Fisco, nessuna decisione del governo sui dirigenti illegittimi del Fisco: si rischia il default fiscale
Fra pochi giorni il Fisco italiano rischia la paralisi e migliaia di cartelle esattoriali rischiano di saltare, così come gli equilibri di bilancio dello Stato. L'approvazione a fine giugno da parte del governo di Matteo Renzi dei cinque decreti attuativi sulla riforma fiscale sembrava voler dare un segnale chiaro ai contribuenti italiani, oltre che agli investitori esteri. Il messaggio doveva essere che con l'Agenzia delle entrate ora chi paga le tasse può e deve avere un rapporto più forte e costante. Ci dovrebbe essere più trasparenza e certezza delle regole, fattori indispensabili per gli imprenditori che decidono per mille ragioni di investire con le proprie attività in Italia, che siano italiani o che vengano dall'estero. Requisito importante però da parte dell'Agenzia delle Entrate dovrebbe essere quello di essere legittimata a operare. Ma come ricorda il Sole 24 ore, il Fisco italiano viaggia in un mare in tempesta da diverse settimane e all'orizzonte i fulmini non promettono niente di buono.
Le sentenze - L'Agenzia delle entrate è sotto scacco da quando la Corte costituzionale (sentenza n.37/2015) ha determinato la decadenza dall'incarico dirigenziale di centinaia di funzionari ai quali per esperienze e competenze, ma senza un concorso, erano stati assegnati incarichi di direzione e coordinamento. Da aprile gli organigrammi sono stati stravolti, con buona pace degli imprenditori che si rivolgevano al Fisco e al massimo trovavano qualcuno che ancora resisteva attraverso le firme in delega. Inutile visto che anche la Commissione tributaria regionale della Lombardia ha dichiarato nulli tutti gli atti firmati dai dirigenti revocati, con la minaccia di esposti alla Corte dei conti e alla Procura. In tanti quindi si sono tirati indietro, lasciando vacanti le poltrone.
L'inerzia - Dal governo non arrivano segnali concreti e in pochi giorni l'attività del Fisco italiano rischia di rimanere compromessa per un lungo periodo, con un danno per il Paese ancora difficile da quantificare e con il rischio concreto anche di perdere il gettito del voluntary disclosure, con buona pace della lotta all'evasione tanto decantata dal governo Renzi.
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