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venerdì 22 agosto 2014

"Cagai", "Isis chi?", "boh... non so" gli onorevoli mandano le armi ai curdi ma non sanno chi sono: tutte le gaffe

Isis e curdi: in Parlamento regna la confusione




Il Parlamento ha dato l'ok per l'invio di armi ai curdi che devono difendersi dall'avanzata dell'Isis in Iraq. Una decisione quella delle Camere che ha creato diverse tensioni tra maggioranza ed opposizione. Ma a quanto pare non tutti i parlamentari hanno ben chiaro il quadro  della crisi irachena. Come racconta il Fatto Quotidiano tra onorevoli e senatori regna una confusione bipartisan.

"I cagai" - Ad esempio Carlo Sibilia del Movimento Ciqnue Stelle non ricorda nemmeno chi sia il premier iracheno: "Su questo noi come M5s non ci siamo soffermati, ci sono stati troppi avvicendamenti in questi anni". In realtà Al Maliki è stato ininterrottamente premier dal 2006 all'11 agosto scorso, per poi lasciare il posto a Haider al-Abadi. Ma il grillino ha le idee confuse anche sulle minoranze che sono nel mirino dell'Isis: "Bisogna guardare con attenzione agli yazidi, i cagai e altri". Ma quando qualcuno gli chiede chi siano i "cagai", Sibilia glissa: "Soffermarsi sulle singole minoranze è riduttivo...". 

"Isis chi?" - Poi è il turno di Antonio Razzi: "Serve dialogo, non armi. Io parlo abruzzese. L'Isis? Non so chi siano. Ogni tanto esce un gruppo nuovo e si dà un nome, per confondere le idee...". Giuseppe Fiorni del Pd ha invece qualche problema con i peshmerga: "Sono quelli sottoposti agli attacchi, al genocidio, il governo curdo". In realtà i peshmerga sono l’esercito di uno Stato che non esiste, il Kurdistan. Il loro nome, nella traduzione letterale più accreditata, significa “colui che si trova di fronte alla morte” (pesh: prima, merga: morte). Insomma a quanto pare le idee tra gli scranno di Montecitorio e palazzo Madama sulla crisi irachena non sono chiarissime. Serve un breve "ripasso"...

Feltri a Bechis: "Al Colle meglio la Pinotti di Napolitano" / Guarda il video

Feltri a Bechis: "Al Colle meglio la Pinotti di Napolitano"




"Roberta Pinotti è una signora per bene. Fosse per me non diventerebbe presidente della Repubblica, ma dovessero eleggerla al posto di Giorgio Napolitano di sicuro non cascheremmo dalla padella alla brace". Lo sostiene Vittorio Feltri partecipando alla trasmissione della web tv di Libero "Il Pagellone", registrata a Capalbio libri. Feltri già che c'è ha qualche consiglio da dare alla Pinotti una volta arrivata sul Colle...



ALLARME CONTI CORRENTI La minaccia dei jihadisti: "Ecco come ve li svuoteremo"

Birmingham, hacker inglese: "Svuoterò i vostri conti correnti per finanziare la Jihad"




Come se non bastassero i coltelli a tagliare le gole, adesso arrivano pure gli hacker pronti a svuotare i conti correnti. La Jihad islamica dell'Isis sanno come muoversi per finanziare la loro ferocia. In tutta europa diverse cellule solidali con la barbarie degli jihadisti cominciano a raccogliere risorse per finanziare la "guerra santa". Come racconta il Daily Mail l'obiettivo di diversi filo-jihadisti in tutta Europa è uno solo: svuotare i "conti correnti dei ricchi occidentali per finanziare la guerra santa". L'allarmante confessione arriva da un hacker islamista inglese Junaid Hussain, sospettato dalla polizia britannica di essere fuoriuscito dal Regno Unito per raggiungere i miliziani di Isis in Siria.

L'allarme - La notizia arriva da Birmingham, città di cui il giovane è originario. Il ventenne Hussain era già stato arrestato nel 2012 per aver "piratato" su Internet informazioni personali relative all'ex premier Tony Blair. Ora, espatriato in Siria, è ritenuto dagli investigatori inglesi "la mente di un piano con cui gli hackers dell'estremismo islamico intendono prendere di mira i conti correnti delle persone ricche e famose". Sui social network, sebbene non faccia menzione del piano per derubare i conti bancari dei ricchi cittadini britannici, ha postato diverse foto che lo ritraggono a volto coperto mentre imbraccia armi da fuoco che punta minaccioso verso l'obiettivo.

"Svaligiamo i conti" - Il Mail aggiunge inoltre che le banche inglesi sarebbero state avvertite del potenziale pericolo e che sarebbero "già al lavoro" per parare la minaccia. I terroristi di Isis dunque avrebbero già informazioni necessarie per un'operazione di hackeraggio su larga scala con la conquista di una banca nella città di Mosul: questa è, secondo il foglio britannico, l'opinione dei servizi di sicurezza di Sua Maestà. Un portavoce dell'associazione degli istituti di credito britannici ha dichiarato che qualunque correntista dovesse venire truffato verrebbe rimborsato sino all'ultimo centesimo. Hussaid, però, non cessa di proferire minacce dal suo profilo Twitter: "Siate uomini d'azione, non ragazzini chiacchieroni", si legge sul social network. Insomma ora la Jihad potrebbe bussare alle nostre porte. Passando dal conto corrente. 

Alfonso Signorini e Teo Tecoli vittime della crisi: ecco che cosa gli è successo...

Radio Montecarlo, stracciati i contratti di Alfonso Signorini e Teo Teocoli




Negli anni Ottanta i Buggles cantavano Video Killed the Radio Star, il video che uccide le star della radio. Ora, invece, è la crisi a far fuori le star dell'etere. Finelco è un gruppo editoriale italiano guidato da Alberto Hazan, che da tempo naviga in cattive acque. Cattive acque che parrebbero confermate in queste ultime ore: il gruppo, a cui fanno riferimento tra gli altri i network radiofonici nazionali Radio 105, Virgin Radio e il canale tv Virgin Radio Television ha stracciato, a quanto dice Dagospia, i super contratti di Alfonso Signorini e Teo Teocoli con Radio Monte Carlo. Il direttore di Chi conduce (conduceva a questo punto?) per un'ora alla settimana, dalle 9 alle 10, il suo Alfonso Signorini Show, 60 minuti di puro intrattenimento, gossip, scoop, e telefonate con i protagonisti dello showbiz italiano e internazionale. Teocoli invece l'avevamo sentito per l'ultima volta questa estate, in occasione dei mondiali in Brasile, col suo show calcistico semiserio TEOrema mondiale.

Feltri: su Alfano Silvio se la prenda con se stesso/ Guarda il Video

Feltri a Bechis: "Su Alfano Silvio se la prenda con se stesso"




“Io non ho nulla di personale con Angelino Alfano. E' stato Silvio Berlusconi a sceglierlo come vice. Ma una settimana dopo era già a dire che gli mancava il quid. Così tutti abbiamo capito che il quid è qualcosa di tondeggiante, anzi sono due cose tondeggianti. Ma come si va a criticare uno la settimana dopo averlo nominato? Quello è stato proprio un grosso sbaglio di Berlusconi”. Lo sostiene Vittorio Feltri, intervenendo alla trasmissione della web-tv di Libero registrata a Capalbio libri. Secondo Feltri “è difficile oggi che Berlusconi riesca a riemergere. Non ci sono le condizioni. E non si intravede un erede, io proprio non vedo nessuno in giro...


C'è uno "scemo" nella redazione del Fatto Quotidiano: clamoroso autogol...

Lo "scemo" nella redazione del Fatto Quotidiano




Al Fatto Quotidiano non hanno problemi solo con la grammatica (ieri, in un titolo a pagina 2, c’era scritto «inicuo» anziché «iniquo») ma anche con la comprensione delle notizie. Daniela Ranieri ha fatto un pezzo attaccando Libero per l'inchiesta sulle vacanze di Renzi in un lussuoso albergo di Forte dei Marmi. Leggiamo: «Bello è bello, l’hotel. Caro. 1.500 euro a notte la suite. Libero ci marcia, ma si deve essere scemi per gridare alla casta: un presidente del Consiglio potrà ben permettersi di spendere 6.000 euro per una vacanza in famiglia». Il conto, in realtà, si aggira sui 10mila euro o poco più. Ma andiamo avanti: «Franco Bechis, per suscitare l’invidia della gente, chiama Forte dei Marmi “il posto più esclusivo della costa toscana”. Sarà. Pare piuttosto che il nome sia in sé una rendita che frutta ormai più del profitto reale». Chiaro, no? La vacanza non è particolarmente lussuosa e Forte dei Marmi è un posto frequentato soprattutto dai pensionati. La notizia, quindi, non ci sarebbe. Peccato solo che della questione si sia occupato, martedì, anche il giornale di Padellaro e Travaglio. Titolo del pezzo: «Suite da sogno e dossier. Le vacanze imperiali di Renzi». Catenaccio: «Sta in uno degli hotel più lussuosi di Forte dei Marmi». Evidentemente gli scemi, secondo la Ranieri, stanno anche nella redazione del Fatto.

Confessione dell'ex portavoce: ecco il trucchetto di Matteo Renzi per strapagare i suoi amichetti...

Matteo Renzi, la leggina per strapagare gli amici

di Giacomo Amadori 


Il premier Matteo Renzi è molto attento alla questione dei salari. In particolare a quelli dei suoi più stretti collaboratori. Tanto da far ritoccare il decreto Madia sulla pubblica amministrazione più volte. Anche durante la conversione in Parlamento. Si sa, però, che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi e così piano piano le presunte astuzie di Renzi stanno venendo a galla, insieme a qualche malumore. Infatti nell’esercito dei fedelissimi c’è chi sale e chi scende e non è facile accontentare tutti.

Il tema di questo articolo è un piccolo comma inserito a giugno nel decreto Madia per poter retribuire come dirigenti degli enti locali anche i collaboratori senza laurea, di cui il premier si è sempre attorniato, a costo di pagare il fio davanti alla Corte dei conti. Proprio per questo il cavillo ha pure un’altra utilità: sanare le irregolarità del passato e schivare l’eventuale mannaia dei giudici contabili. Secondo una fonte di Libero, assai vicina al Giglio magico renziano, il casus belli sarebbe stato lo stipendio di Marco Agnoletti, ex portavoce di Renzi sindaco e attuale capo ufficio stampa del nuovo primo cittadino fiorentino Dario Nardella.

Agnoletti, privo di titolo accademico, con Renzi era dirigente e con Nardella, più ligio alle regole, è stato degradato a funzionario (sebbene di categoria D3 e non C, come gli sarebbe toccato); un’altra delusione per il bravo e infaticabile portavoce, già escluso dal dream team che Renzi ha portato con sé a Palazzo Chigi. Per addolcirgli la pillola è stato chiesto ai tecnici di trovare il modo di non abbassargli lo stipendio di 78 mila euro lordi. Ma gli esperti, calcolatrice alla mano, hanno scoperto che per arrivare a quella cifra non bastava raddoppiare il salario base da funzionario con una cospicua indennità, ma che occorreva triplicarlo. Un’idea poco percorribile secondo i ragionieri interpellati da Nardella & c.

L’ AZZECCAGARBUGLI
A questo punto, giura la fonte di Libero, gli azzeccagarbugli di Renzi avrebbero ideato una norma ad hoc, aggiungendo all’articolo 11, comma 3 del decreto sugli Enti locali del 2000, nella parte in cui tratta la questione dei collaboratori, il comma «3 bis»: «Resta fermo il divieto di effettuazione di attività gestionale (per i collaboratori ndr) anche nel caso in cui nel contratto individuale di lavoro il trattamento economico, prescindendo dal possesso del titolo di studio, è parametrato a quello dirigenziale».

La soluzione del problema che da anni perplime il premier è ben nascosta in un contorto periodo ipotetico, dove nella protasi una manina ha inserito en passant la locuzione «prescindendo dal possesso del titolo di studio». Perciò anche chi non ha la laurea dal giugno scorso può essere ufficialmente pagato come un dirigente, nonostante le decine di sentenze che sino a oggi avevano stabilito il contrario. Con Libero Agnoletti, 40 anni e una carriera costruita all’interno del Pd, si schermisce: «Io mi stimo e mi ritengo importante ma che il governo faccia una norma per l’Agnoletti mi pare un po’ troppo».

La chiacchierata è franca, ma pacata e Marco a un certo punto ammette: «In questo momento storico la Corte dei conti rispetto al passato controlla tutti gli atti delle amministrazioni, cosa che per anni non ha fatto. Ha aperto fascicoli in tutta in Italia, anche contro il comune di Firenze. Per questo non c’è dubbio che senza il decreto Madia sarebbe stato più complicato darmi uno stipendio alto». In verità il «comma Agnoletti» non avrebbe risolto tutti i problemi, visto che Nardella non sembra pensarla come il predecessore in materia di collaboratori: «L’orientamento di Dario è quello di assumerne meno e pagarli un po’ meno di quanto facesse Matteo». Il portavoce non pare soddisfatto del nuovo corso o per lo meno di come l’ufficio del personale fiorentino abbia recepito la nuova legge: «C’è una norma che ti dice che io posso essere pagato come un dirigente e i miei uffici che cosa hanno fatto? Per sentirsi giuridicamente più tranquilli hanno preferito dire: “Tu nun c’hai la laurea e nun ti posso inquadrare da dirigente”, ma è una cazzata perché se no il governo non faceva una legge che dice il contrario. Così per arrivare a darmi più o meno la stessa cifra dell’anno scorso hanno preferito assegnarmi la paga base da funzionario e un’indennità più alta».

Quindi Nardella è stato un po’ troppo cauto? «Gli uffici. La legge fa paura a tutti. Io ho fatto riunioni con il personale visto che la questione mi riguardava. La legge dice che posso essere pagato come un dirigente, ma non c’è giurisprudenza e nessuno intendeva rischiare. Io non volevo mandare davanti alla Corte dei conti né Dario né qualche dirigente che firmava. Sebbene ci fossero diversi pareri che dicevano che avrebbero potuto darmi lo stipendio base da dirigente, altrimenti non si faceva una legge che diceva che io…». Il discorso è chiaro: il governo di Renzi ha messo a punto una norma ad hoc e a Palazzo Vecchio non se la sono sentita di applicarla in toto. E così hanno scelto una toppa peggiore del buco: un’indennità doppia dello stipendio base. Quasi una mostruosità contrattuale.

Agnoletti è sconfortato per l’attenzione riservata alla sua vicenda: «In Italia se mi fermo alla mia misera categoria e digito su Google “portavoce senza laurea”, posso fare la lista. Una volta mi sono messo a guardare così per scrupolo e ne ho trovati a quintali». Per esempio c’è quello del sindaco di Torino Piero Fassino, Giovanni Giovannetti, ex inviato del Messaggero, che prende 187 mila euro lordi. «All’inizio Fassino l’aveva fatto non solo dirigente, ma direttore, se no non si giustifica quello stipendio. Come siano riusciti a darglielo non lo so, visto che la base tabellare dei dirigenti è uguale per tutti. Significa che lui ha un’indennità da 100 mila euro; e gli amici contestano i miei 50…».

L’elenco non si ferma a Giovannetti: «È senza laurea non solo l’Agnoletti, ma anche quella che c’era prima dell’Agnoletti a Firenze». Nome? «Alessandra Garzanti». Altri esempi? «L’attuale portavoce del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, uguale». Come si chiama? «Remo Fattorini. E l’ex sindaco Pd di Pistoia Renzo Berti è stato condannato in primo grado per falso ideologico (in realtà è stato richiesto il suo rinvio a giudizio per abuso d’ufficio ndr) perché ha nominato capo di gabinetto uno a cui mancavano tutti i requisiti di legge». La Corte dei conti per questo ha chiesto a Berti di restituire 240 mila euro. Esistono casi analoghi tra i sindaci di centro-destra? «Chi ci è rimasto in Italia di centro-destra?». E tra i presidenti di Regione? «Non sono così preparato, io conosco gli affari intorno a me».

Nonostante qualche parziale ammissione, Agnoletti non accetta che il comma «3 bis» abbia in filigrana solo il suo nome: «Tieni conto di una cosa che qui sanno un po’ tutti: nella precedente amministrazione (quella di Renzi sindaco ndr) di dirigenti senza laurea non c’era solo l’Agnoletti. Con Matteo ce n’erano tanti, c’era Giovanni Carta, c’era l’attuale sottosegretario all’editoria Luca Lotti che ha una laurea triennale e tu sai che per la legge non vale, c’era Bruno Cavini…».

L’INCUBO DEL PASSATO
E dunque? «Allora se vogliamo essere maliziosi, ma io non credo nemmeno a questo, posso immaginare che qualcuno a Roma pensi che cambiare questa norma serva a migliorare la situazione passata». In pratica a mettere Renzi al riparo dagli artigli della Corte dei conti che lo ha già condannato per aver arruolato nel suo staff, ai tempi in cui era presidente della Provincia, diversi non laureati, inquadrati, però, come dirigenti. Da sempre Matteo punta sui collaboratori a chiamata e a tempo determinato (i cosiddetti articoli 90 e 110) per l’ossatura della sua squadra di governo. Un rapporto che ricorda quello tra patronus e clientes dell’antica Roma. «Prima i 110 (quelli altamente qualificati ndr) potevano essere al massimo il 10 per cento della pianta organica, grazie al decreto Madia ora possono essere il 30 per cento. Ne sono sicuro, in questi mesi ho studiato molto» chiosa Agnoletti.

E gli articoli 90, i non dirigenti? «C’era una norma dell’ex ministro Renato Brunetta che poneva un tetto al loro monte stipendi. Ora quel limite è sparito. L’abolizione non era nel decreto legge, ma è arrivata con la conversione in Parlamento. Adesso tu (amministratore ndr) puoi spendere per i collaboratori quanto diavolo ti pare». La notizia è questa: nell’Italia arciclientelare di Renzi non serve laurearsi e perdere tempo con i master o magari accantonare una buona pensione con una vita di sacrifici. Molto meglio legarsi al carro di un politico e affidarsi alla sua prodigalità. Così, senza concorso.