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giovedì 18 giugno 2015

Qual'è la regione italiana ribelle che blocca da sola i clandestini

Immigrazione, il questore di Udine ripristina i controlli alla frontiera




Il Friuli Venezia-Giulia "risponde" alla Francia. Se i transalpini bloccano le frontiere, i friulani fanno altrettanto. Un caso clamoroso, quello del valico di frontiera del Tarvisio, che tornerà ad essere presidiato per far fronte all'emergenza immigrazione. L'annuncio è stato dato nella mattinata di mercoledì 17 giugno dal questore di Udine, nella cui provincia ricade il passo, Claudio Cracovia. Il prefetto ha spiegato: "Ci siamo adeguati alla situazione in essere. Non più controlli a campione ma minuziosi, capillari, sui veicoli in ingresso, con controlli anche sulle canalizzazioni". Resta ancora da comprendere nel dettaglio quali controlli verranno ripristinati e, soprattutto, se verrà richiesta una sospensione del trattato di Schengen per motivi di ordine pubblico (ad oggi, il ministero degli Interni Angelino Alfano si è detto contrario all'ipotesi). Secondo quanto riportato da Il Gazzettino, i controlli verranno svolti soltanto dalla polizia italiana e non dagli omologhi austriaci.

In Europa torna la malattia mortale "Non ci sono farmaci per curarla"

Spagna, torna la difterite dopo 30 anni. Grave un bambino, Europa e Italia senza farmaci per curarla


di Leonardo Grilli 


Una grave malattia infettiva, che si trasmette per via aerea e che in Italia causava circa mille morti l’anno. È la difterite, e dopo 30 anni dalla sua scomparsa è tornata in Europa. Il caso riguarda un bambino spagnolo di 6 anni che è risultato positivo ai test. Per lui è stato difficile trovare un antisiero, che è stato fatto arrivare da un Paese extra Ue: nel corso degli anni infatti il livello di guardia verso malattie che si pensa debellate si è abbassato, e molti farmaci non vengono più prodotti. Compresi i vaccini, che da soli basterebbero a garantire la protezione da questi pericolosi batteri. Non a caso l’Istituto Superiore della Sanità poco tempo fa ha lanciato l’allarme verso il pericoloso calo di attenzione per le patologie, come la difterite, che sono state “dimenticate”.

Il caso - Il bambino non vaccinato risiede a Olot, nella provincia di Girona, ed era risultato positivo a una difterite tossicogenica dopo l’analisi molecolare PCR e il test di Elek. La Spagna ha quindi inviato all’Organizzazione Mondiale di Sanità e agli Stati membri dell’Unione Europea una richiesta urgente di antitossina difteritica (DAT). Alcuni di questi Stati, tuttavia, hanno dichiarato che i lotti di antitossina in loro possesso erano scaduti e il piccolo paziente è stato trattato con un siero proveniente da un Paese non UE. Il bambino, trasferito in un ospedale specializzato a Barcellona, rimane in gravi condizioni.

Italia senza protezione - L’allarme per l’Italia, se si dovesse diffondere anche ne nostro Paese la difterite, risiede nel fatto che non abbiamo farmaci per curarla, al pari di Francia e Germania. “Anche l’Italia – ha sottolineato Luciano Pinto, vice Presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale – non possiede scorte di antitossina difterica. Per evitare situazioni come quella che si è verificata in Catalogna, è indispensabile che le nostre Autorità, insieme a quelle europee, battano ogni strada per assicurare al nostro paese le scorte necessarie per ogni evenienza. La mancanza di DAT desta infatti una grande preoccupazione in Europa, in quanto il farmaco è necessario per curare i nuovi casi di difterite, che, anche se pochi, continuano a verificarsi ogni anno”. In Italia, prima dell'avvento della vaccinazione di massa (al termine della seconda guerra mondiale) si registravano annualmente alcune decine di migliaia di casi di difterite con più di mille morti ogni anno. 

La malattia - La difterite è una grave malattia infettiva causata dall’azione di una tossina (tossina difterica) prodotta da batteri che si trasmettono per via aerea. Solitamente la difterite inizia con mal di gola, febbre moderata, tumefazione del collo. Molto spesso i batteri della difterite si moltiplicano nella gola (faringe) dove si viene a formare una membrana di colore grigiastro che può soffocare la persona colpita dalla malattia. A volte queste membrane si possono formare anche nel naso, sulla pelle o in altre parti del corpo. La tossina difterica, diffondendosi tramite la circolazione sanguigna, può causare paralisi muscolari, lesioni a carico del muscolo cardiaco con insufficienza cardiaca, lesioni renali, fino a provocare la morte della persona colpita. La letalità è di circa il 5-10% ma in molti casi, nei sopravvissuti, permangono danni permanenti a carico di cuore, reni, sistema nervoso. I casi di malattia si sono ridotti, fino a scomparire quasi del tutto alla fine degli anni '70, dopo che la vaccinazione antidifterica è stata praticata in forma estensiva in associazione con quella antitetanica disponibile fin dal 1920.

mercoledì 17 giugno 2015

I numeri post-voto (veri) che terrorizzano Forza Italia

Forza Italia nei capoluoghi di provincia sotto il 10%




Certo, Renzi e il Pd hanno preso una bella scoppola alle ultime amministrative, perdendo la Liguria e alcune città-chiave in primis Venezia. Ma le percentuali ottenute da Forza Italia nei capoluoghi di provincia sono da far tremare i polsi, anche se il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta, come riporta oggi "Italia Oggi", si dice soddisfatto del 3,75% "e tre consiglieri comunali" ottenuto dal suo partito in laguna. Quasi ovunque (con poche eccezioni tra cui Arezzo, e c'è da ridere visto che quella è la città del ministro Maria Elena Boschi), gli azzurri finiscono ben sotto il 10%: a Lecco portano a casa il 6,7%, a Mantova 8,9%, a Rovigo 4,9%, ad Arezzo (appunto) il 10%, a Fermo il 6,7%, a Chieti l'11,5%, a Trani il 4,5%, a Macerata il 7,2%, ad Andria il 13,6%, a Bolzano il 3,7%, a Trento il 4,2%. 

martedì 16 giugno 2015

Caivano (Na): Proclamato Sindaco Simone Monopoli

Caivano (Na): Proclamato Sindaco Simone Monopoli 



E' stato proclamato Sindaco di Caivano Simone Monopoli. A breve la formazione degli assessori. Si avvii subito il programma elettorale promesso agli elettori. Si parta dai giovani e dal reddito di cittadinanza, di seguito riportiamo alcuni punti fondamentali rilasciati dallo stesso Simone Monopoli in campagna elettorale al nostro blog il Notiziario sul web, in data 05/03/2015: Il sottoscritto Simone Monopoli, intende coinvolgere le organizzazioni di imprenditori presenti nel territorio caivanese, gli industriali del Consorzio ASI, (Eventualmente il Centro Commerciale Campania e l'Outlet La Reggia) e le organizzazioni sindacali di categoria al fine di predisporre appunto, il REDDITO DI CITTADINANZA CAIVANESE!. E nota: I beneficiari dell'iniziativa saranno i giovani (oltre i 30 anni) disoccupati, inoccupati ed i titolari di  un ISEE inferiore ai 7000 euro annui con familiari a carico ovvero in caso contrario fino a 3000 euro. L'obiettivo non è solo conferire un reddito a tali soggetti ma assicurare loro l'entrata nel mercato del lavoro. Il contributo sarà erogabile fino a 450 euro mensili a persona per un massimo di sei mesi per quattro ore di lavoro giornaliere. Il valore complessivo dell'iniziativa dipende dai margini di intervento sul bilancio comunale ma una prima stima del mio Staff prevede un possibile impegno di risorse finanziarie pari a 400 mila euro che garantirebbero la fruibilità dell'iniziativa a circa 150 persone. Infine: All'occorrenza aprirò uno sportello di consulenza dove ognuno potrà formulare ogni genere di domanda o richiesta. L'obiettivo politico della mia coalizione si sostanzia nel mettere le Istituzioni al servizio del cittadino. Nessuno mai ci aiuterà a superare la crisi se non noi stessi. Ogni centesimo speso dal Comune di Caivano dovrà creare servizi per il cittadino e dovrà rendere il nostro Paese più vivibile. Insomma, queste le priorità del Sindaco di Caivano, Simone Monopoli. Riuscirà a portare avanti almeno una delle sue promesse? Il punto tra 100 giorni.

La Francia frega Renzi: "Basta immigrati" Il premier sbotta: "Adesso fermo da soli"

Immigrazione, la Francia contro Matteo Renzi: "Vanno gestiti dall’Italia". E lui: "Se necessario faremo da soli"




Dopo che Matteo Renzi aveva paventato l’esistenza di un fantomatico “piano B” per far uscire i migranti dai confini italiani, è arrivata puntuale la risposta della Francia. A seguito della chiusura della frontiera a Ventimiglia, il premier aveva dichiarato di voler varare una serie di provvedimenti fra cui la concessione di un permesso temporaneo che possa consentire ai profughi di spostarsi per tutto il territorio europeo. Ma il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, è stato categorico: “Non devono passare, è l’Italia che deve farsene carico. Bisogna rispettare le regole di Schengen”. Messo al corrente del "no" francese, Renzi non ha esitato a controbattere a sua volta: "Se necessario faremo da soli".

Porte in faccia - Cazeneuve, durante un’intervista a radio Rmc e a BFM-Tv, ha infatti dichiarato: “abbiamo avuto circa 8.000 passaggi e abbiamo fatto riammettere in Italia circa 6.000 migranti dall’inizio dell’anno. E nel 2014 abbiamo proceduto a 15.000 riaccompagnamenti alla frontiera”. Numeri che non lasciano spazio a interpretazioni: è solo l’incremento del fenomeno che ha messo in evidenza la riapertura delle dogane, ma la Francia non vuole lasciar passare nessuno già da molto tempo. “Se vogliamo garantire che l’accoglienza dei rifugiati sia sostenibile - ha poi continuato il ministro - bisogna essere fermi nei confronti degli altri”.

Teneteveli voi - Cazeneuve ha fatto appello alle leggi europee e a quelle sul diritto di asilo, secondo cui “quando i migranti arrivano in Francia dopo essere passati per l’Italia ed essersi lì registrati, si applica la legge europea, e ciò significa che essi devono tornare in Italia. Non hanno il diritto di passare”. Sulla questione si è espressa anche la Commissione europea, tramite la portavoce del Commissario all’Immigrazione Natasha Bertaud: “siamo al corrente dei controlli alle frontiere di Francia, Austria e Svizzera e stiamo verificando. Ricordiamo che tutti devono rispettare Schengen e le regole del sistema di asilo europeo”.

La replica di Renzi - Al termine dell’incontro con il presidente messicano, Enrique Pena Nieto, Renzi ha poi replòicato alla chiusura egoistica del ministro francese: "L’Europa ha il dovere di affrontare il problema immigrati tutti insieme. Per noi questo è il piano A. L’atteggiamento muscolare che alcuni ministri di Paesi esteri stanno avendo va nella direzione opposta". Ha quindi poi definito le caratteristiche del suo "piano B": "L’Europa è a un bivio: se vuole essere comunità di persone come noi l’abbiamo sognata, immaginata e costruita deve farsi carico di risolvere tutti insieme il problema dell’immigrazione. Se così non sarà, faremo da soli: questo è il piano B. Siamo un grande Paese, con una forza e solidità che nessuno mette in discussione. Ma questa sarebbe una sconfitta per l’Europa".

Che cosa succede se si esce dall'euro Uno scenario tragico: verso la miseria

Grecia, cosa accade se esce dall'euro: bancomat chiusi, inflazione alle stelle, miseria e pioggia di tasse




La Grecia è sull'orlo del baratro. Ma cosa accadrà in caso di default e abbandono della moneta unica? Una risposta ha provato a darla Repubblica. Si parte dalla corsa agli sportelli bancomat e dal probabile blocco dei conti correnti e del movimento dei capitali, così come accadde a Cipro. Dunque si opererebbe la conversione dall'euro alla dracma di tutti i contati, i depositi, i crediti, i debiti e le pensioni. La dracma subirebbe una pesante svalutazione, stimata tra il 40 e il 70 per cento (così come si svaluterebbero i risparmi dei greci). Come conseguenza, l'export avrebbe un forte impulso, controbilanciato però dal pesantissimo (quasi insostenibile) aumento dei conti dell'import, una fattispecie che farebbe crollare la Grecia in una spirale di disperazione economica. Di conseguenza, schizzerebbe l'inflazione: si stima del 20 per cento. Per contrappasso, crollerebbe il potere d'acquisto delle famiglie, con conseguente recessione e disoccupazione. Atene, inoltre, non potrebbe accedere più a prestiti internazionali, se non a tassi altissimi, insostenibili. Per far cassa, dunque, il Tesoro sarebbe costretto a nuove tasse o a un nuovo impietoso piano di tagli della spesa pubblica. Sempre da un punto di vista bancario, gli istituti ellenici non avrebbero più accesso alla Bce. N deriverebbe una violenta crisi bancaria, con svalutazione degli attivi. In questo contesto, conclude Repubblica, non potrebbe essere esclusa una nazionalizzazione delle banche. Uno scenario da incubo, in tutto e per tutto.

Pc in tilt. Sicilia, mistero durante il voto: che cosa c'entrano Ingroia (e Crocetta)

Sicilia, server della Regione in tilt durante i ballottaggi: non pagavano la partecipata gestita da Antonio Ingroia




Un contenzioso fra la Regione Sicilia e la partecipata Sicilia e Servizi ha creato un blackout del sito della Regione durante le elezioni, nelle stesse ore dei risultati dei ballottaggi nei tredici comuni. Il blackout era iniziato a mezzanotte, ed è stato risolto solo nel primo pomeriggio. Cosa curiosa, però, è che la partecipata che gestisce i server informatici dell’ente è guidata dall’ex pm Antonio Ingroia. Questi server sono però gestiti da ex soci privati, che vantano presso la Regione un credito di circa 80 milioni di euro. Per questo motivo, per forzare la mano a Crocetta e incentivare il pagamento del debito, la società ha staccato la spina. Creando non pochi disagi, anche perché è andato in tilt anche il sistema che si occupava di gestire il flusso dei dati elettorali.

Imbarazzo a corte - Oltre a questo l’imbarazzo è stato molto. In un periodo in cui il Pd si spacca da tutte le parti e Matteo Renzi trova un nuovo nemico ad ogni angolo, ci mancava solo una lite interna fra Crocetta e Ingroia per un debito di decine di milioni di euro. E infatti è arrivata repentina la smentita dell’ex Pm esiliato, che ha dato ogni responsabilità ai privati: “Il distacco dei server dell’ex socio privato per far saltare il sistema informatico dei siciliani è un atto di forza inaccettabile e irresponsabile perché finalizzato ad ottenere dalla Regione il pagamento di un credito vantato dall’ex socio privato da fare valere nelle sedi giudiziarie e non con l’utilizzo di sistemi ritorsivi e ricattatori. Mi chiedo inoltre se il momento scelto per il distacco non sia stato cercato ad hoc, proprio nel momento in cui alle prefetture affluiscono i dati elettorali”. Che intuizione geniale, si vede che ha fatto il pubblico ministero.