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lunedì 21 dicembre 2015

Banche, la lista salva-denaro Dove mettere i soldi al sicuro

Crac banche, la lista salva-denaro. Ecco tutti gli istituti fuori pericolo


di Tobia De Stefano



Mentre il governo Renzi prova affannosamente a mettere una pezza sugli ultimi dissesti del credito made in Italy, i risparmiatori nostrani sono arsi dal dubbio. I fallimenti di Banca Marche, Etruria, Carife e CariChieti che costano, al netto degli interventi dell' esecutivo, circa 1,2 miliardi ad azionisti ed obbligazionisti, rappresentano delle mosche bianche o «un alert» in vista di altre crisi del sistema?

Domanda tutt'altro che campata in aria, visto che a partire dal primo di gennaio entreranno in vigore le nuove regole per il salvataggio degli istituti in grave difficoltà volute dalla comunità europea (con la direttiva Brrd). Il cosiddetto bail-in prevede che non sarà più lo Stato a rimetterci i soldi, ma chi ha investito nelle banche. Con una logica: se hai puntato sugli strumenti finanziari più rischiosi sosterrai prima degli altri le eventuali perdite. E quindi, ci rimetteranno prima gli azionisti, poi chi possiede titoli subordinati (bond in primis), quindi i normali obbligazionisti e, per finire, anche i correntisti che hanno depositi superiori ai 100 mila euro. Ecco perché diventa fondamentale capire fino a che punto è possibile fidarsi della proprio istituto di credito.

Diversi sono gli strumenti utili. Uno di questi è il rating stabilito dalle società specializzate che danno un sorta di giudizio sulla capacità dell' istituto di ripagare il proprio debito. Basta vedere la valutazione per farsi un' idea. Più basso è il rating e maggiori saranno gli interessi che la banca dovrà pagare ai sottoscrittori dei suoi bond perché ovviamente affrontano un rischio più elevato. Milano Finanza, invece, ha analizzato (nella tabella a fianco) l' indice di solidità patrimoniale per eccellenza, il «Cet 1 ratio» (il Common equity tier 1).

In pratica il rapporto tra il capitale ordinario versato e la attività ponderate per il rischio. Un parametro fondamentale perché ci spiega con quali risorse «primarie» (capitale versato, utili non distribuiti, le riserve) la banca può garantire i prestiti che effettua alla clientela (mutui, prestiti alle imprese ecc) e i rischi che possono derivare da sofferenze, incagli e altri crediti deteriorati. E lo ha messo a confronto, lì dove possibile (per le banche soggette alla vigilanza europea), con le raccomandazioni specifiche della Banca Centrale Europea e con quella più generica del Comitato di Basilea, che si attesta sul 7%. Risultato? Il sistema creditizio del Belpaese regge.

Tanto per dire. La Bce chiedeva al Credito Valtellinese un «Cet1» del 8,30%, pienamente rispettato stando ai numeri, 11,72%, registrati nel settembre del 2015. E lo stesso discorso vale per due banche che arrivano da momenti molto difficili e che hanno richiesto sforzi supplementari ai propri azionisti, aumenti di capitale, come Carige ed Mps. A Francoforte gli chiedevano di stare sopra l' 11,25% e il 10,20% e in entrambi i casi gli istituti hanno risposto con risultati che si aggirano intorno al 12%.

In testa alla classifica, comunque, campeggiano gli istituti specializzati nel private banking (per esempio Banca Finnat e Banca Profilo), che avendo quale attività principale la gestitone dei portafogli e non i prestiti a famiglie e imprese corrono anche meno rischi.

Poi ci sono Fineco, Banco di Sardegna e Mediolanum. Mentre più giù, ma con un margine molto ampio rispetto alle richieste di Francoforte, si attestano Banca Intesa e Ubi Banca. Con l' istituto dell' amministratore delegato Carlo Messina che vanta un 13,40% rispetto al 9,50 richiesto dalla Bce e la banca nata dalla fusione di diverse popolari in salita al 13% rispetto al 9,25%. Ma ovviamente non ci sono solo note positive. L' unica banca che va sotto le richieste di Basilea (il 7%) è la Popolare di Vicenza che di conseguenza non riesce a rispettare neanche i parametri, 10,25%, imposti dall' Eurotower.

Ma qui c' è in ballo un importante aumento di capitale in vista della quotazione in Borsa. Più o meno la stessa situazione che si trova ad affrontare Veneto Banca che al 30 giugno del 2015 aveva un «Cet 1 ratio» dell' 8,37%.

E non finisce qui. Perché possono destare preoccupazione la Popolare di Cividale, che nel 2014 è entrata nel mirino degli ispettori di Palazzo Koch, e la Cassa di Risparmio di Cesena. Bankitalia ha sottolineato l' importanza di un aumento di capitale e a giugno 2015 aveva un rapporto (8,13%) più basso rispetto al risultato del 2014 (8,83%).

Un trend negativo (risultati del 2015 peggiori rispetto al 2014) che caratterizza anche altre Casse locali. Da quella di Asti, ferma al 9,98% rispetto al 10,70, fino ad arrivare a San Miniato, Ravenna e Parma.

GOVERNATORE DI BANKITALIA Visco a sorpresa in studio da Fazio Così papà Boschi affondò la banca

Ignazio Visco: "Banca Etruria è affondata nel 2014"


Ignazio Visco:

C'era molta attesa per l'intervento del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco a "Che tempo che fa" su Raitre. In realtà, l'appuntamento era stato fissato diverse settimane fa, per pubblicizzare il libro di Visco "Perchè i tempi stanno cambiando" uscito lo scorso settembre. Ma tutta la vicenda delle banche popolari, e in particolare quella di Banca Etruria, lo ha reso di estrema attualitaà.

Il conduttore Fabio Fazio, dopo aver profusamente ringraziato Visco per la sua visita, è partito proprio da lì, dalla banda del papà del ministro Maria Elena Boschi. Chiedendo a Visco come sia possibile che se le difficoltà di Banca Etruria erano note già nel 2011, si sia spettato il 205 per commissariarla. Il governatore di Bankitalia ha risposto spiegando che "la situazione in realtà nel 2011 non era deteriorata al punto da richiedere un intervento. E ancora nel 2013 la banca aveva un patrimonio tale da poter sostenere possibili futire perdite". La situazione, però, è peggiorata sensibilmente nel corso del 2014, "quando già prodotti come obbligazioni e azioni non venivano più venduti, quello si è fatto fino al 2013 e non dopo" ha precisato Visco. Insomma, nel 2014 è venuto giù tutto, esattamente in coincidenza col periodo in cui (dal maggio di quell'anno fino al commissariamento del cda della banca) Pier Luigi Boschi, il papà di Maria Elena, è stato vicepresidente dell'Istituto di credito

domenica 20 dicembre 2015

"Una bomba sul volo dell'Air France" La scoperta dopo le indagini. Arresti

Allarme bomba su un volo Air France atterraggio di emergenza in Kenya




Un volo Air France proveniente dalle Mauritius e diretto a Parigi è stato deviato e ha fatto un atterraggio di emergenza in Kenya nella città di Mombasa dopo che l'equipaggio ha avvertito il capitano della presenza di un oggetto sospetto nel bagno dell'aereo. Lo riferisce il capo della polizia del Kenya, Joseph Boinnet. A bordo viaggiavano 459 passeggeri e 14 membri dell'equipaggio. L'apparecchio è stato recuperato dal bagno e le analisi sono in corso. Dopo i controlli è arrivata la conferma: nella toilette dell'aereo c'era un ordigno individuato da un passeggero. 

La scoperta - Era una bomba il pacco sospetto trovato in una toilette del Boeing 777 dell’Air France poi costretto a un atterraggio d’emergenza a Mombasa, in Kenya. Lo riferisce Sky News citando l’Autorità aeroportuale keniana. L’aereo, decollato dalle Mauritius e diretto a Parigi, è atteratto al Moi International Airport poco prima dell’1 locale (nella tarda serata italiana). I passeggeri sono stati evacuati in sicurezza dagli scivoli dell’aereo e gli artificieri sono intervenuti per recuperare il sospetto ordigno. Partenze e arrivi all’aeroporto di Mombasa hanno subito ritardi. Dopo successive ricerche è emerso che la bomba era finta.  Lo riferisce France Info. "Secondo le nostre informazioni si tratterebbe apparentemente di diversi oggetti suddivisi in piccoli sacchetti portate a bordo da due persone della stessa famiglia», si legge sul sito web. In precedenza l’Autorità aeroportuale keniana sulla sua pagina facebook aveva scritto che l’ordigno era stato fatto esplodere in un luogo sicuro". 

Renzi si è tagliato le tasse Quanto ha guadagnato nel 2015

Matteo Renzi: "Nel 2015 ho risparmiato 433 euro di tasse"



Uno spot continuo: Renzi, in queste ore, sta dando il meglio di sè per far passare in cavalleria il caso-Boschi e lo scandalo delle banche popolari. L'altro giorno s'è praticamente inventato una lite a Bruxelles con la merkel per lisciare il pelo agli italiani che vedono l'Europa e la sua padrona-Germania come il fumo negli occhi e facendo così il verso a Salvini e meloni. Poi, approfittando della legge di stabilità approvata in queste ore, ha fatto il giro delle televisioni per fare i suoi soliti spot su pil e tasse.

Parlando su Rai1 ospite de "L'Arena" da Giletti, in particolare, il premier ha sciorinato previsioni particolarmente ottimistiche sul profotto interno lordo: "Il 2015 si chiude meglio del 2014 ma non sono ancora soddisfatto. Nel 2016 tutti i segnali dicono che andremo ancora meglio: faremo più dell’1,5% sul Pil, ma l’importante è che ci credano gli italiani, è tutto nelle nostre mani”. Sulle tasse, invece, ha sciorinato dati un po' particolari, confessando di risparmiare non poco grazie alla legge di stabilità: "Finalmente taglia le tasse, a partire dalla prima casa. Io risparmio 433 euro, e tanti italiani risparmieranno. E né Comune né Regione possono alzare le tasse, per legge”. 

Napoli Terrore per Christian De Sica: malore per strada poi la corsa in ospedale

Terrore per Christian De Sica: il malore per strada, la corsa in ospedale


Christian De Sica a 'Striscia la notizia' non conosce gli invitati e chiede:

Christian De Sica è stato trasportato in ospedale ieri mattina dopo aver avuto un malore mentre era con un amico vicino l'hotel Terminus, nella centrale piazza Garibaldi a Napoli. Per non aspettare l'arrivo dell'ambulanza, De Sica si è fatto accompagnare con l'auto dell'amico fino all'ospedale Loreto mare. De Sica è stato sottoposto agli accertamenti del caso e una Tac, per poi essere dimesso verso le 13. L'attore è a Napoli per lo spettacolo al teatro Augusteo con Alessandro Siani "Il principe abusivo". Lo spavento per la vicenda è stato forte, visto che solo pochi mesi fa suo fratello Manuel è scomparso a causa di un infarto. Dallo staff del teatro però fanno sapere che l'attore sarà regolarmente in scena già da stasera.

Aerei-spia, caccia, navi nel Mediterraneo La Nato prepara la guerra con Putin

La Nato manda aerei spia, caccia e navi a difesa della Turchia


La Nato manda aerei spia, caccia e navi a difesa della Turchia

L'alleato occidentale corre in aiuto della Turchia, tenuta sotto scacco dalla Russia di Putin dopo l'abbattimento del Sukhoi 24 di Mosca da parte di un F-16 di Ankara. Giusto ieri mattina, il presidente russo Vladimir Putin aveva lanciato l'ennesima minaccia nei confronti di Erdogan: "Provino ancora a volare nei cieli della Siria" aveva detto all'apertura in diretta tv della scatola nera del jet abbattuto. Lasciando intendere che ogni caccia turco intercettato nei cieli di damasco sarebbe stato abbattuto. E ieri pomeriggio è arrivata la risposta della nato, con l'annuncio dell'invio di aerei radar, caccia e navi nel mediterraneo orientale. Ufficialmente, la decisione ha lo scopo di incrementare la difesa della Turchia "in considerazione della situazione instabile della regione". Ma è ovvio che il timore è per un nuovo scontro armato tra Mosca e Ankara. Tra i mezzi inviati sul campo ci sono velivoli Awacs (Airborne Warning And Control System ), ovvero con sistema di allarme e controllo aviotrasportato, oltre a caccia per distruggere in volo gli aerei nemici.

Famiglie numerose, indigenti e... beffate: cosa potranno comprare con la "carta"

Legge di stabilità, via libera alla carta famiglia per chi ha almeno 3 figli: sconti su biglietti di trasporti, mostre e cinema


Via libera alla "carta famiglia". Un emendamento alla legge di stabilità approvato alla Camera conferma l'iniziativa destinata ai nuclei "con almeno tre figli minori a carico" che dà diritto a sconti per l'acquisto di beni e servizi "con soggetti pubblici o privati che intendano contribuire all'iniziativa". Bocciato dal Pd invece l'emendamento presentato da Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia che chiedeva l'esenzione dal calcolo Isee per pensioni di disabilità e indennità di accompagnamento.

Biglietti per trasporti, mostre e cinema - La "card" ha validità biennale e verrà rilasciata dai Comuni "previo pagamento degli interi costi di emissione", con criteri stabiliti sulla base dell'Isee con decreto del ministero del Lavoro insieme a Mef e il Mise. Le famiglie indigenti potranno così acquistare "biglietti e abbonamenti famigliari per servizi di trasporto, culturali, sportivi, ludici, turistici ed altro".

Cibo agli indigenti - La commissione Bilancio di Montecitorio ha poi stanziato 7 milioni di euro, 2 nel 2016 e 5 nel 2017, destinati al fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti. Il fondo è previsto da una legge del 2012 e prevede la consegna del cibo a famiglie in difficoltà attraverso organizzazioni caritatevoli.

IL GOVERNO VA A CASA Renzi e Boschi fanno crac: il sondaggio li manda ko

Banche, il sondaggio di Mannheimer: due italiani su tre contro il governo, il 50% voleva le dimissioni della Boschi



Il governo (forse) non cadrà per lo scandalo delle banche popolari, Banca Etruria in testa, ma sicuramente il premier Matteo Renzi e il Pd rischiano di lasciarci le penne a livello elettorale. Nonostante Maria Elena Boschi abbia dribblato la mozione di sfiducia in Parlamento, è proprio "l'effetto Boschi" a farsi sentire nei sondaggi, che vedono i democratici in netto calo di popolarità a fronte di una risalita generale delle opposizioni.

Due su tre contro il governo - Anche Renato Mannnheimer, sul Giornale, certifica il trend di queste ultime settimane. Secondo il sondaggista ben il 62% degli intervistati, quasi due su tre, è convinto che ci sia una responsabilità del governo nella disastrata situazione economica di quelle banche, e la quota è notevole anche all'interno dei simpatizzanti del Pd, il 43% (il 62% tra gli elettori di Forza Italia, il 74% tra i leghisti e il 79% tra i grillini). 

La Boschi ha vinto ma... - Anche la vittoria in aula della Boschi rischia di essere un boomerang, perché il 59% degli intervistati è convinto che il ministro abbia un conflitto d'interessi per il ruolo ricoperto dal padre in Banca Etruria mentre il 50% è convinto che avrebbe dovuto dare le dimissioni (contro il 32% contrario al passo indietro e il 18% che preferisce non ha un'idea precisa).

Renzi manda a casa due ministri Arriva il rimpasto, cosa cambia

Renzi manda a casa due ministri. Arriva il rimpasto: ecco cosa cambia

Renzi manda a casa due ministri. Arriva il rimpasto: che rischia

Lo stile accentratore di Matteo Renzi si mostrerà in tutta la sua forza già nelle prime settimane del prossimo anno. Da Palazzo Chigi arrivano diversi segnali che sostengono questa previsione, con la squadra di governo e quella dei collaboratori più stretti del premier pronta a un giro di valzer ancora tutto da definire. Qualche dettaglio però emerge, come riporta Il Giorno che sulla scorta delle parole velenose della parlamentare di Forza Italia Nunzia De Girolamo, ipotizza quali saranno i ministri che per primi potrebbe mollare la poltrona. Sostiene la De Girolamo: "Ai vertici del partito come al governo ha scelto personaggi mediaticamente poco ingombranti. Letta - ha aggiunto l'ex Ncd - non era così accentratore...". Secondo la parlamentare azzurra tutti i ministri rischiano poco in prima persona, il che però porta a delle strozzature a livello dei singoli ministeri: "Hanno i dossier pronti in attesa dell'ok del premier - scrive il Giorno citando una fonte interna alle strutture economiche del governo - così i tempi si allungano".

Chi rischia - C'è chi dall'interno della maggioranza, sponda non renziana, boccia senza appello tutti i componenti del governo, salvando soltanto Maria Elena Boschi: "I ministri scelti da Renzi sono volutamente deboli". Un modo comodo secondo i maligni per renderli intercambiabili e sostituibili. Nel mirino ci sarebbero il titolare del Lavoro, Giuliano Poletti, e quella dello Sviluppo, Federica Guidi. Perde punti di giorno in giorno anche il titolo del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, soprattutto dopo la diversità di vedute sulla questione banche.

Il doppio cerchio - Il lavoro vero, quei dossier che devono andare avanti e anche a passo svelto, secondo i più cattivi partono tutti da Palazzo Chigi, sfornati dai collaboratori più stretti di Renzi. E per gennaio il "rimpastino" nella testa del presidente del Consiglio si muoverà su due fronti. Il gruppo tecnico di Palazzo Chigi sarà ristrutturato, promuovendo l'economista Tommaso Nannicini a sottosegretario con deleghe economiche, una specie di badante di Padoan. Saranno poi riempite le caselle mancanti, come il ministero per gli Affari regionali, già promesso a Ncd che aspetta il rimpiazzo di Maurizio Lupi. E poi c'è da nominare il successore della De Vincenti allo Sviluppo, ruolo che sembra destinato al viceministro all'Economia Casero. Godrebbe quindi di una promozione sul campo Zanetti di Scelta Civica, oggi "solo" sottosegretario". Il secondo fronte di rimpasto riguarderà i consiglieri economici di Renzi, piaccia o no quello che per tanti è il governo ombra. Andato via il commissario alla spending review Roberto Perotti, passato all'Anpal Maurizio Del Conte, sono rimasti Luigi Marattin e Marco Simoni, coordinati da Nannicini. Il progetto prevede la creazione di due gruppi: uno fatto da una decina di economisti e tecnici full time, l'altro composto da tecnici esperti in diversi settori, soprattutto quello giuridico, che lavoreranno ai singoli dossier.

sabato 19 dicembre 2015

Renzi, un mutuo d'oro dalla banche: ecco quanti soldi gli hanno prestato

Panorama: tra 2004 e 2012 le banche hanno prestato a Matteo Renzi 800mila euro


Panorama: tra 2004 e 2012 le banche hanno prestato a Matteo Renzi 800mila euro

Un mutuo "abbondante" per Matteo Renzi. Come rivela Panorama nell'ultimo numero in edicola, da presidente della Provincia e da sindaco di Firenze l'attuale premier ha ottenuto tra 2004 e 2012 prestiti per quasi 800mila euro da banche del "territorio" fiorentino, dalla Cassa di risparmio (ok decisivo di un funzionario cugino del padre) alla banca dell'amico e braccio destro Marco Carrai.

Nei guai il vescovo pro-immigrati: "Ha sottratto 180mila euro", è indagato

Il vescovo Domenico Mogavero avrebbe rubato "180mila euro alla curia"


Il Vescovo Domenico Mogavero avrebbe rubato

Si sarebbe appropriato di 180mila euro appartenenti alla Curia. Domenico Mogavero, è stato interrogato ieri dalla Procura di Marsala, il vescovo della diocesi di Mazara del Vallo, ex sottosegretario della Conferenza episcopale italiana e commissario Cei per le migrazioni. Noto anche all'interno della Curia romana, come maggiori sostenitori delle politiche di solidarietà verso i profughi che sbarcano sulle coste siciliane, don Mogavero cura anche una rubrica sull'edizione domenicale del Fatto quotidiano.

Indagini - Coordinata dal procuratore Alberto di Pisa, l'inchiesta è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Trapani, che punta a chiarire presunte anomalie gestionali avvenute all'interno della curia di Mazara. A Mogavero è stato contestato di essersi appropriato di 180mila euro della Curia che avrebbe fatto transitare sul proprio conto corrente attraverso bonifici e assegni tratti dai conti intestati alla sua diocesi. Sotto la lente dei magistrati c'è anche la posizione dell' ex economo, don Franco Caruso, a lui i pm contestano l' appropriazione indebita e anche la malversazione. Per l' accusa si sarebbe appropriato di 120 mila euro della diocesi. In quanto, delegato a operare sui conti correnti e avendo la disponibilità delle somme ricevute dalla Cei, invece di destinare il denaro a interventi caritatevoli, avrebbe speso, poi, oltre 250 mila euro con altre finalità. 

Intrighi - Gli inquirenti stanno verificando se parte del denaro sia stato dato a don Vito Caradonna, un prete marsalese che il vescovo Mogavero aveva sospeso a divinis dopo una condanna a due anni per violenza sessuale su un uomo. "La posizione del vescovo Mogavero è stata chiarita ieri durante l' interrogatorio -spiega il suo avvocato Stefano Pellegrino- in modo documentale per quanto riguarda i fatti oggetto dell' indagine che risalgono agli anni 2010-2011 e riguardano anomalie nella gestione dell' economato della curia, che però lo stesso prelato aveva rilevato e denunciate alla Procura". La storia è intricata. Il vescovo Mogavero avrebbe avuto grossi dubbi sui conti della Curia. Così aveva deciso di non rinnovare più l' incarico a don Caruso, inviato come parroco a Santa Ninfa, comune di cinquemila anime nel Trapanese. "Il vescovo -prosegue il legale- al primo sospetto di irregolarità gestionale ha nominato due consulenti per verificare e fare chiarezza e dopo aver ricevuto la relazione l'ha trasmessa alla Procura manifestando sia la propria volontà querelatoria sia chiedendo, allo stesso tempo, di essere sentito dal procuratore". Monsignor Mogavero era stato nominato vescovo di Mazara del Vallo, nel febbraio del 2007, da papa Benedetto XVI che, nel 2011, lo aveva anche inviato a Trapani come visitatore apostolico di quella diocesi dopo che era scoppiato uno scandalo a seguito di un'intricata inchiesta giudiziaria che puntava a verificare se erano state commesse truffe ai danni della Curia trapanese da parte di un sacerdote.

Il miracolo di Madre Teresa di Calcutta ha convinto Francesco a farla santa

Vaticano, Papa Francesco dà l'ok alla canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta


Vaticano, Papa Francesco dà l'ok alla canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta

Madre Teresa di Calcutta verso la santità. Papa Francesco ha approvato il miracolo attribuito alla "apostola degli ultimi" e ha disposto di promulgarne il decreto, come riferito dal sito di Avvenire. Si chiude così l'iter del processo super miro per Madre Teresa, al secolo la religiosa albanese Anjëzë Gonxhe Bojaxhiu, che sarà canonizzata con ogni probabilità il 4 settembre, nell'Anno Santo della Misericordia. "La data verrà resa pubblica nel prossimo Concistoro", si legge sul sito.

Giallo in fonderia a Marcheno, la svolta: quattro indagati, due sono i nipoti

Giallo di Marcheno, indagati due operai e i due nipoti dell'imprenditore


Giallo di Marcheno, indagato un operaio. In caserma anche il nipote dell'imprenditore

Svolta nel giallo di Marcheno: a due mesi di distanza dalla scomparsa dell'imprenditore Mario Bozzoli, visto l'ultima volta nella sua fonderia nel Bresciano, ci sono quattro persone iscritte nel registro degli indagati: si tratta di due operai della stessa fonderia e dei due nipoti dell'imprenditore. Come riporta il Corriere della Sera, in mattinata è stato portato in caserma anche Giacomo Bozzoli, il nipote di Mario con cui c'erano stati screzi sulla gestione dell'impresa famigliare. La sera dell'8 ottobre scorso, giorno della scomparsa dell'imprenditore, Giacomo (30 anni) era stato immortalato dalle telecamere a bordo della sua Porsche Cayenne nei dintorni della fabbrica, mentre suo fratello Alex (36 anni) stava stracciando alcuni documenti in ufficio. Adelio Bozzoli, fratello di Mario e padre di Alex e Giacomo, ha sempre smentito ogni possibile coinvolgimento della famiglia in quella che quasi subito si è trasformata in una complicatissima indagine per omicidio. Un altro operaio, Giuseppe Ghirardini, addetto al forno nella sera della scomparsa dell'imprenditore bresciano, è stato trovato morto a Ponte di Legno con segni di avvelenamento pochi giorni dopo. Mistero anche in questo caso, con il sospetto di omicidio. 

Tsunami a Mediaset: furia Gerry Scotti contro i capi del Biscione... Il retroscena

Tsunami a Mediaset: Gerry Scotti furioso, ce l'ha coi vertici del Biscione




Pare che si stia consumando un mezzo "dramma" in casa Mediaset. Uno dei conduttori di punta dell'azienda di Cologno Monzese, Gerry Scotti, sarebbe furioso con vertici. I motivi li spiega Milano Spia, rubrica di Dagospia. Pare che Scotti sia arrabbiato "perché il suo reality su maghi e magia che sarebbe dovuto andare in onda a gennaio è stato rimandato a data da definirsi".

Ignoti i motivi dello slittamento. Intanto sembra che una collega di Scotti, sempre in casa Mediaset, sia al settimo cielo. Si tratta della "giornalista più amata da Confalonieri Safiria Leccese": sarebbe stata allungato "di 8 puntate il suo programma su santi e preti La Strada dei Miracoli in onda su Rete 4"

L'ultimatum di Salvini al Cavaliere "Siamo incazz..., qui salta tutto"

L'ultimatum di Salvini a Berlusconi: "O voti la sfiducia al governo o salta la coalizione"



Lo scontro interno a Forza Italia - con accuse al vetriolo tra i due capigruppo Romani e Brunetta - si allarga a macchia d’olio, e il clima di tensione arriva a coinvolgere anche gli alleati del centrodestra. È da giorni che la Lega non lesina critiche agli azzurri, soprattutto a palazzo Madama, per la linea troppo morbida e «inciucista» nei confronti del governo. E oggi a scendere in campo è direttamente il leader, Matteo Salvini che, da Mosca, manda un chiaro avvertimento a Silvio Berlusconi: "Se Forza Italia non voterà la sfiducia al governo, ci incazziamo e ci sarà da rivedere tutto, anche la coalizione Lega-FI-Fdi per le amministrative".

Che i rapporti tra alleati siano tesi, lo confermano anche le parole di Giorgia Meloni: "La scelta di Forza Italia di non votare oggi la sfiducia al ministro Boschi è una scelta francamente incomprensibile". Quindi, Meloni mette in guardia gli azzurri: "Sarebbe una scelta tragica se non si volesse presentare analoga mozione di sfiducia al Governo Renzi, che il centrodestra ha presentato compattamente qui alla Camera, anche al Senato. Quello sì minerebbe ogni forma di collaborazione".

Insomma, i problemi interni al partito rischiano di diventare solo la punta dell’iceberg per Berlusconi, che non ha gradito - viene spiegato - l’aut aut lanciato da Salvini. Ma per il momento nessuna reazione ufficiale. Il Cavaliere, esattamente come per il partito, preferisce non intervenire ora per evitare di gettare altra benzina sul fuoco, e attendere invece la fase decisiva sulle candidature alle comunali, cioè dopo le feste natalizie, per mettere i puntini sulle ’Ì e tentare di raddrizzare il timone. Ma la linea di Salvini è chiara: "la Lega fa accordi solo con chi è all’opposizione di Renzi". 

venerdì 18 dicembre 2015

Le banche fanno a pezzi il Pd Sondaggio: c'è il super-sorpasso

Le Banche fanno a pezzi Renzi. Sondaggio: c'è un supersorpasso


Le Banche fanno a pezzi RenziSondaggio: c'è un supersorpassoMentana, i dati dopo la truffa

Già la tensione per Matteo Renzi deve essere altissima in attesa che arrivino i consueti sondaggi del fine settimana, i primi di fatto che diranno l'entità del danno sul governo dopo la botta dello scandalo Banca Etruria. E non ha contribuito a rilassare gli animi quel segnale di allarme che già lo scorso martedì sera era arrivato durante Ballarò, su Raitre. Secondo i dati raccolti da Alessandra Ghisleri con Euromedia Research la batosta per Renzi sarà una delle peggiori finora rilevate: la fiducia nel presidente del Consiglio è calata di due punti in sette giorni, il Pd ha perso mezzo punto percentuale attestandosi sul 30,5%. Intanto c'è il Movimento Cinquestelle in crescita arrivando al 27,2% e soprattuto c'è la risalita del centrodestra nella sua possibile lista unica che sorpassa tutti registrando il 32,8% dei consensi. Non se la passa benissimo neanche il ministro Boschi, che secondo il 58% degli intervistati si dovrebbe dimettere per lo scandalo familiare di Banca Etruria.

BELPIETRO SMONTA LA BOSCHI Le domande a cui non ha risposto

Belpietro smonta la Boschi. Le domande a cui non ha risposto



L'autodifesa alla Camera del ministro Boschi contro la mozione di sfiducia del Movimento Cinquestelle non ha convinto per niente il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, intervenuto in diretta a Skytg24. L'intervento della Boschi, secondo Belpietro, è stato in più parti reticente: "Ha omesso il nodo del problema. Ha parlato del papà eletto nel maggio 2014 nel Cda di Banca Etruria, ma non ha ricordato che lo era stato anche nel 2011". Il cuore del problema, secondo il direttore di Libero, va cercato nei decreti del governo, sui quali nulla è stato detto in Aula: "Il più importante - ha detto Belpietro - è quello del 16 novembre, dove si recepiscono le norme europee in ambito bancario. È in quel frangente che viene inserita la clausola che impedisce agli azionisti di rivalersi sui membri del Cda. È evidente - ha aggiunto - che si è posto uno scudo anche sul vecchio Cda, del quale faceva parte anche il padre della Boschi. Di questo lei non ha parlato e quella norma non era prevista nelle norme europee, sono state messe lì improvvisamente e nessuno ci spiega perché. Quel decreto poi è stato mandato in Parlamento a firma della stessa Boschi e nessuno ha ancora chiarito uno solo di questi aspetti.

"Sono fiera di papà, perché lui..." Sfiducia respinta, ma che imbarazzi

Maria Elena Boschi, sfiducia respinta alla Camera: "Niente favoritismi, sono orgogliosa di mio padre, ha umili origini"



"Se mio padre ha sbagliato deve pagare, ma se ha sbagliato non può essere giudicato da un tribunale dei talk show". Inizia così l'autodifesa del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi a Montecitorio, dove il Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione di sfiducia (respinta con 373 no) nei suoi confronti per il caso del crac della Banca Etruria, di cui suo padre Pierluigi Boschi è stato vicepresidente. "Non è mia intenzione esprimere valutazioni della campagna in atto contro di me e della mia famiglia", continua la Boschi, che però preferisce iniziare toccando i tasti dell'emotività con aneddoti da libro cuore. Il padre è dipinto come uomo "umile e onesto", che ha "fatto sacrifici" per far studiare i figli. "Mio padre è di origine contadina e ogni giorno si faceva 5 chilometri a piedi per andare a scuola. Questa è la storia semplice e umile di mia famiglia, non le maldicenze uscite in questi giorni. Lasciate dire con il cuore. Io amo mio padre e non mi vergogno a dirlo. Mio padre è una persona perbene e sono fiera di lui. E sono fiera di essere la prima della famiglia ad essersi laureata". 

"Nessun favoritismo" - Quando si entra nel merito delle accuse, la Boschi alza i toni: "I provvedimenti del governo hanno pur indirettamente favorito la mia famiglia? È questa la domanda. Se la risposta fosse sì, sarei io la prima a ritenere necessarie le mie dimissioni. E dire che Banca Etruria è la banca della famiglia Boschi non corrisponde alla realtà dei fatti". "Nessun favoritismo, nessun conflitto d'interessi - ribadisce -. Nessuno della mia famiglia ha acquistato o venduto azioni di Banca Etruria dopo il decreto del governo, gli ultimi movimenti risalgono al luglio 2013, senza plusvalenze ma con minusvalenze".

"Invidie contro di me" - Uno dei passaggi-chiave per comprendere quanto l'autodifesa della Boschi faccia acqua, però, è forse un altro: "Fare il ministro a 34 anni può attirare invidie e maldicenze, non mi fanno paura perché sento l'amicizia e l'affetto di colleghi e amici. Sfido chi presenta la mozione di sfiducia. Non vi consento di mettere in discussione la mia onestà, non ve lo consento io e non ve lo consente la realtà dei fatti che è molto più forte del pressapochismo e della demagogia". Altro che sfiducia: fiducia sulla fiducia.

LO SBERLEFFO Gli auguri della Papessa Al Papa: "Buon Natale, ca..."

Vatileaks, gli auguri della Chaouqui al papa via Twitter



Si era difesa dalle prime accuse per il caso Vatileaks (per il quale è ora finita a processo) su Facebook. come se fosse non una collaboratrice del papa su una questione tanto spinosa come la banca vaticana, ma una concorrente di Masterchef o del Grande Fratello accusata di aver barato. E con la stessa leggerezza, Francesca Immacolata Chaouqui, ha pensato bene di fare via Twitter gli auguri di Natale nientemeno che a Bergoglio. "Sarò anche stata un errore, Ma tu Pontifex mi sei rimasto nel cuore, in fondo io volevo solo aiutarti. Buon compleanno capo!».

Lo sciopero che minaccia il Natale Niente spesa, pranzi e cenoni a rischio

Sciopero nazionale nei supermercati: spesa a rischio nell'ultimo sabato prima di Natale



State pensando al sabato prima di Natale, 19 dicembre, (domani) per fare al supermercato il grosso della spesa in vista di cenoni e pranzi di Natale? Un bel carrello zeppo di ogni ben di Dio e il più è fatto. Le cose, però, potrebbero essere più difficili del previsto perchè proprio per sabato 19 dicembre i sindacati della grande distribuzione hanno indotto uno sciopero nazionale dei lavoratori. Alla base della protesta c'è il mancato rinnovo del contratto di categoria. Mentre infatti la Confcommercio (cioè i negozianti) ha trovato l'intesa sulla base di 85 euro in più, nella grande distribuzione l'accordo non si trova. La controparte, "Federdistribuzione", da parte sua la menta che lo sciopero "è un grosso problema nell'ultimo sabato prima di natale, un giorno molto importante per gli acquisti". Anche per i clienti.

La maledizione di Schumacher Cos'è successo sulla pista della tragedia

Ragazzino muore sulla stessa pista della tragedia di Schumacher



Un ragazzo inglese di 17 anni è rimasto ucciso durante una vacanza sulla neve con la sua famiglia dopo aver sbattuto con violenza la testa mentre sciava nello stesso punto della pista di Meribel, nelle Alpi francesi, dove nel 2013 fu vittima di un incidente altrettanto grave l’ex campione di Formula 1 Michael Schumacher, che ancora oggi lotta per la sua vita.

Secondo i media locali, i soccorritori avrebbero tentato l’impossibile per rianimare l’adolescente, ma il ragazzo sarebbe morto sul colpo. A causa della scarsità della copertura nevosa, lo sciatore sarebbe finito con la testa sul terreno duro appena fuori dalla pista. Le autorità hanno intanto aperto una inchiesta per chiarire la vicenda.

Renzi rispolvera l'uomo-spot: dovrà risolvere lui la grana-banche

Banche salvate, l'idea di Matteo Renzi: "Arbitrato a Raffaele Cantone"



"Il nostro governo ha l’idea di fare un arbitrato da affidare all'Autorità anti-corruzione guidata da Raffaele Cantone". Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, parlando della crisi di Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti. L'arbitrato che dovrà decidere sui "ristori" per i risparmiatori truffati dalle quattro banche salvate è una soluzione che nei giorni scorsi la Commissione europea ha fatto sapere di ritenere "una idea molto buona". Cantone, nominato presidente dell'Autorità anti-corruzione proprio da Renzi, è secondo il premier "una assoluta garanzia di terzietà e indipendenza". 

"Chi ha sbagliato pagherà" - Renzi, lasciando il pre-vertice del Pse a Bruxelles, ha sottolineato: "Nell'operazione abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare in ottemperanza delle regole europee". In ogni caso "chi ha sbagliato pagherà e verificheremo caso per caso se ci sono state truffe" a danno dei sottoscrittori di obbligazioni subordinate.

Banca Etruria, l'sms di Cazzullo & co a Libero in risposta all'articolo di Franco Bechis: "Quanto ci hanno pagato per due articoli"

Banca Etruria, la risposta di Cazzullo, Folli, Grasso e Venturini: "Due articoli a testa per 600 euro lordi"


Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Aldo Cazzullo, Stefano Folli, Aldo Grasso e Franco Venturini in relazioni all'articolo di Franco Bechis pubblicato su Libero di martedì 15 dicembre e ripubblicato da il Notiziario sul web. E intanto sempre Bechis ha scoperto un'altra firma vip che ha collaborato con la rivista: è Dario Di Vico, inviato del Corriere della Sera.

Ecco la missiva inviata a Libero da Aldo Cazzullo. Caro direttore, il nostro rapporto con la rivista della Banca Etruria è consistito in due articoli a testa - su una rivista che esce da 32 anni - pagati 600 euro lordi, giustamente dimezzati dalle tasse. Un saluto cordiale. 

Aldo Cazzullo, Stefano Folli, Aldo Grasso, Franco Venturini

Renzi fa saltare una testa in Europa La coltellata a Letta (e a Prodi)

Renzi ai ferri corti con l'Ue caccia l'ambasciatore a Bruxelles



Clausole di bilancio, migranti, gasdotto North Stream. Tre argomenti sui quali il nostro governo è ai ferri corti con la Commissione europea. L'ultimo caso è proprio quello del raddoppio del gasdotto che collega Germania e Russia e che, secondo Palazzo Chigi, sarebbe una lampante violazione delle sanzioni imposte dalla stessa Ue alla Russia di Putin. Quella stessa Ue, che proprio per punire Putin, aveva detto no al "South Stream", il gasdotto nel quale l'Eni avrebbe avuto un ruolo-chiave.

Sarebbe, Matteo renzi, talmente furioso a proposito dei rapporti con la Commissione, da aver deciso di rimuovere anzitempo dal suo incarico l'ambasciatore italiano a Bruxelles, Stefano Sannino. Individuato, evidentemente, come il "colpevole" dello stallo o il "capro espiatorio" da sacrificare per la scarsa influenza di Roma nelle principali questioni europee. Tra l'altro Sannino (che verrebbe trasferito a rappresentare l'Italia a Madrid) avrebbe mesi fa mancato la nomina a segretario generale della Ue proprio per lo scarso sostegno di Palazzo Chigi. A scriverlo è il Corriere della Sera, che sottolinea come Sannino, già "sherpa" di Romano Prodi al G8, una vita dentro le istituzioni Ue e uno dei migliori conoscitori della macchina comunitaria, sia stato nominato a Bruxelles da Enrico Letta. Al suo posto arriverebbe Cesare Maria Ragaglini, attuale ambasciatore a Mosca.

La legge per salvare il papà Quel voto che imbarazza la Boschi

Anche la Boschi ha votato la legge per salvare il papà


di Franco Bechis


Maria Elena Boschi, ministro dei rapporti con il Parlamento e delle riforme istituzionali era regolarmente presente al consiglio dei ministri in cui è stata ideata e sottoposta al giudizio collegiale da Matteo Renzi la norma cosiddetta "salva papà Boschi", quella contenuta all' articolo 35, comma 3 del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2014/59/Ue del 15 maggio 2014. Lei per altro aveva sempre sostenuto di non avere partecipato al consiglio dei ministri del 22 novembre scorso che varò il provvedimento salva-banche che riguardava fra le altre anche quella Banca popolare dell' Etruria e del Lazio di cui il padre Pier Luigi era stato vicepresidente fino a febbraio 2015. Ma non è in quel testo che è contenuto lo scudo alzato dal governo a protezione degli amministratori delle banche oggetto di procedura di risoluzione nei confronti dei creditori sociali a cui è impedita ogni azione di rivalsa. La norma come spiegato ieri da Libero è invece nel testo che recepiva la direttiva europea, sul cui impianto poi si poggia tutto il salva-banche. Quel decreto legislativo è approdato in consiglio dei ministri in tre occasioni. Nella prima- il 10 settembre scorso- i ministri hanno approvato per la prima volta il testo che conteneva lo scudo per papà Boschi approvandolo come schema di decreto. E nel registro delle presenze della segreteria del consiglio dei ministri risulta la partecipazione ai lavori anche del ministro Boschi.

C' era, ma essendo segretato quel verbale, senza la divulgazione da parte del presidente del Consiglio Renzi non è possibile conoscere il comportamento tenuto dalla Boschi durante la discussione e l' approvazione dello schema di decreto. Di certo è stata poi lei a trasmetterlo con lettera di accompagnamento a sua firma ai presidenti delle Camere. Ma qui non c' è alcun tipo di conflitto di interesse: è il suo lavoro, e la lettera è una prassi per ogni provvedimento che esce dal consiglio dei ministri, indipendentemente dal suo contenuto.

Il decreto legislativo con la salva papà Boschi è poi passato alle Camere per i pareri necessari resi dalle commissioni di merito, che lo hanno poi licenziato il 4 novembre con un parere non vincolante in cui si proponevano al governo alcune valutazioni "possibili", senza però chiedere modifiche al testo, tanto meno a quell' articolo 35 che nessuno aveva notato, nemmeno i rapporti degli uffici studi parlamentari. Il 6 novembre il decreto è tornato in consiglio dei ministri per l' approvazione finale a dire il vero in identico testo. Quella sera con un piccolo giallo il provvedimento risultava esaminato, ma non licenziato. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, lo disse alla stampa dopo con qualche imbarazzo, non fornendo grandi spiegazioni. Ne nacque un piccolo giallo, ma molti se lo spiegarono con le caratteristiche di quella serata: i lavori del consiglio dei ministri erano stati turbati dagli strascichi di un duello a distanza, piuttosto puntuto, fra Renzi e il senatore Pd Corradino Mineo, che aveva alluso la subalternità del premier a «una donna bella e decisa». In ogni caso dal registro delle presenze a quel consiglio dei ministri non risulta la partecipazione ai lavori della Boschi. Così come non risulta nemmeno alla riunione dei sette giorni dopo quando il decreto legislativo con la norma salva papà Boschi è stato definitivamente licenziato per andare alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale il giorno 16 novembre.

Come spiegato ieri da Libero quello scudo che impedisce l' azione dei creditori sociali nei confronti degli ex amministratori delle banche sottoposte a risoluzione non era previsto in alcun passaggio dalla direttiva europea a cui si faceva riferimento. Anzi, la direttiva raccomandava agli stati membri l' esatto opposto: di non fare venire meno i diritti di rivalsa sanciti dai rispettivi ordinamenti civili e penali. È stata una invenzione del governo italiano. I parlamentari che non erano così preparati sulla materia, non se ne sono accorti. Ma quella differenza con una certa sorpresa è stata notata in Bankitalia e in Abi durante gli incontri tecnici per la valutazione del testo legislativo. E il governo ha provato a difendersi arrampicandosi sui muri: «Abbiamo messo quello scudo, rifacendoci all' articolo 37, comma 9 della direttiva europea». Una scusa bella e propria, perchè lì veniva solo «non precluso» agli stati membri «la facoltà di conferire alle autorità di risoluzione ulteriori strumenti e poteri esercitabili quando un ente o un' entità soddisfa le condizioni per la risoluzione, purché a) ove applicati a un gruppo transfrontaliero, tali poteri non siano di impedimento all' efficace risoluzione di gruppo; e b)siano coerenti con gli obiettivi della risoluzione e con i principi generali che la disciplinano». Ulteriori strumenti e poteri conferiti alle autorità di risoluzione, non l' immunità di fronte ai creditori sociali per papà Boschi. C' è una bella differenza.

I parlamentari, ignari di questo problemino, si sono accapigliati su altri punti del decreto legislativo, preoccupati perfino di difendere i diritti «dei piccoli enti locali» che erano azionisti delle banche che poi avrebbero affrontato la procedura di risoluzione.

giovedì 17 dicembre 2015

Diocesi di Aversa - Video IV Domenica di Avvento 2015: il Commento di Mons. Spinillo

Diocesi di Aversa IV Domenica di Avvento 2015: il Commento di Mons. Spinillo


a cura di Gaetano Daniele


Mons. Angelo Spinillo
Vescovo di Aversa

"Viviamo la IV Domenica di Avvento portando ancora nella mente e nel cuore la giornata di Apertura del Giubileo della Misericordia anche nella nostra Diocesi”. Nel commentare il vangelo di domenica prossima, 20 dicembre 2015, Mons. Angelo Spinillo ringrazia i “tantissimi fratelli e sorelle che hanno camminato con noi verso la Cattedrale. Resta il rammarico  di non averli potuti accogliere tutti, ma la testimonianza di un popolo in cammino verso la Misericordia di Dio è qualcosa di cui essere grati”.

Questa Quarta Domenica ci mette davanti agli occhi l’immagine di Maria, colei che va a far visita alla cugina Elisabetta, che per tutta la vita aveva atteso un figlio, così come lo attende tutta l’umanità. “Viviamo gli ultimi giorni dell’Avvento con l’animo aperto alla contemplazione della Misericordia di Dio Padre, che ci chiama ad essere partecipi della sua carità”.


La lettera dell'Isis al ministro Orlando: Minaccia: "Entreremo a Roma e ti..."

Isis, lettera di minacce al ministro della Giustizia Andrea Orlando: "Entreremo a Roma e ti taglieremo la testa"




Il ministro della Giustizia Andrea Orlando potrebbe essere finito nel mirino dell'Isis: una busta contenente una lettera minatoria scritta in arabo e proiettili di kalashnikov è stata recapitata questa mattina al Ministero della Giustizia in via Arenula a Roma. L'indirizzo sulla busta è stato scritto in lingua inglese mentre nel testo si legge: "Entreremo a Roma e taglieremo la tua testa per quello che hai fatto", con la dicitura "Allah Akbar". Il foglio di minacce recapitato al ministro Orlando riporta l'immagine della bandiera nera dell'Is.

Solidarietà al ministro - Al ministro è arrivata la solidarietà del Pd, della maggioranza e degli organi della magistratura, dal nostro blog, il Notiziario sul web, dal Csm ai vari sindacati interni: "Non saranno le minacce inquietanti nei confronti del ministro Orlando a condizionare il nostro lavoro di tutti i giorni per dare ai cittadini maggiore sicurezza e serenità nella vita quotidiana. Siamo fortemente impegnati, e lo saremo sempre di più, nel contrastare il terrorismo e la criminalità", è il commento a caldo di Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera. "Al ministro Orlando, nell'esprimere la solidarietà mia personale e di tutti i deputati del Pd, l'invito a proseguire nella sua efficace azione di governo".

Milano, allarme bomba in una scuola poco prima dell'incontro sull'islam

Milano, allarme bomba in una scuola di Cinisello Balsamo: evacuati 3.500 studenti

Allarme bomba a Milano. All'istituto Parco Nord di Cinisello Balsamo sono evacuati 3500 studenti

Allarme bomba all'istituto Parco Nord di Cinisello Balsamo, nel Milanese: sono stati evacuati 3.500 studenti delle scuole superiori. L'allarme sarebbe arrivato proprio prima dell'incontro sull'Islam, dal titolo "Noi e i musulmani". Una telefonata anonima ha avvisato della presenza di un ordigno nell'edificio. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Sesto San Giovanni (Milano) insieme agli artificieri e il Nucleo Cinofili.

Ritirati tutti gli ovetti Kinder dai negozi: "I vostri bambini rischiano la vita..."

Ritirati tutti gli ovetti Kinder dai negozi: "I vostri bambini rischiano la vita"




Bandito l'Ovetto Kinder, la piccola gioia cioccolatosa ingurgitata con gusto dai bimbi di tutto il mondo. Già, l'ovetto è stato vietato nei supermercati degli Stati Uniti a causa delle sorprese al suo interno: gli oggetti, infatti, potrebbero essere ingeriti dai bambini con meno di tre anni, causandone il soffocamento. Già nel lontano 1997 la Consumer Product Safety Commission, la commissione federale per la sicurezza dei prodotti di consumo, dispose il sequestro di 15mila ovetti. La Ferrero non si oppose, ricordando che 90 Paesi approvano la commercializzazione del prodotto, ma per i bimbi dai tre anni in su. L'azienda, oggi, di fronte al sequestro, ha sottolineato come finora non abbia registrato una vittima dopo milioni e milioni di uova Kinder vendute in tutto il mondo, e ha sottolineato che per aggirare il pericolo sono stati creati contenitori in grado di non essere aperti dai bimbi più piccoli. Ma per gli ispettori degli Stati Uniti, il problema si riproporrebbe dopo aver montato la sorpresa: ovetti banditi, dunque.

Una nuova valanga su Banca Etruria: papà Boschi nella lista di Bankitalia...

Banca Etruria, in arrivo le sanzioni di Bankitalia: nell'elenco c'è anche il padre della Boschi




Banca Etruria, l'affare si complica: i componenti del vecchio Cda, infatti, sono stati sottoposti a procedimento disciplinare da Bankitalia. Secondo il Corriere della Sera, la pratica è ormai chiusa: entro qualche giorno le conclusioni saranno notificate e scatterà la procedura per l'invio delle controdeduzioni prima dell'erogazione delle sanzioni. Uno sviluppo clamoroso. Nell'elenco di Bankitalia ci sarebbero l'ex presidente Lorenzo Rosi, l'ex vicepresidente Pierluigi Boschi (il padre del ministro Maria Elena) e i consiglieri che hanno svolto l'intero mandato prima dell'arrivo del commissario.

Sono tutti ritenuti responsabili di "mala gestio", che ha causato un buco in bilancio di 3 miliardi di euro, 2 dei quali riconducibili a "sofferenze". Nella relazione citata dal Corsera si parla esplicitamente di "anomalie non rimosse". Diverse le operazioni e gli emolumenti concessi nel mirino di Palazzo Koch. Tra le irregolarità individuate dagli ispettori, il premio al personale di due milioni di euro e la liquidazione al dg, Luca Bronchi, che ha ottenuto una buonuscita da 900mila euro.

Le contestazioni formaili saranno notificate a breve ai vertici di Etruria. È la seconda volta che accade: al termine dell'ispezione conclusa il 18 marzo 2013, per esempio, furono erogate sanzioni per 2 milioni e mezzo di euro, di cui 144mila a Pierluigi Boschi. In quel caso furono contestate "carenze nella funzionalità degli organi e nel sistema dei controlli con significative ricadute sulla qualità del portafoglio crediti, sulla redditività e sul patrimonio di vigilanza". Le nuove sanzioni saranno comunicate alla magistratura per la valutazione di eventuali illeciti penali, proprio come accadde per Rosi e Nataloni.

Sgarbi dall'ospedale parla a Libero "Mezz'ora in più e ora sarei morto"

Sgarbi parla a Libero: "Mezz'ora in più e sarei morto"


di Alessandra Menzani


Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi sta meglio. Contattato telefonicamente da Libero dopo il grave malore e il ricovero di questa notte, il critico d'arte è provato, stanco ma in lenta ripresa. Dal letto d'ospedale a Modena, con un filo di voce, ricostruisce l'accaduto, spiegando di essere stato a mezz'ora esatta dalla morte. "Dopo aver fatto una conferenza a Brescia, e visitato alcune chiese, mi sono messo in macchina verso le due diretto a Firenze", dice, "ero un po' raffreddato, avevo un malessere, quando ho sentito un dolore. Un dolore strano, che si diffondeva e mi agitava. Mi trovavo all'altezza di Modena e ho deciso subito, intuitivamente: non proseguo ma esco dall'autostrada per andare al Policlinico, uno dei migliori per i casi cardiaci. Che caso fortuito. Il verdetto dei medici è stato immediato: avevo una occlusione per metà della coronaria, mi hanno operato ed è andata tutto a posto". L'intervento è durato meno di un'ora, dice il critico d'arte a Libero.

E pensare che poteva finire in tragedia: "Se avessi proseguito fino a Bologna o Firenze sarei morto.  La coronaria si sarebbe chiusa del tutto e addio. La cosa 'divertente' è che sono stato a mezz'ora dalla morte, me l'hanno detto i medici". Ma Dio non c'entra: "Non ho pensato a Dio, non ho pensato che stavo per morire. Più che miracolato sono stato fortunato, e intuitivo". 

Perché è successo? Colpa della vita intensa e stressante? "Gli infarti non si possono prevedere, è difficile". Sbarbi resterà in ospedale ancora una settimana, dove riceverà tutte le cure e dovrà fare gli esami necessari. "Sono tutto intubato, anche lì", dice con la consueta ironia. Per fortuna una bella notizia.

Diocesi di Aversa, Lauretana: Promo Concerto di Natale 2015 / Video

Domenica 20 dicembre, nella Chiesa Cattedrale di Aversa, l’appuntamento diocesano con musica e tradizione



di Gaetano Daniele



Da non perdere l'appuntamento di domenica 20 dicembre, nella Chiesa Cattedrale di Aversa, la Promo Concerto di Natale 2015. Cori e Musica, in un clima tutto natalizio che ci suggestiona, ci eleva, ci anima, soprattutto, quella del coro della Diocesi di Aversa. 


Un super manager per Berlusconi Ecco chi vuole nel centrodestra

E' Stefano Parisi l'ultimo nome in campo per Milano




Il coniglio non è uscito dal cilindro nemmeno dopo la cena di ieri sera ad Arcore tra Berlusconi, Salvini e Meloni. Come riporta il Corriere della Sera, il candidato sindaco ancora non c'è e pare ben lungi dal palesarsi in tempi brevi. E'assai probabile, a questo punto, che tutto venga rinviato a dopo le feste natalizie. Ovvero a quando, smaltite vacanze e cenoni, la testa degli elettori sarà più pronta a recepire il nome dell'Unto dal signore. Ciò non toglie che nomi e cognomi di potenziali sfidanti della sinistra continuino a uscire e a circolare. L'ultimo, invero assai credibile, è quello di Stefano Parisi. Che oggi è il numero uno di "Chili", la piattaforma telematica di video e film on demand, ma in passato è stato direttore generale di Confindustria, amministratore delegato di Fastweb e soprattutto City Manager al Comune di Milano con Gabriele Albertini sindaco. Un nome pesante, il suo, anche se, come riporta il quotidiano di via Solferino, chi suggerisce il nome del manager precisa che "è tutt'altro che scontato che all'interessato qualcuno abbia chiesto la disponibilità di farsi avanti".

"Questo shampoo fa diventare calvi" Class action contro il prodotto alle erbe

Una class action contro lo shampoo alle erbe: "Fa cadere i capelli e non ricrescono più"



La caduta dei capelli: una delle cose peggiori che possa capitare a una donna. È successo ad oltre 200 signore che si sono unite e hanno avviato una class action contro Chaz Dean, il creatore dello shampoo Wen, colpevole di aver causato la perdita dei loro capelli.

L'accusa - Moltissime le lamentele sui sociali: "È stato messo in commercio un prodotto che, dopo poche applicazioni, causerebbe la caduta dei capelli". E ancora: "Improvvisamente ho visto diversi punti calvi sulla mia testa. Mi sono preoccupata ed ho smesso di usare Wen", "Non c’è giorno che non piango. Continuo a sperare che i miei capelli ricrescano". Non solo. La cosa che ha scosso molto di più le donne, è stata la campagna lanciata per pubblicizzare lo shampoo: "Ciò che distingue Wen è che deterge e districa i capelli con un solo passaggio. È un perfetto mix di ingredienti speciali, compresi prodotti vegetali, naturali ed erbe, non contengono alloro, solfato di sodio o sostanze chimiche aggressive", un messaggio illusorio a cui le donne avevano creduto senza troppi dubbi.

La difesa - Chaz Dean si è difeso affermando che solo una minoranza della sua clientela si è lamentata e che non tutti hanno denunciato la stessa cosa. Ma a decidere le sorti del prodotto sarà il processo che partirà a breve. I giudici debbono stabilire se all'interno dello shampoo Wen c’è effettivamente qualche pericolosa sostanza tossica. Joe Hixson, portavoce di Wen, ha detto che "non vi è alcuna prova scientifica in grado di supportare tale ipotesi. Tante sono le ragioni che possono causare la perdita di capelli, tutte indipendenti dall'utilizzo o meno dello shampoo Wen. Ci difenderemo dalle accuse".

Colpaccio alla faccia di Lorenzo Per Rossi arriva un super contratto

Valentino Rossi, accordo triennale con Yamaha sul merchandising




Un colpo di coda di quelli da campione, col Mondiale della MotoGp ormai in soffitta da quel dì e lui in vacanza con la bella fidanzata a scirdare le carognate di Marquez e Lorenzo. La stagione 2015 di Valentino Rossi si conclude per il Dottore con un colpaccio, almeno dal punto di vista economico. La VR46 Racing Apparel, società da lui fondata, ha concluso un accordo di licensing triennale per sviluppare e commercializzare nuove ed esclusive collezioni merchandising con il prestigioso marchio "Yamaha Factory Racing". La prima nuova collezione sarà disponibile dalla primavera del 2016 e verrà commercializzata tramite i canali di vendita tradizionali VR46 Racing Apparel, in aggiunta al network Yamaha. Con sede a Tavullia (PU), VR46 Racing Apparel ha circa 35 dipendenti e collabora con grandi nomi su scala internazionale, in ambito MotoGP e calcistico.

La Coop ritira bottiglie di salsa di soia "Hanno una data di scadenza sbagliata"

La Coop ritira una marca di salsa di soia "Hanno una data di scadenza sbagliata"




La catena di supermercati Coop ha pubblicato online un avviso per il richiamo della salsa di soia Kikkoman nella confezione da 150 ml. Il prodotto è stato richiamato dalla stessa azienda distributrice, la Eurofood S.p.a., per un errore di etichettatura. Il ritiro riguarda esclusivamente il lotto numero L15331 e codice EAN 8715035110106. L’errore di etichettatura riporta sul tappo una data di scadenza, già passata, non corretta, perché corrisponde alla data di produzione (27/11/2015).

Renzi taglia le tasse ai calciatori Il regalo ai ricconi del pallone

Renzi abbassa le tasse ai calciatori. Il regalo ai "ricconi": le cifre




Matteo Renzi toglie le tasse...ai calciatori. Ai super-ricchi, insomma. La novità è contenuta tra le modifiche approvate in Commissione alla Legge di Stabilità. In buona sostanza, si vuole togliere la tassa del 15% sulla compravendita dei giocatori. Un sostegno economico da parte del governo al calcio italiano, che vive una crisi profonda. Un sostegno economico però destinato a far discutere: meglio alleggerire il carico fiscale al calcio o, per esempio, alle famiglie? L'obiettivo è "pompare" soldi nel nostro calciomercato, e dunque, si spera, far risalire le nostre big, che Juvenuts a parte hanno un ruolo di rilievo nel pallone che conta - e riportare qualche top-player nel nostro campionato. E forse non è un caso che Renzi, nelle ultime ore, abbia parlato proprio di calcio, spendendosi in qualche pronostici sulla Serie A: "Chi vince? Bel problema dirlo, dai risultati uno dovrebbe dire Mancini. Ascoltando il gusto della novità uno pensa a Napoli e Roma, piacerebbe che possano rifarsi sotto. Ascoltando con preoccupazione gli ultimi risultati, però, la Juve è in partita", ha concluso il premier, tifosissimo della Fiorentina. Per inciso, in Commissione, è stato dato il via libera al sostegno dell'Aci per il Gran Premio di Monza.

ALLA 32ESIMA VOTAZIONE L'inciucio Pd-5 Stelle è realtà Eletti i 3 giudici della Consulta

Consulta: eletti Barbera, Modugno e Prosperetti




Buona la trentaduesima. Tante sono le votazioni che ci sono volute per eleggere i tre membri mancanti della Consulta per giungere a 15. L'elezione è arrivata dopo che Renzi aveva di fatto tagliato fuori Forza Italia suscitando la delusione di Silvio Berlusconi ("grave che non ci sia nemmeno un giudice di centrodestra"). Gli eletti sono Franco Modugno (proposto dai 5 Stelle), Augusto Barbera (dal Pd) e Giulio Prosperetti (da Area popolare).

Azioni dei clienti crollate dell'80% La prossima banca che farà crac

Azioni crollate dell'80%: BancApulia a rischio crac




Dalla Toscana alla Puglia l'allarme barche percorre tutto lo stivale fino ad arrivare al tacco. Dopo quelli della Banca popolare dell'Etruria, sono infatti ora i clienti di BancApulia a tremare per i loro risparmi. Come scrive Il Corriere della sera, l'istituto di credito assorbito da gruppo Veneto Banca ha visto le proprie azioni crollare dell'81% in pochissimi mesi. Il punto è che, secondo uno schema simile a quello applicato ad Arezzo e dintorni da Etruria, ai clienti interessati all'accensione di un mutuo o alla sottoscrizione di un prestito BancApulia presentava un'offerta all'apparenza molto conveniente: tassi agevolati a fronte dell'acquisto di azioni vincolate per 24 mesi.

A metà luglio i primi segnali d'allarme con glie estratti conto dei titoli che iniziavano a registrare le prime, pesanti, perdite: azioni che valevano quasi 40 euro sono infatti precipitate a poco più di 7. Le assicurazioni fornite a quanti chiedevano spiegazioni si sono rivelate infondate e sabato l'assemblea dei soci deciderà del futuro della banca.

mercoledì 16 dicembre 2015

STRAPAGATI DA BANCA ETRURIA Smascherati i giornalisti: i nomi

Banca Etruria spennava i risparmiatori e strapagava le grandi firme: tutti i giornalisti a libro paga per il giornale dell'istituto


di Franco Bechis

Aldo Cazzullo e Aldo Grasso

C’era chi, come il socio Attilio Brilli, si complimentava perfino in assemblea per un’attività meno conosciuta di Banca Etruria: quella editoriale. Applausi per «la pubblicazione da oltre 25 anni della collana di libri dedicata alle singole sedi dell’Istituto». E soprattutto per «la qualità della rivista Etruria Oggi, impreziosita da prestigiose firme a livello nazionale ed internazionale». Era il 4 maggio 2014, l’ultima assemblea dell’Etruria di cui esista il verbale stenografico. Fu quel giorno che i soci impalmarono Lorenzo Rosi alla presidenza e Pier Luigi Boschi alla vicepresidenza, per il vertice che avrebbe terminato assai velocemente l’avventura finendo nelle maglie del commissariamento. Certo, con tutto l’arrosto a tema quel drammatico giorno in cui l’assemblea della banca aretina doveva prendere atto dei pesanti rilievi della Banca d’Italia, di una perdita di 81,2 milioni di euro, della necessità di spendere nuovi soldi in consulenze per cercare di fare sposare l’istituto di credito con qualcuno più forte in grado di assorbirlo, quel riferimento alla rivista aziendale è sembrato curioso fumo. Eppure non fu l’unico intervento, altri soci misero nel mirino quella rivista, chiedendo ragione di spese inappropriate in un momento così grave. Vibrante l’intervento di Piero Lega, socio che si presentò proveniente «dalla lontana parrocchia di Anghiari». E altri ancora.

Fino a quel giorno sembrava che nessuno si fosse occupato della rivista, che pure esisteva da 32 anni. Difficile oggi capirne il motivo: la rivista è ufficialmente sparita anche dal sito internet dell’Etruria. Tutti i numeri in pdf che erano stati caricati sopra sono stati tolti. Un solo numero è ancora rintracciabile e sfogliabile solo on line attraverso la macchina del tempo di internet: quello del dicembre 2014, numero 90. La fotografia di molte copertine dal 2008 in poi è ancora rintracciabile sull’account Pinterest della Banca, che deve essere sfuggito ai censori. Siccome sulla prima pagina della rivista (che era accompagnata da un inserto a parte, Etruria Oggi Informa) di carta patinata si esponevano in calce con orgoglio i collaboratori del numero, è facile scoprire come dovesse esserci la fila di molte firme di punta del giornalismo italiano per apparire lì. Chissà se per la generosa tiratura della rivista (non meno di 20 mila copie a numero, e una mailing selezionata a cui inviarla, che comprendeva la classe dirigente politico-economica italiana) o se per i generosi borderò che preoccupavano i piccoli soci della banca.

Fatto sta che su Etruria Oggi collaboravano penne di primissimo piano, con una certa predilezione per la squadra del Corriere della Sera con sui sembrava quasi esserci una intesa editoriale. Si possono trovare profondi articoli di Aldo Cazzullo, lo specialista in grandi interviste nel quotidiano rizzoliano. Ma anche copertine firmate dal vaticanista Luigi Accattoli, profonde riflessioni sulla comunicazione del critico tv del Corriere, Aldo Grasso. Interventi planetari del principale commentatore di politica estera, Franco Venturini. Articoli sul costume e la psiche della firma specializzata di Corriere e Io Donna, Silvia Vegetti Finzi. E ancora, Salvatore Bragantini, ex commissario Consob ed editorialista del Corriere della Sera. Ha attraversato tre giornali collaborando a Etruria Oggi anche Stefano Folli, all’inizio Corriere della Sera, poi Sole 24 Ore e infine Repubblica. Da quest’ultimo giornale proviene Andrea Tarquini (corrispondente di Repubblica per la Germania), che firma la cover del numero 90 della rivista nel dicembre 2014 raccontando la storia della Lego. Sullo stesso numero, con bel richiamo in copertina Leonardo Maisano, corrispondente da Londra del Sole 24 Ore racconta la voglia di secessione scozzese. Andrea Gennai del Sole 24 Ore, autore anche del fortunato blog Meteo Borsa, si esibisce invece in due pagine su «Un distretto d’oro», raccontando ovviamente la storia degli orafi aretini che hanno saputo difendersi dalla crisi puntando sul made in Italy. Processo - scriveva Gennai - «che ha interessato anche la banca di riferimento del territorio, Banca Etruria (…)», istituto «che ha dovuto ripensarsi a fronte di un mercato che stava mutando velocemente e in presenza di volumi che di anno in anno scendevano». In altri numeri della rivista si sono espressi firme de La Stampa come Aldo Rizzo, della Rai, o economisti di punta come Giacomo Vaciago (anche lui editorialista del Sole 24 Ore) e Loretta Napoleoni (videoblogger per il Fatto Quotidiano, ex collaboratrice de l’Unità e rubrichista del Venerdì di Repubblica). C’era la fila di grandi firme dunque a Banca Etruria.

Ma più che quelle collaborazioni, nell’ultimo anno prima del crac, a Banca Etruria avevano pesato ben altre consulenze. Lo si capisce dall’unico rapporto lasciato in eredità dalla gestione commissariale che riassume la situazione finanziaria al 31 dicembre 2014 (un disastro con una perdita di 526 milioni di euro) e gli avvenimenti successivi del 2015. Fra i tanti costi amministrativi che salgono decisamente con la gestione dell’ultimo presidente, Rosi, e di papà Boschi, si spiegano i 9,5 milioni del capitolo sulle consulenze «legate alle varie fasi della tentata operazione di aggregazione, nella quale la banca è stata impegnata nel corso di esercizio». Costi che debbono essere divisi fra quelli per gli advisor veri e propri cui era stato dato mandato per trovare una banca con cui sposarsi (Rotschild, Lazard e Kpmg advisory) e gli advisor legali che dovevano valutare il contratto matrimoniale, con in testa lo studio di Franzo Grande Stevens, il legale di fiducia del gruppo Fiat per decenni. Consulenze peraltro inutili, perché la sposa fu pure trovata: la Banca Popolare di Vicenza, che offrì un euro per azione come dote (più del doppio del valore delle azioni Etruria in quel momento), ma fu respinta con perdite da Rosi e Boschi.