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giovedì 12 marzo 2015

Caivano (Na): Intervista al candidato Sindaco del centro sinistra, dott. Luigi Sirico

Caivano (Na): Intervista al candidato Sindaco del centro sinistra, dott. Luigi Sirico 



di Gaetano Daniele 




Nella foto a Sinistra il candidato Sindaco
del centro sinistra dott. Luigi Sirico 

Dott. Sirico, benvenuto nel nostro blog, il Notiziario. Vengo subito alla prima domanda: cosa ha fatto il suo partito, il Pd, sulla questione rifiuti, visto che negli ultimi due anni, avete voluto fortemente entrare in maggioranza appoggiando l'amministrazione Falco e quindi l'Udc. 

Guardi io sono un tecnico. Cerco di rispondere con i fatti, citando documenti ufficiali (si veda in particolare la relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella Regione Campania della Commissione Parlamentare d'inchiesta approvata il 5 febbraio 2013 e la relazione della Civil Engagement with ecological - european Commission FP7). Mi dispiace che non tutti abbiano lo stesso scrupolo. Lo so che studiare è faticoso ma a volte è doveroso. Veniamo alla questione dei rifiuti. Io credo che a Caivano continuiamo a fare come i famosi capponi di Manzoni: ci becchiamo a vicenda mentre andiamo tutti al macello. La questione dei rifiuti ha origini lontane e complesse e spesso dipende da decisioni che passano sulla testa dei cittadini e degli amministratori locali. La vicenda inizia nel 1989, quando si scopre che l'allora assessore all'ambiente Raffaele Perrone Capano, del partito liberale (presidente della giunta regionale era Ferdinando Clemente di San Luca), autorizza compagnie di trasporto legate alla criminalità organizzata a scaricare i rifiuti delle industrie del nord in Campania. Il primo stato di emergenza è del 1994, per il quale viene nominato commissario il Prefetto Improta. Dopo il decreto Ronchi del 1997, nel 1998 viene affidato all'allora presidente della giunta regionale, Antonio Rastrelli di Alleanza Nazionale il compito di indire il bando di gara decennale per lo smaltimento dei rifiuti. Con il decreto n.16 del 22 aprile del 1999 la FIBE si aggiudica l'appalto: dovrà costruire 7 impianti di compostaggio per il CDR e due Termovalorizzatori. Quello di Caivano viene inaugurato nei primi mesi del 2001 nel periodo in cui era amministrato da un commissario prefettizio, la dott.ssa Basilone (dal 21.07.2000 al 28.05.2001). Dal 2001 al 2011 abbiamo avuto in Campania diverse emergenze per un motivo banale: il ciclo dei rifiuti non poteva essere completo senza la realizzazione dei termovalorizzatori. L'ultima emergenza è proprio nel 2011. In quella occasione l'allora presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro del Pdl, nella cui maggioranza credo sedesse anche qualche caivanese, con una sua ordinanza del 18.06.2011 n.411, autorizza lo smaltimento dei rifiuti all'interno della sede dell'Igi.ca di Caivano, a cui il Tar diede torto. Luigi Cesaro con grande soddisfazione disse: "Questa sentenza mi conforta perchè chiarisce definitivamente le competenze in materia (n. Agenzia 169/2011 dell'8 luglio 2011). Infatti le competenze in materia erano e sono della Provincia di Napoli. Detto questo e premesso che credo sia stato un errore entrare in maggioranza con l'Udc di Tonino Falco, cosa avrebbe dovuto fare il comune, visto che le competenze erano e sono della Provincia?. Ma messe da parte tutte le chiacchiere, possiamo fare uno sforzo per fare qualche proposta per il futuro? credo di sì. Togliere le eco balle non sarà facile. Lo avrà capito pure qualche ex sindaco che nonostante l'annuncio alla cittadinanza non ci riuscì (non era un sindaco di centro sinistra). Forse potremmo utilizzare gli strumenti messi a disposizione dal decreto sblocca Italia. E in seguito produrre meno rifiuti. E possiamo riuscirci se facciamo nostri i dieci punti della Carta di Napoli del 2007, i cui principi sono il fulcro del nostro programma amministrativo dei prossimi 5 anni. 

Dott. Sirico, le preciso anche se non è un dibattito che, alcune sue allusioni sono errate, ma non voglio entrare nel merito, se vorrà, lo potrà fare qualche politico di competenza. Lei dice: se la responsabilità era della provincia il comune cosa poteva fare? ad esempio, il suo partito, il Pd, uscito sconfitto dalle ultime elezioni, poteva mantenere fede al mandato elettorale, quindi restare all'opposizione e non entrare in maggioranza e fiancheggiare quelle coalizioni. Ma andiamo avanti. Ad oggi l'Igi.ca ha debiti? 

Non le so rispondere con precisione e dunque mi astengo. So che è fallita e mi dispiace. A risponderne, anche eventualmente ai magistrati credo dovranno essere gli amministratori della società.

Dott. Sirico si vocifera che lei sia la continuità dell'ex Sindaco dott. Semplice, cosa risponde a queste affermazioni, al momento da marciapiede? 

Sarebbe difficile essere in continuità con una persona che ha fatto il sindaco dal 2001 al 2006 . Dopo si sono susseguiti 3 sindaci e 3 commissari e sono passati 10 anni. Vogliamo continuare a fare chiacchiere. Credo sia giunto il tempo di parlare del presente. Ma mi chiedo anche dal 2006 ad oggi gli altri cosa hanno fatto?

Dott. Sirico, credo niente. Comunque a titolo informativo, negli ultimi due anni siete stati voi del Partito Democratico al timone. Intanto, qual'è il suo programma? 

La invito ad essere presente il 21 marzo a Caivano Arte. In quella occasione scriveremo il programma elettorale. Abbiamo istituito 5 tavoli tematici coordinato ciascuno da esperti e docenti universitari che ci aiuteranno nell'impresa. Ci sarà poi un focus sui fondi europei 2015/2020, perchè senza, i Comuni, a cui sono stati tagliati i trasferimenti in modo brutale, non potranno fare nulla. Ma la cosa a cui tengo di più è la stanza dei bambini, chiederemo a loro di immaginare la Caivano del futuro attraverso i loro disegni che entreranno a far parte del nostro programma. Prima di accettare la candidatura ho scritto le mie linee programmatiche che sono state già sottoscritte dalla coalizione che mi sostiene. Il cuore di quel documento è la partecipazione dei cittadini alla vita della città: referendum propositivi, bilancio partecipato sono gli strumenti per ricostruire una comunità, senza la quale non ci sarà speranza. Per il resto la invito con affetto a dare da caivanese un contributo ai nostri tavoli e se vuole nel frattempo le invio la bozza di programma. 

L'amministratore ringrazia il dott. Luigi Sirico per il tempo concesso. 

Sequestrati i beni tedeschi in Grecia "Sono il risarcimento dei crimini nazisti"

Grecia, la Corte Suprema sequestra i beni tedeschi come risarcimento dei crimini nazisti





Il ministro della Giustizia greco si è detto pronto a firmare una sentenza della Corte Suprema che consentirà al governo di sequestrare beni tedeschi come parziale risarcimento per i crimini commessi nel paese dai nazisti. Riferendosi ad una decisione pronunciata nel 2000 dalla massima istanza giuridica del paese, Nikos Paraskevopoulos ha ricordato che il provvedimento sosteneva il diritto dei sopravvissuti della città di Distomo - dove nel 1944 le forze naziste uccisero oltre 218 persone - a chiedere un risarcimento. "La legge", ha ricordato il responsabile della Giustizia, "stabilisce che per attuare il provvedimento è necessario un ordine del ministro. Ritengo che tale permesso debba essere dato e sono pronto a farlo", ha aggiunto nel corso di un’intervista all’emittente Ant1. Ieri il parlamento ellenico aveva deciso di creare una commissione incaricata di chiedere il pagamento dei danni di guerra alla Germania.

Il no tedesco - Da parte sua i tedeschi fanno orecchie da mercante. La Germania "non terrà un negoziato con la Grecia sulle riparazioni di guerra, perchè non c'è ragione di farlo", ha fatto sapere il portavoce del ministero delle Finanze tedesco, Martin Jaeger, secondo il quale "si tratta di una questione che è stata risolta". "Le richieste del governo greco", ha aggiunto Jaeger, "costituiscono una distrazione rispetto ai seri problemi a cui deve far fronte la Grecia".

Tsipras insiste - Ma il premier greco Alexis Tsipras non ha nessuna intenzione di mollare e rilancia l'accusa alla Germania di usare trucchi legali per evitare di pagare le riparazioni di guerra. Tzipras ha fatto anche sapere che porterà la questione in Parlamento per studiare il da farsi. "Dopo la riunificazione tedesca del 1990", ha detto in Aula, "si erano create le condizioni legali e politiche per risolvere la questione. Ma da allora i governanti tedeschi hanno scelto la linea del silenzio, trucchi legali e rinvii". "Mi domando", ha aggiunto il premier, "poichè in questi giorni c’è un gran parlare a livello europeo di questioni morali: questa posizione è morale?".

Le stime - Il governo greco non ha mai ufficialmente quantificato i danni di guerra da chiedere alla Germania, mentre Berlino sostiene di aver onorato i suoi obblighi dopo il pagamento di 115 milioni di vecchi marchi del 1960, pari a 59 milioni di euro. Secondo Tsipras il pagamento del 1960 copre solo i rimborsi alle vittime dell’occupazione nazista e non le distruzioni subite dalla Grecia durante l’occupazione tedesca. Il precedente governo di Antonis Samaras aveva stimato intorno ai 162 miliardi di euro l’ammontare delle riparazioni che Berlino avrebbe dovuto pagare ad Atene. Secondo Tsipras la richiesta di Atene è un "obbligo storico", mentre la Germania si considera esentata dal pagamento dei danni di guerra.

Il patto di Londra - Il nodo da sciogliere è il patto di Londra del 1953 nel quale Berlino e altri 21 paesi siglarono un’intesa sui debiti contratti dalla Germania durante la Prima e la Seconda guerra mondiale. La prima decisione riguardò i debiti contratti fino al 1933, pari a 32 miliardi, la metà dei quali venne cancellata e l’altra metà pagata a condizioni molto favorevoli. Per i debiti legati ai danni della Seconda mondiale si decise invece di rimandare la faccenda a dopo la riunificazione tedesca. Nel 1990 però il cancelliere Helmut Kohl si oppose al pagamento delle riparazioni, spiegando che si trattava di richieste insostenibili, che avrebbero portato la Germania alla bancarotta. Gli Stati Uniti appoggiarono questa posizione. A partire dagli anni Sessanta Berlino ha stabilito degli accordi di compensazione volontari con alcuni paesi per i danni causati dal nazismo e nell’ottobre 2001 Berlino ha finito di rimborsare i debiti imposti dal trattato di Londra del 1953.

L'ora della parità tra l'euro e il dollaro I calcoli: ecco chi ci guadagna e chi ci perde

Parità euro-dollaro: chi ci guadagna e chi ci perde





manca pochissimo ormai. Quisquiglie. Ma nella sostanza il pareggio tra euro e dollaro è ormai realtà: la moneta unica europea, che appena un paio d'anni fa era arrivata a quota 1,5 per biglietto verde, oggi ha chiuso a 1,058. Una parità che, se immediatamente penalizza chi si debba recare in viaggio negli Stati Uniti (ma attira sicuramente visitatori da oltre Atlantico), è generalmente giudicata positiva per l'economia del vecchio continente e in particolare per l'export e per gli investimenti esteri. Ecco, settore per settore secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa, chi guadagna e chi perde da una situazione del tutto inedita da quando è stato introdotto l'euro nel 2002.

Le imprese - Il super-dollaro darà un vantaggio competitivo alle oltre 22mila aziende italiane della manifattura. Secondo lo studio di Confindustria e Prometeia riportato da La Stampa, il calo del 10% dell'euro sul dollaro che si è verificato in questi ultimi mesi porterà a un aumento del Pil dell'1% nei prossimi due anni. le esportazioni cresceranno tra il 4,8% e il 5,2% nel 2016. Il mini-euro renderà pure più attrattivo il nostro Paese, con una capacità di attrarre investimenti esteri che crescerà del 3,5% nei prossimi anni a questi livelli di cambio con il biglietto verde.

Il turismo - Molti viaggiatori rivedranno le loro mete estive in base all'andamento del mercato monetario: secondo l'Ad di Alpitour Gabriele Burgio, "ci sarà una crecita degli arrivi da oltreoceano verso i Paesi del Mediterraneo. Ma anche da Gran Bretagna, Giappone e Svizzzera, che hanno cambi molto favorevoli. Allo stesso tempo sarà molto costoso, per noi, recarci negli usa e nei paesi con moneta forte sull'euro. E questo dovrebbe portare a un aumento dell'atrattiva dell'Italia, della Spagna, della Grecia, del Portogallo".

Lusso e Gioielli - Grazie all'epprezzamento del dollaro e del franco, la manifattura italiana diventerà più competitiva grazie a un calo del costo del lavoro. I benefici saranno importanti perchè non si lavora in dollari solo nel continente americano, ma anche nel Far East. Le materie prime e i semilavorati, però, subiranno un aumento di costi.

Elettronica - Per anni le grandi catene di elettronica hanno visto scendere i prezzi, ma nel 2015 si assisterà a una inversione di tendenza. La maggior parte delle ziende, oggi, ha sede in Nord Amrica (Silicon Vallei) e in Estremo Oriente. Come riporta La Stampa, i primi effetti del super-dollaro si vedranno già sul prezzo del nuovo MacBook, che sarà in vendita negli Stati Uniti a 1.299 dollari e in Europa a 1.499 euro.

Petrolio - L'euro che si deprezza sul dollaro non fa bene alle tasche degli automobilisti perchè il petrolio si paga in dollari. Dall'inizio dell'anno l'effetto cambio ha inciso sul prezzo dei carburanti per circa 8 centesimi al litro.

Prima violenta il figlio di 11 anni, poi lo vende sul web: horror a Napoli

Napoli, padre violenta il figlio e poi vende le immagine sul web





Una storia agghiacciante quella che è stata scoperta dalla Polizia municipale di Napoli: un uomo di 44 anni ha abusato del figlio 11enne per oltre un anno, ma non solo. Ha pensato che quel piccino poteva diventare una fonte di reddito e ha così deciso di metterlo in vendita sul web, diffondendo le immagini dei rapporti sessuali, e quindi sottoponendo al bambino ad eventuali pedofili. Tramite profili falsi gli uomini del nucleo Tutelaminori hanno contattato l'uomo fingendo essere interessati a un incontro con il ragazzo. Una volta incastrato, l'uomo ha subito confessato. Il piccolo, invece, nel tentativo di proteggere il papà, non voleva raccontare nulla. S'è convinto solo dopo alcune ore a parlare della sua sofferenza e delle cose strane che gli faceva fare il papà. L’uomo è stato arrestato e condotto nel carcere di Poggioreale

Brunetta e Verdini allo scontro finale: le loro dichiarazioni (e tutta la verità)

Forza Italia, Renato Brunetta e Denis Verdini allo scontro finale: le dichiarazioni (e la verità)

di Marco Gorra 



Nella maionese impazzita che è diventata Forza Italia, si è arrivati al ribaltamento definitivo. A difendere senza se e senza ma la linea imposta da Silvio Berlusconi risultano infatti essere Raffaele Fitto e i suoi, da mesi impegnati in una lotta all’ultimo sangue contro il quartier generale, mentre a tenere alte le insegne della dissidenza sono un gruppo di parlamentari di area verdiniana i cui nomi si era soliti incasellare alla voce “berlusconiani di ferro”.

Lo slittamento inizia nel pomeriggio di lunedì, quando da Arcore arriva l’indicazione berlusconiana: sulla riforma del Senato si vota no. A quel punto, partono le grandi manovre. Denis Verdini, che del Nazareno fu tessitore e che reputa sbagliatissimo abbandonare Matteo Renzi al proprio destino, riunisce a cena una ventina di fedelissimi per ragionare sul da farsi. A ragionamento in corso, tuttavia, i telefoni dei commensali iniziano a squillare in sequenza. All’altro lato delle cornette ci sono sempre gli stessi interlocutori: Renato Brunetta (capogruppo alla Camera ed alfiere dell’antirenzismo militante) e in alcuni casi Silvio in persona. L’obiettivo è il medesimo: convincere i riottosi a tornare sui propri passi a maggior gloria dell’unità del partito nel momento del bisogno.

Nonostante i toni delle telefonate non siano esattamente concilianti e le argomentazioni controriformiste fatichino a fare breccia, alla fine un qualche risultato il Cavaliere lo porta a casa. Il gruppo dei ribelli vota no (con la sola eccezione dell’ex ministro Gianfranco Rotondi, il cui sì era comunque annunciato) ed evita la catastrofe diplomatica. Lasciare passare la cosa senza conseguenze, però, non si può. I diciotto dissidenti producono pertanto un durissimo documento indirizzato a Berlusconi dove si sostiene che il voto negativo è stato dato «non per disciplina di gruppo, ma per affetto e lealtà nei tuoi confronti» e che, quanto al resto, il gruppo parlamentare evidenzia «un deficit di democrazia, partecipazione ed organizzazione». Seguono diciotto firme pesanti, tra i quali nome del calibro di Santanchè, Ravetto, Parisi e Abrignani. Il segnale è duplice: da una parte si fa capire a Renzi che non tutto è perduto (e che in Senato potrebbero esserci sorprese), e dall’altra si alza il tiro contro il nemico interno, cioè Brunetta, chiedendone la testa.

E Berlusconi? Si vede costretto a fare viso così e così. L’ex premier verga una lettera di apprezzamento per il fatto che «oggi Forza Italia ha ripreso la sua autonomia tornando a fare opposizione a 360 gradi». Il rimbrotto ai reprobi è tutt’uno con la difesa di Brunetta: il no alle riforme è figlio di quanto deciso «durante il dibattito negli organismi di partito e all’interno dei gruppi parlamentari che, all’unanimità, hanno fatto proprie queste scelte». Ne consegue che «chi oggi ha ritenuto di dover esprimere le proprie riflessioni, avrebbe fatto meglio a farlo allora». Gran finale per il capogruppo: «Ringrazio Renato Brunetta», sostiene il Cav, «che si è assunto il non facile compito di argomentare le nostre scelte e del quale ho condiviso l'intervento in Aula». La resa dei conti è solo rinviata.

mercoledì 11 marzo 2015

Milano, Silvio Berlusconi: Finalmente la verità. Oggi è una bella giornata per la politica, per la giustizia, per lo stato di diritto

Milano, Silvio Berlusconi: Finalmente la verità. Oggi è una bella giornata per la politica, per la giustizia, per lo stato di diritto

di Silvio Berlusconi 



Non avendo mai avuto nulla da rimproverarmi, ero certo che le mie ragioni sarebbero state riconosciute. Rimane però il rammarico per una vicenda che ha fatto innumerevoli danni non solo a me, alla mia famiglia e alle altre persone innocenti coinvolte, ma a tutti gli italiani, alla vita pubblica del nostro paese e alla nostra immagine nel mondo.

Ringrazio gli avvocati che mi hanno assistito, le persone care, i miei amici e collaboratori che mi sono stati vicini e mi hanno sostenuto in questi anni. Ringrazio i leader politici di tutto il mondo, e i milioni di italiani di tutte le fedi politiche, che mi hanno testimoniato stima e rispetto e che non hanno creduto al fango che è stato gettato addosso alla mia persona ma anche alle istituzioni della Repubblica. 

Ringrazio naturalmente i magistrati che hanno fatto il loro dovere senza farsi condizionare dalle pressioni mediatiche e dagli interessi di parte. Quello che in altri paesi sarebbe scontato in Italia è una prova di coraggio e di indipendenza che merita rispetto e ammirazione.

Ora, archiviata anche questa triste pagina, sono di nuovo in campo per costruire, con Forza Italia e con il centrodestra, un’Italia migliore, più giusta e più libera.

EXPO, COMI F.I: Bene Rai, ma servono media esteri

EXPO, COMI F.I: Bene Rai, ma servono media esteri 



di Gaetano Daniele 



Lara Comi
Europarlamentare Forza Italia
Vice-presidente gruppo PPE 

"Da domani la Rai farà scattare il conto alla rovescia che ci condurrà a Expo. Mancano 50 giorni, e la Rai mette a punto documentari e programmi. Osservo però che l'Esposizione Universale è un evento appunto "universale", che deve promuovere Milano, la Lombardia e l'Italia all'estero. Così l'europarlamentare Lara Comi, ai nostri microfoni. E nota: Auspico che dei cospicui investimenti destinati a far conoscere Expo attraverso i media una parte consistente sia riservata anche a testate straniere. 

Budget - A quanto ammonta il budget per i network nazionali (ma è la Rai che farà la parte del leone) e qual'è invece l'investimento per le tv straniere? E' infatti all'estero che dobbiamo pubblicizzare l'evento per averne un ritorno in termini di visitatori e di promozione del made in Italy. Mi sembra opportuno - conclude Comi - ragionare insieme su questo aspetto importante, una volta che Expo avrà fornito il dato di investimento sulla comunicazione sui media esteri".