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martedì 3 giugno 2014

Alitalia, fregatura dagli Emiri. Con Ethiad addio ai voli low cost. Nuove tratte, e Malpensa... Ecco tutte le novità in arrivo

Alitalia, come cambiano le tratte e le tariffe con l'ingresso di Etihad



Gli effetti dell'ingresso della compagnia araba Etihad nel capitale di Alitalia saranno rivoluzionari. Un totale cambio di paradigma per il traffico aereo, soprattutto per quello intercontinentale. Fiumicino diventerà lo snodo principale per i voli verso Stati Uniti e Sud America. Inoltre si concentreranno su Roma passeggeri provenienti dall'hub di Abu Dabi oltre che quelli delle compagnie partecipate (Air Berlin, Darwin, Air Serbia, Aer Lingus). Secondo quanto anticipa Repubblica aumenteranno i viaggi a lungo raggio dagli attuali 85 a ben oltre i 100 a settimana.

Libero monopolio - Più voli e più scelta, di solito, si traducono in più concorrenza e quindi prezzi dei biglietti più bassi. O almeno così è stato grazie alle compagnie low cost come Easyjet e Ryanair, soprattutto a Milano con Malpensa e a Bergamo con Orio al Serio. Le tariffe, per i voli che sfruttano questi scali sono rimaste calmierate negli ultimi anni. Ma ora la musica potrebbe cambiare. Infatti gli emiri tra le condizioni poste avrebbero avanzato quella di una limitazione del libero mercato, e hanno chiesto al governo italiano un intervento per limitare la concorrenza delle low cost, per esempio riducendo l'avvio di nuove tratte. L'obiettivo (non dichiarato) è quello di permettere così da Linate - base scelta da Etihad - di alzare a proprio piacimento i prezzi per voli domestici ed europei da parte delle compagnie della galassia araba (tra cui, appunto, Alitalia).

La crisi - A questa situazione va aggiunta la crisi nera delle compagnie a basso costo italiane: Meridiana fatica a volare, Windjet è fallita da tempo, Air Dolomiti fa da spalla a Lufthansa per i collegamenti con la Germania. A Etihad, dunque, non mancheranno anche gli "aiutini" di stato, camuffati da rifinanziamento del fondo volo per garantire ammortizzatori sociali ai nuovi esuberi del baraccone Alitalia.

I dubbi - Il rischio, dunque, è che Etihad con la complicità dello Stato riesca a monopolizzare le tratte a medio raggio per l'Europa (proprio quelle più sfruttate dalle compagnie low-cost). Il medesimo rischio lo corrono le tratte domestiche: già in passato erano stati imposti prezzi troppo elevati. L'antitrust, dunque, vigilerà (ammesso che il governo non garantisca alla compagnia di bandiera una moratoria simile e quella del 2008).

La rivoluzione - Rispetto ad Air France - l'altro vettore che era in corsa per l'ingresso in Alitalia - con Etihad cambiano radicalmente anche le nuove prospettive della compagnia di bandiera. I francesi puntavano su una trasformazione di Alitalia che scommettesse sul mercato Italiano e su Parigi ed Amsterdam (dagli questi due scali sarebbero partiti i voli intercontinentali della compagnia transalpina e di Klm). Ora, però, cambia tutto: gli emiri puntano sul rafforzamento della flotta di Alitalia con parte dei 140 jet a lungo raggio ordinati a Boeing ed Airbus, per una spesa complessiva di quasi 100 miliardi. Dunque, con gli emiri, l'Italia e Alitalia scommetteranno sul mercato internazionale.

Rischio Malpensa - Lo snodo principale, come detto, dovrebbe essere Fiumicino, dal quale decolleranno i voli per Nord e Sud America E' poi previsto un aumento delle destinazioni a lungo raggio, da 85 a oltre 100 alla settimana. Per contrappasso, un altro punto critico è quello che riguarderà Malpensa, l'aeroporto milanese per il quale 15 anni fa per l'ammodernamento è stato speso 1 miliardo di soldi pubblici. Etihad punterà su Linate, ed il rischio è quello di marginalizzare Malpensa, dove stando alle previsioni i voli intercontinentali passeranno da 11 a 25 alla settimana, cargo compresi.

lunedì 2 giugno 2014

Ospedale di Caserta - Non sanno vivere un giorno senza vergogna: ora lucrano anche sulle razioni alimentari dei pazienti. Ridotte le calorie, perequati i pasti nei vari reparti. Inaccettabile e pericoloso

Ospedale di Caserta -  Non sanno vivere un giorno senza vergogna: ora lucrano anche sulle razioni alimentari dei pazienti. Ridotte le calorie, perequati i pasti nei vari reparti. Inaccettabile e pericoloso


di Gianluigi Guarino 

Inchieste - CasertaCe c'è e indaga! il Notiziario sul web al fianco di CasertaCe.net

Nella foto da sinistra Antonietta Costantini
 e il Commissario straordinario Paolo Sarnelli

CASERTA – Sarebbe opportuno per una doverosa conoscenza di fatti che rivestono un’importanza fondamentale che i diversi papaveri che governano l’azienda ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta, invece di distribuire moccoli contro CasertaCe,  sperando nel contempo, che la magistratura inquirente non abbia tutto il tempo per concentrarsi alla ricerca di riscontri su tutto quello che scriviamo da anni sulla gestione malsana del maggiore ospedale della provincia, si impegnassero a risponderci a tono, se, come dicono, loro non hanno nulla da nascondere.

Ad esempio, in questa storia, a nostro avviso di inaudita gravità, della mensa ospedaliera, cioè dell’alimentazione che viene propinata ai pazienti, molto più che opportuno sarebbe rendere pubblico e quindi rendere edotti anche i nostri occhi, molto avveduti e molto guardinghi, il contratto, con il quale, dopo che l’azienda aggiudicataria dell’appalto, cioè la EP è stata costretta da un tribunale a ridurre il suo introito dai 17 euro, che vi erano stati garantiti in un primo tempo, ai 12 euro di ora.

Quando CasertaCe si è interrogata, non senza irrorare un bel pò di costruttiva ironia, sul motivo per cui la EP aveva accettato senza batter ciglio la decurtazione, accontentandosi dei 12 euro, la stessa ditta, esprimendo un caso di scuola della proverbiale coda di paglia, si era affrettata a precisare che loro, poverini, sono costretti ad accettare lo stesso, nonostante la decurtazione, perchè se non lo facessero, perderebbero il requisito per partecipare ad altre gare simili in aziende pubbliche.

Noi che, nonostante tutto quello a cui assistiamo ogni giorno in questa terra, non cessiamo di essere fiduciosi nel genere umano, anche su quello che abita nel putrescente territorio che raccontiamo, c’eravamo anche bevuti questa giustificazione, salvo poi andare all’inseguimento delle nostre braccia cadute quando, dall’ospedale di Caserta, più di un autorevole voce ci ha fatto notare che molte cose sono cambiate, naturalmente in peggio, rispetto al servizio che la EP erogava negli anni scorsi, in vigenza del precedente contratto: si è abbassata  a quota media garantita di calorie, passando dalle 2mila e 400 precedenti alle 2mila e 100 attuali, evidentemente così come stabilisce il nuovo contratto, firmato, per l’ospedale, dall’onnipotente capo del provveditorato, Antonietta Costantini. E ancora: molto si è abbassato l’uso della diversificazione alimentare tra i vari reparti, come se un ammalato di tumore al colon potesse mangiare le stesse cose di un politraumatizzato. In diverse mattinate, il latte è arrivato scoperchiato, prima che questo problema, fortunatamente, fosse risolto.

Veniamo ai ticket pagati dal personale per l’utilizzo della mensa ospedaliera: si è passati dai 4 euro e 70 centesimi di prima ai 5 euro e 15 centesimi di adesso con un acconto secco di 45 centesimi. La bibita, che veniva data gratis dentro ai 4 euro e 70 ora costa da sola 1 euro e 20.

Tirate fuori il contratto perchè CasertaCe vuol farlo esaminare da un dietista ospedaliero indipendente, perchè anche questa volta le ragioni del vil danaro, le ragioni di rapporti sempre troppo opachi tra fornitori privati e burocrazie interne rischiano di prevalere sui diritti del malato, che, se non ci fossimo noi a Caserta, starebbero freschi con le associazioni dei consumatori e con quel loro ridicolo tribunale dei diritti, ormai silente da decenni.



Ecco il tariffario dei lidi più amati dai vip

Ecco il tariffario dei lidi più amati dai vip


di Luisa De Montis 



Dall’Augustus di Forte dei Marmi, al beach club Cala Masciola, passando per Capri da Luigi ai Faraglioni ed approdando a La Caravella di Taormina: ecco i prezzi


La crisi economica colpisce anche i gestori di ombrelloni e lettini. I titolari degli stabilimenti balneari più in del Bel Paese mantengono fermi i prezzi, nella maggioranza dei casi per il secondo anno consecutivo. Dall’Augustus di Forte dei Marmi, al beach club Cala Masciola, passando per Capri da Luigi ai Faraglioni ed approdando a La Caravella di Taormina ecco i tariffari luxury delle spiagge italiane più amate da vip e turisti esigenti. All’Augustus di Forte dei Marmi, bagno dell’ex dimora toscana della famiglia Agnelli oggi trasformato in albergo, il lido tradizionalmente aperto a un pubblico amante di esclusività e riservatezza, offre tende in spiaggia, con due lettini, sdraio, sedia e cassettone, teli mare a partire da 100 euro al giorno (nei mesi di luglio e settembre), fino a 150 (a luglio e agosto). Il prezzo sale per la tenda Deluxe, più ampia rispetto alla standard e con un tavolo e 4 sedie in più, a 180 euro in bassa stagione ed a 290 in alta stagione .

Ancora in Toscana, ad accogliere gli ospiti dell’Argentario e a dargli una boccata di slang e blues è il Tuscany Bay di Pino Daniele che, al secondo anno di esercizio, mantiene i prezzi rigorosamente uguali a quelli dell’anno scorso. Cinquanta euro al giorno in media tra alta e bassa stagione per una postazione con ombrellone, due lettini in tek, 1 sedia regista, cassapanca porta oggetti, parcheggio, doccia e servizio spiaggia (baby sitter compresa). Il prezzo sale a 120 euro circa per la tenda, in cui entrano fino a 6 persone, fornita anche di sapone, asciugamani e spazio cabina. Offerte extra: corsi di vela, canoa, sub e giri in barca. Al calar del sole aperitivo, non compreso nel prezzo e possibilità di cena al lume di candela in tenda, al prezzo medio di 50/60 euro a la carte o al ristorante, aperto anche a pranzo. Dulcis in fundo: il T-Bay Jazz Bar, l’angolo che a Pino Daniele è più caro, riservato alla musica live per intenditori tutti i mercoledì, venerdì e sabato, ovviamente non compreso nel prezzo.

Anche tra le rocce, ai piedi dei mitici Faraglioni di Capri, si può prendere la tintarella agli stessi prezzi dell’anno scorso dallo storico "Luigi", il cui lido dal 1936 è il punto di ritrovo più glamour dell’isola. Piccole e riservate piazzole ricavate tra le rocce ed una grande terrazza solarium in riva al mare ospitano lettini, sdraio, ombrelloni. In alta stagione (che qui comincia il primo giugno) i prezzi per ogni persona vanno da 26 euro per sdraio, spogliatoio, doccia ed ombrellone a 31 euro se alla sdraio si preferisce un più comodo lettino. Stabili e concorrenziali i prezzi in Puglia, dove il rapporto qualità prezzo si mantiene elevato. Tra il blu del mare Adriatico, i prati verdi e gli scogli bassi dell’esclusivo beach club di Cala Masciola, a Savelletri di Fasano, per una lussuosa "cabana" arredata con letto a baldacchino ed un drink per 4 persone si pagano infatti 90 euro al giorno; per lettino ed ombrellone invece 45.

Anche la Sicilia ha mantenuto il prezzo dello scorso anno. A La Caravella, ambito stabilimento balneare di Taormina frequentato tra gli altri dagli Squares, Renato Balestra, Dolce e Gabbana, Laura Pausini i prezzi, racconta il titolare Doninic Moschella, "non sono aumentati perché se aumentiamo....". Così fino a luglio si pagano 25 euro per ombrellone, due sdraio, cabina, servizi spiaggia, doccia, navetta; mentre da agosto il costo sale a 15 euro a persona. Prezzi più alti in Sardegna: al beach Resort Ramazzino, nei pressi di Porto Cervo, per due lettini, 1 ombrellone, uso piscine, doccia, spogliatoi e parcheggio si pagano indifferentemente tra alta e bassa stagione 240 euro al giorno a coppia. Sono le tariffe del 2013 riconfermate anche per l’imminente stagione balneare.

Angelino dimezzato e a secco di voti cerca il patto con Forza Italia

Angelino dimezzato e a secco di voti cerca il patto con Forza Italia


Il vicepremier dopo il magro risultato elettorale tenta di evitare l'isolamento. Ma si impunta già: "O noi o la Lega"



Alla fine Alfano cede e tende la mano a Silvio: «Rimettiamoci insieme e facciamo una coalizione popolare». Il calumet della pace lo offre attraverso una lunga intervista alla Stampa, nella quale spariscono i toni bellicosi del «mai più con Forza Italia». Vince, quindi, la linea «centrodestrista», rappresentata con forza dagli ex An ma non solo. Fondamentale, per esempio, il ruolo di cerniera di Nunzia De Girolamo ma anche quello di Maurizio Lupi, di Andrea Augello, Barbara Saltamartini, Vincenzo Piso, Maurizio Bernardo. Che sono poi le giovani leve del partito. Sconfitta, invece, la linea antiberlusconeggiante di Renato Schifani, Fabrizio Cicchitto, Laura Bianconi. I cosiddetti «vecchi» e un po' rancorosi cui va aggiunta però Beatrice Lorenzin, che sarà giovanissima ma senza dubbio è la più allergica alla parola «Cavaliere».

La genesi della politica della mano tesa verso gli azzurri passa da una convinzione: l'abbraccio con Renzi è mortale. Così, pur non mandando al macero il progetto di rinsaldare il patto con quel che resta dei centristi (dall'Udc di Cesa ai Popolari per l'Italia di Mauro passando per i superstiti montiani di Scelta civica, ndr); e pur non facendo le valigie da Palazzo Chigi, Angelino torna a guardare verso Arcore. Al di là dei trionfalismi per il 4 virgola, legittima operazione di marketing elettorale, Alfano sa bene due cose. Primo: il risultato è misero e il travaso dei consensi moderati da Fi a Ncd non c'è stato. Secondo: divisi si perde e portare acqua al mulino di Renzi vuol dire morire di sete a breve.

Ecco, quindi, la rottura degli indugi: «Facciamo una coalizione popolare italiana che rimetta in gioco i moderati». Alfano non nasconde che il premier è il soggetto più insidioso: «Renzi ha compreso che se vuole consolidare il 41% deve assorbire al proprio interno un centro, una destra e una sinistra». Insomma, aiutare un Renzi pigliatutto sarebbe un'operazione da Tafazzi. Ecco che, quindi: «Ncd lavora a un'altra prospettiva. Ed è la ragione per cui sarebbe utile che Forza Italia non facesse scelte lepeniste». Traduzione: Silvio, torna a parlare con noi e non con la Lega. Attenzione: la Lega di Salvini, considerata estremista e antieuropea, non la Lega maroniana, più istituzionale e moderata. Alfano prova quindi a tirare Berlusconi verso di sé e il Ppe e non verso il Carroccio filolepenista: «È un uomo pragmatico - dice Alfano di Berlusconi -. Credo che non sarebbe nel suo interesse ostacolare questa evoluzione».

La mano tesa al Cavaliere c'è ma da qui al brindisi per l'abbraccio avvenuto ce ne corre. Ricucire è dura anche perché alcuni paradossi restano. Uno su tutti: Forza Italia è all'opposizione, Ncd no. Quindi? Gli alfaniani giurano che i temi su cui alzeranno sempre di più la voce a Palazzo Chigi sono tanti e sono gli stessi che stanno a cuore a Berlusconi: «Fisco, giustizia e lotta alla burocrazia solo per citarne alcuni», dice Barbara Saltamartini. E Nunzia De Girolamo: «Il percorso è difficile ma quello è». Alfano si farà sentire di più. Ma se Renzi si scoccia e va al voto? «Durante il semestre europeo? Ma va là...», scommettono gli alfaniani.

Il dialogo con Fi è partito e forse non s'è mai interrotto, specie con alcuni azzurri considerati dagli alfaniani i più dialoganti: da Deborah Bergamini a Paolo Romani, passando per Mariastella Gelmini. E applausi alla mano tesa di Alfano arrivano anche da Maurizio Gasparri, Osvaldo Napoli, Renata Polverini.

Alitalia, la lettera di Ethiad: "L'accordo ci sarà"

Alitalia, la lettera di Ethiad: "L'accordo ci sarà"




Alitalia? Potrebbe parlare arabo. Dopo una lunga attesa la telenovela sul futuro della nostra compagnia di bandiera si sblocca. "Siamo lieti di poter andare avanti con questa operazione e confidiamo di raggiungere la positiva conclusione della transazione proposta ad Alitalia", ha affermato il numero uno di Etihad, James Hogan, in un comunicato firmato anche da Alitalia. Gabriele Del Torchio, ad di Alitalia, definisce l'ingresso degli arabi nel capitale del gruppo "un'eccellente prospettiva. Questo investimento assicurerà una stabilità finanziaria ed è la conferma del ruolo chiave di Alitalia quale asset infrastrutturale strategico per lo sviluppo del settore dei viaggi e del turismo nel nostro Paese".

I nodi - Non tutto, però, è ancora stato delinato, restano dei nodi da sciogliere. La lettera con condizioni e criteri per gli investimenti non è infatti stata ancora spedita, spiega Etihad, che poi tratteggia una road map verso l'accordo: "Dopo l’approvazione con la conferma dell’accettazione delle condizioni da parte del Consiglio di Amministrazione di Alitalia e dei suoi stakeholder, le compagnie aeree procederanno alla preparazione della documentazione finale per completare l’operazione proposta, in linea con le regole dell’Unione Europea e gli altri requisiti normativi". Per Colaninno, presidente di Alitalia, comunque "Etihad Airway rappresenta per Alitalia un partener strategico ideale per rafforzare le prospettive di crescita a lungo termine della Compagnia". Il ministro Maurizio Lupi, che per primo aveva diffuso la notizia della lettera, ha parlato di "un giorno importante per Alitalia, direi decisivo per la nostra compagnia di bandiera di bandiera e per l’intero trasporto aereo italiano".

Gli esuberi - Sullo sfondo restano i sindacati, in attesa di comprendere che cosa possa comportare l'operazione da un punto di vista occupazionale. Marco Veneziani della Uiltrasporti commenta: "La lettera? Una buona notizia, che aspettavamo da giorno". Certo, in arrivo ci sono dei tagli, ma anche il sindacalista riconosce che oggi non ci sono alternative. "Il momento per il settore dei trasporti è brutto e non vediamo altre possibilità. Gli esuberi? Siano il meno possibile - si auspica -, gestibili con gli strumenti che metterà in campo il governo. Mi auguro di vedere il piano industriale già nei prossimi giorni", ha concluso.

L'operazione - Per quello che si è appreso fino ad ora, l'operazione porterà alla nascita di una newco: gli Emirati sono disposti a investire circa 500 milioni di euro per una quota di Alitalia tra il 40 e il 49%, per restare così di poco sotto ai vincoli europei all'ingresso di operatori stranieri. Etiahd, tra le condizioni, indicherà come vincolante la gestione degli esuberi, che potrebbero essere 2.500. Per gli esuberi sarà necessario un doppio passaggio: l'intesa sindacale e l'intervento del Governo per quel che concerne gli ammortizzatori sociali da utilizzare. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha spiegato che solo quando sarà noto il progetto, e dunque quando saranno chiari i numeri dell'impatto occupazionale, il governo valuterà come intervenire. Ma, ha concluso, "lo farà sicuramente, come è stato sempre fatto per tutte le imprese".

Vince Maradona, il Fisco gli "restituisce" l'orecchino

Vince Maradona, il Fisco gli "restituisce" l'orecchino


di Franco Bechis


La lettera è datata 30 maggio 2014 ed è stata inviata a tutti gli eventuali debitori di Diego Armando Maradona e allo stesso Pibe de oro. In cima alla pagina un numero di protocollo e un numero di procedimento. «In riferimento alla procedura di cui all’oggetto, Vogliate sospendere, dalla data odierna, in attesa di nostre ulteriori comunicazioni, ogni erogazione delle somme pignorate alla scrivente Agenzia della Riscossione. Ringraziando per la collaborazione, a disposizione per eventuali chiarimenti, cogliamo l’occasione per porgere distinti saluti». Firmato: «Unità operativa procedure presso terzi- Equitalia Sud».

Tradotto dal burocratese, suona così: «Caro signor Maradona, che dal 2001 noi stiamo inseguendo e braccando in ogni modo avendo spiegato a mezzo mondo che ci deve 39 milioni di euro (perchè secondo noi lei ha evaso 13 miliardi di lire- cioè 6,7 milioni di euro, poi sa c'è un po' di inflazione e un bel carico di more e sanzioni che hanno fatto più che quintuplicare quella somma), le stiamo scrivendo noi di Equitalia. Ci ha presente? Sì, non può essersi scordato: eravamo quelli sulla pista di Fiumicino che la attendevano il 12 febbraio 2001.

Quelli che le hanno pignorato l’orecchino. E poi l'orologio. Quelli che hanno fatto irruzione nella sua camera di albergo a Merano anni dopo per cercare qualche suppellettile da pignorare ancora. Siamo gli agenti delle tasse italiane che abbiamo fatto del suo caso un santino a cui ispirare la lotta all’evasione. Eravamo convinti che a bastonarne uno come lei- che tante ne aveva combinate nella vita- ne avremmo educati altro che cento. Beh, ora proprio noi siamo qui a supplicarla: si fermi, smetta di portarci orecchini e orologi da pignorare, si tenga in tasca i suoi soldi. Da oggi non vogliamo essere più pagati nemmeno un euro. Ci rifaremo sentire noi quando sarà il caso...».

L’ho un po’ romanzata, ma il succo della lettera è proprio quello. Equitalia ha sospeso la procedura di riscossione coattiva verso Maradona e chiunque fosse presunto debitore nei suoi confronti (qualche tempo fa Maradona aveva fatto da testimonial a una iniziativa della Gazzetta dello Sport ed Equitalia era volata come un falchetto in Rcs intimando: non pagatelo, qualsiasi cosa gli dobbiate deve essere versata nelle nostre tasche!). Non sappiamo con quale sorriso e gentilezza inserita per protocollo nella lettera formale i grandi cacciatori del Pibe de oro abbiano dovuto riporre nella fondina le loro ganasce fiscali. La scelta non è stata loro, naturalmente. Era un ordine del giudice Maurizio Stanziola della commissione tributaria di Napoli che ha accolto il ricorso del legale di Maradona, Angelo Pisani, sull'eccesso di pretese del fisco italiano nei confronti del campione argentino, stabilendo proprio quella sospensiva. L'avvocato Pisani naturalmete esulta, perchè ha trovato dopo anni un giudice se non a Berlino, a Napoli: «Dobbiamo essere grati -dice - ad una magistratura tributaria coraggiosa, preparata ed attenta come quella partenopea, cui si deve questo risultato e lo stop ad una burocrazia cieca e sorda alla verità ed innocenza dei contribuenti".

Lui fa il suo mestiere, anche se questo è solo un punto a favore di Maradona e non ancora la fine del braccio di ferro con il fisco italiano. Quel punto però lo segna anche Libero, che qualche mese fa proprio mentre l'ex calciatore veniva messo per l'ennesima volta alla berlina da Equitalia, esaminò tutte le carte del contenzioso prendendo le difese di Maradona che sembrava veramente perseguitato al di là di ogni comportamento eventualmente colposo. Stigmatizzammo con il titolo "Ha ragione Maradona" quel carico extra di 28 milioni di euro di sanzioni, mora e interessi di mora che ingiustificatamente avevano fatto lievitare la somma pretesa da Equitalia. E avanzammo dubbi anche sull'oggetto stesso della contesa, che più che sul merito verteva su vizi di forma. La storia integrale l'abbiamo raccontata su Libero. Oggetto della presunta evasione erano dei contratti di sponsorizzazione sottoscritti come avveniva in tutto il settore dal Napoli calcio con società di intermediazione estere, per cui ai giocatori arrivavano alcuni dividendi come tali fiscalmente trattati dai percettori e invece ritenuti stipendio integrativo dal fisco italiano.

Il Napoli calcio avrebbe dovuto versare l'Irpef anche su quelle somme, e non lo fece. Il fisco italiano inseguì i protagonisti di quella storia: il presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, e i calciatori percettori che erano Careca, Alemao e Maradona. La notifica delle accuse arrivò regolarmente sia a Ferlaino che a Careca e Alemao. A Maradona no, perchè ormai era in Argentina. Fu affisso un fogliettino all'albo pretorio di Napoli, che all'epoca non era on line. I primi affrontarono i processi. Venne fuori che Ferlaino aveva fatto il condono per il Napoli calcio, e che quindi il fisco non poteva pretendere più nulla da lui e dai calciatori comunque fossero andate le cose. Così in secondo grado e in Cassazione furono tutti assolti. Non Maradona perchè semplicemente non conoscendo le accuse non aveva potuto difendersi in giudizio (dove ovviamente sarebbe stato assolto essendo il suo caso identico a quello di Alemao e Careca). La sua possibilità di difesa da Equitalia è andata in prescrizione, e così è iniziata la caccia grossa che ha trasformato l'ex calciatore in una sorta di Al Capone.


domenica 1 giugno 2014

Alfano: "Ricostruire il centrodestra con Forza Italia e Lega"

Alfano: "Ricostruire il centrodestra con Forza Italia e Lega"



Il leader Ncd torna sui suoi passi: "Silvio non vada a rimorchio di Salvini"


Angelino Alfano ’boccia" l’accordo della Lega con Le Pen e invita Forza Italia a non andare "a rimorchio". La scelta invece deve essere una "coalizione
popolare italiana" con Ncd, Berlusconi e Lega. "La contraddizione parla da sè - esordisce il leader Ncd in un’intervista a La Stampa - un partito membro del Ppe che si precipita a cercare accordi con la variante italiana del lepenismo», occorre invece una scelta diversa: "Costruire uno schieramento in grado, la prossima volta, di sfidare la più grande forza del socialismo europeo. Una coalizione popolare italiana che li rimetta in gioco. Ma che non sia una somma di sigle e abbia un programma".

Una coalizione che potrebbe allargarsi: "Bisogna rimettere in gioco tutti. Compresi quanti, dentro Scelta Civica non desiderano aderire al Pd. Comprese le aree, dall’Udc ai Popolari per l’Italia, con cui abbiamo condiviso la battaglia europea". Nel frattempo però, "noi continuiamo a pensare che sarebbe un disastro precipitare l’Italia nella crisi e nel governo vogliamo affermare la nostra identità. Ma non chiediamo a Forza Italia di rinnegare la propria scelta di andare all’opposizione e nemmeno quella di partecipare alle riforme".