Ospedale di Caserta - Non sanno vivere un giorno senza vergogna: ora lucrano anche sulle razioni alimentari dei pazienti. Ridotte le calorie, perequati i pasti nei vari reparti. Inaccettabile e pericoloso
di Gianluigi Guarino
Inchieste - CasertaCe c'è e indaga! il Notiziario sul web al fianco di CasertaCe.net
Nella foto da sinistra Antonietta Costantini e il Commissario straordinario Paolo Sarnelli |
CASERTA – Sarebbe opportuno per una doverosa conoscenza di fatti che rivestono un’importanza fondamentale che i diversi papaveri che governano l’azienda ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta, invece di distribuire moccoli contro CasertaCe, sperando nel contempo, che la magistratura inquirente non abbia tutto il tempo per concentrarsi alla ricerca di riscontri su tutto quello che scriviamo da anni sulla gestione malsana del maggiore ospedale della provincia, si impegnassero a risponderci a tono, se, come dicono, loro non hanno nulla da nascondere.
Ad esempio, in questa storia, a nostro avviso di inaudita gravità, della mensa ospedaliera, cioè dell’alimentazione che viene propinata ai pazienti, molto più che opportuno sarebbe rendere pubblico e quindi rendere edotti anche i nostri occhi, molto avveduti e molto guardinghi, il contratto, con il quale, dopo che l’azienda aggiudicataria dell’appalto, cioè la EP è stata costretta da un tribunale a ridurre il suo introito dai 17 euro, che vi erano stati garantiti in un primo tempo, ai 12 euro di ora.
Quando CasertaCe si è interrogata, non senza irrorare un bel pò di costruttiva ironia, sul motivo per cui la EP aveva accettato senza batter ciglio la decurtazione, accontentandosi dei 12 euro, la stessa ditta, esprimendo un caso di scuola della proverbiale coda di paglia, si era affrettata a precisare che loro, poverini, sono costretti ad accettare lo stesso, nonostante la decurtazione, perchè se non lo facessero, perderebbero il requisito per partecipare ad altre gare simili in aziende pubbliche.
Noi che, nonostante tutto quello a cui assistiamo ogni giorno in questa terra, non cessiamo di essere fiduciosi nel genere umano, anche su quello che abita nel putrescente territorio che raccontiamo, c’eravamo anche bevuti questa giustificazione, salvo poi andare all’inseguimento delle nostre braccia cadute quando, dall’ospedale di Caserta, più di un autorevole voce ci ha fatto notare che molte cose sono cambiate, naturalmente in peggio, rispetto al servizio che la EP erogava negli anni scorsi, in vigenza del precedente contratto: si è abbassata a quota media garantita di calorie, passando dalle 2mila e 400 precedenti alle 2mila e 100 attuali, evidentemente così come stabilisce il nuovo contratto, firmato, per l’ospedale, dall’onnipotente capo del provveditorato, Antonietta Costantini. E ancora: molto si è abbassato l’uso della diversificazione alimentare tra i vari reparti, come se un ammalato di tumore al colon potesse mangiare le stesse cose di un politraumatizzato. In diverse mattinate, il latte è arrivato scoperchiato, prima che questo problema, fortunatamente, fosse risolto.
Veniamo ai ticket pagati dal personale per l’utilizzo della mensa ospedaliera: si è passati dai 4 euro e 70 centesimi di prima ai 5 euro e 15 centesimi di adesso con un acconto secco di 45 centesimi. La bibita, che veniva data gratis dentro ai 4 euro e 70 ora costa da sola 1 euro e 20.
Tirate fuori il contratto perchè CasertaCe vuol farlo esaminare da un dietista ospedaliero indipendente, perchè anche questa volta le ragioni del vil danaro, le ragioni di rapporti sempre troppo opachi tra fornitori privati e burocrazie interne rischiano di prevalere sui diritti del malato, che, se non ci fossimo noi a Caserta, starebbero freschi con le associazioni dei consumatori e con quel loro ridicolo tribunale dei diritti, ormai silente da decenni.
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