L'sms di Alfano che salva Renzi: "Non fate cadere il governo"
di Sergio Rame
Scontro tra Pd e Ncd sul decreto Lavoro. Ma Alfano allunga la vita al governo Renzi (per non perdere la poltrona)
In un lungo vertice alla Camera, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti prova a mediare tra le posizioni del Pd e di Ncd, ma il governo si vede ugualmente costretto a blindare il provvedimento con la fiducia. Ncd e Sc annunciano che diranno sì per un senso di responsabilità ma già promettono battaglia al Senato. Tocca al ministro dell'Interno Angelino Alfano salvare la vita a Matteo Renzi e prolungare l'agonia all'esecutivo. Lo fa con un sms inviato ai propri capigruppo: "Sarò in aereo per un paio d'ore, evitate nel frattempo di fare cadere il governo". Sventa così una crisi di governo: le truppe di Ncd serrano le fila, chinano il capo e rimandano le proteste a Palazzo Madama. "#angelinostaisereno", assicura Nunzia De Girolamo scimmiottando Renzi. Il governo è salvo (per ora), le poltrone dei ministri Ncd pure.
"Sui dettagli discutano quanto vogliono, ma alla fine si chiuda l’accordo", dice il premier. Che assiste da Palazzo Chigi allo scontro tutto interno alla sua maggioranza. Le polemiche, osserva in serata in un’intervista al Tg1, sono "tipiche di un momento in cui si fa campagna elettorale". Ma, incalza, "con rispetto della campagna elettorale, noi vogliamo governare". E "non è accettabile non affrontare il dramma della disoccupazione. Stiamo discutendo se le proroghe debbano essere cinque o otto, sono dettagli. Con tutto il rispetto per chi deve fare campagna elettorale, noi pensiamo agli italiani". Il governo è assolutamente convinto dell’urgenza di condurre in porto il testo varato un mese fa in Consiglio dei ministri. E verso l’ora di pranzo convoca un vertice alla Camera con i capigruppo della maggioranza, cui partecipano i ministri Maria Elena Boschi e Giuliano Poletti.
Nel pomeriggio è previsto l’inizio delle votazioni in Aula ma Ncd e Sc alzano barricate contro il testo uscito dalla commissione: ad alfaniani e montiani non sono gradite le modifiche apportate dal Pd, con il via libera del governo, al testo uscito dal Cdm. E così il ministro del Lavoro si presenta ai capigruppo con una proposta di mediazione in tre punti. Poletti propone di trasformare in sanzione pecuniaria (come chiede Ncd) l’obbligo di assunzione introdotto per i datori di lavoro che superino il tetto del 20% di lavoratori a termine. E propone che sia possibile scegliere tra la formazione per l’apprendistato aziendale o regionale. "Ncd - racconta Maurizio Sacconi - sarebbe favorevole alla proposta Poletti". Ma il Pd chiede a quel punto che si riducano da cinque a quattro i rinnovi possibili per i contratti a termine senza causale. "Avete ragione, abbiamo ragione - dice Poletti a Sacconi in una telefonata - vorrà dire che cambieremo il testo...". Nel frattempo, però, gli alfaniani devono calare le braghe.
Il braccio di ferro va avanti per due ore e mezza. Poi, quando in Aula sta per iniziare la seduta, al governo non resta che prendere atto che una mediazione non è possibile. La discussione sulle modifiche si riaprità al Senato. Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi annuncia la fiducia, mentre viene bocciata per appena 22 voti la richiesta del M5S di riportare il testo in commissione. Ncd depone le armi: "Voteremo la fiducia per senso di responsabilità ma ci impegneremo al Senato affinchè questo testo migliori ancora". Sacconi si dice ottimista che al Senato le richieste di Ncd saranno accolte, per i diversi equilibri nella maggioranza. Ma se gli alfaniani accusano la sinistra Pd di essersi imposta e impedire una mediazione, Cesare Damiano replica: "Gli emendamenti in commissione sono stati sostenuti da tutto il Pd, con il via libera del governo". Ad ammettere quello che Alfano e i suoi si rifiutano di vedere ci pensa il presidente del deputati azzurri Renato Brunetta: "Il governo non ha più la maggioranza e i numeri per governare".