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martedì 9 settembre 2014

Cottarelli da Renzi con le forbici in mano: "Caro Matteo, devi tagliare qui. Oppure..."

Spending review, Carlo Cottarelli da Matteo Renzi: "Ecco dove devi tagliare"




Dopo le voci su un possibile e prematuro addio, mister spending review, il commissario Carlo Cottarelli, compare a Palazzo Chigi per una riunione strategica con Matteo Renzi e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Oggi, martedì 9 settembre, seguiranno gli incontri con i singoli ministri, ai quali verranno indicate le voci di spesa che saranno tagliate dai bilanci dei vari dicasteri. Al vertice serale è stata segnalata la presenza anche di Yoram Gutgeld, consigliere economico di Renzi, del ministro Maria Elena Boschi e dei rispettivi staff.

Forbici in mano - Si tratta del primo - possibile - passo del piano di spending review che secondo il governo dovrebbe fornire la gran parte delle coperture per la miriade di riforme annunciate (compresi gli 80 euro per il 2015). Cottarelli, dunque, dopo essere stato ingabbiato fino ad oggi, prova a far valere la "sua legge" e mostra al premier delle ipotetiche forbici. Secondo quanto si è appreso, il piano di spending review procederà di pari passo con la legge di stabilità.

20 miliardi - Secondo Cottarelli - lo va ripetendo da tempo - sono possibili tagli per 20 miliardi di lire in mille giorni, partendo da una base di spesa primaria di 700 miliardi. Ma poi bisogna proseguire, e sul tema, da Cernobbio, il commissario si è mostrato ottimista, ricordando che "il processo di revisione della spesa pubblica sta riguardando più paesi perché la globalizzazione impone che la tassazione non possa essere più alta". Cottarelli ha concluso sottolineando che se si vogliono raggiungere gli obiettivi è necessario che nell'ultima fase di revisione della spesa "siano previsti controlli e sanzioni" per chi sofra i tempi rispetto ai provvedimenti di attuazione".

Quizzone sulle supercazzole di Renzi Le frasi vere e quelle del generatore:

Matteo Renzi, il gioco delle supercazzole: scopri quali sono quelle vere e quali quelle del generatore automatico

a cura di Marco Gorra 


Le frasi di Matteo Renzi riportate in questa pagina non sono tutte uguali: dieci sono state effettivamente pronunciate ieri mattina dal presidente del Consiglio durante la sua visita all'inaugurazione delle Rubinetterie Bresciane a Gussago, mentre dieci sono frutto di un generatore casuale di pronunciamenti renziani che da qualche giorno sta girando su internet. Quello che segue è qualcosa a metà tra un quiz ed un test di psicologia: provate a indovinare quale frase è davvero di Renzi e quale è soltanto frutto del suo alter ego logaritmico. Il risultato dimostrerà la vostra conoscenza dell’autentico Verbo del Capo e, di conseguenza, il vostro posizionamento nella intricata galassia del renzismo.

1. La differenza fra quelli capaci e quelli che chiacchierano è che quelli capaci i problemi non li enunciano, li risolvono 
2. L'Italia ce la farà ed è nelle condizioni di difendere il proprio passato ma soprattutto di costruire il proprio futuro 
3. I prossimi mesi ci vedranno impegnati nel tentativo di rigenerare il sistema produttivo in modo più liquido e distribuito 
4. il traguardo già raggiunto è stato quello di immaginare il tessuto produttivo a livello superiore 
5. Tutti gli italiani perbene hanno lo stesso obiettivo, quello di ridare all'Italia un futuro 
6. Vogliamo un'Italia credibile in Europa e in casa nostra, perché i nostri figli devono tornare a credere nel Tricolore 
7. Lo scopo è quello di cambiare il sistema dei sindacati in modo sinergico 
8. Smettiamo di credere alla cultura della rassegnazione e rimettiamoci in gioco 
9. L'italia è pronta per tornare ad avere visioni sui nuovi modelli di condivisione a livello mondiale 
10. La nostra credibilità dipenderà dalla capacità di integrare il settore manifatturiero in modo che dia valore aggiunto 
11. Una politica del fare deve immaginare una drastica inversione di direzione sentendosi parte di un progetto comune 
12. Le riforme le stiamo facendo e continueremo a farle, anche se non basta perché non si va da nessuna parte con le riforme senza cuore 
13. Noi stiamo proponendo un'inversione per rinnovare i valori del vivere comune perché ce lo chiedono i nostri figli 
14. Molte nostre aziende sono riuscite a resistere perché hanno avuto l'intelligenza, di riuscire a fare qui prodotti che nessuno fa  
15. Il fulcro del nostro lavoro sarà rimodellare il trend con ottimismo 
16. La prossima scadenza sarà rimodellare il nuovo processo partecipativo in una visione integrata
17. Quelli che criticano tutti i giorni sono gli stessi che stanno negli stessi posti da 30 anni 
18. Ci sono tanti uomini e donne nelle piccole e medie imprese che si sono spaccati la schiena e hanno creato eccellenza 
19. Non ci sono più alibi per non far crescere il sistema Italia in un modo che sia trasparente 
20. Occorre avere il coraggio ridurre le spese così come si fa nelle famiglie



Il quiz sulle supercazzole di Matteo Renzi. Vere o false: ecco le risposte

1. La differenza fra quelli capaci e quelli che chiacchierano è che quelli capaci i problemi non li enunciano, li risolvono (RENZI) 
2. L'Italia ce la farà ed è nelle condizioni di difendere il proprio passato ma soprattutto di costruire il proprio futuro (RENZI) 
3. I prossimi mesi ci vedranno impegnati nel tentativo di rigenerare il sistema produttivo in modo più liquido e distribuito (GENERATORE) 
4. Il traguardo già raggiunto è stato quello di immaginare il tessuto produttivo a livello superiore (GENERATORE) 
5. Tutti gli italiani perbene hanno lo stesso obiettivo, quello di ridare all'Italia un futuro (RENZI) 
6. Vogliamo un'Italia credibile in Europa e in casa nostra, perché i nostri figli devono tornare a credere nel Tricolore (RENZI) 
7. Lo scopo è quello di cambiare il sistema dei sindacati in modo sinergico (GENERATORE) 
8. Smettiamo di credere alla cultura della rassegnazione e rimettiamoci in gioco (RENZI) 
9. L'italia è pronta per tornare ad avere visioni sui nuovi modelli di condivisione a livello mondiale (GENERATORE) 
10. La nostra credibilità dipenderà dalla capacità di integrare il settore manifatturiero in modo che dia valore aggiunto (GENERATORE) 
11. Una politica del fare deve immaginare una drastica inversione di direzione sentendosi parte di un progetto comune (GENERATORE) 
12. Le riforme le stiamo facendo e continueremo a farle, anche se non basta perché non si va da nessuna parte con le riforme senza cuore (RENZI) 
13. Noi stiamo proponendo un'inversione per rinnovare i valori del vivere comune perché ce lo chiedono i nostri figli (GENERATORE) 
14. Molte nostre aziende sono riuscite a resistere perché hanno avuto l'intelligenza, di riuscire a fare qui prodotti che nessuno fa (RENZI) 
15. Il fulcro del nostro lavoro sarà rimodellare il trend con ottimismo (GENERATORE) 
16. La prossima scadenza sarà rimodellare il nuovo processo partecipativo in una visione integrata (GENERATORE) 
17. Quelli che criticano tutti i giorni sono gli stessi che stanno negli stessi posti da 30 anni (RENZI) 
18. Ci sono tanti uomini e donne nelle piccole e medie imprese che si sono spaccati la schiena e hanno creato eccellenza (RENZI)  
19. Non ci sono più alibi per non far crescere il sistema Italia in un modo che sia trasparente (GENERATORE) 
20. Occorre avere il coraggio ridurre le spese così come si fa nelle famiglie (RENZI)

PROFILI

Da 0 a 7 punti: D'ALEMA, gufo e rosicone - Non ci siamo. La tua desolante performance sancisce la tua non redimibile condizione di membro dell'apparato: per te è come se tra la genuina portata rivoluzionaria del discorso di Renzi e la posticcia giustapposizione di parole d'ordine nuoviste generate a caso non ci fosse nessuna differenza. Vai a studiarti gli annali della Leopolda e torna quando sarai più preparato.

Da 8 a 15 punti: FRANCESCHINI, neofita - Impegnarti, ti sei impegnato. Destreggiarsi nella giungla dell'eloquenza renziana è impresa difficile, e anche i più volenterosi rischiano di rimanerci impelagati. Pure con qualche sbandata qua e là, hai dimostrato di avere almeno imparato i fondamentali e di essere in grado di valutare correttamente le evidenze più macroscopiche. Continua a studiare, e un giorno potrai dire anche tu di essere sempre stato renziano.

Da 16 a 20 punti: BOSCHI, #cambiaverso - Complimenti, tu sì che sei in sintonia. Davanti alla tua expertise di renziano della prima ora, per la moneta falsa non c'è scampo. Grazie alla preparazione maturata negli anni, ti basta una sfumatura per riconoscere senza fallo la vera parola di Matteo e poter agilmente distinguere il grano dal loglio. Per menarti per il naso, ci vuole altro che un assemblatore di supercazzole per computer. Ne serve almeno uno in carne ed ossa.

Renzi ormai è un uomo solo al comando Fedelissimi in crisi: chi sale, chi scende

Governo, Matteo Renzi sempre più solo: promossi solo i quattro fedelissimi, bocciato Delrio




Un uomo solo al comando, forse troppo. Per Matteo Renzi sta suonando il campanello d'allarme: il premier, che gode nell'essere sempre al centro dell'attenzione, che mal tollera le critiche della minoranza (o i "veti", come li ha chiamati domenica alla Festa dell'Unità di Bologna) e che alla "gestione unitaria" del partito preferisce sempre quella autonoma, starebbe ora iniziando a pentirsi. A Palazzo Chigi il sentimento è di ansia crescente, aleggia quasi una sindrome da accerchiamento. E il Giglio magico starebbe già appassendo.

Delrio in caduta - Ricordate i bracci destri di Renzi? Uno a uno, si stanno sfilando e non è chiaro se per iniziativa personale e per volontà del capo. Di sicuro, sottolinea anche Goffredo De Marchis su Repubblica, c'è che Graziano Delrio non è più lo stesso sottosegretario di inizio anno. L'ex ombra del premier (qualcuno lo chiamava anche premier ombra) sembra sempre più indeciso, insicuro, meno spavaldo. I dossier che passano dalle sue mani, anziché essere risolti autonomamente, devono finire sulla scrivania di Renzi creando un ingorgo preoccupante. Qualcuno lo vuole in uscita: non sarà il candidato governatore dell'Emilia Romagna, ma magari in un probabile rimpasto di governo gli toccherà un ministero che non richieda un rapporto gomito a gomito con Matteo. 

I quattro dell'Ave Maria - E così, nella stanza del premier, c'è spazio per sempre meno fedelissimi. Secondo Repubblica sarebbero solo quattro i collaboratori di cui Renzi, per ora, si fida ciecamente: il sottosegretario ricciolo d'oro Luca Lotti, l'onnipresente ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, il portavoce Filippo Sensi ("L'unico genio seduto qua dentro", ama coccolarlo Matteo, presentandolo) e il vicesegretario generale di Palazzo Chigi Raffaele Tiscar. Tutto il resto della squadra non gode di stima incondizionata, forse perché su di loro aleggiano le ombre dei "tecnici" e dei funzionari dei vari dicasteri. Renzi finora si è mosso in maniera disorganica, spesso per iniziative individuali: secondo Repubblica lo schema è quello del "casino organizzato", con telefonate random a personalità extra-politica per chiedere di volta in volta consigli su riforme, crescita, tasse. Ora una chiamata all'ex ad di Luxottica Andrea Guerra (non a caso più volte indicato come possibile ministro in entrata), ora un colloquio con Vincenzo Visco. 

Che casino a Palazzo Chigi - Anche i collaboratori scelti direttamente dal premier, fino ad oggi, non hanno convinto: Giovanni Palumbo, ex capo Gabinetto a Palazzo Vecchio e oggi capo della segreteria, a Palazzo Chigi non si è mai visto. E Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani fiorentini scelta a sorpresa come capo dell'ufficio legislativo del governo, non aiuta a distendere il clima nell'esecutivo: più impegnata a litigare via sms con i colleghi, si dice che la sua scrivania stia diventando un porto delle nebbie in cui si perdono dossier urgenti e appunti fondamentali, ingolfando il lavoro di quel mostro cinetico di Renzi. Uno che gli amici li promuove in fretta, e ancor più in fretta li allontana.

lunedì 8 settembre 2014

Accorpamenti delle Forze dell'Ordine: ecco il dossier sui tagli del governo Renzi

Accorpamenti delle Forze dell'Ordine: ecco il dossier sui tagli del governo Renzi




Venti miliardi di euro: tanto costa il funzionamento della macchina amministrativa delle Forze dell'Ordine. Un costo che l'Italia non si può più permettere. Ecco allora che il governo sta accelerando, visto anche che l'Europa sono tre anni che lo chiede e sanziona l'Italia che ancora non lo ha fatto, su un piano che prevede l'unificazione, almeno, delle centrali operative: del resto attualmente ce ne sono cinque - Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Forestale - che diventano otto e nove in città grandi come Roma e Milano. Una mossa che porterebbe a risparmiare almeno 600 milioni. 

Ma non è tutto. Come rivela il Messaggero il governo starebbe studiando un piano che accorperebbe anche il dipartimento di pubblica sicurezza e del dipartimento di soccorso pubblico dei vigili del fuoco che comporterebbe una riduzione della spesa pubblica di altri 150 milioni di euro l'anno. I conti sono presto fatti: meno sedi, meno mense, meno auto in servizio. E ancora: la polizia penitenziaria e quella forestale verrebbero poste sotto il controllo della Polizia di Stato che conta 1.850 centri di comando contro i 6.140 dei carabinieri (di cui 4.632 stazioni) mentre le direzioni centrali della polizia che erano appena una decina 20 anni fa, ora sono raddoppiate.

Montezemolo, addio alla Ferrari e sfogo al veleno: "Ormai è diventata americana. E ora Marchionne..."

CAVALLINO Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo e l'amaro addio: "Ormai è americana, Marchionne sarà presidente"




La Ferrari "è americana", e forse il nuovo presidente sarà Sergio Marchionne: profezia, amara, di Luca Cordero di Montezemolo. La sua domenica nera passa da due tappe: il siluramento in diretta dal Forum di Cernobbio, ad opera dello stesso ad di Fiat Chrysler Marchionne, e il flop totale a Monza, nel Gp d'Italia, con il disastro della Rossa. Marchionne ha definito Montezemolo "non indispensabile", modo gentile (fino a un certo punto) per annunciarne l'addio dopo sei anni di fallimenti sportivi senza Mondiali conquistati. Parole "ingenerose", le avrebbe definite Luca Cordero secondo il Corriere della Sera, che riporta alcune riflessioni malinconiche del presidente uscente del Cavallino. Montezemolo, a margine del Gp "di casa", ha ricordato come quando nel 2000 Michael Schumacher riuscì a conquistare il suo primo titolo, "erano 21 anni che Maranello non vinceva un campionato mondiale. La Mercedes l'ultimo lo ha vinto nel 1955". 

La rottura con John Elkann - In 23 anni alla guida della Ferrari, non consecutivi, Montezemolo ha portato a casa 14 titoli mondiali (8 costruttori e 6 piloti) e 118 vittorie nei Gran premi. Ma nello sport, come nell'economia, la riconoscenza se c'è ha comunque una data di scadenza. E sicuramente la Ferrari, come la Fiat, non è più una azienda familiare, un gioiellino da coccolare. Semmai, un marchio da sfruttare. Montezemolo si sarebbe sentito "tradito" dalla famiglia Agnelli: nel 2010 era stato lui a lasciare il timone di Fiat a John Elkann, dopo aver guidato la casa torinese nel periodo più difficile, dal 2004, sull'orlo del fallimento. Diventato consigliere d'amministrazione, Montez è stato fatto fuori dal rinnovato cda della Fca, nata dalla fusione di Fiat e Chrysler, la creatura di Marchionne, di fatto nuovo signore della Fiat. Secondo le regole delle grandi corporation, servono molti consiglieri "indipendenti" e Montezemolo, in qualità di presidente Ferrari, non rientrava tra questi. Di sicuro, l'esclusione gli ha fatto male, tanto da non essersi presentato nemmeno in un'occasione mondana ufficiale come il decimo anniversario di matrimonio tra Elkann e Lavinia Borromeo, giovedì scorso. 

La Rossa a Marchionne? - "E' finita un'epoca - ha confidato a Monza - la verità è che ormai la Ferrari è americana". Il rischio, sussurra, è che possa "diventare come la Lamborghini". Un marchio da sfruttare, insomma, senza troppi vincoli affettivi o legami geografici. Perché si sta pur sempre parlando del "marchio più conosciuto al mondo". Giovedì prossimo potrebbe arrivare la staffetta: dentro Marchionne, fuori Montezemolo. Si tratterebbe di trovare solo una cospicua buonuscita economica.

Cav: "Assurde le sanzioni contro Putin"

Berlusconi: "Assurde le sanzioni contro Putin"




"Ho combattuto per più di 20 anni per resistere agli attacchi, alle menzogne e alle calunnie che mi sono state rivolte contro e sto combattendo ancora dopo una sentenza infondata e inverosimile, per riconquistare la serenità, la dignità, il prestigio e l’agilità politica". Lo ha detto Silvio Berlusconi ai giovani di Forza italia riuniti a Giovinazzo. Con una telefonata alla sede del meeting, accolta da un lungo applauso Berlusconi ha detto ancora: "Sto combattendo ancora per la libertà del Paese che amo, ma da ora spetta a voi scendere in campo al mio fianco, in prima linea per difendere il vostro benessere e il vostro futuro. Noi vecchi resteremo in  campo, non arretreremo di un centimetro ma abbiamo bisogno di avervi al fianco per rinnovare Forza Italia, per presentarci agli italiani con volti nuovi che non vengano solo dal mestiere della politica, ma anche dall’Università, dal mondo del lavoro. Sta a voi far tornare a vincere Fi, dovete essere voi i nostri soldati della libertà, io sarò la vostra bandiera, nonostante l'età". 

Crisi Ucraina - Ma Berlusconi ha parlato anche della crisi tra Russia e Ucraina accusando  "una malaugurata carenza di leadership internazionale" che sta portando ad assumere "un atteggiamento ridicolmente e irresponsabilmente sanzionatorio nei confronti della Federazione Russa, che non può non difendere i cittadini ucraini di origine russa che considera come fratelli . Siamo in profonda angoscia per la profonda crisi dell’economia che va di male in peggio e ancora più per la situazione internazionale e per le decisioni dei vertici occidentali europei, la Nato, che, direi incredibilmente, inspiegabilmente e irresponsabilmente, hanno cancellato e stanno cancellando il grande lavoro e il risultato che avevamo conseguito noi, nel 2002, con il trattato di Pratica di Mare, mettendo fine a mezzo secolo di guerra fredda", ha detto il leader di Forza Italia. 

Matteo "gentleman" con la Boldrini: "Quando sento parlare Laura..."

Salvini: "Boldrini mi fa dormire". Lei "Solito gentleman"




I due, più diversi, non potrebbero essere. Lei di sinistra, la classica radical chic approdata quasi per caso alla politica: e mica in un posto qualsiasi, ma direttamente alla presidenza della Camera, dalla quale rifila spesso i suoi sermoni politically correct. Lui leghista da quando ancora andava a scuola una vita in politica, campione nel dire cose scomode e sempre all'attacco dei luoghi comuni. Laura Boldrini e Matteo Salvini, un faccia a faccia vero e proprio non lo hanno mai avuto. Ma oggi il segretario del Carroccio, a Cernobbio per portare anche al Forum Ambrosetti la sua battaglia anti-euro, ha parlato anche della presidente di Montecitorio: "Quando la sento parlare mi fa dormire". E lei, di rimando: "Salvini? E' il solito gentleman".