi paga le tasse può e deve avere un rapporto più forte e costante. Ci dovrebbe essere più trasparenza e certezza delle regole, fattori indispensabili per gli imprenditori che decidono per mille ragioni di investire con le proprie attività in Italia, che siano italiani o che vengano dall'estero. Requisito importante però da parte dell'Agenzia delle Entrate dovrebbe essere quello di essere legittimata a operare. Ma come ricorda il Sole 24 ore, il Fisco italiano viaggia in un mare in tempesta da diverse settimane e all'orizzonte i fulmini non promettono niente di buono.

Le sentenze - L'Agenzia delle entrate è sotto scacco da quando la Corte costituzionale (sentenza n.37/2015) ha determinato la decadenza dall'incarico dirigenziale di centinaia di funzionari ai quali per esperienze e competenze, ma senza un concorso, erano stati assegnati incarichi di direzione e coordinamento. Da aprile gli organigrammi sono stati stravolti, con buona pace degli imprenditori che si rivolgevano al Fisco e al massimo trovavano qualcuno che ancora resisteva attraverso le firme in delega. Inutile visto che anche la Commissione tributaria regionale della Lombardia ha dichiarato nulli tutti gli atti firmati dai dirigenti revocati, con la minaccia di esposti alla Corte dei conti e alla Procura. In tanti quindi si sono tirati indietro, lasciando vacanti le poltrone.

L'inerzia - Dal governo non arrivano segnali concreti e in pochi giorni l'attività del Fisco italiano rischia di rimanere compromessa per un lungo periodo, con un danno per il Paese ancora difficile da quantificare e con il rischio concreto anche di perdere il gettito del voluntary disclosure, con buona pace della lotta all'evasione tanto decantata dal governo Renzi.

mercoledì 8 luglio 2015

Feltri gela l'Italia, profezia nerissima: "Questione di tempo poi...". Da panico

Grecia, Vittorio Feltri e il referendum: "Tsipras ha perso, Atene come i barboni. E per gli altri Paesi è questione di tempo..."





Smaltita la sbornia da festeggiamenti per la vittoria del no al referendum greco vissuta da tanti, anche in Italia, è arrivato l'inevitabile momento di tornare con i piedi per terra e ricordare che: "Nelle casse dei greci non c'è il becco di un quattrino". Il fondatore di Libero Vittorio Feltri sgombra l'aria dai fumi della festa di Atene, riconosce "ai greci un orgoglio notevole" che però "non potevano e non possono permettersi". Eppure, ricorda Feltri sul Giornale, le cose sembravano partite bene con la promessa dei greci di sistemare i conti: "In parte sembrava esserci riuscita a riderre le spese", almeno finché non è arrivato Alexis Tsipras: "col suo partito di sinistra (dissipatore per definizione" che ha riassunto migliaia di dipendenti pubblici e riaprendo la tv di Stato: "Addio austerità".

Beffa del voto - Il referendum ha dato l'esito sperato dal premier greco, ma quella che sembrerebbe una vittoria è stata invece una sonora batosta per i greci: "Ha peggiorato i rapporti tra Grecia e Berlino, di fatto azzerandoli e rendendone problematica una ripresa risolutiva". Feltri arriva anche a dare ragione al presidente del parlamento europeo Martin Schulz: "Ormai il popolo ellenico può confidare soltanto su interventi umanitari: è come un clochard che non ha niente e niente può pretendere dagli ex 'soci' dell'Unione".

Elemosina - Feltri si dice fondamentalmente scettico su un accordo all'ultimo momento che possa salvare la Grecia: "Il Paese è in ginocchio, le banche sono a secco, l'economia (non sostenuta da un'industria manifatturiera) boccheggia". Difficile che Angela Merkel si faccia: "impietosire dai mendicanti greci".

Bocciati - Con la vittoria del no, il popolo greco ha rifiutato senza dubbi "la politica di sacrifici imposta da Bruxelles". Un colpo duro anche "per l'Europa e l'euro - continua Feltri - bocciati senza riserve da un Paese membro dell'Unione. Se si aggiunge che nel continente germogliano e fioriscono movimenti politici, sempre più forti, contrari alla moneta unica e alla dittatura del Quarto Reich, è facile capire quanto la Ue sia in crisi e incapace di reagire allo scopo di modificarsi".

Contagio - Anzi più l'Ue reagisce e peggio è, soprattutto quando sottovaluta il voto greco che non è: "Un incidente della storia" ma invece "sintomo di un malessere generato da una conduzione politica insensata per non dire gravemente dannosa". La Grecia secondo Feltri è un po' vittima di se stessa: "Ma qualcuno le ha dato una mano a strangolarsi". E non è una situazione che riguarda solo i greci, anzi: "È la medesima fine che rischiano di fare altre nazioni, se non muta lo spartito dell'Unione. È solo una questione di tempo, non molto".