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venerdì 8 agosto 2014

Dopo la "scomparsa" lo sfogo di Enrico Papi: "Vi dico perché non vado più in tv..."

Tv, Enrico Papi: "Ho scelto io di ritirarmi dallo schermo"




In tanti lo davano per "disperso". Ora è tornato e racconta il perché della sua fuga dalla tv. Enrico Papi, volto conosciutissimo delle reti Mediaset che al suo attivo vanta anche un Festival di Sanremo con Raffaella Carrà. Papi ha lavorato moltissimo a cavallo tra il '90 e la prima parte degli anni 2000. Programmi come “Sarabanda”, “Matricole e Meteore” o “La pupa e il secchione” sono ben presenti nella memoria di molti di noi tuttavia, dopo il format "Top One", andato in onda nella passata stagione, è scomparso dalle scene. Così lo stesso Papi spiega la sua assenza in una lettera inviata a Tv Blog .

La lettera - Papi ci ha tenuto a far presente che quella di allontanarsi dallo schermo è stata una sua libera scelta e che, insomma, la crisi d’astinenza da video è una "malattia" che non lo tocca. Il conduttore ironizza poi sull’idea diffusa che la bravura di un professionista si misuri dalla quantità di presenze in video, fa poi un azzeccato paragone con il vino. Dichiara infatti che "il rosso maturo è spesso migliore del novello ma che l’oste deve riconoscere quando perde sapore e smettere di servirlo anche se i clienti non se ne lamentano".

Al Bano e Romina: scoppia la passione. Ecco cosa hanno fatto in Spagna...

Al Bano e Romina ballano un lento in Spagna




Un lento sul palco di Girona, in Spagna, guardandosi negli occhi. E' scoppiata ancora la passione tra Al Bano e Romina? Dopo le voci tra un riavvicinamento dei due, sembra essere tornato il feeling di un tempo tra Al Bano e Romina Power che nella città spagnola si sono esibiti insieme, sorridenti e complici. Dopo la reunion a Mosca, lo scorso ottobre, per la coppia un nuovo concerto speciale durante il quale hanno riproposto i loro grandi successi, tra i quali "Felicità".

Le mani del governo sulle pensioni Prelievo e penali: ecco chi rischia il salasso...

Recessione, il governo pensa ad un prelievo sulle pensioni




Allarme rosso al governo: i dati sul Pil negativo dell'Italia e lo scenario di recessione hanno mandato in tilt palazzo Chigi e il Tesoro. Così mentre la luna di miele tra gli italiani e Renzi si appresta a tramontare, l'esecutivo studia nuove misure per recuperare i soldi che mancano all'appello nelle casse dello Stato. Padoan è stato molto chiaro: "Tagli alla spesa immediati o saltano le detrazioni fiscali". Insomma all'orizzonte potrebbe esserci un aumento delle tasse venendo meno le agevolazioni che offrono gli sgravi. Ma il governo ha progetti più ambiziosi per svuotare le tasche agli italiani. 

Le mosse - Secondo quanto racconta Panorama a palazzo Chigi si studia un piano per un prelievo diretto sulle pensioni. Sarebbero tre le mosse studiate dal governo sul fronte previdenziale. La prima secondo quanto racconta Panorama prevede un taglio agli assegni superiori ai tremila euro mensili, ricalcolando l'intera vita lavorativa in base ai contributi effettivamente versati per chi è andato in pensione col sistema retributivo. La seconda mossa prevede una maggiore flessibilità in uscita, fissando una soglia di penalizzazione. 

Riforma pensioni - Di fatto quella prevista dal piano della Madia che dopo la bocciatura da parte della Ragioneria dovrebbe rientrare in campo allargandosi a tutta la platea dei pensionati. Infine la terza mossa prevista è la riduzione delle pensioni di reversibilità e l'abolizione totale dei baby pensionamenti. 

Renzi accetta il diktat dell'Europa "Farò quello che chiede Draghi" La confessione: "Ho sbagliato..."

Governo, Matteo Renzi: "Farò quello che chiede Draghi"




"Affondo anch'io". Matteo Renzi dopo i dati impietosi sulla recessione ha perso quella spavalderia che mostrava davanti alle telecamere per convincere gli italiani. Adesso i dato lo inchiodano e ospite a In Onda cerca con affanno di difendere il suo governo. La prima risposta la dà a Drgahi che ha chiesto una cessione della sovranità da parte dell'Italia sulle riforme: "Io sono d'accordo con Draghi, ma il suo non penso che sia un affondo, altrimenti affondo anch'io". E sui i numeri in effetti il naufragio è vicino. La crescita del Pil è ferma e ha un valore negativo -2,4 per cento nel terzo trimestre. 

Veleno sulla Merkel - Così per giustificare il flop attacca la Merkel: "La Germania sulla produzione industriale cresce meno di noi, noi abbiamo registrato +9 per cento e i tedeschi +3 per cento nell'ultimo trimestre". Ma i conti non tornano. La Germania ha un Pil col segno + e dunque il paragone non regge. Poi arriva l'attacco: "Io le cose le faccio e  men frego dei gufi e degli sciacalli, perchè sulla mia strada ci sono molti sciacalli". A questo punto Renzi abbandona i numeri scomodi dell'economia e si butta sulla riforma della Pa: "I giornali non danno importanza alla riforma della Madia. La mettono dopo i fatti dell'Iraq e di Draghi. Penso che questa sia una cosa importante e che vada valorizzata". Insomma l'attacco frontale è alla stampa. La Sardoni nello studio di In Onda si difende: "Non è colpa dei giornalisti se la riforma è quella che è". La conduttrice infatti si riferisce ad una riforma quella della Madia che è totalmente una farsa avendo perso per strada le norme sul prepensionamento dei docenti e sul tetto per i medici e i professori universitari.

Gli 80 euro - Renzi incassa il colpo e cambia subito registro piazzando un pò di demagogia col solito spot sugli 80 euro: "Per la prima volta abbiamo dato invece che chiedere soldi agli italiani. Ancora è presto per giudicare se hanno avuto un effetto sui consumi. Il prossimo anno saranno strutturali e lì vedremo l'effetto che avranno".

Supercazzola tasse - Sul fronte tasse quella di Renzi è una vera e propria supercazzola alla Tognazzi. Il premier non riesce a giustificare la pressione fiscale alle stelle e così propone una tesi che è un nonsense: "Le tasse le ho abbassate. La pressione fiscale pure". Poi la sterzata: "Ehm... in realtà non è proprio così perchè il governo ha tagliato l'Irap per le imprese e aumentato la tassazione sulle rendite finanziarie, il conto va in pareggio". Ergo la pressione fiscale non è scesa nemmeno di un punto. Insomma Renzi ha le idee confuse e in tv non riesce a mascherare le falle del suo governo.

L'errore - Infine il premier chiude la sua performance poco convincente con una confessione. Finalmente ammette qualcuno dei suoi errori. E lo fa apertamente in diretta tv: "Io ho una squadra di cui sono fiero e orgoglioso. Io ho sbagliato su un paio di passaggi, non so se da segretario del Pd o da presidente del Consiglio: ad esempio sul coordinamento dei testi del dl competitività perché lì l’abbiamo gestito non benissimo". Insomma a quanto pare i dati sulla crescita negativa hanno mandato davvero in tilt il premier: adesso a quanto pare non #stapiùsereno. 

Alitalia-Etihad, accordo a un passo Ma scoppia la protesta dei dipendenti: raffica di certificati per malattia

Alitalia-Etihad, oggi l'ufficialità, ma i dipendenti protestano e si danno malati




Il ministro Lupi è soddisfatto "E' andata molto bene, domani si firma" ha detto uscendo da Palazzo Chigi dove il governo ha chiuso la trattativa con la compagnia di Abu Dhabi. "Siamo molto contenti, abbiamo fatto un ottimo lavoro, oggi definiamo gli ultimi dettagli e domani si chiude". Ottime notizie quindi, dopo le pessime di ieri. "L'accordo ha grande valore" ha aggiunto Lupi "serve a rilanciare l'intero settore aeroportuale e non solo, è un segno che ci si può credere, in questo paese".

Malattia - Quando tutto sembra andare per il meglio ecco la mazzata. Sembra infatti che il personale di Alitalia, che lunedì aveva paralizzato il servizio Alitalia con l'affaire bagagli a Fiumicino, stia preparando dei certificati medici per malattia in massa per venerdì, il giorno della firma dell’accordo. Ultimo colpo di coda prima dell'ufficialità o l'inizio di un faccia a faccia tra i dipendenti della compagnia italiana e il governo? Dopo la notizia della malattia di massa, Lupi ha infatti sbottato: "Non tollereremo altri disagi a Fiumicino". 

Bersani balla sul cadavere di Renzi: "Racconta menzogne agli italiani..."

Pd, Pier Luigi Bersani: "Renzi sui conti ha mentito agli italiani"




Dopo aver perso la poltrona di palazzo Chigi e quella di segretario del Pd Pier Luigi Bersani "balla" sul cadavere di Renzi. Intervistato a In Onda, Bersani si vendica: "Sbaglia chi non vede che abbiamo problemi di fondo che non si risolvono in un trimestre - spiega l’ex segretario Pd - È dal decennio berlusconiano che perdiamo posizioni. Non possiamo fare Pil quando perdiamo il 25% della produzione e il 17% della capacità produttiva. Sbaglia chiunque non dica agli italiani questo. E che non si può affrontare un problema in tre mesi”. E ancora: "A settembre ci troveremo con la legge costituzionale alla Camera e quella elettorale al Senato, ma bisogna invertire le cose: per un paio di mesi ci dovremmo occupare solo della crisi economica, il resto viene dopo...”.

La vendetta di Pier - Anche sulle ricette, però, l’ex ministro la vede molto diversamente dall’inquilino di Palazzo Chigi, e fissa un paletto a nome di tutta la minoranza Pd: “Adesso torneranno a parlare di lavoro, ma sia chiaro che di qui non si passa. Gli investimenti creano lavoro, non le regole. Abbiamo flessibilizzato tutto, ma è servito a nulla”. Tradotto: il decreto lavoro è il massimo digeribile dalla sinistra dem, oltre non si va. Perché, “chi pensava che gli 80 euro - che vanno bene - invertissero la tendenza non aveva capito la gravità della situazione”.Infine una profezia su una manovra correttiva: “Padoan la nega per il 2014, ma nel 2015 il problema si porrà molto seriamente....”.

La riforma-disastro della Madia è legge Mobilità, turn over: le novità per gli statali

Camera, approvata la riforma P.A.




Approvato alla Camera il primo tassello della riforma della Pubblica amministrazione . L'Aula di Montecitorio, in terza lettura, ha infatti approvato defintivamente con 303 sì, 163 no e 9 astenuti il decreto legge. Il testo, approvato oggi, tra le principali novità, prevede per i dipendenti pubblici la mobilità obbligatoria fino a 50 chilometri di distanza dalla sede di appartenenza e la rimodulazione del turn over, che diventa più flessibile, per il quinquennio 2014-2018.

Il decreto e le novità - Il decreto era stato già approvato in prima lettura dalla Camera il 31 luglio scorso e poi modificato dal Senato il 4 agosto. Il termine per la conversione era il 23 agosto. Si tratta del ventesimo voto di fiducia per il governo Renzi. Il premier esulta ma la sua è una vittoria di Pirro e quella della Madia una riforma-farsa. Dopo l'allarme lanciato dalla Ragioneria per le mancate coperture per il provvedimento è arrivata la decisione dell'esecutivo di stralciare, per mancanza di copertura, la norma che reintroduceva la cosiddetta "quota 96" che avrebbe consentito il pensionamento anticipato di 4.000 docenti bloccati dalla riforma Fornero. 

Le critiche di Brunetta - Molto critiche le opposizioni: la Lega ha definito "deludente" il provvedimento, annunciando voto contrario alla fiducia. E in Aula sono spuntati cartelli da parte dei deputati di Sel con su scritto: "Quota 96, decreto subito". Il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ha parlato di "una crisi istituzionale, una crisi esplicita tra governo, Camera, Ragioneria generale dello Stato e ministero dell'Economia".