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lunedì 26 gennaio 2015

Renzi e quel bonus per gli immigrati A Lampedusa spunta un regalino...

Mille proroghe, il mistero del regalino fiscale al signor X di Lampedusa





C’è un vero e proprio mistero contenuto nell’ultimo decreto legge del governo del 2014: quel mille-proroghe che porta la data del 31 dicembre scorso. Al suo interno c’è una norma che appare davvero stramba: il rinvio al 31 dicembre 2014 del pagamento delle tasse 2014 per gli abitanti di Lampedusa, che proroga la sospensione degli adempimenti fiscali già rinviata al 31 dicembre 2013 per l’eccezionale ondata di sbarchi. E’ una norma che quindi vale solo per un giorno, a favore di qualche misterioso contribuente del comune guidato da Giusi Nicolini che non aveva ancora pagato le tasse. Norma piuttosto curiosa, perchè a quella data- non avendo avuto nessuno stop come era accaduto negli anni precedenti, i lampedusani avrebbero dovuto da mesi avere pagato tutte le pirncipali tasse sul reddito e anche quelle sui servizi (la Tasi). E infatti nella relazione tecnica che accompagna il decreto firmato da Matteo Renzi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non calcola nemmeno il danno oper l’erario che deriverebbe da quel rinvio: “la disposizione in same”, scrive, “comporta effetti trascurabili, in quanto interviene successivamente alle principali scadenze dei versamenti tributari 2014″. Insomma, quasi tutti i lampedusani avevano già pagato le tasse nel 2014. E allora perchè si è fatta quella norma per decreto? E soprattutto a favore di quale contribuente così prezioso da valere una norma ad personam così spudorata? Ah, saperlo…

Il Pd ora rischia di saltare in aria Civati: "Non escludo la scissione"

Pippo Civati: "Non escludo una scissione nel Pd"





"Il potere esecutivo di Renzi ha quasi del tutto cannibalizzato il potere legislativo. Il parlamento è solo un votificio. Non come Berlusconi ma molto oltre. Il parlamento non ha più alcuna autonomia". Il nuovo affondo di Nichi Vendola sul premier Matteo Renzi avviene dal palco della convention Sel 'Human Factor' a Milano. E ci va giù pesante: bisogna combattere il renzismo, che "è la forma aggiornata del neo conservatorismo nella variante italiana". Descrive il patto del Nazareno come "il momento di fondazione del Partito della Nazione". Secondo il leader di Sel "è il seppellimento della dialettica tra destra e sinistra, tra giustizia ed ingiustizia".

Scissione in vista - La convention di Milano "è l'inizio di un cammino" per la sinistra, sottolinea Vendola. "Possiamo prefigurare - dice più avanti - la nascita di un coordinamento fatto da rappresentati di tutti coloro che sono interessati a questo processo. In questo coordinamento dovrà essere consentita la doppia militanza, ognuno con la sua tessera". Questo coordinamento, spiega, "dovrebbe lavorare per tutto il mese di febbraio per decidere campagne nazionali per rimescolare tutti i popoli" di sinistra. "Ci saranno compagni e compagne che potranno spartire il pane della politica. Noi abbiamo la volontà non di annunciare un fatto magico, l'improvvisa nascita di un nuovo soggetto politico. Siamo una comunità tra tante altre comunità. La geografia della sinistra è vasta: noi non siamo i primi e non siamo i migliori. Non intendiamo prefigurare un processo che prevede cessione di sovranità da parte di ciascuno, perché insieme tutti si possa fare un avanzamento", aggiunge.

Civati, leader degli scissionisti - Presente alla convention Pippo Civati, esponente della minoranza del Pd. Che dice: "Non c'è bisogno di dividere il Pd, ma non posso escludere che questo accada. Non c'è nessun disegno per rompere". Durante il suo intervento Civati ribadisce: "non esco dal Pd", ma alla luce anche di quanto avvenuto con le primarie in Liguria "non posso escludere" che "accada" una frattura all'interno del partito guidato da Matteo Renzi. E se Civati si autodefinisce ironicamente della "corrente dei parassiti", sottolinea: "ci siamo stufati della definizione di minoranza, minoranza di che cosa? Per me è doloroso dire questo, io sono partito con l'Ulivo, ragiono più da militante che da esponente politico". Per il deputato della minoranza dem il centrosinistra "si ruppe due anni fa quando si cercò di eleggere Prodi, quando ci dissero che le larghe intese non ci avrebbero snaturato".

Toto-Colle - E proprio Romano Prodi è il nome di Civati per la corsa al Colle. "Io un nome al momento lo avrei che è Romano Prodi - sottolinea - Non capisco perché dire Prodi vorrebbe dire andare contro il Pd". Approfondendo l'argomento Civati dice: "vorrei che il candidato non fosse deciso da Berlusconi". Secondo lui "ci sono altre forze politiche in Parlamento, basta guardarsi attorno". E se il nome sarà deciso l'ultimo giorno "partecipiamo al thriller con serenità".

Quella voce sulla Rai: "Dopo 40 anni chiude un programma storico di Rai Uno". Ecco quale e chi perderà il posto...

Quella voce su Domenica In: "A maggio la Rai chiude il programma"




Dopo quasi 40 anni chiude Domenica In. Lo storico contenitore della prima rete della tv pubblica è destinato a scomparire. Secondo quanto risulta a Blogo, quella condotta da Paola Perego e Pino Insegno e che si concluderà a maggio 2015 sarà l'ultima edizione di Domenica In. Nell'ambiente è più che noto che a Viale Mazzini da tempo si stesse valutando l'ipotesi della chiusura definitiva del contenitore domenicale nato con la conduzione di Corrado. La stessa Mara Venier ha raccontato come alla fine della scorsa stagione il direttore di Raiuno Giancarlo Leone le annunciò che non ci sarebbero state nuove puntate del programma. Ed invece sappiamo tutti come è andata (ed ecco spiegato il rancore di zia Mara nei confronti di Mamma Rai). La coppia Perego-Insegno non è comunque riuscita a risollevare le sorti della trasmissione. La decisione (praticamente definitiva) sarebbe stata assunta ieri nel corso di una riunione ai piani alti di Viale Mazzini.

La Grecia fa tremare la Germania Così la Merkel ricatta Tsipras...

Widmann, Bundesbank: "Tsipras rispetti gli impegni dei governi precedenti"





Dopo il risultato del voto in Grecia che ha certificato di fatto la vittoria di Alexis Tsipras e della sinistra anti-austerity di Syriza, è alalrme in Europa per le conseguenze che questo risultato elettorale può avere sull'Euro e sui paesi membri dell'Unione. A tremare di più è la Germania che teme un colpo di coda da parte di Tsipras che prevede una rinegoziazione del debito contratto da Atene con la Troika. Così, nemmeno un'ora dopo il risultato degli exit pool, Berlino alza subito la voce con Atene. ll presidente della Bundesbank e membro del direttivo della Bce, il falco, Jens Weidmann, ritiene che Atene continuerà ad avere bisogno di aiuti dalla troika (Bce-Ue-Fmi) e ricorda che li otterrà solo se rispetterà gli accordi sottoscritti dai governi precedenti.

L'avvertimento - Weidmann spera che il nuovo governo non faccia promesse che non potrà permettersi, auspica "che il nuovo governo (greco) non metterà in dubbio ciò che si aspetta da lui e ciò che è già stato realizzato. Credo che sia anche nell’interesse del governo greco fare quanto è necessario per affrontare i problemi strutturali che ci sono ad Atene", ha detto Weindman in un’intervista alla rete Ard, dopo la chiusura delle urne in Grecia. E alle parole del presidente della Bundesbank, si aggiunge il coro della stampa tedesca che con Bild attacca: "La vittoria di Tsipras è una sciagura per l'Euro". 

Alba Dorata è il terzo partito L'ultra-destra greca esulta: "Tocca a noi"

Voto in Grecia, Alba Dorata terzo partito





Il terzo partito greco è ufficialmente l’estrema destra di Alba Dorata. È quanto emerge dalle proiezioni sul 27% delle schede scrutinate del ministero dell’Interno. Gli xenofobi sono dati al 6,3%, pari a 17 seggi su 300. Solo quarti i centristi di To Potami al 5,9% (16 seggi). Seguono i comunisti del Kke al 5,6% con 15 deputati. A seguire i socialisti del Pasok al 4,8% (13 seggi), ultimi i Greci Indipendenti (scissionisti di Nea Dimokratia) al 4,7% (13 seggi). Prima si conferma la sinistra radicale Syriza: il partito di Alexis Tsipras è dato al 36,5% pari a 149/151 seggi su 300. I conservatori di Nea Dimohkratia sono nettamente indietro al 27,7%, (76 seggi).

Terzo partito - Seppur da una cella, dove dal 28 settembre 2013 risiede in attesa di giudizio perchè sospettato di essere il mandante dell’omicidio di un rapper antifascista, il leader dell’estrema destra greca, Alba Dorata, esulta: "Siamo chiaramente il terzo partito", ha dichiarato Nikolaos Michaloliakos. È stato il ministero dell’Interno a ufficializzare il dato: dalle proiezioni sul 27% delle schede scrutinate del ministero dell’Interno Alba Dorata è al 6,3%, pari a 17 seggi su 300.

domenica 25 gennaio 2015

La Grecia nelle mani di Tsipras Da Atene uno schiaffo all'Europa

Grecia al voto, i risultati: Tsipras in vantaggio, "verso la maggioranza assoluta"




Stando ai primi exit poll diffusi dall’emittente greca Skai tv il partito Syriza di Alexis Tsipras è in testa nelle elezioni greche con un risultato compreso fra il 36% e il 39% dei consensi. Secondo partito risulta invece il conservatore Nuova democrazia del premier Antonis Samaras, con un risultato compreso fra il 24% e il 27%.  To Potami e Alba Dorata sono dati entrambi al 6,4-8%. I comunisti del Kke al 4,7/5,7%. I socialisti del Pasok di Evangelos Venizelos al 4,2/5,2%. Ultimi a superare la soglia del 3% necessaria per entrare in Parlamento Greci Indipendenti, riposta di destra a Syrriza, su posizionei anti austerità, nato da una scissione di Nea Dimokratia: sono dati tra il 3,5/4,5%. Resterebbero fuori tra gli altri Kinima, la neo-formazione dell’ex premier socialista George Papandreou, fondata solo il 2 gennaio scorso. Se i risultati definitivi confermeranno la vittoria di Syriza, Alexis Tsipras diventerebbe il più giovane premier greco degli ultimi 150 anni. "Una vittoria del partito anti-austerity Syriza alle elezioni greche porterà 'sollievo' all’Europa. Così il portavoce di Syriza, Panos Skourletis, dopo i primi exit poll secondo i quali il partito di Tsipras ha nettamente vinto.

I seggi - Se il risultato delle proiezioni troverà conferma al termine dello spoglio delle urne secondo la stampa ellenica Syriza avrebbe tra i 146 ed 158 seggi (151 su 300 è la soglia per la maggioranza assoluta); i conservatori di Nea Dimokratia tra 65 e 75; ai centristi di To Potami e all’estrema destra di Alba Dorata sono attribuiti tra 17 e 22 seggi; i comunisti del Kke tra 13 e 16; i socialisti del Pasok tra 12 e 15; i Greci Indipendenti (Anel) tra 12 e 15.

L'attacco finale di Obama contro l'Isis Scatta in primavera: cosa prevede

Obama, il piano contro l'Isis, l'attacco già in primavera






Barack Obama sta studiando un piano contro l'Isis, per strappare la città di Mosult al califfato gli americano. Il piano - prevede un attacco pesantissimo, un' offensiva massiccia, simile a quelle che videro la liberazione delle città europee durante la seconda Guerra mondiale". Secondo quanto scrive Il Messaggero per strappare la città irachena di Mosul dagli artigli di Isis, "gli americani stanno addestrando i soldati delle forze armate regolari irachene, mentre i turchi assistono i peshmerga curdi e l' Iran prepara le falangi dei volontari sciiti. Forse già in primavera sarà sferrato l'attacco". I piani sono stati confermati dal generale Usa Lloyd Austin, capo del Comando Centrale e ideatore della strategia militare adottata dalla Casa Bianca nella guerra contro il Califfato. Austin ha ammesso che la liberazione di Mosul potrebbe avvenire più velocemente se gli americani mandassero le loro truppe, ma ha anche sostenuto che "devono essere gli iracheni" a liberare la loro terra. E ha spiegato che uno degli ostacoli più difficili sarà di convincere il governo di Bagdad a mandare all' offensiva le truppe scelte che attualmente difendono la capitale e lasciare che a difendere Baghdad siano invece le giovani leve addestrate in questi ultimi mesi. 

Ieri, sabato 24 gennaio, il segretario di Stato americano John Kerry ha spiegato a Davos in Svizzera i successi ottenuti nella lotta contro L'isi. Ha detto che sono stati già strappati circa 700 chilometri quadrati di territorio a Nord dell'Iraq, e ha interrotto molte delle vie di comunicazione e rifornimento delle falangi.  Kerry ha spiegato poi che in questo momento in Califfato è anche in sofferenza economica a causa del crollo del prezzo del petrolio e ha aggiunto che "Qlo stipendio dei combattenti è stato decurtato del 75 per cento". Il crollo del salario e anche i bombardamenti aerei avrebbero reso meno attraente l'arruolamento nelle falangi. E sarebbe questo il motivo per cui l'Isis sta cominciando a usare nella guera i ragazzini ancora sui banchi di scuola, proprio come fecero i nazisti verso la fine della guerra.