Visualizzazioni totali

domenica 1 febbraio 2015

Chi è la donna ministra che unisce i figli di Mattarella e Napolitano

Quirinale, una donna unisce i figli di Napolitano e Mattarella: è Marianna Madia





Cosa, anzi chi unisce i figli dei due ultimi presidenti della Repubblica? Una donna ministro: Marianna Madia. Singolari coincidenze all'ombra del Quirinale, la titolare della Pubblica amministrazione ha avuto un legame sentimentale con Giulio Napolitano, erede di Giorgio, e ora è il datore di lavoro di Bernardo Giorgio Mattarella, primogenito di Sergio. Il 47enne docente di Diritto amministrativo, infatti, è oggi capo dell'ufficio legislativo del ministro Madia, con uno stipendio da 125mila euro lordi all'anno. Mattarella Junior, come scriveva il Giornale, è oggi ordinario amministrativista all'Università di Siena e condirettore del Master in management della Pa alla Luiss di Roma, ma è entrato al Ministero della Funzione pubblica già nel 1993, a 25 anni. Pupillo di Sabino Cassese, vi è tornato in pianta stabile con Renato Brunetta ed è stato confermato sotto i governi Monti e Renzi, mentre Letta lo aveva mandato all'Università per affiancare l'allora ministro Maria Chiara Carrozza. Ora, come detto, l'esperienza a fianco della Madia. 

La relazione con Napolitano Junior - Il ministro Pd con l'abitudine di cambiare casacca politica molto spesso (al Nazareno si è infilata praticamente in tutte le correnti, da D'Alema a Veltroni, da Letta a Renzi) torna accostata al Quirinale, dunque, sia pure in via del tutto laterale. Era stata lei, qualche mese fa, a confermare in una intervista a Vanity Fair la sua relazione giovanile con il figlio del predecessore di Mattarella sul Colle, Giorgio Napolitano. Il legame con Giulio è "durato qualche mese. Ci siamo conosciuti quando, dopo essermi laureata alla Sapienza in Scienze politiche con indirizzo Politica economica, collaboravo all'Arel, il centro studi fondato da Andreatta - spiegava la Madia -. L'elezione di suo padre al Quirinale nel 2006, quando avevo seguito Enrico Letta che era diventato sottosegretario di Prodi al governo, ci sorprese tutti e penso abbia inciso sulla fine della nostra storia, che fino ad allora era stata vissuta con spontaneità". E' l'amaro risvolto della medaglia della vita da burocrati di Stato.

Ha detto "no" sulle pensioni, mazzata agli italiani Ora ringraziamo Mattarella mandandolo sul Colle

Sergio Mattarella, il no al referendum anti-Fornero: lo ringraziamo mandandolo al Quirinale





Sergio Mattarella, il nuovo presidente della Repubblica. Come da previsione eletto al quarto spoglio, senza grossi patemi: la manovra di Matteo Renzi è andata a buon fine. Il Pd ritrova compattezza, Forza Italia ne esce con le ossa rotte e l'Ncd di Angelino Alfano è costretto a leccarsi profonde ferite. Su Mattarella negli ultimi giorni sono state spese le parole più mielose che potevano essere concepite, dai "ritrattoni" di elogio vergati su Repubblica fino agli interventi di Renzi stesso, che ha glorificato in tutti i modi possibili il "presidente Sergio". Eppure in pochi hanno voluto ricordare una particolare coincidenza. Soltanto il 20 gennaio, dunque 11 giorni prima della sua elezione a Presidente della Repubblica, il nuovo inquilino del Colle, Sergio Mattarella, ci ha "rubato" le pensioni. Già, perché l'ex dicci, prima dell'ascensione quirinalizia, faceva parte della stessa Corte Costituzionale che ha respinto la proposta referendaria di Matteo Salvini per abrogare la riforma Fornero e restituire la pensione a chi, di punto in bianco, se l'era vista scippata. Insomma, in brutale sintesi, lui ci ha fregato le pensioni e noi lo ringraziamo spedendolo al Quirinale.

"Cerchio magico" di Mattarella: ecco tutti gli uomini del presidente

Dc siciliani e sindacalisti: il cerchio magico di Sergio Mattarella





L'elezione di Sergio Mattarella al Quirinale spalanca le porte ad un ritorno della Dc nella politica romana. Il neo-presidente della Repubblica ha un background politico che si plasma nella Sicilia degli anni Settanta. Cresciuto all'ombra del fratello Piersanti trucidato dalla mafia, Sergio ha avuto rapporti con tutta la Dc siciliana degli anni 70 e 80. Fra quelli che frequentavano casa Mattarella c'era un giovane Leoluca Orlando che dopo aver mollato la Dc ha fondato la Rete. Poi tra i nomi vicini a Mattarella c’è Vito Riggio, democristiano, prima fedele sostenitore di Donat Cattin e poi di Ciriaco De Mita, da cui nel 1987 venne candidato alle politiche. Oggi a capo dell’Enac, l’Ente nazionale di assistenza al volo. 

Cerchio magico - E tra gli uomini più vicini a Sergio Mattarella c'è Sergio D’Antoni, per anni segretario della Cisl. Dei filo-Mattarella fa parte anche Carlo Vizzini, docente di diritto finanziario, tra i leader del Psdi palermitano, nonché senatore azzurro ora però tornato nell'area socialista. L'Ora racconta anche che talvolta a casa Mattarella faceva capolino Giovanni Fiandaca, docente di diritto penale, ma anche Enrico La Loggia, figlio di un ex presidente della Regione e poi, dal ’94 approdato a Forza Italia.

Gli ex Dc - Questi sono gli uomini del ”cerchio magico” di Mattarella, gli amici del giovane giurista, che sarebbero diventati “qualcuno” nella politica siciliana e nazionale e che ancora oggi mantengono con il giudice della Corte costituzionale un rapporto amicizia. E tra gli amici storici di Sergio Mattarella, uomo riservatissimo che ha sempre rifuggito le occasioni mondane, c’è l’avvocato Francesco Crescimanno, che lo ha assistito penalmente nel processo Tangentopoli. Fra gli amici di Sergio Mattarella c’è infine anche Salvatore Butera. Consigliere economico di Piersanti, già docente dell’istituto Pedro Arrupe di Palermo, Butera è stato presidente della Fondazione Banco di Sicilia, dal ’99 al dicembre del 2005. Insomma tra gli ex Dc siciliani si fa festa. Con Mattarella al Colle per Orlando e D'Antoni c'è l'occasione forse di un altro giro di giostra in politica. 

sabato 31 gennaio 2015

Pressing di Berlusconi su Alfano: "Angelino, non votare Mattarella"

Quirinale, pressing di Berlusconi su Alfano: 'Non votare Mattarella'





Silvio Berlusconi tentenna. È consapevole di essere finito in un cul de sac e vorrebbe trovare una scappatoia per uscire dall’impasse. La linea dura, decidendo di uscire dall’Aula domani al momento del quarto scrutinio, quello salvo sorprese definitivo, non è praticabile. Troppo alto il rischio di inimicarsì il nuovo presidente della Repubblica e portare tutto il partito a una posizione di estrema marginalità. Ma anche mantenere la linea della scheda bianca ha le sue insidie, prima fra tutte quella di veder eleggere al Colle Sergio Mattarella anche con i voti dei franchi tiratori azzurri e suggellare così la sconfitta su tutti i fronti, interni ed esterni.

Le telefonate - Il Cavaliere, viene spiegato, è combattuto sul da farsi, secondo alcuni fedelissimi, nel corso della giornata avrebbe anche preso in considerazione l’ipotesi di appoggiare Mattarella. Ma l’ala dura del partito, la stessa che ieri mattina a palazzo Grazioli lo ha convinto a non cedere all’aut aut di Renzi, insiste sul non cambiare di un millimetro le scelte fatte. E a poco è servito, se non a metterlo ancor di più di fronte a un bivio, il pressing di Angelino Alfano, dell’ala trattativista del partito, del pontiere Gianni Letta. Non posso, va ripetendo Berlusconi. Come faccio a tornare sui miei passi e accettare i diktat di Renzi? Ed è su questa linea che il Cav sta impostando la sua strategia. Secondo alcune indiscrezioni Berlusconi avrebbe chiamato più volte Angelino Alfano per convincerlo a non cedere alla tentazione di votare per Mattarella. Alfano doveva incontrare i parlamentari di Area Popolare questa sera alle 21. Ma proprio le telefonate del Cav lo hanno convinto a rinviare il vertice a domani mattina alle 8. Il Cav sarebbe in pressing su Alfano per evitare un "tradimento" da parte di Ncd. 

Quirinale, terzo scrutinio e terza fumata nera Le sorprese: chi cresce, chi scompare. Paura nel Pd

Quirinale, terzo scrutinio: fumata nera. Crescono Imposimato e Feltri. Scomparso Prodi





Nuova fumata nera alla terza votazione per il presidente della Repubblica. Lo spoglio di ieri ha dimostrato che è impossibile superare quota 673. Su Sergio Mattarella "auspico si determini la più ampia convergenza possibile per il bene comune dell'Italia". E' l'appello che Matteo Renzi rivolge ai partiti di maggioranza e opposizione sottolineando che "è una scelta che interpella tutti e non solo un partito". "Come deciso ieri con Silvio Berlusconi e approvato all'assemblea dei grandi elettori confermiamo che dalla quarta votazione Forza Italia voterà scheda bianca". E' quanto ribadiscono i capigruppo Fi Paolo Romani e Renato Brunetta. Intanto nel terzo scrutinio sono cresciuti i voti per Ferdinando Imposimato che va a quota 126. Crescono pure i consensi per Vittorio Feltri che va a quota 56. La Castellina invece va a quota 34, mentre Stefano Rodotà è a quota 23 al pari con Emma Bonino. Fuori dai giochi definitivamente Romano Prodi che non ha raccolto preferenze. Le schede bianche sono 514. 

venerdì 30 gennaio 2015

MOSCHEE, GELMINI: Legge regionale garanzia di sicurezza, bando del comune da riscrivere

MOSCHEE, GELMINI: Legge regionale garanzia di sicurezza, bando del comune da riscrivere 


di Gaetano Daniele 




"La legge sui luoghi di culto approvata in Regione fa tirare un sospiro di sollievo ai milanesi giustamente preoccupati per le ricadute del bando del Comune sulla sicurezza e sul decoro urbano. Così la Coordinatrice di Forza Italia, Maria Stella Gelmini al nostro blog "il Notiziario"

E nota: Del resto il bando della Giunta Pisapia era stato contestato pubblicamente anche dai Consiglieri di sinistra della Zona 8, che non vogliono una mega-moschea nel loro quartiere, così come dalle stesse associazioni islamiche che pur essendo sempre state coccolate da Pisapia non hanno esitato a criticare le decisioni del Comune. 

Magagne - Insomma la legge regionale fa emergere tutte le magagne del bando di Palazzo Marino, prima fra tutte la sua essenza ideologica e quindi ancora una volta la lontananza della Giunta arancione dalla realtà vissuta dai cittadini. La Giunta non ha mostrato di voler modificare questo bando neppure all'indomani della strage di Parigi, quando tutto il mondo si interrogava sulla necessità di rendere più stringenti le misure antiterrorismo e da più parti veniva il monito alla prudenza. Nei giorni seguenti l'attentato di Parigi - continua Gelmini - il ministro Alfano ha addirittura espulso due persone di religione islamica residenti nel Milanese, tra cui un frequentatore della moschea di viale Jenner. Ma niente: Pisapia ha detto chiaro e tondo che il bando non si tocca. 

Conclude - Forza Italia difende la libertà di culto ed in prima linea contro ogni comportamento razzista e contrario ai diritti sanciti dalla Costituzione. Detto questo non abbiamo paura di dire le cose come stanno: questo bando è assurdo e va riscritto, con criteri meno ideologici e più rispettosi del diritto alla sicurezza di chi vive a Milano."

Forza Italia, scatta la rivolta "Silvio, Renzi ti ha fregato e tu..."

Forza Italia, Silvio Berlusconi sotto processo per il Nazareno, attacchi da Fitto e Meloni





Silvio Berlusconi è furioso. La mossa di Matteo Renzi di imporrre un candidato come Sergio Mattarella ha spiazzato Forza Italia e soprattutto il Cavaliere. "Il patto del Nazareno non c'è più", ha detto Berlusconi incontrando i grandi elettori azzurri. L'ira del Cav ha dato fiato ai ribelli azzurri che con Fitto hanno attaccato il patto del Nazareno e le scelte di Berlusconi. Fitto va giù duro sul suo blog: "ri. “Se vogliamo fare una commedia, possiamo dire che va tutto bene in Forza Italia. Se invece vogliamo fare una cosa seria, occorre l’azzeramento totale nel partito e nei gruppi parlamentari”. La delusione tra i forzisti si fa sentire. E il Cav secondo alcune indiscrezioni avrrebbe detto: "Abbiamo ceduto su tutto – ripete l’ex premier - su legge elettorale, riforme, tutto o ora non incassiamo niente?". Anche Denis Verdini sarebbe rimasto colpito dalla mossa di Renzi.Una fonte di palazzo Grazioli, come racconta l'Huffingtonpost, spiega così la cruda verità: “Il Nazareno prevedeva al Colle uno scelto anche da Berlusconi. Ora Renzi lo mette lui. E con questa mossa Renzi dice a Berlusconi. Io ti tengo per le p…e, sono io che decido sulla salva Silvio e su quello che ti riguarda, quindi se vuoi il patto lo fai con me, non con uno al Colle. Altrimenti arrangiati”. 

Le critiche - E ad attaccare le scelte del Nazareno è anche Giorgia Meloni: "Berlusconi è stato sedotto ed abbandonato", ironizza la leader di Fdi. Poi la Meloni ha confessato che "ci spiace che Renzi lo abbia tradito nel momento più importante, dopo avergli svaligiato la cassaforte.Ora - dice ancora la presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale - sia lui che Forza Italia dovrebbero prendere atto di avere sbagliato tutto e ascoltare di più voci libere, come quella di Fratelli d’Italia e di qualcuno dei suoi.Noicontinuiamo all’opposizione di questo governo di incapaci e ci auguriamo di avere nuovi alleati nel farlo".